Recensioni per
Advent Calendar 2018
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 121 recensioni.
Positive : 121
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/12/18, ore 15:23

Di nuovo, un prompt molto semplice e che lascia presagire atmosfere calde e piacevoli, diventa un pretesto per andare avanti con questa storia, approfondendo ulteriormente la loro relazione. Che tra di loro l'atmosfera sia distesa, su questo non ci sono dubbi. Lo si vede da come riescono a parlare civilmente, da come stanno nella medesima stanza senza saltarsi in testa. Quindi tutto questo contribuisce a un capitolo molto leggero, eppure qualche nota di angst c'è qua e là. Riguarda sempre il modo in cui John adesso vede Sherlock, ciò di cui si rende conto ora che ha visto, adesso che crede d'averlo capito meglio. Ora si accorge di cose che in passato non vedeva. Un po' di amarezza c'è, che tu rappresenti non soltanto da questo miele particolare e dallo strano retrogusto, ma anche nella cioccolata che improvvisamente sembra più amara di prima. Non penso che la cioccolata avesse particolari problemi, è più che altro John ad aver visto. Si è reso conto che in sua assenza, Sherlock si limitava a sopravvivere e senza davvero divertirsi in ciò che faceva. Probabilmente aspettava tra un momento e l'altro, facendo passare il tempo tra quando veniva e tornava. Accettare un caso da quattro per chiunque sarebbe una cosa normale, ma per chi conosce Sherlock sa che quello significa accontentarsi. Che vuol dire aver dovuto accettare un caso per forza, perché se no rischiava d'impazzire. Cosa che lo "Sherlock con John", quello di un tempo, non avrebbe certamente fatto. Ma allora era diverso. Sherlock ammette tutto questo come se non avesse realmente importanza, quasi non pensasse che quell'ammissione conta qualcosa. Eppure significa tanto per John, perché più passa il tempo e più lui riesce a entrare nella sua testa. John è ancora infelice, e questo lo si percepisce chiaramente. Però si capisce anche che gli fa piacere occuparsi di Sherlock, che ama l'idea di prendersi cura di lui (almeno per una volta). Non so quanto durerà quest'influenza, ma mi chiedo cosa succederà Sherlock starà meglio, se uno dei due troverà il coraggio di dire che sarebbe bello vivere di nuovo insieme.
Koa

Recensore Master
15/12/18, ore 10:08
Cap. 15:

Ciao, in questo capitolo viene messo in risalto un aspetto che prima era passato un po' inosservato, o meglio, ne avevi parlato ma qui viene meglio approfondito. Avevamo già capito che Sherlock si era arreso con John, che tutto quello che aveva fatto come il mettersi d'accordo con Mary per cambiare loro nome, città e tutto quanto, fosse un atto definitivo di arresa. Ma sembrava che la cosa fosse rimasta lì, poi a questo è subentrata la paura di perderlo, l'essersi reso conto che tutto ciò che temeva era successo per davvero e quindi anche la frustrazione e il senso di colpa. Insomma, Sherlock ha avuto molte emozioni da gestire e questo aspetto era stato messo un po' da parte. Giustamente, anche perché uno non può provare tutto questo e tutto insieme. Ma qui lo si capisce perfettamente. Il prompt influenza giunge a proposito, mostrandoci uno Sherlock indebolito dal freddo e che è costretto a prendersi cura del proprio mezzo di trasporto, questa volta un po' acciaccato. Non sono medico, ma credo che febbre sia una reazione abbastanza normale dopo quello che ha passato e tutto il freddo che ha preso. Ma, oltre ad avere senso nel quadro generale della storia, serve anche a farci capire un altro aspetto della vicenda. Sherlock non ci crede più. Anche se si sono scusati, anche se John l'ha perdonato e lui ha perdonato John, non crede che possa tornare tutto a com'era un tempo. E trovo molto coerente il modo in cui quasi continua a cambiare idea, perché alla fine del capitolo scorso, Sherlock saluta John con dentro di sé una speranza, ovvero quella che si rivedano presto (un sentimento ovvio dopo la riconciliazione), eppure qui non ci crede. Non crede al fatto che John sia lì tanto presto e che ci abbia messo così poco per tornare, non crede che voglia stare con lui nel momento del bisogno, e pensa che sia un sogno, un'allucinazione. Eppure è tutto reale. Commuove, e penso che anche John si sia commosso, il suo essere convinto di essere solo e che sarà così per sempre. La differenza tra il presente e un certo periodo del suo passato, sta nel fatto che Sherlock non vuole più essere solo. E l'accostamento con lui bambino l'ho trovato molto indovinato. Proprio come quando era piccolo, Sherlock vuole qualcuno accanto, anche se una febbre non è niente e passa subito, lui vorrebbe sentirsi dire proprio questo, che non è più solo. Ma il fatto che nessuno si sia mai reso conto di quanto fosse sensibile, il fatto che non sia mai successo, gli ha fatto perdere le speranze che possa succedere. E qui arriva John Watson, di nuovo sulla strada giusta per merito di Mrs Hudson (alla quale dovrebbero dare un premio). Un John che torna a Baker Street dopo quel litigio che qui non viene nominato, ma di cui resta il peso. Un peso che grava tantissimo su John e su ciò che dice e non dice. La realtà è che Sherlock non ci crede che sia tutto vero, e questo un po' fa male, ma al tempo stesso fa rendere conto a John di quanto ha sbagliato. E John lo capisce e infatti rimane teso e in imbarazzo. Vorrebbero entrambi chiedere e sapere dell'altro, parlare di più, ma nessuno osa farlo. E il pensiero che John ha, ovvero quello di aspettare che Sherlock sia guarito, l'ho trovato molto premuroso. Per una volta lo mette al primo posto e lascia se stesso indietro, cosa che Sherlock fa da sempre, ma che per John suona quasi come una novità. Per me è il segno vero del cambiamento, la consapevolezza che a John è sempre importato di Sherlock e anche tanto. Ora, penso che il tornare a casa (anche se per una notte) il prendersi cura di lui in questo modo, gli abbia fatto capire quanto è stato stronzo. Aspetto sempre che crolli, perché succederà. E non che io gli voglia male, al contrario, credo che cadere in fondo all'abisso sia il solo modo per poter risalire.

Alla prossima.
Koa

Recensore Master
15/12/18, ore 00:46
Cap. 15:

e niente...
l'insonnia è con me, ma almeno anche questa storia
un giorno mi dici come si scrive bene e tanto? per favore? *-*
tanta invidia (del tipo non malevolo, eh!^^)
la trama è deliziosa (la parte con Stefano è stata la mia preferita, ma anche questa mi piace)
vorrei che John strisciasse un po' meglio per quello che ha fatto, ma tanto Sherlock l'ha già perdonato, è chiaro. Uff! esprimo disaccordo ù_ù
bravissima, Hotaru-chan, tanta ispirazione Sailor per te
baci,
Setsuna

