Recensioni per
Advent Calendar 2018
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 121 recensioni.
Positive : 121
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
21/12/18, ore 10:52
Cap. 18:

Sono contenta che John voglia fare questo lavoro su se stesso e tornare dalla psicologa, una cosa che non ha mai amato molto, però vuole farlo prima di tutto per se stesso, per essere migliore e poi anche per Sherlock.

Recensore Veterano
21/12/18, ore 10:50
Cap. 17:

Anche se è più corto, mi è piaciuto tanto questo capitolo. Ci voleva una persona saggia come la signora Hudson per far capire a John che tutto il tempo che hanno perso non tornerà più indietro e che devono fare qualcosa finché sono in tempo.

Recensore Veterano
21/12/18, ore 10:49

Sono contenta che poco a poco l'atmosfera stia cambiando: non c'è più il senso di oppressione di quando si sono parlati nel podere. Certo, restano ancora dei rimpianti per il passato, delle cose da sistemare e altre cose di cui parlare, però mi sembra che stiano andando nella direzione giusta.

Recensore Veterano
21/12/18, ore 10:48
Cap. 15:

Che tenero Sherlock con la febbre, mi ha fatto proprio pena l'idea che fosse tutto solo, invece John era lì con lui e ha sentito tutto quello che ha detto e penso che abbia capito che Sherlock prova qualcosa per lui che va oltre l'amicizia.

Recensore Veterano
21/12/18, ore 10:46

Finalmente! Sono felice che siano riusciti a parlare senza gridare e senza litigare, spero abbiano capito entrambi che con i litigi non si va da nessuna parte e che se c'è un problema basta parlarne, altrimenti non si risolverà mai.

Recensore Master
20/12/18, ore 15:34

ma come? :((((
io sto seguendo la ricetta...devo compreare anche la pistola per la colla a caldo? sono così delusa.. T_____T
Hotuaru-chan, ogni capitolo è più bello (Stefano resta sempre il I° ma è la sua natura), la dolcezza della casetta di pan di zenzero è incredibile
Io sono un noto Grinch, ma mi stai entrando nel cuore
Mi dispiace di lasciarti sempre due righe qua e là, sono in crisi col tempo, col sito, con la scrittura e con tutto ciò che devo recensire per il contest, ma questa storia avrebbe meritato 1000 recensioni bellissime
spero di farla sull'ultimo capitolo
love,
Setsy

Recensore Master
20/12/18, ore 14:34

Questo capitolo è semplicemente adorabile. E per rispondere a quanto dicevi nella risposta alla precedente mia recensione, puoi stare tranquilla. Per come la vedo io lo sviluppo del loro rapporto non è affatto affrettato e nemmeno scontato, a dire il vero. Sta seguendo un'evoluzione che vedo molto naturale. Non c'è l'illusione che i problemi siano spariti, non ci siamo dimenticati del male che si sono fatti perché sono loro stessi a farci capire quanto questo nuovo modo di approcciarsi l'uno all'altro, sia stupefacente. Nessuno di loro ci è abituato e infatti è tutta una sorpresa e gesti in apparenza da nulla, come fare la spesa o cucinare, diventano di un'importanza quasi vitale. Non c'è momento in cui non ci si renda conto di quanto hanno passato e di quel che ora hanno guadagnato grazie a reciproci sforzi, e questo a mio avviso è molto importante. Dà un senso in più di realismo che altrimenti mancherebbe. E trovo che, tra le tue storie che hai scritto, questa sia la meglio approfondita da un punto di vista psicologico/introspettivo. Il che è notevole se si considera che si tratta tutto sommato di capitoli piuttosto brevi.

