Recensioni per
Advent Calendar 2018
di Hotaru_Tomoe
Di nuovo, un prompt molto semplice e che lascia presagire atmosfere calde e piacevoli, diventa un pretesto per andare avanti con questa storia, approfondendo ulteriormente la loro relazione. Che tra di loro l'atmosfera sia distesa, su questo non ci sono dubbi. Lo si vede da come riescono a parlare civilmente, da come stanno nella medesima stanza senza saltarsi in testa. Quindi tutto questo contribuisce a un capitolo molto leggero, eppure qualche nota di angst c'è qua e là. Riguarda sempre il modo in cui John adesso vede Sherlock, ciò di cui si rende conto ora che ha visto, adesso che crede d'averlo capito meglio. Ora si accorge di cose che in passato non vedeva. Un po' di amarezza c'è, che tu rappresenti non soltanto da questo miele particolare e dallo strano retrogusto, ma anche nella cioccolata che improvvisamente sembra più amara di prima. Non penso che la cioccolata avesse particolari problemi, è più che altro John ad aver visto. Si è reso conto che in sua assenza, Sherlock si limitava a sopravvivere e senza davvero divertirsi in ciò che faceva. Probabilmente aspettava tra un momento e l'altro, facendo passare il tempo tra quando veniva e tornava. Accettare un caso da quattro per chiunque sarebbe una cosa normale, ma per chi conosce Sherlock sa che quello significa accontentarsi. Che vuol dire aver dovuto accettare un caso per forza, perché se no rischiava d'impazzire. Cosa che lo "Sherlock con John", quello di un tempo, non avrebbe certamente fatto. Ma allora era diverso. Sherlock ammette tutto questo come se non avesse realmente importanza, quasi non pensasse che quell'ammissione conta qualcosa. Eppure significa tanto per John, perché più passa il tempo e più lui riesce a entrare nella sua testa. John è ancora infelice, e questo lo si percepisce chiaramente. Però si capisce anche che gli fa piacere occuparsi di Sherlock, che ama l'idea di prendersi cura di lui (almeno per una volta). Non so quanto durerà quest'influenza, ma mi chiedo cosa succederà Sherlock starà meglio, se uno dei due troverà il coraggio di dire che sarebbe bello vivere di nuovo insieme. |
Ciao, in questo capitolo viene messo in risalto un aspetto che prima era passato un po' inosservato, o meglio, ne avevi parlato ma qui viene meglio approfondito. Avevamo già capito che Sherlock si era arreso con John, che tutto quello che aveva fatto come il mettersi d'accordo con Mary per cambiare loro nome, città e tutto quanto, fosse un atto definitivo di arresa. Ma sembrava che la cosa fosse rimasta lì, poi a questo è subentrata la paura di perderlo, l'essersi reso conto che tutto ciò che temeva era successo per davvero e quindi anche la frustrazione e il senso di colpa. Insomma, Sherlock ha avuto molte emozioni da gestire e questo aspetto era stato messo un po' da parte. Giustamente, anche perché uno non può provare tutto questo e tutto insieme. Ma qui lo si capisce perfettamente. Il prompt influenza giunge a proposito, mostrandoci uno Sherlock indebolito dal freddo e che è costretto a prendersi cura del proprio mezzo di trasporto, questa volta un po' acciaccato. Non sono medico, ma credo che febbre sia una reazione abbastanza normale dopo quello che ha passato e tutto il freddo che ha preso. Ma, oltre ad avere senso nel quadro generale della storia, serve anche a farci capire un altro aspetto della vicenda. Sherlock non ci crede più. Anche se si sono scusati, anche se John l'ha perdonato e lui ha perdonato John, non crede che possa tornare tutto a com'era un tempo. E trovo molto coerente il modo in cui quasi continua a cambiare idea, perché alla fine del capitolo scorso, Sherlock saluta John con dentro di sé una speranza, ovvero quella che si rivedano presto (un sentimento ovvio dopo la riconciliazione), eppure qui non ci crede. Non crede al fatto che John sia lì tanto presto e che ci abbia messo così poco per tornare, non crede che voglia stare con lui nel momento del bisogno, e pensa che sia un sogno, un'allucinazione. Eppure è tutto reale. Commuove, e penso che anche John si sia commosso, il suo essere convinto di essere solo e che sarà così per sempre. La differenza tra il