Recensioni per
Advent Calendar 2018
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 121 recensioni.
Positive : 121
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:32

È vero che è un capitolo corto, ma io lo trovo molto significativo, perché è vero che quando una persona è triste, depressa o incazzata, sentir parlare di feste e di gente che è felice la fa arrabbiare ancora di più, c'è una specie di invidia verso chi è felice.

Recensore Veterano
13/12/18, ore 15:31
Cap. 5:

Povero Sherlock! Io posso capire che John sia arrabbiato, ma secondo me non meritava tutto questo. Sta soffrendo molto anche se non vuole darlo a vedere, ma secondo me (e spero di sbagliare) questa cosa avrà delle conseguenze psicologiche su di lui.

Recensore Master
12/12/18, ore 19:55

Capitolo piuttosto corposo, questo e nel quale assistiamo al cambiamento di John che ha subito una sterzata vigorosa. Avevo già accennato nei capitoli passati che mi sembrava che il suo rifiutare di incontrare Sherlock o anche soltanto di pensare di farlo, come un mascheramento di qualcos'altro. La rabbia c'era, ma aveva lasciato presto il posto a dell'altro. C'era senso di perdita, rimpianto per le azioni commesse... ma era tutto quanto sotto la superficie, ora invece è venuto fuori e ha travolto John in pieno. Ciò che ha visto, quello che di lui ha capito (ovvero che Sherlock provava dei sentimenti per lui) gli hanno fatto cambiare completamente atteggiamento. Adesso non è soltanto determinato a chiedere il suo perdono, ma è anche deciso a fargli capire, usando le parole, quanto lo abbia ferito il suo aver deciso per tutti e due e senza consultarlo. Un cambiamento enorme se si considera anche soltanto il John del capitolo passato. Un cambiamento però che si scontra con la dura realtà dei fatti: Sherlock ha paura di lui. Il suo gesto istintivo, di tirarsi indietro, l'ho trovato adeguato a quanto è successo. Una reazione in realtà molto normale e umana, specie se si considera che Sherlock è ancora traumatizzato dal comportamento di John e che ancora non sa che si è pentito e che è deciso a farsi perdonare. Sherlock non sa nulla, vede soltanto che John ha atteggiamenti aggressivi e non riesce a vedere nient'altro. Forse un altro Sherlock, uno un po' meno travolto dalle emozioni, avrebbe senz'altro notato tutto quanto, ma questo così sconvolto invece non vede nulla. E le sue reazioni feriscono e fanno vergognare John nel profondo. Credo che i due avranno molto da discutere.

Per intanto sono entrambi sulla via di casa e questo è un fattore positivo. Ora vedremo che cosa potrebbe succedere, se hai detto che è tutto un arco narrativo di tre capitoli, accadrà dell'altro prima che i due ritornino sulla via di casa. E io non vedo l'ora di saperlo.
Alla prossima.
Koa

Recensore Master
12/12/18, ore 19:41

Ciao, ero stra convinta di aver recensito questo capitolo ieri e invece ora mi accorgo che non è così. Beh, poco male... recupero immediatamente.

Effettivamente, leggendolo (e anche tenendo in considerazione il successivo - che ho già letto) si nota che fa tutto parte di un'unica situazione e che tu hai giustamente spezzettato in più parti. Se si fosse trattato di una long "normale" ovvero senza obblighi, avrei probabilmente storto il naso, ma mi rendo perfettamente conto delle problematiche a cui vai incontro e quindi hai secondo me gestito benissimo non soltanto i tempi e ciò che accade in un singolo capitolo, ma anche i punti di vista con cui viene narrata la vicenda. Qui, dopo aver assistito al viaggio che John ha fatto nel passato di Sherlock, torniamo proprio su quest'ultimo che è tornato in macchina e che si ritrova a chiedersi se tutto quello che ha vissuto sia stato soltanto un sogno. Giustamente, all'inizio non ci crede, ma poi è costretto a convincersi e in un modo che ho trovato piuttosto buffo. Quello che è chiaro da questo capitolo è che Sherlock ha finalmente capito di essersi comportato male e sente di volersi scusare con John, o perlomeno di fargli capire che sa di essersi comportato male. Ma al tempo stesso è più che sicuro che con John non ci sia più niente da fare. Ho trovato bellissimo il suo gesto di tornare indietro, l'ammissione che in fondo del caso non gliene importa niente, una confessione nella quale è implicito il suo aver capito di essersi comportato come un idiota. Insomma, Sherlock torna indietro e sembra disposto a scusarsi con John pur essendo sicuro che non soltanto tra loro non potrà mai più succedere nulla, ma che non potranno neanche più essere amici. Naturalmente i fenomeni naturali si mettono di mezzo e Sherlock sembra essere destinato a incontrarlo prima di quanto pensi.