Ma ad ogni modo, mi domandavo cosa sarebbe successo in "pan di zenzero", ma non avrei mai pensato che potessero provarci loro stessi. Mi aspettavo più Mrs Hudson, l'unica che possa lì dentro cucinare dei biscotti. Il risultato è adorabile davvero, naturalmente non la casetta di per sé. L'ho trovato divertente in alcuni passaggi. In altri invece si percepisce non soltanto il loro cambiamento, ma anche una certa sorpresa e soprattutto da parte di Sherlock. Lo vedo molto stupito dall'atteggiamento di John, come se faticasse lui per primo a credere che sia tutto vero. E sono tutte piccole cose, stare vicini sul divano a parlare di funghi velenosi, sedersi a tavola uno accanto all'altro, fare la spesa, cucinare... cose semplici, ma che per lui sono una novità. E poi a dirla tutta Sherlock è così carino... timido, quasi impacciato, molto tenero quando quasi si fa cadere le uova di mano perché non si aspettava che John reagisse in quel modo (c'è molto non-detto in quella scena in effetti) o anche quando si affretta a servire il tè perché teme che John cambi posto. Sono cose facili per chiunque, ma non per loro. E mi è piaciuto anche molto il modo in cui Sherlock cerca la compagnia di John, al punto da uscire per fare la spesa, il che è impensabile per uno come lui. Eppure lo fa, e decide di passare con lui il Natale anche se è una festa per la quale non nutre una spiccata passione. Ma ha capito che l'occasione è unica e quindi si unisce ai festeggiamenti e basta.

Su John non ho molto da dire. Ripenso un po' alle parole di Ella, alla sua osservazione che fa in merito al "focus" di John. Alle sue attenzioni. Al fatto che pensi soltanto a Sherlock (nominandolo quindici volte o più), e nonostante una separazione piuttosto brusca da Mary. Non ho capito fino a che punto si renda conto di quello che ora c'è tra lui e Sherlock. Ella si domandava se fosse o meno consapevole e io sto facendo un po' lo stesso. Perché a tratti sembra davvero che lo sia, mentre in altri pare ignorarlo. Quindi su questo credo che si debba aspettare i capitoli che verranno.

Intanto, leggere di questo Natale a Baker Street è stato davvero bellissimo.
Koa

Recensore Master
19/12/18, ore 22:03

Che dolcezza. Sto seguendo questa storia dall'inizio e non vedo l'ora di vederli felici dopo tutto questo fortissimo dolore. Il tuo modo di scrivere è impareggiabile, complimenti!

Recensore Master
19/12/18, ore 12:29

Mi sto sciogliendoooo!!!
Arrivata a questo punto mi sento davvero impaziente di leggere i prossimi capitoli. Mi pare di vederli questi due stupidini che proprio non vogliono arrivare a capire quanto si amano! E poi tu scrivi troppo bene! Bravissima :)

Recensore Master
19/12/18, ore 11:34

Questo capitolo ha un titolo confortante rispetto a quelli precedenti: il gelo sembra scomparire per lasciare il posto a qualcosa di ancora in grado di riscaldare.

Sono tutti prompt invernali, ovviamente, e "Cioccolata calda" è tra i più canonici fra gli altri.
Infatti io sono solita rilassarmi con un giretto in centro città e, da circa una ventina di giorni, in qualche bar, magari aggiungendoci una bella chiacchierata se qualcuno è con me, mi concedo proprio una bella tazza della bevanda in questione. Dolce, calda, vellutata e che evoca il sapore dei bei ricordi. E, sono perfettamente d'accordo con John nel cercare di evitare di avere nella tazza quella istantanea.
Hai saputo inserire il concetto in una successione particolare ma nulla appare forzato, qui da te, non si tratta infatti di una raccolta di ff a se stanti, ma di una bella storia articolata in cause ed effetti perfettamente armonici tra loro.

Ed in questo capitolo, come il freddo ed il gelo per i precedenti, la cioccolata diventa la metafora del riappropriarsi che fa Watson del suo rapporto con Sh.
La bevanda in questione diventa così un dolce recupero del passato, che ha il sapore consolante di "casa", della riscoperta di un'atmosfera rimata troppo a lungo congelata nel gelo dell'incomprensione reciproca.
Ma tutto si può recuperare, anche quel cacao che, chissà da quanto tempo, aspetta di essere usato.
Fa molta tenerezza l'immagine di quello Sh che segue con lo sguardo ogni mossa di John in cucina, per ritrovare il calore di una presenza che, anche per lui, ha il sapore rassicurante di aver ritrovato la persona più importante della sua vita.

Ora si tratta di trovare la giusta amalgama perché la bevanda, cioè il loro essersi manifestati la volontà di non perdersi più, sia gradevole e non falsamente accogliente.
Sh suggerisce del miele, dolce e morbido, ma è un miele dal gusto particolare, "quasi acido", attraverso cui tu rappresenti, in modo originale e sorprendente, il sapore di quello che sta diventando il loro legame: nuovo ma con il ricordo delle difficoltà trascorse, dei malintesi e delle sofferenze patiti.