presente e un certo periodo del suo passato, sta nel fatto che Sherlock non vuole più essere solo. E l'accostamento con lui bambino l'ho trovato molto indovinato. Proprio come quando era piccolo, Sherlock vuole qualcuno accanto, anche se una febbre non è niente e passa subito, lui vorrebbe sentirsi dire proprio questo, che non è più solo. Ma il fatto che nessuno si sia mai reso conto di quanto fosse sensibile, il fatto che non sia mai successo, gli ha fatto perdere le speranze che possa succedere. E qui arriva John Watson, di nuovo sulla strada giusta per merito di Mrs Hudson (alla quale dovrebbero dare un premio). Un John che torna a Baker Street dopo quel litigio che qui non viene nominato, ma di cui resta il peso. Un peso che grava tantissimo su John e su ciò che dice e non dice. La realtà è che Sherlock non ci crede che sia tutto vero, e questo un po' fa male, ma al tempo stesso fa rendere conto a John di quanto ha sbagliato. E John lo capisce e infatti rimane teso e in imbarazzo. Vorrebbero entrambi chiedere e sapere dell'altro, parlare di più, ma nessuno osa farlo. E il pensiero che John ha, ovvero quello di aspettare che Sherlock sia guarito, l'ho trovato molto premuroso. Per una volta lo mette al primo posto e lascia se stesso indietro, cosa che Sherlock fa da sempre, ma che per John suona quasi come una novità. Per me è il segno vero del cambiamento, la consapevolezza che a John è sempre importato di Sherlock e anche tanto. Ora, penso che il tornare a casa (anche se per una notte) il prendersi cura di lui in questo modo, gli abbia fatto capire quanto è stato stronzo. Aspetto sempre che crolli, perché succederà. E non che io gli voglia male, al contrario, credo che cadere in fondo all'abisso sia il solo modo per poter risalire. |
e niente... |
Grandioso: ancora un post it, stavolta azzurro, é più da John, secondo me, che contiene un'espressione molto sbrigativa per fargli capire che non c'è tempo da perdere. |
La domanda sul cosa mai dovrebbe accadere e sulla necessità di togliere in un frangente futuro le mani dal volante, rimbalza da un capitolo all'altro e ci riporta da Sh, ancora frastornato ed incredulo dopo la "visita" di quello strano sconosciuto dagli straordinari poteri.
Ed è in un piccolo particolare, più che mai concreto come un post it, che concentri tutto il marasma di suoni, di colori, di luoghi lontani e mai visti, (ma noi li conosciamo bene), che ha travolto Sh. |
Questo capitolo l'ho letto due volte, ieri sera prima di addormentarmi. Era talmente bello che non ho potuto fare a meno di leggerlo un'altra volta. Che dire? I piccoli passettini qui diventano più importanti. Ma mi è piaciuta la sensazione che lascia alla fine, quella che sì, si sono chiariti, ma le cose tra loro non sono magicamente risolte. Penso che John debba ancora realmente affrontare ciò che ha fatto e credo che quando succederà non sarà affatto piacevole. Ma intanto hanno parlato chiaro e per il momento, specie se si considera da quale clima arrivano, direi che va già molto bene così. Sherlock ha ammesso d'aver sbagliato e mi è piaciuto il modo in cui l'ha fatto, dentro di sé crede ancora che lo rifarebbe anche subito (e questo è tipico di lui), ma si rende conto che tagliare fuori John è stato ingiusto. Dal canto suo, John ha invece capito in quale orribile situazione si è trovato Sherlock e fa male il fatto che Sherlock credesse che tanto ai suoi occhi era già morto, quindi valeva comunque la pena rischiare la vita per far fuori tutto ciò che era legato a Moriarty. E qui arriva una grande verità, ovvero che Sherlock dovrebbe iniziare a pensare anche a se stesso. A volersi più bene e a non sacrificarsi sempre e perennemente in questo modo. Il fatto che John non si sia inserito (a voce) nell'elenco delle persone che soffrirebbero alla morte di Sherlock, non implica assolutamente il fatto che non ci sia. Soltanto che per il momento e data la situazione che c'è fra di loro, sono ancora di più i non-detti che le cose che hanno invece ammesso. Ma, come dicevo, per ora va bene così. La speranza è rinata e lo si vede in tutti e due, c'è ancora tanto imbarazzo e moltissima strada da fare, ma è stato un capitolo che ha dato molta soddisfazione. Mi ha fatto piacere, finalmente, vedere che riuscivano a parlarsi e a non saltarsi al collo alla più piccola parola. Un qualcosa in cui neanche loro credevano per davvero, entrambi hanno vissuto questo confronto come l'ultima spiaggia (e forse lo era per davvero), e con la paura di non poter più aggiustare le cose. Il capitolo finisce con un bel sollievo, un perdono che finalmente arriva e la promessa di rivedersi presto. Direi che per adesso va bene così. |