Koa

Recensore Veterano
11/12/18, ore 18:59

Hey!
Voglio prima di tutto complimentarmi con te per il grande impegno e passione che metti nelle tue storie: nonostante non abbia quasi mai recensito (non è mio solito farlo, sono una lettrice silenziosa) ho sempre letto e apprezzato in silenzio, e anche questa volta non ti smentisci.
Questo è il primo Advent Calendar che riesco a leggere proprio mentre viene pubblicato, e la novità della storia unica divisa in ventiquattro parti mi ha colpito;
più di tutto però sto apprezzando il tuo scegliere di rendere entrambi colpevoli, di non far ricadere tutta la colpa su uno dei due ‘privilegiando’ l’altro.
Dà una sensazione di equilibrio e realismo, ma l’elemento fantastico (al momento non mi viene altro modo per chiamarlo) rende tutto più bello: ammettiamolo, è un po’ il desiderio di tutti noi vedere un bel crossover tra Dr Strange e Sherlock. O, almeno, io lo vorrei tanto.
Quindi, non mi soffermo ancora perché credo che i miei pensieri siano abbastanza sconclusionati (ho I Queen in sottofondo mentre scrivo, ti lascio immaginare), ti faccio solo di nuovo i miei complimenti!
Aspetto il prossimo capitolo xx

Recensore Master
10/12/18, ore 22:20

E va bé, che questo capitolo lo ignoro?
il canto di Natale, l'unica storia natalizia che davvero amo?
sei troppo brava! Everett non è un grandissimo personaggio in sè, penso, ma ovviamente qui funziona alla perfezione, come alter ego-nemesi di John , ma col mantello in prestito
(Mantello è onnipresente? *0*)
John ha molto di più da farsi perdonare, altro che: mi tocca dire che nel canone il suo altruismo è più per Mary che per Sherlock, quindi questa riparazione che ci stai regalando mi tocca moltissimo
un bacio soffice e rosso
Setsy

Recensore Master
10/12/18, ore 20:12

Ciao, beh, mentirei se dicessi che non stavo aspettando questo capitolo. Dopo la sorpresa del precedente, qui volevo capire che cosa sarebbe successo. Avevo intuito che sarebbe andato Ross a "trovare" John, perché considerato lo stato attuale di John non so che reazione avrebbe potuto avere trovandosi davanti Strange. E poi Ross ha il giusto cipiglio per trattare una persona nello stato in cui è John, è stato abbastanza intelligente da usare la psicologia inversa nel modo migliore. Non ha obbligato John a fare qualcosa. Gli ha detto di scegliere pur sapendo che avrebbe deciso di seguirlo. Il motivo mi pare più che ovvio, John tiene tantissimo a Sherlock, nonostante continui a negare o a sostenere che non gliene importa più nulla. Quello che segue è sì, una sorta di "Canto di Natale" in cui più che visitare i Natali passati, John viene portato a vedere ciò che doveva sapere. E così facendo si rende conto di quanto Sherlock tenga a lui, ma non soltanto. Si rende conto di quanto è stato difficile e affrontare Moriarty e dover girare il mondo per sconfiggere la sua organizzazione, si rende conto di quanto sia stato complicato. Di quanto Sherlock stesso ne abbia sofferto tantissimo. Capisce che non è stato un gioco, né una passeggiata di salute. Ma soprattutto capisce che davvero gli è pesato mentirgli e fingersi morto per due anni. Quindi sì, Sherlock ha comunque sbagliato, ma ora John ha più elementi per perdonarlo.

