Recensioni per
La verità su Ingeborg Barrow
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 58 recensioni.
Positive : 58
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
28/05/19, ore 07:58
Cap. 3:

Nooooo, e non mi fai morire nessuno? Sei riuscito a sorprendermi con questo finale, proprio non me lo aspettavo.
Dunque, tutto ciò che voleva lo spirito di Ingeborg Barrow era che fosse fatta giustizia al suo buon nome e alla sua integrità morale. La donna non era una negriera sadica, come preferivano far credere i signori della pseudo associazione storica (solita vecchia storia: sei bianco quindi sei razzista. E la cosa tragica è che, ai nostri giorni, i primi a dire una caxxata del genere sono i bianchi. Tutti gli uomini possono essere razzisti, bianchi gialli neri marroncini arancioni e rossi, perché il razzismo fa parte del retaggio culturale di ciascun essere umano), ma una benefattrice amata dalla gente che la conosceva.
Il racconto ha un finale con sfumature romantiche (insospettabili) che mi hanno piacevolmente sorpreso. Mi dispiace solo di una cosa: che mr. Donovan, che mi sta proprio sulle palle, sia finalmente riuscito a far ristrutturare la tenuta per godersela indisturbato. Meritava un'altra fine.
Bel racconto, Vecchio mio, scritto come sempre in maniera ineccepibile. Diverso dal solito, ma non per questo meno godibile.
A presto!

Recensore Veterano
22/05/19, ore 08:50
Cap. 2:

Faccio la brava faccio la brava faccio la brava... cacchio, la battuta ce l'ho sulla punta della lingua, devo farcela a non pronunciarla... Ok, pericolo passato. Per ora :D
Austin sembra un tipo tosto, concreto, che non si lascia certo suggestionare da (s)graffiti sui muri e finestre e porte spalancate quando erano state dovutamente chiuse dall'interno. A questo punto non serve essere geni per comprendere che qualcuno effettivamente si nasconde nella villa, ora bisogna solo stabilire chi.
Il nostro Austin purtroppo non è che sia molto aiutato nelle ricerche. L'avvocato si dimostra il classico scaricabarili e l'associazione storica (faccio la brava faccio la brava faccio la brava) sembra essere tutto meno che un'associazione storica.
Comunque per ora Austin, che è il classico tipo che ogni trenta passi controlla le pieghe della giacca di lino (chiara? In una villa che è disabitata da anni ed è piena di lerciume vario???), e sembra essere affetto da un disturbo di tipo ossessivo maniacale (in effetti i serial killer sono personcine molto ordinate e pulite, Donovan potrebbe aver ragione sul fatto che potrebbe essere uno di loro) sembra preoccuparsi più di pulire la vecchia villa, "infestata" (simpatico il doppio senso, no?) da mozziconi di sigarette e lattine varie (operai porci!), che degli incontri spiacevoli che potrebbe fare. Perché lui è un uomo tutto d'un pezzo. Per il momento, almeno. :D
Inutile dirti quanto le varie descrizioni (di paesaggi, ambienti, personaggi ecc ecc) mi colpiscano.
Fiuu, sono arrivata alla fine e ce l'ho fatta! Sono stata prava prava. No?
Complimenti, Vecchio mio! Anche questo racconto è godibilissimo.
Non ne sbagli una, eccheccazz...
A presto!

Recensore Veterano
17/05/19, ore 08:43
Cap. 1:

Eccomi, in ritardo (come al solito) ma ci sono.
Caro Donovan, un bravo imprenditore come te dovrebbe sapere che le botte di culo non esistono. Se ai Caraibi mettono in vendita un'antica villa con tanto di terra e tutto il resto al prezzo stracciato della villetta della nonna, e se la proprietà non è ipotecata e sembra in ottimo stato, ci vuoi mettere che magari è infestata da qualche spiritello poco ospitale?
Da qualche parte un volta ho letto che gli imprenditori, per lo meno quelli con più anni di esperienza sulle spalle, sono fortemente superstiziosi e a simili cose ci badano eccome.
Ma il nostro Donovan, esperto solo in acquisti di pseudo ristoranti giapponesi (ce ne sono a pacchi anche in Italia), a simili sciocchezze non crede, pertanto non capisce per quale ragione, per la terza volta, venga mollato da solide imprese edili le quali, dopo essersi assunte l'impegno di eseguire i lavori di ristrutturazione dell'antica villa immersa nella vegetazione incolta e variopinta tipica dell'isola, lo mollano proprio sul più bello.
Mi sa tanto che Donovan si dovrà ricredere presto.
Personaggio antipatico, questo Donovan, perciò caratterizzato benissimo, come al solito. Una vota tanto sono contenta che tu abbia il pallino di farli fuori tutti, i protagonisti dei tuoi racconti.
Sono curiosa di vedere cosa accadrà al nostro ambizioso e dispotico imprenditore, in quale modo lo farai massacrare. :D :P
Interessante racconto, Vecchio mio! Mi sa che hai fatto centro anche stavolta.
Alla prossima!