In questo capitolo la situazione meteorologica peggiora in maniera importante e loro sono costretti a convivere per riuscire a sopravvivere per la notte, il che tira fuori in entrambi tutta la frustrazione possibile. Frustrazione assolutamente normale considerando anche che Sherlock ha fatto un incidente e che ora sono entrambi bloccati dalla neve, costretti a cercarsi un riparo fortunoso. Questa volta, vuoi per lo stress della situazione o magari anche per il semplice fatto che si è stancato, Sherlock non è passivo. Non subisce il silenzio, ma reagisce e risponde a John in malo modo. Un John che non riesce a vedere, per quanto sappia d'aver sbagliato, il lato positivo di ciò che dice o fa. Ancora una volta vede la persona che vuole decidere tutto da solo, anche quando ha ragione e John si sente per l'ennesima volta in torto e tagliato fuori. Qui però Sherlock ha una reazione che si potrebbe definire come arrendevole, si arrende all'evidenza che tra loro non potrà mai più esserci non soltanto l'amicizia di un tempo (o qualcosa di più), ma anche soltanto una pacifica convivenza. E questo lo fa reagire in una maniera che per lui è insolita. Prende e se ne va, dove sa che potrà trovare un riparo. C'è da dire che ci ha anche provato a dirglielo, a dirgli che lo faceva per tenerlo al sicuro, ma alla fine in Sherlock ha prevalso la frustrazione e quindi sì, diciamo che lo capisco. |
Sei davvero geniale anche in certi particolari: concordo sull'opinione che Everett in sé non è un personaggio con lo stesso spessore di chi si troverà davanti in questo capitolo, o di Strange o di Sh, quindi tu, calando un poker d'assi, l'hai arricchito dell'impagabile mantello rosso che ha, di per se stesso, la dignità e l'espressività di un interprete in carne ed ossa. |
Bene, penso che l'auto impantanata nella neve è proprio quello che gli serve per chiarirsi. Nel senso, ora sono costretti a stare chiusi in un posto per ore e devono per forza parlare. Continuano a piacermi un casino le analogie tra la situazione meteorologica e quello che stanno vivendo dentro di loro, è molto azzeccata. |
Che sollievo! Menomale che è stato John a trovare Sherlock e che non è nulla di grave. Va un po' meno bene per come si comportano, però -_- sono davvero due stupidi, dovrebbero smetterla di litigare, ma soprattutto John dovrebbe smetterla di essere così diffidente, spero che possa aprire gli occhi e capire che Sherlock non gli farebbe mai del male. |
Spero che l'incidente di Sherlock non sia nulla di grave °O° sarebbe assurdo se si facesse male proprio ora che entrambi hanno capito di aver sbagliato e sono pronti a riappacificarsi. |
Anche questo capitolo è meraviglioso, adoro che per te Strange e Everett sono una coppia, sarebbe bellissimo se accadesse anche nei film della Marvel! |
Non mi aspettavo minimamente l'intervento di Strange, quando ho letto "magia di Natale" pensavo a qualcosa di molto simbolico, non a della magia vera. Sono rimasta stupita, ma il capitolo mi è piaciuto molto, Strange sa come far capire a Sherlock i suoi sbagli, la sua logica è impeccabile: se stai in un luogo dove non c'è nulla, non può accaderti nulla, però non spetta agli altri decidere. |
Il titolo del capitolo e lo scenario si adattano benissimo allo stato d'animo di tutti e due: sono così stanchi e infelici che vorrebbero sotterrarsi sotto la neve. L'ho trovata una cosa molto umana come pensiero. |
Mi piace che, dopo aver dedicato un po' di capitoli o a Sherlock o a John, qui c'è una visione d'insieme, dove si vede contemporaneamente cosa sta succedendo a uno o all'altro. E avevo ragione riguardo a Sherlock, è andato fuori di testa per le cose che gli ha detto John. |