L'altra parte della rivelazione riguarda Mary. E anche qui ciò che viene a sapere è morto importante. In questo caso riguarda di più la sfera emotiva, diciamo che John non aveva visto o capito un granché di Sherlock. Non aveva visto la sua tristezza, il fatto che non fosse felice di vederlo sposarsi con Mary. Eppure, e nonostante Sherlock provasse tutto questo, lo ha comunque spinto a tornare con Mary e a costruire con lei una famiglia. John ha capito che per Sherlock è importante e tanto da spingerlo a stare con un'altra persona, nonostante la sua assenza lo facesse soffrire. Ha messo John al primo posto e basta. E lo ha fatto non soltanto perché lo ama, ma perché si era arreso. Avevo intuito giusto, Sherlock si era arreso con John, aveva capito che ormai per lui non c'era più speranza e quindi aveva preferito aggrapparsi all'idea di vederlo felice (anche se con un'altra persona). Quello che nessuno aveva capito era che John non era proprio felice con Mary, e ora io spero davvero che possa esserlo con John. Di sicuro un passo in avanti è stato fatto. Dovranno trovarsi, parlarsi e chiarirsi, ma almeno John ha deciso di andare da lui e questo è già molto importante.

Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo. E so che è un bel po' egoistico pensarlo, e continuo a non capire come tu faccia (oltre che ad ammirarti per lo sforzo che compi nell'essere regolare), ma sono contenta che aggiorni tutti i giorni.
Koa

Recensore Master
10/12/18, ore 00:39

È un capitolo davvero magico, questo, quindi il titolo va preso alla lettera, perché, improvvisamente, dal silenzio e dal gelo di una situazione di drammatica incomprensione, veniamo di colpo fatti entrare in una dimensione in cui può succedere di tutto, anche di entrare nel fantastico Universo della Marvel.
Infatti, con un tocco davvero magico alleggerisci la tristezza dell’atmosfera che, fino a qui, ha “gelato” qualsiasi speranza di cambiamento. E ci troviamo addirittura in auto con il dottor Strange.
Davvero fantastica quest’abbinata Sh/Stephen, che hai ideato e realizzato di fronte allo sguardo stupito di un Holmes che pensa di essersi perso momentaneamente nel suo Mind Palace.
Mi è piaciuto molto il mettere in relazione un consulting, assolutamente disorientato ed indebolito dagli avvenimenti personali, con l’imperturbabilità e la calma di chi ha vissuto ben altri tipi di esperienze. Mi viene in mente, per esempio, la scena grandiosa ed allucinante del terrificante duello tra Strange e Dormammu, in uno scenario apocalittico ed, ora, il magnifico stregone me lo ritrovo, pacificamente seduto in un’auto normalissima, che, a braccia conserte, osserva preoccupato la guida convulsa di Sh.
Il resto del capitolo è uno stupefacente vorticare d’immagini che, grazie alla lucidità e precisione della tua capacità di descrivere persone ed ambienti, situazioni e stati d’animo, ci fa viaggiare in luoghi tra i più vari, dallo spazio cosmico, e qui rivedo il dottor Strange, non ancora diventato lo Stregone supremo, sballottato in una dimensione fantastica ed allucinante dai poteri dell’Antico, ad uno sconfinato campo di granturco, in cui non si vede anima viva, solo pannocchie.
Mi è sembrato di vedere tutto il viaggio strepitoso del povero Sh, trascinato di qua e di là da un altro se stesso, ben più forte di lui e deciso a fargli capire qualcosa d’importante.
Veniamo a sapere che Strange è felicemente sposato con Ross e ci proponi il parallelismo geniale tra due coppie particolarissime e speculari.
Quasi quasi mi vien da considerare Stephen ed Everett come una proiezione di Sh e John in un futuro possibile e positivo, in cui tutti i problemi siano stati brillantemente risolti.
Hai portato davvero un tocco di magia in una situazione difficile e senza sbocco, in cui i nostri due di Baker Street sono costretti dai loro errori.
Sì, perché entrambi hanno colpe, in quello che è il triste naufragio del loro possibile futuro finalmente insieme, non più come semplici coinquilini o “migliori amici”.
Ed apprendiamo da Strange che, anche John, è sottoposto alla stessa “cura” d’umiltà di cui è oggetto Sh, però, ovviamente, da Everett.
Holmes ha trascinato il medico in un turbine di bugie contro la sua volontà, con intenzioni buone, s’intende, ma non considerando il suo coinvolgimento personale nei suoi confronti; Watson, dal canto suo, ha lasciato che la rabbia prendesse ciecamente il sopravvento sulla capacità di ricondurre tutto ad un lucido ragionamento e ad una conclusione meno violenta, salvando ciò che è veramente importante.
Mi stupisce piacevolmente, come in altre occasioni, del resto, la tua inesauribile riserva di situazioni che, dal punto di vista narrativo, sono estremamente coinvolgenti ed efficacissime nel catturare l’attenzione di chi legge ed, in questa storia, si tratta di un mettere in relazione personaggi totalmente diversi. Eppure hai raccolto il filo conduttore che comunque c’è tra loro, ed è il fatto che siano interpretati dagli stessi attori, per costruire una storia che si sta rivelando più che mai riuscita ed originale.
Sh e Strange, grandioso. La stessa persona in due versioni ugualmente affascinanti e dalle personalità magnetiche che, però, sono completamente diverse, come John ed Everett. (A proposito di questi due, io comunque, preferisco il primo).
Mi sto chiedendo che trattamento stia subendo Watson…