Di fronte all'efficienza di John vediamo uno Sh quasi sottotono, stanco, il cui magnetismo appare sbiadito e senza lo splendore abbagliante e travolgente delle prime due Stagioni.
È lo stesso che abbiamo visto (e sofferto) nella Terza ma, soprattutto, nell'ultima.
Egli si vede ormai abituato alla solitudine tristissima del "dopo John", disposto ad accettare persino casi "da quattro" pur di mettere a tacere lo straziante girare a vuoto della sua formidabile mente ed il battere ormai monotono del suo cuore.
Intanto John, in quel suo gustare incuriosito il sapore non prevedibile di quel miele alla lavanda, capisce che quello è il vero gusto della sua realtà: da una famiglia di facciata, ma che si è rivelata un castello fragilissimo di menzogne, ora ha la possibilità di qualcosa, in cui rimane l’asprigno del dispiacere e del rimpianto, ma che ha la dolcezza del ritorno.
Sempre bravissima.

Recensore Master
18/12/18, ore 20:18
Cap. 18:

In questo capitolo mi è piaciuto molto l'uso che hai fatto del prompt, non che nei capitoli passati non l'abbia apprezzato (anzi, tutto il contrario), ma in questo caso hai dato una doppia interpretazione della parola: coperta che mi è piaciuta davvero molto. Avevi già dato ai prompt interpretazioni più "ad ampio raggio" diciamo così, ampliando il concetto, parlando per metafora o in senso lato. Il che si è rivelato necessario, considerato che alcuni prompt (e soprattutto se presi per una trama che si snoda su più capitoli) avrebbero lasciato presagire una specie di disastro naturale, tra congelamento, tempesta di neve, eccetera... qui l'uso della coperta vede sia il senso più materiale ovvero Sherlock che porta a John una coperta, che più immateriale. Ovvero un sentimento positivo che scaccia tutto ciò che di negativo ancora c'è nella sua testa, parole che suonano come una rassicurazione ecco. E questo mi è piaciuto davvero tanto.

Per il resto, pur essendo corto, il capitolo è molto intenso. John decide di tornare da Ella è un passo importante per la crescita del suo personaggio, il che dà il via a un'interessante e ulteriore chiarimento riguardo al passato. Vedere Sherlock che si scusa di nuovo per le bugie fa un po' male, ma è perfettamente da lui (e io credo che, istintivamente, non smetterà mai di farlo e pur sapendo che John l'ha perdonato). Quello che però mi è piaciuto di più è la parte in cui parlano di Mary. Il paragone che Sherlock teme, quello che pensa che John faccia ancora e che continuerà a fare, lo ha davvero ferito moltissimo e al punto che ancora si fa delle domande in proposito. Questa volta, però, e seguendo lo spirito più positivo degli ultimi capitoli, credo che le parole di John arrivino al momento giusto e che aiutino una volta e per tutte a chiarire che, ciò che ha detto, era soltanto detto per ferire e non perché ci credesse davvero. La verità è che a Sherlock ha fatto male molto essere paragonato a Mary, ovvero a una bugiarda che ha mentito persino sulla propria identità. Sherlock ne è rimasto ferito, il che è la conferma di quanto diceva John a Mrs Hudson nel capitolo precedente: si sono fatti troppo male a vicenda per passarci sopra. Ma è anche vero che stanno andando avanti e qui John sottolinea una verità importante, ovvero che ha sempre saputo chi fosse Sherlock e fin dal primo momento ne ha visto il meglio e il peggio. Pur non riuscendo a vedere la sua umanità (cosa in cui ha peccato anche nella quarta stagione), sapeva di lui persino i difetti. E Sherlock è stato onesto, non l'ha mai taciuto e ha spiattellato fin dal primo incontro al Barts quanto fosse un coinquilino difficilmente sopportabile. Quindi la rassicurazione che John fa trovo sia davvero molto importante. Lo aiuterà a permettergli di far capire a Sherlock quanto è cambiato e quanto si sia pentito delle azioni passate. Il suo unico desiderio adesso è stare con lui, è costruire qualcosa con lui. Non gli interessava il farlo con Mary, gli importa solo di Sherlock e che questi torni a comportarsi normalmente. Perché anche questo fa un po' male. Sherlock è ancora teso, sta sulle spine. Teme che John possa scappare via di nuovo o che possa avere una reazione violenta. E quindi bussa invece che entrare di prepotenza in una stanza, si comporta in modo quasi ritroso e senza azzardarsi troppo... Insomma è molto poco Sherlock Holmes, ecco.