Recensore Master
14/12/18, ore 23:58

Grandioso: ancora un post it, stavolta azzurro, é più da John, secondo me, che contiene un'espressione molto sbrigativa per fargli capire che non c'è tempo da perdere.
In più compare la sorprendente auto della magica signora Hudson ed a John non resta che mettersi in viaggio.
Molto suggestivo il parallelismo che fai tra la tempesta di neve e la tempesta psicologica e sentimentale in cui si trovano quei due, brava. Così, infatti, hai dato l'esatta dimensione della difficoltà di trovare, in tutti i sensi, la strada giusta, in mezzo a quel marasma di fiocchi bianchi, vento e malintesi.
Già il fatto che John si sia messo in viaggio, con le difficoltà dovute al maltempo, significa che, in lui, c'è il desiderio di non voltare definitivamente le spalle a Sh.
È già qualcosa, considerati i precedenti che hanno connotato tristemente l'ultima occasione in cui i due si sono incontrati.
Una forte scossa John la riceve quando si accorge che la persona coinvolta nell'incidente è proprio colui che sta cercando ed ho trovato molto coinvolgente il momento in cui egli, non ricevendo subito risposta ai suoi richiami, teme di trovarsi di fronte ad un cadavere.
"...ti prego, no...": è il John che preferisco, mi ricorda quella figura dolente e quasi ammutolita che, in TRF, si accascia accanto a quello che crede essere il corpo ormai senza vita di Sh.
Ora la rabbia é sfumata, rimane ciò che è davvero importante e cioè che Holmes sia vivo.
Nel descrivere il "risveglio" di Sh hai usato toni di una malinconica rassegnazione perché lui, ormai, ritiene persa per sempre la possibilità di pensare ad un futuro con John.
Il loro confrontarsi è difficile, pieno degli echi dolorosi di quanto è successo prima ma sembra proprio che Ross abbia eseguito un ottimo lavoro, perché Watson sembra più riflessivo e propenso a guardare Sh con occhi diversi. Questo perché ha visto, grazie all'intervento di Ross ed alla magia del mantello, le diverse occasioni di confronto con Holmes da un'angolazione diversa che gli ha rivelato quanto lui sia importante per il consulting.
Il capirlo si chiude con un momentaneo raggio di luce dovuto allo spontaneo rievocare i bei tempi in cui erano "noi due contro il resto del mondo".
Ma penso proprio che la strada da percorrere per uscire dalla tempesta, in tutti i sensi, sia lunga ed impegnativa, viste le difficoltà di essere veramente sinceri l'uno con l'altro.
Un bel capitolo, questo, che scioglie un po' di ghiaccio...

Recensore Master
14/12/18, ore 10:54

La domanda sul cosa mai dovrebbe accadere e sulla necessità di togliere in un frangente futuro le mani dal volante, rimbalza da un capitolo all'altro e ci riporta da Sh, ancora frastornato ed incredulo dopo la "visita" di quello strano sconosciuto dagli straordinari poteri.
Ed è in un piccolo particolare, più che mai concreto come un post it, che concentri tutto il marasma di suoni, di colori, di luoghi lontani e mai visti, (ma noi li conosciamo bene), che ha travolto Sh.

L'esortazione che vi è scritta, conferma che è stato tutto reale ed il modo in cui Strange si rivolge a Sh ("...idiota..."), è un piacevolissimo tocco d'ironia che non guasta.
Secondo me, la frase che concentra in sé tutti i problemi che tengono lontani i nostri due, è quella in cui tu affermi, in modo inequivocabile, che “La verità aveva due facce”.
Infatti da questo (apparentemente) semplice concetto, che mi trova perfettamente d’accordo, hanno origine i molti malintesi e le chiusure che fanno sì che, intorno a Sh e John, si sia scatenato il freddo più impenetrabile e desolante, e non solo in senso meteorologico.
Anche nella vita di tutti i giorni, come si dice, bisogna ascoltare “il suono di tutte le campane”, perché ognuno ha le proprie ragioni che, condivisibili o no, sono comunque espressione di un determinato modo di concepire i rapporti con gli altri e hanno le loro radici nel vissuto precedente, prossimo e remoto.
Sh ha, alle sue spalle, anni di anaffettiva relazione con chi, sicuramente, avrebbe dovuto amarlo di più, sono mie illazioni, ovvio, pertanto, di fronte al fortissimo sentimento che prova per John, e che non riesce a ridurre a motivazione positiva di comportamento, la sua reazione è di completo controllo e di organizzazione assolutamente invasiva della vita dell’altro, proprio in un impeto di protezione e di difesa verso chi si ritiene il primo “tesoro” trovato nel proprio cammino.
Chiaro è che ciò emana dalla ferrea logica e dal dominio di quella che è la sua formidabile intelligenza: tutto dev’essere incasellato in una categoria precisa ed, alla voce “cose preziose da tenere al sicuro”, con ogni mezzo, incurante della volontà dell’interessato, certamente c’è John.
Da parte sua, quest’ultimo è più portato ad accettare le conseguenze dei sentimenti ma è un uomo portato allo scarso autocontrollo e facile alla rabbia ed alle decisioni immediate, anche a costo di scoprire, poi, che sono disastrose, come per esempio, secondo me, il matrimonio con Mary, in cui molto ha giocato il suo sentimento di rancore nei confronti del “morto” ritornato dopo due anni, vivo e vegeto.
Quel “ghiaccio invisibile” che porta fuori strada Sh è, come dici tu, proprio l’arroccarsi su posizioni che li stanno allontanando per sempre, in una pericolosa sbandata.
A proposito della lunghezza dei capitoli, non me ne faccio un problema: mi basta leggerti e stare bene nell’atmosfera accogliente delle tue storie.