Recensore Master
09/12/18, ore 23:28

Un punto in comune, nel periodo buio e critico che stanno passando, gliel’hai trovato a quei due ed è la volontà di non pensare più a niente e di ibernarsi grazie alla neve che scende imparziale e neutra sopra ad ogni cosa, ignara di tutto quello che è successo.
Sh e John desidererebbero annullarsi sotto a quel manto bianco per poter procrastinare, e non solo di un giorno, la decisione vitale che riguarda il “cosa fare in futuro” ed il “cosa aspettarsi” dalla persona più importante delle loro vite che s’identifica con entrambi: Sh non può fare a meno di pensare a John e quest’ultimo cerca di estraniarsi di fronte all’uragano che ha scatenato a Baker Street immergendosi in un caso piuttosto impegnativo.
Ma, proprio per cercare di non pensare a quello che un John rabbioso gli ha urlato, incolpandolo di essere una persona falsa, tenta di sfuggire alla sua consueta identità di consulting metodico ed estremamente razionale per cercare un nuovo se stesso in un approccio meno mediato dalla ragione e dall’autocontrollo. Tu, questo, lo metti in rilievo, già attirando la nostra attenzione su certi particolari che riguardano il suo modo di guidare l’auto in una serata in cui il tempo è assolutamente proibitivo.
Infatti, subito, mi saltano agli occhi quello stringere convulsamente il volante “sino a far scricchiolare la pelle” e quello schiacciare rabbioso l’acceleratore, in condizioni di guida davvero critiche.
Non è lo Sh lucido e assolutamente in grado di dominare le emozioni. Lui non si sente più così perché, l’accusa di John di essere “solo una bugia senza nome”, ha azzerato la comprensione di ciò che gli sta accadendo e brancola nel buio del disorientamento e del caos emotivo.
L’unica via di fuga che gli sembra possibile è costituita dal silenzio e dalla calma assoluta della neve che continua a tessere il suo mantello.
Nella seconda parte del capitolo fai campeggiare una splendida signora Hudson, determinata e decisa a riportare John alla ragione ed alla comprensione di quello che conta veramente e cioè a ciò che sono stati lui e Sh insieme, contro il resto del mondo.
Il suo lo fai diventare quasi l’appello di una madre disperata che non riesce a vedere la possibile rovina di quello che ormai ama come un figlio: Sh si sta mettendo in serio pericolo e solo John può salvarlo, soprattutto da se stesso.
La frase pronunciata dalla Hudson, struggente eco di TLD, ha il peso di uno schiaffo che scuote Watson dal suo livido torpore; il biglietto e la chiave dell’auto, che lei gli mette in mano con decisione, diventano davvero oggetti con una valenza magica. La vita di Sh, ed anche quella di John, sono racchiuse lì dentro. E John lo capisce, anche se la delusione dell’ennesima menzogna, la rabbia e la devastazione emotiva di come ha trattato Sh sono pesanti come macigni che lo trattengono fermo ed impotente.
Ci appare positivo quel suo mordersi le labbra ed anche quel disperato alzare gli occhi al soffitto perché denotano una reazione in un deserto desolato di silenzio e livore.
Complimenti.