Ora non mi resta che aspettare i prossimi capitoli. Spero di passare prima questa volta.
Koa

Recensore Master
18/12/18, ore 20:03
Cap. 17:

Ciao, finalmente riesco a ritagliarmi un momento per recensire i capitoli che mi rimangono di questa storia. Trovare un attimo per farlo sta diventando un'impresa.

Dunque, beh, come al solito: Mrs Hudson santa subito proprio. Già è stata importante nei capitoli passati, ma qui è stata fantastica davvero. Ha un modo tutto suo di mettersi in mezzo a Sherlock e John. Sembra molto determinata nel far capire che sono due testoni e che stanno rischiando di rovinare tutto, ma lo fa sempre con garbo e delicatezza. In pratica li manda a quel paese gentilmente, ecco. In particolare qui riesce a tirar fuori l'argomento giusto proprio nel momento giusto, portando John a riflettere seriamente sul tempo che sta perdendo con Sherlock. Ed è verissimo, sono passati anni e ancora sono lì che dubitano se l'altro lo considera anche soltanto un amico. Non hanno mai avuto un rapporto onesto, non hanno mai parlato davvero. Al contrario si limitavano a dare le cose per scontate e questo, come si è visto, ha finito col diventare un problema. Perché oltre a loro stessi, il problema è anche il modo che hanno sempre avuto di interagire l'uno con l'altro. E stanno tutti e due imparando a farlo in un modo diverso da prima. Già in questo capitolo succede una cosa importantissima, perché John sta a Baker Street e sembra non sentire il bisogno di tornare a casa (che casa poi non è dato che è una pensioncina piuttosto squallida) mentre Sherlock si sta riabituando all'idea che John sia tornato. Diciamo che il loro è uno strano balletto, una cosa sul genere del: "io lo voglio, ma non so se tu lo vuoi e quindi sto zitto." Succede un po' questo, John torna alla pensione, fa la valigia e la porta a Baker Street, ma la lascia al piano di sotto perché non sa come Sherlock potrebbe prenderla. Direi che grazie alla perspicacia di Sherlock si sono risparmiati un'altra discussione imbarazzante. Ma almeno sono tornati a vivere sotto lo stesso tetto, il che è decisamente un passo in avanti. Per il resto... Sherlock continua ad avere la febbre e John sente sempre più forte il desiderio di prendersi cura di lui. Mi piace molto questo, è uno scoprire un lato nuovo del loro rapporto che non potrà fare altro che bene.

Koa

Recensore Master
18/12/18, ore 17:11
Cap. 15:

Coerente con il filo logico della successione che costituisce la struttura del tuo Calendario (freddo, disagio di rimanere esposti a temperature troppo basse...) il prompt ci sta veramente a pennello anche con il rapporto causa effetto che riguarda i problemi, non solo legati agli eventi meteorologici in cui si trovano coinvolti Sh e John.
Dunque la vera protagonista di questo capitolo è la sindrome influenzale, frutto evidente del freddo subito, che sconvolge il consulting. Lo sconvolge perché l'indebolimento del fisico, che va letteralmente in tilt, lascia campo libero alle paure più radicate, ai ricordi più angoscianti.
E vediamo un Mycroft troppo chiuso nel suo gelido autocontrollo che l’ha evidentemente protetto, sin dalla più tenera età, dalle delusioni e dai vuoti di un ambiente familiare che tu riassumi significativamente in quella fugace immagine della madre dei due fratelli Holmes. Sh non ha la stessa forza del maggiore e si strugge nell’impossibilità di sentirsi amato, foss’anche per un attimo, in cui qualcuno gli tiene la mano durante il disagio della malattia che, comunque, è passeggera, ma gli fa sentire di non essere solo.
Il passaggio dal sapore amaro dei ricordi, nel dormiveglia dello stato febbricitante, alla situazione del presente, a Baker Street, dopo la tempesta di neve, è scandito dalla sensazione rassicurante che, vicino a lui, ci sia qualcuno che lo vegli ed aspetti il suo risveglio: una mano fresca posata sulla sua fronte bollente, la carezza di una voce familiare che gli fa capire che lì, con lui, c’è davvero qualcuno.
Poi il risveglio e la presa di coscienza, grazie ad “uno starnuto e (ad) un colpo di tosse” provenienti dal salotto: troppo bello pensare a John, ma la realtà è proprio corrispondente al suo desiderio più profondo di trovare accanto a sé l’uomo di cui è perdutamente innamorato.
E Baker Street riaccoglie John, lo fa dormire tranquillamente, dopo tanto tempo, nella sua stanza, quella che Sh non ha mai voluto cambiare.
Bellissimo il paragone che stabilisci con la fragilità del cristallo e quella del loro rapporto che sta cercando di consolidarsi e di trovare la strada giusta per non spezzarsi nuovamente, stavolta per sempre.
Già, perché un cristallo è splendido, unico ma, una volta che si è rotto, i suoi mille pezzi non potranno più essere ricomposti in un insieme armonico, rimarranno il vuoto ed il disordine.
Il 221b è diventata quasi anche casa mia, con il suo clima disordinato ma accogliente ed un elemento ineludibile è la cara, immancabile signora Hudson che, come ho affermato più volte, è la vera sacerdotessa della Johnlock, in quel suo cocciuto, ma materno, far sì che i nostri due stiano assieme, nonostante tutto.
Dunque, è necessario un plauso speciale all'impagabile signora Hudson, alla sua sensibilità materna ed alla "sua preziosa Aston Martin".
Hai giustamente fatto scorrere poche parole tra i due, quasi pudiche ed insignificanti, per non affrettare il vero discorso che merita attenzione e molta pazienza.
Un “Come ti senti?”, un “Va bene, no?”, uno “Spero non ti dispiaccia.”… Apparentemente parole consuete, quotidiane, senza un vero significato. Pura formalità, insomma.
Ma sappiamo bene che non è così: dietro ad esse, Sh e John nascondono e cercano di comprimere tutto l’amore del mondo, tutto il desiderio di comunicare all’altro cosa sia veramente per lui.
Molto efficace questo tuo centellinare anche le espressioni verbali, in un cauto approccio, esplorativo ma anche rispettoso di quello che può provare chi si ha di fronte.
La tempesta è passata, la neve si sta sciogliendo e l’influenza ha sparigliato le carte di una risoluzione razionale del problema comunicativo.
In certi casi, forse in tutti, infatti, è meglio lasciare il cuore a parlare, la volontà di stare vicini ad esprimere chi è l’altro per noi. John l’ha fatto, in silenzio, discretamente, quasi a lenire con la pazienza e l’attesa il dolore di quei colpi con cui ha fatto tanto male a Sh, e non solo dal punto di vista fisico.
È stata soprattutto questa sua forma di espiazione a liberare la strada dalla neve, dal buio e dal gelo immobile ed inespugnabile della fine di un rapporto speciale.
Un capitolo, questo, che ha la dolcezza di un risveglio a casa, di un abbraccio, di una parola che sa d’affetto e di condivisione.
Non occorre tanto di più, in fondo, per amare e sentirsi amati.
Bravissima.