Recensore Master
07/05/19, ore 23:05
Cap. 1:

Vincitore Primo Posto Parimerito Oldfashioned 49,650/50 La verità su Ingeborg Barrow

Grammatica e stile: 9,6/10 (grammatica 4,6/5 stile)
Il livello dei tuoi racconti è sempre altissimo. Hai un lessico ricercato, usi termini tecnici, ti impegni a curare i dettagli. Qui in particolare volevo farti sapere che ho molto apprezzato sia la cura nel descrivere taluni oggetti tipici appartenenti ai carpentieri, sia nella descrizione della casa stregata (un esempio? La palladiana), ma anche l’uso di verbi leggermente desueti, come sogguardare e postare con l’accezione da te usata. Ho gradito tutto moltissimo, perché tale ricercatezza non si lega a uno stile pesante, anzi: il racconto (perché tale è) scorre fluido e gradevole e ha una forma eccellente. I refusi, difatti, sono pochissimi. Ho apprezzato anche il titolo, sebbene questo campo specifico non rientrasse esattamente nei parametri: è rivelatore e si comprende solamente alla fine, anche se un qualche indizio circa la vera natura della signora Ingeborg era intuibile nel dettaglio del canto.
ma se non partiva la prima delle rotelle, ovvero i lavori in muratura, tutte le altre erano destinate a rimanere desolatamente ferme. Si alzò dalla scrivania con un gesto brusco, spingendo indietro la sedia con tale forza che essa sbatté contro lo schedario, producendo il rimbombo cavernoso di un contenitore desolatamente vuoto [desolatamente/desolatamente, ripetizione]
tardo settecento [tardo Settecento]
L’avvocato lo fissò perplesso. “perché lo chiede a me? Sono stati loro a organizzarlo, chi le può dare informazioni meglio di loro?” [Perché ]
Morendo senza eredi, la donna aveva dato disposizioni affinché gli essi fossero liberati e Christineberg diventasse di loro proprietà. [affinché fossero]
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9,9/10
Donovan
L’imprenditore che sopravvive con all you can eat di dubbia origine e che acquista per un vero e proprio colpo di fortuna la tenuta di Christineberg è reso alla perfezione in un mix di furbizia, grettezza e umanità come raramente se ne incontrano. È sprovveduto e accorto allo stesso tempo, in un mix di realismo che ho particolarmente apprezzato. In lui ci sono tutti i tratti dell’imprenditore di successo, compresa una certa miope arroganza che gli fanno sorvolare la questione soprannaturale, ma che tuttavia non gliela fanno escludere: mi spiego meglio. Ha dei ristoranti con le insegne che non significano nulla, ha la moglie e l’amante e quella sicurezza stolida e concreta tipica dell’imprenditore. La prima parte del capitolo è dedicata a lui e alla sua ansia e benché la sua caratterizzazione fosse simile a quella di moltissimi altri analoghi personaggi di film del genere, non poteva che essere così, soprattutto perché il protagonista non è lui, ma il più complesso Austin. Se lui fosse stato il protagonista della storia nella sua interezza, il suo essere così tipicamente un imprenditore forse avrebbe potuto annoiarmi, ma il fatto di renderlo l’elemento scatenante, ma non il protagonista, lo ha rimesso in una dimensione che ho apprezzato molto, ma molto di più.
Abitanti di St. John
In ogni film dell’orrore che si rispetti – o romanzo o racconto, e qui penso inevitabilmente a Lovecraft, gli abitanti erigono una sorta di muro nei confronti dello straniero volto a indagare, sia perché non vogliono dar peso alla superstizione, come è il caso dell’avvocato, sia perché non si è disposti ad accettare una rilettura più critica della storia, come è il caso dell’Associazione storica, che qui deve difendere una certa vulgata, proponendo una visione di Ingeborg Barrow che si rivela essere totalmente speculare rispetto a quello che testimoniano e provano quelle che sono le fonti coeve della signora all’interno della casa. Sebbene tutto ciò sia molto credibile, non viene spiegato – ma solo suggerito dalle parole cariche di astio della direttrice – come mai la figura di Ingeborg sia passata da santa a strega – un aspetto, peraltro, che ho gradito moltissimo, perché offre un approccio critico alle fonti.
Austin
Il nostro risolutore workaholic è un protagonista semplicemente perfetto e non so dirti quanto l’ho amato, con le sue manie di ordine e pulizia, col suo scetticismo e un sangue freddo che crollano solamente di fronte all’evidenza del sovrannaturale. Con lui hai fatto un lavoro davvero mirabile e profondo: non è il solito eroe, ma un personaggio che grazie alle sue manie e alla sua attenzione – a una dedizione al lavoro ben spiegata e persino leggermente eccessiva – supera il limite che separa lo scettico da chi crede in qualcosa. Il mutamento, la “crescita” intellettuale del personaggio non avviene con uno schiocco di dita, ma lungo le pagine e pagine in cui Austin sperimenta e tenta come un novello Bacone col metodo scientifico che, alla fine, gli fa dire sì, i fantasmi esistono.
Ingeborg