Recensore Master
14/12/18, ore 09:21

Questo capitolo l'ho letto due volte, ieri sera prima di addormentarmi. Era talmente bello che non ho potuto fare a meno di leggerlo un'altra volta. Che dire? I piccoli passettini qui diventano più importanti. Ma mi è piaciuta la sensazione che lascia alla fine, quella che sì, si sono chiariti, ma le cose tra loro non sono magicamente risolte. Penso che John debba ancora realmente affrontare ciò che ha fatto e credo che quando succederà non sarà affatto piacevole. Ma intanto hanno parlato chiaro e per il momento, specie se si considera da quale clima arrivano, direi che va già molto bene così. Sherlock ha ammesso d'aver sbagliato e mi è piaciuto il modo in cui l'ha fatto, dentro di sé crede ancora che lo rifarebbe anche subito (e questo è tipico di lui), ma si rende conto che tagliare fuori John è stato ingiusto. Dal canto suo, John ha invece capito in quale orribile situazione si è trovato Sherlock e fa male il fatto che Sherlock credesse che tanto ai suoi occhi era già morto, quindi valeva comunque la pena rischiare la vita per far fuori tutto ciò che era legato a Moriarty. E qui arriva una grande verità, ovvero che Sherlock dovrebbe iniziare a pensare anche a se stesso. A volersi più bene e a non sacrificarsi sempre e perennemente in questo modo. Il fatto che John non si sia inserito (a voce) nell'elenco delle persone che soffrirebbero alla morte di Sherlock, non implica assolutamente il fatto che non ci sia. Soltanto che per il momento e data la situazione che c'è fra di loro, sono ancora di più i non-detti che le cose che hanno invece ammesso. Ma, come dicevo, per ora va bene così. La speranza è rinata e lo si vede in tutti e due, c'è ancora tanto imbarazzo e moltissima strada da fare, ma è stato un capitolo che ha dato molta soddisfazione. Mi ha fatto piacere, finalmente, vedere che riuscivano a parlarsi e a non saltarsi al collo alla più piccola parola. Un qualcosa in cui neanche loro credevano per davvero, entrambi hanno vissuto questo confronto come l'ultima spiaggia (e forse lo era per davvero), e con la paura di non poter più aggiustare le cose. Il capitolo finisce con un bel sollievo, un perdono che finalmente arriva e la promessa di rivedersi presto. Direi che per adesso va bene così.
Koa