Recensore Master
09/12/18, ore 10:56

Questa non me l'aspettavo proprio, devo ammetterlo e devo anche confessare di non aver capito subito che si trattava di Strange. Quando lo stregone è apparso nell'auto di Sherlock, non ho collegato subito a lui ma proprio come Sherlock non facevo che chiedermi chi potesse essere. A un certo punto ho creduto anch'io che si trattasse di un'allucinazione, ma poi tu stessa avevi ribadito che Sherlock non avrebbe ceduto all'uso di droghe, pur essendone tentato e allora... siccome sono più lenta del solito stamattina, ci sono arrivata soltanto quando si è presentato. Beh, dire che non me l'aspettavo sarebbe limitativo. La "magia del Natale" a questo punto assume un significato reale, uno vero e proprio in cui la magia è un qualcosa di tangibile. Mi è piaciuto molto il fatto che Strange fosse deciso anche a infrangere le regole pur di aiutare Sherlock e John a risolvere le cose. Uno Strange che qui è già sistemato e sposato, ovviamente con Ross e che vorrebbe vedere anche gli altri felici. Beh, sono molto sorpresa davvero. Sì, lo so l'ho già detto...

Per tornare ai fatti, la venuta di Strange si nota che è stata pensata bene, da lui e dal marito. Porta Sherlock in un luogo dove non vuole andare, ma nel quale sarebbe al sicuro e così facendo prova a fargli capire che sì, è naturale voler proteggere chi si ama, ma che non ci si deve aspettare che, chi sta dall'altra parte, chi si vede annullato il proprio potere decisionale, la viva benissimo. Perché non è così e soprattutto per una persona come John che spesso ha questi scatti. Sherlock prova in tutto e per tutto quello che ha provato John più e più volte. Sia quando Sherlock si è buttato dal tetto per salvarlo, che quando ha deciso con Mary quella che doveva essere la sua vita futura. Ora spero soltanto che anche John possa capire quello che ha passato Sherlock, e non soltanto quando l'ha picchiato, ma anche il suo dramma interiore. Il suo essersi trovato davanti a un pericolo più che certo, di fronte alla consapevolezza che John sarebbe morto, non è stato semplice per lui. Avrebbe fatto di tutto pur di salvarlo, e il costo era anche quello di farlo soffrire. Io non credo che Sherlock abbia scelto di buttarsi alla leggera o perché, più banalmente, voleva andare in giro per il mondo a giocare a fare il detective tutto da solo. Sappiamo tutti che, se avesse potuto, se lo sarebbe portato dietro certamente. Per me Sherlock ha sofferto tantissimo già solo nel dover prendere una decisione. Il fatto che su quel tetto stesse piangendo non c'entra soltanto con la bugia che ha detto, quella che Sherlock Holmes era un fake, era finto e non esisteva, c'entrava anche col doversi separare da John. Quindi sarebbe bene anche anche John capisse tutto questo, e che se ne rendesse conto davvero. E su questo conto su Ross e Strange che finora hanno fatto un ottimo lavoro. Ecco, forse capirà di meno la seconda decisione che Sherlock ha preso per lui. Il suo essersi, di fatto, alleato con Mary è stata la scintilla che ha fatto scattare John una volta e per tutte. Io lì sono convinta che Sherlock abbia agito in quel modo perché si è arreso. Non credeva che fosse più possibile che succedesse qualcosa tra lui e John e quindi lo ha "dato" a Mary e a sua figlia. Gli ha dato quella famiglia che da lui non avrebbe mai voluto. Triste, c'è da ammetterlo. Bisogna vedere se John riuscirà a capirlo davvero e se finalmente vedrà quello che prova Sherlock per lui.