Il fantasma della tenuta mi ha ricordato il personaggio del noto film “The Others”, ma in un’accezione decisamente più interessante e non è solo per la scelta dei Caraibi come luogo di elezione per la storia. Che il fantasma sia un personaggio positivo è solo intuibile analizzando l’aspetto del canto e interpretandolo come una non certa, ma possibile, espressione di gioia (esempio, i salmi sono canti). L’altro aspetto che mi aveva fatto interpretare correttamente il personaggio era la lunghissima vita. Era raro, ma non impossibile vivere tanto a lungo in epoca moderna (io stessa mi occupai di un principe che campò nello stesso periodo per ben 73 anni). Per essere una strega maligna che faceva esperimenti se ne è andata piuttosto in avanti con l’età e anche il dettaglio che la tomba non fosse stata violata con scritte e simili è piuttosto indicativo della sua reale natura, così come alcuni dettagli su di lei sparsi che hanno contribuito a renderla coerente con la fine del racconto: se veramente fosse stata così tanto malvagia come una certa contessa ungherese passata alla storia per altre efferatezze e che comunque fece una fine diversa, in caso di rivolta l’avrebbero semplicemente fatta a pezzi e non fatta gentilmente sopravvivere fino a superare la novantina. Lo stesso dicasi per la foto, che subito suscita in Austin un senso di quiete. Lo spirito però ha un duplice atteggiamento. Deve far sapere ai vivi chi è stata e cerca un riscatto alla propria memoria, tanto che quando il meticoloso Austin giunge con lei a un accordo, permette a Donovan di ottenere ciò che desidera.
Utilizzo del pacchetto: 10/10
Il pacchetto è stato utilizzato nella sua interezza e in maniera pressoché egregia. La frase era presente e viene pronunciata dal fantasma, altro elemento del pacchetto, mentre la caverna è il luogo dove sono conservati i documenti relativi all’attività filantropica di Ingeborg. Il prompt legato all’oblio è rispettato in toto: stando alle varie definizioni dei principali dizionari italiani, l’oblio è qualcosa che assorbe la memoria, ma che non è assimilabile all’amnesia. Il concetto non è di così facile intuizione, eppure tu lo hai reso magnificamente all’interno di una storia dove la verità di Ingeborg è stata nascosta ed è finita per perdersi.
Originalità e Trama: 10/10
Apprezzo sempre delle tue trame che siano intelligenti e accorte. Qui hai scelto di proporre una visione differente del classico latifondista europeo che sfrutta la manovalanza, per proporre invece la storia di una donna che sperimentò nella sua tenuta un approccio diverso e più umano nei confronti degli schiavi. C’è da considerare che era possibile per la Barrow nutrire simili pensieri e avere una laurea in medicina - che la volontà di trattare dignitosamente ed equamente gli schiavi fosse comunque appannaggio già di taluni, in quel periodo storico preciso – basti pensare alla Guerra Civile americana che si combatté proprio intorno alla metà del secolo XIX. La tua storia non parla di questo, in verità, ma della memoria dimenticata di una donna che si adoperò per essere giusta. Lo fa in un testo privo di anacronismi, che lancia intelligenti ami cui il lettore accorto deve necessariamente abboccare. Lo sviluppo è chiaro in ogni sua parte e viene rivelato un cliffhanger finale che porta alla risoluzione nel giro di pochissime righe di testo, ma questo non è affatto un difetto, quanto invece un rendersi conto di aver raccontato ciò che andava raccontato. La vera storia di Ingeborg Barrow è stata raccontata.
Gradimento personale: 10/10
L’idea di presentare gli effetti e arrivare solo alla fine alla causa del mistero è degna della narrativa dell’orrore e del giallo, ambiti in cui ti sei mosso benissimo, creando aspettativa e suspence, ma lasciando sempre la possibilità al lettore di intuire qualcosa, anche se occorre arrivare alla fine per scoprire il segreto del fantasma. Azzardato e avvincente è il proporre un revisionismo su una questione che per noi europei è molto lontana, ma altrove, negli USA, è ancora fonte di contrasti e dibattito. Film come 12 anni schiavo e la vicenda personale di Jefferson rendono decisamente più complicato parlare di certe questioni. Qui tu presenti una figura, quella di Ingeborg, che passa come strega, ma che in verità è una santa. Una divisione molto netta che ho adorato perché nulla nella vita è totalmente bianco e nero. Questa tua storia ha soddisfatto il mio desiderio di leggere qualcosa di bello – e lo è veramente – ma mi ha anche lasciato un sacco di domande, dubbi, riflessioni. Mi ha fatto venire in mente certe altre leggende su padroni sadici e crudeli, quelle tristemente vere, ma anche esempi di persone giuste che non hanno pubblicizzato in vita il loro aiuto ai più deboli. Ritengo anche che la scrittura sia una potente arma adatta a scavare nell’animo delle persone e che deve suscitare in loro qualcosa. Ecco, questa storia ha suscitato in me tantissime cose. Complimenti vivissimi.