Recensore Master
14/12/18, ore 09:14

In questo capitolo la situazione meteorologica peggiora in maniera importante e loro sono costretti a convivere per riuscire a sopravvivere per la notte, il che tira fuori in entrambi tutta la frustrazione possibile. Frustrazione assolutamente normale considerando anche che Sherlock ha fatto un incidente e che ora sono entrambi bloccati dalla neve, costretti a cercarsi un riparo fortunoso. Questa volta, vuoi per lo stress della situazione o magari anche per il semplice fatto che si è stancato, Sherlock non è passivo. Non subisce il silenzio, ma reagisce e risponde a John in malo modo. Un John che non riesce a vedere, per quanto sappia d'aver sbagliato, il lato positivo di ciò che dice o fa. Ancora una volta vede la persona che vuole decidere tutto da solo, anche quando ha ragione e John si sente per l'ennesima volta in torto e tagliato fuori. Qui però Sherlock ha una reazione che si potrebbe definire come arrendevole, si arrende all'evidenza che tra loro non potrà mai più esserci non soltanto l'amicizia di un tempo (o qualcosa di più), ma anche soltanto una pacifica convivenza. E questo lo fa reagire in una maniera che per lui è insolita. Prende e se ne va, dove sa che potrà trovare un riparo. C'è da dire che ci ha anche provato a dirglielo, a dirgli che lo faceva per tenerlo al sicuro, ma alla fine in Sherlock ha prevalso la frustrazione e quindi sì, diciamo che lo capisco.

John invece si ritrova nuovamente ad affrontare un se stesso che non collabora. Una reazione, di nuovo, esagerata. Fa di ogni più piccola cosa un dramma esagerato. Ma per fortuna qui capisce subito che ha sbagliato e raggiunge Sherlock immediatamente. Certo, non si può dire che tra loro l'atmosfera sia rilassata, perché non lo è. Al contrario è tesa e nervosa e si capisce che entrambi hanno cose da dirsi, ma che pensano sia una causa persa. Per fortuna noi sappiamo che non è così.

Insomma, un'altra evoluzione. Si va a piccoli passi, ma si va e questo è l'importante. Certo, abbiamo ancora tanti capitoli davanti prima di arrivare al 25...
Koa

Recensore Master
13/12/18, ore 17:37

Sei davvero geniale anche in certi particolari: concordo sull'opinione che Everett in sé non è un personaggio con lo stesso spessore di chi si troverà davanti in questo capitolo, o di Strange o di Sh, quindi tu, calando un poker d'assi, l'hai arricchito dell'impagabile mantello rosso che ha, di per se stesso, la dignità e l'espressività di un interprete in carne ed ossa.

Dunque, ora, Ross può fare "lezione" a Watson.
E l’inizio è rude, senza fronzoli o paziente attesa di reazione come per Strange e Sh. Anche il linguaggio che usa Everett per scuotere l’incredula reazione di John è piuttosto colorito (“…idiota…stronzo…”), in perfetta sintonia con quello, tendenzialmente connotato da una burbera affettuosità, che circolava per il 221b, di fronte a qualche “problematica relazionale” di Sh, fra divano o mutismo “da violino”.
La struttura, come per l’incontro tra Strange ed Holmes è quella del “Canto di Natale”, con le visioni degli episodi più significativi per far comprendere a John ciò che davvero Sh prova per lui.
In “Magia di Natale 1”, Strange non fa vedere a Sh scene del suo passato con John, lui è molto più razionale e, probabilmente giudicherebbe secondo una chiave di lettura fredda e logica anche l’evidenza, in quanto i sentimenti per lui sono un campo davvero difficile da attraversare.
Infatti lo Stregone supremo gli fa provare, amplificandone l’eco e l’impatto con la sua mente deduttiva, ciò da cui John è stato travolto prima e dopo il “volo” dal tetto del Bart’s: Sh, in quel solitario campo di mais vive l’esperienza di sentirsi usato e di non avere più il controllo della sua vita, visto che qualcun altro sta facendo scelte al posto suo, usando lo stesso principio che lui ha messo come sigillo su tutto ciò che riguardava Watson. Il medico, secondo la sua arrogante visione degli altri, doveva essere protetto ma in un modo che lo tenesse fuori da tutto e da tutti.
In “Magia di Natale 2”, usi un metodo diverso per John, ovvio, si tratta di una persona assolutamente diversa dal consulting: pratico, più umano ed incline a lasciar campo ai sentimenti, senza considerare che la mancanza di autocontrollo può portare a situazioni rovinose.
Per questo Everett gli fa proprio “vedere” delle situazioni, perchè John possa capire “dal vivo” quello che non ha mai compreso fino in fondo o non voluto considerare nel suo significato più vero.
Ecco allora il loro dialogo concitato prima dell’incontro di Sh con Moriarty sul tetto del Bart’s, visto nell’ormai mitica TRF, in cui il consulting fa di tutto per allontanare il suo coinquilino per non coinvolgerlo in un gioco mortale che avrebbe potuto ucciderlo, visto che Jim aveva perfettamente capito quale fosse l’importanza del medico per Sh.
Poi Everett trasporta John ad Oslo, siamo nel post Reichenbach, un periodo di cui i Mofftiss non si sono occupati, così tu, efficacemente, immagini uno Sh che non vede l’ora, dopo tanto tempo, di tornare a Londra ma, soprattutto, dal suo “conduttore di luce”.
Riviviamo, di seguito, la grottesca atmosfera del matrimonio vista, e sofferta, in TSOT, poi le immagini allucinanti del ferimento di Sh ad opera di Mary con l’intrusione vile di quest’ultima nella camera d’ospedale, quindi, come scrivi tu, “altre istantanee della sua vita” di cui Watson non aveva mai colto il vero significato.
Bellissimo quel “Portami da lui” con cui chiudi il capitolo.
Brava.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:44

