Ciao, mi chiamo Elisa (ma non vengo da Rivombrosa), e ho un problema: adoro Anna e Antonio e ancora di più chi scrive e pubblica storie su di loro.
E niente, in realtà volevo iniziare con qualcosa di intelligente, ma probabilmente è meglio che passiamo oltre. Quindi tanto vale arrivare subito al dunque (sì, dico spesso così, e poi al dunque ci arrivo, se va bene, dieci righe dopo).
Dopo questa presentazione con cui mi sono sicuramente resa poco – pochissimo – credibile, sappi che recupererò 4 capitoli in successione, per cui preparati a sopportarmi, perché so essere moooolto logorroica. E nessuno che scriva su di loro passa inosservato, né potrà evitare di subire le mie recensioni.
*risata malefica*
*si rende conto che gli asterischi sono passati un po’ di moda*
In realtà all’inizio avevo mezzo deciso di commentare tutto quanto in un’unica recensione, ma poi mi sono resa conto che tanto valeva dividerle, perché ho la mania di andare per ordine, e i riassunti non sono mai stati il mio forte neanche alle elementari, quindi più che una recensione sarebbe venuta fuori una one-shot.
Allora, parto subito esprimendo la mia stima nei tuoi confronti per i dettagli di natura storica di cui hai arricchito la narrazione, perché io non ne sarei mai stata capace. E non solo per ignoranza personale della materia, ma proprio perché non è tra le mie preferite (la materia), e incappo spesso in strafalcioni da sotterramento immediato. Quindi avrai pietà di me se non sono in grado di recensire la storia commentando in modo dettagliato il background teatro delle vicende dei personaggi. Ma ti posso dire che rende vera la storia. Si respira quell’epoca, mi fai entrare nell’atmosfera di una città in cui sembra che non ci sia più un angolo in cui potere sentirsi al sicuro. E il fatto che la trama dei personaggi si intrecci e sia influenzata da quel che di storico hai costruito/riportato/reinventato, rende la storia completa, ben rifinita, con una solida base.
Anna è uno dei personaggi televisivi che mai abbia amato di più, per l’enorme possibilità di analisi del suo carattere. Forse neanche gli ideatori/sceneggiatori se ne sono mai resi conto davvero, delle incredibili potenzialità di questo personaggio. È stato infatti sufficiente l’avvento della nuova regia per demolire tutto, ma questa è un’altra storia (no, in realtà è sempre la stessa… dettagli).
Ci piace l’Anna forte e risoluta, ma, a dirla tutta, nelle storie adoro anche quella più pacata, nonostante la sua arrendevolezza sia spesso frutto dei soprusi del caro Alvise. È insomma una miscela tra la paura, il desiderio di una vita migliore, la voglia di non averlo mai conosciuto…
Ma guarda un po’, quando si parla di uomini non può non comparire tra i suoi pensieri il nome di Antonio. Questa premessa (nessuno sarebbe più riuscito a ricucire quel che era stato strappato) mi dà grandi speranze. Perché sei tu il narratore, e ho il sospetto che ci condurrai laddove né Anna né noi immaginiamo!
Antonio, invece, non cambia di una virgola rispetto a come siamo abituati a conoscerlo. Sarebbe capace di aiutare anche il suo nemico (Alvise ci dice qualcosa?) in nome della Medicina. D’altronde, alla professione di medico è sempre associato il termine “missione”, e non guarda (o non dovrebbe guardare) in faccia all’amicizia né alle fazioni socio-politiche.
Subito hai puntualizzato che Antonio ci tiene molto al fatto di non essere più nobile, e non si è mai pentito della sua scelta. E, cosa più importante, e che rientra perfettamente anche nel suo essere un medico, è il fatto di considerare le persone tutte a pari merito. Pensiero decisamente astruso per l’epoca, o perlomeno non comprensibile, visto che l’esistenza delle classi, le differenze e i confini invalicabili erano la normalità. Non per niente c’era il medico dei ricchi e il medico della “periferia”.
Prossimo capitolo, prossima parte di recensione! |