Recensore Veterano
24/03/19, ore 18:02
Cap. 3:

Se tutti i mapazzoni fossero come i tuoi non sarebbero così bistrattati XD
Nonostante Austin non sia un fantasma la storia mi è piaciuta molto: è un po' il contrario di quel che uno si aspetta parlando di case stregate di proprietari di schiavi, qui la crudeltà era quella di coloro che volevano diffamare la sig.ra Barrow in nome del razzismo ( al contrario).
Sono contenta per Donovan: finalmente ha potuto mollare gli arredi finto giappone XD
Bellissimo racconto, da rileggere ancora. A presto e alla prossima!^-^

Recensore Veterano
24/03/19, ore 17:48
Cap. 2:

Questo Austin mi piace: freddo, preciso, probabilmente la persona migliore a cui affidare un lavoro di indagine su una presunta casa stregata. A questo punto ho cambiato le mie speranza: ora spero davvero che Austin riesca a dimostrare che NON è stregata, che si tratta di un complotto dell'associazione del museo (tra l'altro, bellissimo il dialogo in cui la direttrice dimostra di avere gli stessi pregiudizi dei bianchi che odia, una cosa purtroppo attuale anche in diverse circostanze) e, qui parto in volo, che il vero fantasma è Austin in persona. ( L'ipotesi mi sta sempre più prendendo).
Vado al prossimo!^-^

Recensore Veterano
24/03/19, ore 17:34
Cap. 1:

Ciao! scusa l'enorme ritardo della mia recensione, ultimamente faccio fatica a tenermi al passo come vorrei.
Promette bene, molto bene: la casa chiaramente stregata (il fatto che sia ai Caraibi mi fa subito pensare a rituali voodoo, schiavi maltrattati che muoiono lanciando maledizioni e strani veleni tropicali: top XD) , il protagonista che non capisce la situazione, abbagliato com'è dal miraggio dei soldi facili (devo dire che un po' tifo per lui: gli all you can eat finto giappo stanno diventando il trash culinario dominante, ovvio che poi uno voglia tentare la sorte con un resort caraibico), le ditte che abbandonano... Mi aspetto terrore da un momento all'altro.
Come sempre uno stile e un ritmo impeccabili, dalle descrizioni piu' brevi ai dialoghi tra i personaggi.
Finchè mi rimane tempo corro a leggere il resto!^-^

Recensore Master
04/03/19, ore 15:28
Cap. 3:

Valutazione per il contest “Terapia d'urto”

Grammatica, lessico e stile: 13.75/15


Dal capitolo uno:

• Ancora immerso in immagini di sogno... → da.
• Alla fine rivolse un’occhiata truce anche sull’amico... → all’.
• Solo che lei mi promette di chiamarmi James. → se.
• ... tergendosi la fronte madida[.] “Qui c’è qualcosa, James.” → manca il punto.