Bene, penso che l'auto impantanata nella neve è proprio quello che gli serve per chiarirsi. Nel senso, ora sono costretti a stare chiusi in un posto per ore e devono per forza parlare. Continuano a piacermi un casino le analogie tra la situazione meteorologica e quello che stanno vivendo dentro di loro, è molto azzeccata.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:43

Che sollievo! Menomale che è stato John a trovare Sherlock e che non è nulla di grave. Va un po' meno bene per come si comportano, però -_- sono davvero due stupidi, dovrebbero smetterla di litigare, ma soprattutto John dovrebbe smetterla di essere così diffidente, spero che possa aprire gli occhi e capire che Sherlock non gli farebbe mai del male.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:41

Spero che l'incidente di Sherlock non sia nulla di grave °O° sarebbe assurdo se si facesse male proprio ora che entrambi hanno capito di aver sbagliato e sono pronti a riappacificarsi.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:40

Anche questo capitolo è meraviglioso, adoro che per te Strange e Everett sono una coppia, sarebbe bellissimo se accadesse anche nei film della Marvel!
Mi è piaciuta molto l'idea di Canto di Natale, è un classico, e permette a John di riflettere sul suo comportamento.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:36

Non mi aspettavo minimamente l'intervento di Strange, quando ho letto "magia di Natale" pensavo a qualcosa di molto simbolico, non a della magia vera. Sono rimasta stupita, ma il capitolo mi è piaciuto molto, Strange sa come far capire a Sherlock i suoi sbagli, la sua logica è impeccabile: se stai in un luogo dove non c'è nulla, non può accaderti nulla, però non spetta agli altri decidere.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:34

Il titolo del capitolo e lo scenario si adattano benissimo allo stato d'animo di tutti e due: sono così stanchi e infelici che vorrebbero sotterrarsi sotto la neve. L'ho trovata una cosa molto umana come pensiero.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:33
Cap. 7:

Mi piace che, dopo aver dedicato un po' di capitoli o a Sherlock o a John, qui c'è una visione d'insieme, dove si vede contemporaneamente cosa sta succedendo a uno o all'altro. E avevo ragione riguardo a Sherlock, è andato fuori di testa per le cose che gli ha detto John.
La scena con la signora Hudson è bellissima, menomale che c'è lei!