Recensore Master
18/12/18, ore 00:14

Come la neve sulla suola delle scarpe si scioglie in rivoli d’acqua che scompaiono tra le connessure irregolari del vecchio pavimento, così il muro invalicabile, che i due avevano eretto a custodia delle loro ragioni, si sta sgretolando per permettere una visione più completa della situazione.
È della loro umanità che si sta parlando ed, a questo proposito, trovo molto pertinente la citazione delle due frasi di TLD che tu hai inserito nel contesto di quello che racconti.
Oltre a dare un rasserenante tocco IC, ma non ce n’era bisogno perchè i tuoi personaggi principali sembrano uscire, così come, sono dalla sceneggiatura dei Mofftiss, arricchiscono la loro caratterizzazione di quel tono un po’ sfatto che nella S4 li rende più che mai reali e verosimiglianti.
La loro è un’umanità dolente e malinconica che ha visto smussare angoli ed asperità sotto i colpi della vita e dei malintesi.
A tal proposito ho trovato davvero suggestiva quella fugace immagine che John riesce a rubare a Sh: un volto illuminato dalle fiamme del camino che si staglia stanco, invecchiato ma, non per questo, meno affascinante proprio perché quasi impreziosito dal trascorrere di tanto dolore.
Quel “Possiamo provare” con cui John tenta di far tacere il suo disorientamento e di recuperare il controllo della ragione e la volontà di salvare qualcosa che sente come vitale, lo considero davvero uno spartiacque in questa storia che ci fa passare dalla prima, terribile raffica di vento ad una furibonda tempesta di neve e poi al calore rassicurante di un primo stare insieme, cauto e comunque promettente.
Ora è più che mai necessario, per poter proseguire e ritrovare la via giusta, lasciare da parte i fantasmi e le ripicche del passato per poter considerare se veramente valga la pena di tentare.
Il problema è che, quasi sicuramente, “quasi” perché lascio sempre un margine di possibilità, siamo umani, per tutti e due vale sicuramente la pena di provare a salvare ciò che resta del loro legame, anzi, diventa più che mai necessario far esprimere completamente quello che è stato soffocato da paure, malintesi, pregiudizi, atteggiamenti egoistici.
Il tempo è passato, troppo perché ci sia ancora la possibilità di attendere una risoluzione del problema che avvenga spontaneamente: la forza deve venire da loro, alimentata da ciò che provano l’uno per l’altro.
E trovo molto giusto e verosimile che sia John a proporre il dialogo, visto che Sh, secondo me, è svuotato da ogni energia ed in più, oltre alla paura per le possibili reazioni incontrollate dell’altro, che comunque sembra attenuarsi per un senso fatalistico d’accettazione di ciò che potrebbe accadere, c’è anche nella sua mente il terribile contraccolpo sulla sua fragilità che l’offesa, “sparatagli” da John di essere “solo una bugia senza nome”, ha provocato.
Nel resto del capitolo, veniamo veramente avvolti sempre più dal calore provvidenziale di quel camino che sta sciogliendo le paure, la stanchezza di vivere e la frustrazione della sconfitta.
E, come un miraggio, risentiamo evocare il 221b, quanta nostalgia…
Tu lo sai che sai far parlare il cuore in modo davvero coinvolgente e diretto, vero?!

Recensore Master
17/12/18, ore 00:56

Il gelo emotivo che ha congelato la possibilità di trovare rifugio in un dialogo normale in questo capitolo è davvero un muro impenetrabile.
Quando sembra che John riesca a non pronunciare parole di rabbia e di rancore, si sente estremamente frustrato di fronte all'implacabile infallibilità di Sh.
Comunque ci sono dei segnali che la sua cocciutaggine mostri qualche cedimento perché, per esempio, accetta di seguire Sh nel casolare abbandonato perché la sua mente ha fatto immediatamente un parallelismo tra i danni che può causare una bufera di neve nei confronti di un'auto ferma e quelli, paradossalmente uguali provocato da una tempesta di sabbia.
Da registrare una significativa variazione nelle reazioni di Sh di fronte alla effervescente abitudine di John di contestare le deduzioni del consulting.
Sh ha avuto davvero paura della rabbia di Watson, l'ha provata duramente sulla sua pelle e, soprattutto, nel suo cuore. Ma, ora, in quel frangente estremo sembra aver recuperato la sua identità di lucido pensatore. John non gli fa più paura, si allontana deciso nella neve, succeda quel che deve succedere, all'insegna di un per lui inconsueto fatalismo.
Di fronte all'atteggiamento di Holmes che snobba la sua frustrazione e la sua rabbia, John sembra recuperare un certo controllo ed una certa umiltà nei confronti di chi, se non altro, ha maggiori capacità razionali di lui per uscire vivi da quella drammatica situazione.
Infatti ecco entrare in gioco la memoria visiva di Sh che gli permette di ricordare che in quel posto c'è un casolare che potrebbe essere la salvezza.
Mi piace molto, anche se purtroppo non riesco a seguirti puntualmente con le recensioni, il tuo procedere, a costruire una nuova possibilità per quei due, a piccole tessere, singoli elementi che, pazientemente, sistemi in una struttura che possa costituire per loro una base di partenza per un futuro insieme. Del resto, nella realtà, e l'andare avanti in un rapporto o nella soluzione di un problema, che a volte coincidono come qui, non é subitaneo ma abbisogna della pazienza di considerare la possibilità che, a tre passi in avanti, ne possa corrispondere poi uno indietro. Ma é lo stesso un procedere verso la luce ed il calore.
Il capitolo si chiude con l'immobilità della figura di John rivolta verso la finestra ed il buio ed il ricadere di Sh nella convinzione che per lui non ci sia più alcuna possibilità di ricostruire qualcosa con il suo coinquilino.