Dal capitolo due:

• ... alcuni documenti e li postò sul piano del mobile... → posò, appunto stilistico: nel caso di semplici documenti ritengo la scelta del verbo ‘postare’ un po' eccessiva per il significato che ha, ‘posare’ è sufficiente.
• ... lo fissò perplesso. “perché lo chiede... → Perché.
• Senza smettere si telefonare... → di.
• Preda questo... → Prenda.

Dal capitolo tre:

• Si chiese quale fosse il razionale [?] alla base di quel comportamento... → non ho capito se lo intendevi come sostantivo o aggettivo, nel dubbio: movente oppure la ratio.
• ... dato disposizioni affinché gli essi fossero liberati... → da togliere.
• ... per un semplice motivo: che la tenuta era infestata... → avendo già inserito i due punti il ‘che’ crea una ridondanza, oppure avresti potuto scrivere: “... per il semplice motivo che la tenuta...”
• ... intervento soprannaturale?[_]Ira sig.ra Barrow? → manca lo spazio.

Il punto di forza della storia risiede indubbiamente nelle descrizioni. I paesaggi, siano essi soltanto in foto o dal vivo, così come la proprietà Christineberg sono descritti con cura in ogni dettaglio, facendo caso ai colori e all'atmosfera.
Il punto di vista in terza persona ti ha permesso di introdurre la vicenda con un personaggio e portarla avanti con un altro. Il tutto adeguando sapientemente il lessico in base al carattere del protagonista, dando loro una voce distinta e distinguibile nei dialoghi. Il diverso carattere dei personaggi contribuisce anche a cambiare il tono della narrazione: frizzantino e frenetico con Donovan, placido e riflessivo con Austin. Adoro quando i personaggi sono in grado di imprimere e dettare il loro ritmo sulla vicenda.

Una cosa, però, che ho notato nelle prime scene è che ti sei ripetuto (tre, forse quattro volte) nell'utilizzo del termine “tono”, laddove invece avresti potuto trovare sinonimi del verbo ‘dire’ per enfatizzare le emozioni impresse nella voce; alcuni esempi: sbottareesclamaresibilare, a seconda della circostanza, evitando così di ripetere “con tono...” Non le ho segnate ma, in generale, anche dopo ho riscontrato parecchie ripetizioni di quel termine, in un testo così lungo è normale che ci siano, tuttavia ritengo che almeno la metà potessero essere evitate sfruttando al loro posto, magari, degli aggettivi che rendessero gli stessi concetti. Alcuni esempi: anziché “rispose con tono tagliente” (ripetuto spesso, di cui due volte per Keynes nella stessa scena), funzionerebbe ugualmente “rispose tagliente”, “rispose pungente”, “rispose piccato”; in breve, taglia il superfluo e gioca di più coi sinonimi.

Allo stesso modo ritengo che alcuni dialoghi, superflui, possano essere tagliati e sostituiti con una sequenza narrativa, questo specie nella parte conclusiva di una scena. Esempio di un dialogo di chiusura: “Ok, lasciamolo perdere, allora.” Normalmente trovo molto a effetto i dialoghi che fanno sfumare una scena verso la sua conclusione, tuttavia sono dell'idea che se un dialogo non porta con sé informazioni aggiuntive, non arricchisce la transizione, ma è più semplicemente di “contorno”, allora è preferibile tagliarlo, anche per non rendere la chiusura secca, robotica, passami il termine. In questo caso Donovan aveva già scartato l'opzione, quindi, a mio parere, non c'era il bisogno della risposta del suo interlocutore.