Intanto ottima storia davvero, è stata in grado di sorprendermi come non avrei mai creduto potesse succedere.
Koa

Recensore Master
09/12/18, ore 10:09

bella, scrivi ad un ritmo che nemmeno si può credere, e in questo periodo complicato faccio fatica a seguire qualunque cosa, ma...
no, non posso stare zitta se il dottor Strano porta Sherlock a coltivare le pannocchie perché lui e suo marito non ne possono più di vedere lui e John essere una tale coppia di scemi
mi sono veramente sbellicata, anche se questa storia è triste, non comica, però... l'intervallo ci sta troppo bene, e pensare a quelle due coppie parallele è bellissimo
tu brilliant! come al solito
p.s ti prego, ti prego... fa che John strisci per bene quando chiederà scusa a Sherlock per averlo aggredito, ne ho bisogno!
baci con la neve
Setsy

Recensore Master
08/12/18, ore 10:07

Ciao di nuovo, dunque direi che questo capitolo sembra essere l'introduzione di qualcosa di importante, ma che per ora rimane indietro e non detto. Per il momento c'è dell'altro a cui pensare. Per tutta la prima parte vediamo uno Sherlock in macchina che si ritrova a pensare a John. Si sta dirigendo in un luogo molto pericoloso, dove ci sono persone che hanno alcun tipo di scrupolo e ci sta andando da solo e, credo, quasi completamente disarmato. Un suicidio praticamente. Lui sembra convinto di quanto sta facendo, o forse lo dà soltanto a vedere. Quel che è chiaro è che Sherlock non ha superato le parole che John gli ha rivolto. Fa male al cuore leggere quel suo "Quella nuova versione di sé poteva andar bene?" è come se stesse cercando un modo per farsi amare di nuovo da John. Sta cercando il modo migliore per farsi accettare ma il problema è che sta, anche lui come John (anche se nel suo caso la situazione era diversa), nel modo peggiore. Spera che il caso finisca sui giornali e che questo suo metodo alternativo salti all'occhio di John, magari riuscendo a colpirlo e a farlo tornare indietro. Direi che i sentimenti stanno decisamente oscurando la realtà. Sentimenti dei quali non riesce a liberarsi, a questo punto anche se ciò gli causa sofferenza, mi auguro che non se ne liberi, ma soprattutto mi auguro che Sherlock dica tutto quanto a John al momento opportuno. Che gli faccia capire che ha provato a cambiare per John, che gli faccia capire fino a che punto lo ama.

Nella seconda parte ci si trova davvero a un punto di svolta, dopo diversi capitoli puramente introspettivi qui inizia un po' l'azione. Mi domandavo cosa sarebbe successo, quale causa scatenasse un loro riavvicinamento. E la soluzione ce l'ha data The Lying Detective e la fantastica Mrs Hudson. Hai riportato tutto quanto di lei nel modo migliore, il non sapere nei dettagli quale sia stata la causa del loro litigio, ma il far capire a John d'aver intuito lo stesso tutto quanto. E poi il modo in cui ha parlato con John, come si è rivolta a lui, era ben decisa a fargli capire qual era la realtà dei fatti. A John è rimasto soltanto Sherlock, che è la sua famiglia e l'unica persona che ancora gli vuole bene. Mi è piaciuta molto, era decisa, determinata e non aveva intenzione di mostrarsi tenera e comprensiva. Per fortuna questo modo di fare scatena in John qualcosa, prima c'è un netto rifiuto, ma poi cambia idea. Butta il foglio, lo recupera. Però poi si ritrova a pensare che serve dell'altro per spingerlo a salvarlo e che non basta la preoccupazione. Non basta il fatto che si senta solo. Ora, non dico che stia capendo qualcosa di fondamentale, perché potrei benissimo sbagliare, ma di sicuro qualcosa sta per succedere dentro di lui. Per intanto dico che la sequenza di pensieri a cui si lascia andare è rapida, ma molto coerente e soprattutto se si considera quanto ha già rimuginato sull'argomento. Insomma, mi è davvero piaciuto molto.
Koa

Recensore Master
08/12/18, ore 09:41
Cap. 7:

Ciao, allora, come dicevo anche nelle recensioni precedenti mi piace molto la tua scelta di ambientare la storia sotto Natale perché ti permette, tra le altre cose, anche di far passare quanto la decisione di separarsi da Sherlock renda la vita di John un po' squallida. Lo fai capire perfettamente nella prima parte di questo capitolo, in cui ci viene mostrata la pensione nella quale ora vive. John non sembra quasi farci caso, è talmente distratto e perso nei propri pensieri che quasi non fa caso alle decorazioni un po' sciatte e che, di certo, non trasmettono la magia del Natale. Mi è arrivata quella sensazione di tristezza e solitudine, nella quale John si è trincerato. Come si diceva già per i capitoli precedenti, è comprensibile la sua rabbia, la delusione e il fatto che si sia stancato di persone che controllano la sua vita, ma questo non è stato il modo migliore per reagire (anzi è stato il peggiore), e di certo John un bel problema con la rabbia ce l'ha, ma la cosa importante è che l'abbia capito. Che se ne sia reso conto e sì, che se ne sia anche pentito. Ha capito che infierire in quel modo è stato orribile da parte sua e sono sicura che riuscirà a chiedere perdono a Sherlock. Per il momento però, John rimane ancora immerso nei suoi pensieri e non crede minimamente che un giorno potrà sistemare le cose con Sherlock. In tutta questa tristezza però c'è uno spiraglio, la luce si intravede. Perché John si è reso conto non solo che non gli è rimasto più nessuno, ma che non vuole nemmeno prendere, partire e farsi una nuova vita altrove (lontano da Sherlock, aggiungerei io). Cioè, potrebbe cambiare città, lavoro e tutto quanto e invece si è confinato in una pensione ed è rimasto a Londra. Capisce che tutto questo ha un significato, ma per ora decide di non indagare oltre. E l'ho trovato più giusto così, queste cose hanno bisogno di tempo per maturare.

Nella seconda parte si assiste invece a un qualcosa di completamente diverso. Sherlock e John stanno reagendo in modi differenti a quanto accaduto. Anche in merito al Natale, per esempio. A John quasi deprime e mette tristezza, Sherlock non lo considera nemmeno. Non lo ritiene importante al momento, anzi, lo crede l'ultimo dei suoi problemi. E in effetti, a giudicare da quanto si legge, direi che è proprio così. Mi ha spezzato un po' il cuore l'idea che Sherlock stia provando a non essere più Sherlock Holmes. Perché John ha detto che "non è Sherlock Holmes" e quindi lui lo fa. Non credo ragioni lucidamente, la sua famigerata razionalità se n'è andata un po' a quel paese al momento. Ragiona in un modo completamente diverso e, in questa maniera, decide di affrontare un caso e questa volta rischierà veramente la vita. Perché questo "nuovo metodo" mi sembra un po' troppo pericoloso, di certo non all'altezza della sua intelligenza. Ma, come dicevo, Sherlock ora non ragiona troppo lucidamente. Quel che è certo è che fa soffrire vederlo in questo modo, è dilaniato dal dolore e non sono state tanto le botte ad averlo scosso (anche se no, non hanno aiutato affatto), direi che sono state più che altro le parole di John ad averlo colpito e ferito. Sherlock è una persona molto fragile e sensibile e John non se n'è mai reso conto del tutto, non ha capito che in realtà si trova a fianco una persona molto emotiva, forse persino troppo emotiva. E quindi lo ha ferito doppiamente e in un modo molto brutale. Spero che riescano a risolvere le cose preso e che Sherlock non si cacci troppo nei guai.
Koa
(Recensione modificata il 08/12/2018 - 09:44 am)

Recensore Master
07/12/18, ore 23:04
Cap. 7:

Visto che quella parola che hai scelto per il titolo richiamava insistentemente la mia attenzione, mi sono fatta un giretto per i vocabolari on line per chiarirmi meglio il significato e mi ha particolarmente colpito l’accostamento, che al momento non mi veniva in mente, con il concetto di “deserto”.
E la tua scelta si delinea coerente e ricca di suggestioni che, puntualmente, dilagano nel testo.
Per me è nell'individuazione, anche dei singoli termini che possono dare subito l'idea di quello che andrò a leggere, che si esprime la capacità di saper scrivere.
Infatti, procedendo nella lettura, guardandoci attorno nella pensione in cui si trova John e seguendolo nella camera, abbiamo la conferma che ciò che lo soffoca e, come vedremo più avanti, tormenta anche Sh è proprio la desolazione di non avere accanto la persona che, ora più che mai, appare come indispensabile per stare bene. Un deserto, insomma, mentale e concreto.
La descrizione della pensione in cui si trova Watson è davvero significativa e, a proposito di quello che ho scritto prima, hai saputo operare, anche qui, una scelta adeguata a coerente dei termini usati: “…striminzito… perdere gli aghi…slavato… tristi lucine gialle …ghirlande secche e polverose…odore di vecchio…usurata…ecc…”. Quasi quasi ci sentiamo anche noi lettori circondati da un’atmosfera che, a denominarla “squallida”, si pecca per difetto.
Ovviamente il solo sentirsi lì, in quello scenario, non può certo aiutare John a riuscire a riscaldarsi il cuore, anzi, più che mai il deserto, che è diventata la sua vita, si fa veramente soffocante.
Secondo me, un punto forte del capitolo, quello che a me è piaciuto di più, è quello in cui leggiamo chiaramente i suoi pensieri, l'analisi della sua situazione, del suo rapporto con Sh. Sei stata brava a esporre, con chiarezza, il corso del concatenarsi di causa ed effetto che lui costruisce all'insegna della più completa disistima di sè.
Lo lasciamo con i suoi "freddi" pensieri e troviamo uno Sh confuso e disorientato che si dibatte nella disperata ricerca di trovare un equilibrio in cui non faccia troppo male l'assenza di John.
Sulla scena fa il suo ingresso la cara, immancabile signora Hudson, vera e propria vestale dedicata alla Johnlock allo stato puro.
Da questo punto di vista Sh è un po' più avvantaggiato rispetto a John perché ha la presenza consolatoria e rassicurante della sua padrona di casa che, in realtà, si comporta, nei suoi confronti, come una madre preoccupata e premurosa.
Ma, ovviamente, neppure lei riesce a ridurre Sh alla ragione. E ciò lo dico, riferendomi proprio al significato letterale del modo di dire, perché Sh non vuole più affidarsi al raziocinio ed al controllo della tua straordinaria intelligenza.
John gliel'ha detto, anzi urlato, che lui non era Sherlock Holmes, e John ha sempre avuto un canale privilegiato di comunicazione , anzi l'unico, con lui. Quindi, nel caos emotivo e mentale del consulting, ha il sopravvento l'allucinata crisi d'identità che sconvolge il ferreo predominio della ragione.
Un capitolo davvero intenso in cui, dal cassetto della scrivania, in cui John ha riposto le sue cose, spunta inquietante la pistola cui viene dedicato "uno sguardo di troppo". Brava.

Recensore Master
06/12/18, ore 23:25

Inizi il capitolo con quella che, credo, sia la domanda più temuta dalla maggioranza delle persone, specie se viene rivolta in un momento poco roseo della nostra quotidianità per cui ci verrebbero risposte poco consone alla festività natalizia. Figuriamoci diretta a John, in un clima così “freddo” come quello che sta vivendo. Ormai si trova privato anche della parvenza di una famiglia, ma per me ciò non è il guaio peggiore, vista la cara mogliettina, ma, soprattutto il “senza” per lui più raggelante è il trovarsi senza Sh.
E acuisci ancora più il contrasto tra i Natali passati e quello dell’anno scorso, la cui atmosfera, molto tiepida e densa di problemi, è rappresentata in HLW.
quel Natale in cui John ha tentato di recuperare il rapporto con Mary ma, come giustamente hai osservato tu, si è arrivati ad un omicidio, quello di Magnussen.
Dicevo dei Natali passati, certamente non tutti all’insegna della pace e della serenità, come ad esempio le festività trascorse in Afghanistan dove, comunque, si riusciva a trascorrere dei momenti in cui non mancava il calore umano, nonostante la situazione di mortale incertezza.
John ricorda, inoltre, molte occasioni del suo passato in cui, anche se il clima familiare non era dei più felici, i ricordi relativi sono rassicuranti e piacevoli.
Il punto forte di questo capitolo, a mio avviso, è, come accennavo più sopra, il malessere che scaturisce dal contrasto tra Natali da ricordare con piacere e Natali che sicuramente non lasceranno una traccia luminosa.
Tra i due che hai citato, sicuramente, per John, si presenta triste e vuoto il presente, a proposito del quale usi efficacemente la reiterazione del termine “nessuno”, proprio per rendere più evidente il senso del “nulla” che si prospetta. E continua a fare troppo freddo anche per lui.
Un capitolo, questo, più breve rispetto agli altri, come osservi tu, ma ugualmente prezioso per raccordare ciò che sta succedendo e preparare gli sviluppi futuri.