Originalità e trama: 10/10

Già ho elogiato le tue descrizioni nel parametro precedente, ribadisco i miei complimenti anche qui. Definire e dare forma all'ambientazione è il primo passo per rendere il lettore consapevole sul contesto e l'ambiente in cui si colloca la vicenda. Nello specifico, risalta la tenuta Christineberg, delineata sia nell'aspetto che nella sua storia. Addirittura si vengono a sapere due versioni relative alla padrona della tenuta ed entrambe sono elementi chiave della vicenda, poiché spingono l'immagine della signora Barrow in direzioni opposte, creando un malinteso, e per alcuni un pregiudizio, nei suoi confronti.
Donovan contribuisce all'innesco della vicenda, mentre è Austin a portarla avanti, a svolgere le ricerche sul caso e risolvere la questione. Un passaggio di consegne che rende la trama dinamica, fresca e coinvolgente. Costruita tassello dopo tassello, con un rilascio graduale di informazioni, la trama si snocciola piano piano rivelando un mistero più difficile a risolversi del previsto. Se il lettore ha già la risposta in mente, è interessante leggere della testardaggine con cui Austin continua a convincersi del contrario. Non è banale, le sue convinzioni sono basate sul suo vissuto, sulle conoscenze e la sua razionalità; è giustificato in ogni suo tentativo di provare la presenza di persone in carne ed ossa, salvo poi fare la scioccante scoperta.
Il pregiudizio è uno dei temi di questa storia, che per gran parte della vicenda induce il lettore a farsi l'idea sbagliata. Ciò infittisce il mistero rendendo la verità su Ingeborg Barrow un vero colpo di scena, di quelli che, a pensarci bene, ti fanno venire anche il dente avvelenato proprio per via dell'impossibilità di difendersi della donna. A maggior ragione, il finale regala tanta soddisfazione.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

È il caso di dire che mi sono trovata in difficoltà per scegliere chi ho preferito dei due protagonisti. Donovan e Austin, due uomini apparentemente diversi, agli antipodi, ma con alcuni aspetti in comune. Entrambi infatti antepongono alla vita sociale, romantica e familiare, il loro lavoro.
Donovan è un giovane uomo ambizioso, intraprendente, sempre in cerca della grande occasione per migliorare la sua situazione, per fare il salto di qualità. In realtà, si scopre essere molto attivo sentimentalmente, ma quando c'è di mezzo il lavoro, che sia la moglie o l'amante, la partner sparisce dalle sue priorità. Un personaggio che mi ha conquistata soprattutto per via dell'imprecazione facile che dimostra il suo essere una testa calda, dalla poca e limitata pazienza. Quando succede il minimo intoppo scatta come una molla, si mette in moto finché non ha una soluzione per le mani.
Se Donovan apre le danze, è Austin a portarle avanti. Avevo il sospetto che con un difetto come quello potesse uscire fuori un personaggio noioso, grigio, e invece Roderick è un concentrato interessante e ben riuscito di disciplina, tenacia e involontaria ironia. Sì, perché più volte sono venute a crearsi situazioni che, complice la sua serietà e mono-espressione, sono risultate ridicole, delle vere e proprie gag accidentali da parte sua. O almeno, così le ho recepite per via del contrasto con chi gli stava intorno. Anche lui trova piena espressione nel parlato, nelle azioni e nel modo di fare. Rispetto a Donovan, è risultato più difficile da decifrare in termini di introspezione, ma in generale il suo personaggio ha saputo stregarmi con la sua umile compostezza.

Sviluppo e utilizzo del pacchetto scelto + fattore malizia: 8+2/8+2

— Non è un solo personaggio ma sono in due a essere zelanti. Infatti, sia Donovan che Austin, seppur in modi dissimili, mettono in primo piano il loro lavoro, anche a costo di trascurare altri aspetti della loro vita, come la sfera sentimentale, familiare, e così via. Austin in particolare ha degli atteggiamenti maniacali anche per quanto riguarda l'ordine, una meticolosità sconfinata che comunque gli è tornata, ironicamente, utile quanto un pregio. [4/4]

— Anche nel caso del sentimento hai giocato in doppio. Lo sconforto lo viene a provare sia Donovan, nel momento in cui si ritrova a fronteggiare un ritiro dopo l'altro da parte delle imprese edili, con il rischio di veder sfumare il suo ambizioso progetto e con la banca a tenergli il fiato sul collo, che Austin una volta ritrovatosi faccia a faccia con una stramba realizzazione in grado di smontare le sue logiche credenze. [2/2]

— Da un certo punto della storia in poi si consolida sempre di più una sensazione: il tempo è ormai agli sgoccioli. A causa dei continui ritardi nei lavori, infatti, comincia a farsi man a mano più concreta l'idea che il progetto di Donovan possa fallire. È una corsa contro il tempo per risolvere il mistero della tenuta e far ripartire le ristrutturazioni. L'elemento viene sfruttato come un invisibile countdown, ma, a mio parere, c'è stato anche un utilizzo più velato. Infatti, lo stesso inserimento di un fantasma, la cui coscienza persiste e sopravvive nel tempo nonostante la morte, rientra nell'interpretazione del prompt. [2/2]

— Donovan e Austin, da uomini laboriosi, vogliono soltanto portare a termine il loro lavoro. Il primo ha colto al volo l'occasione della vita e non vuole sprecarla con il rischio di cadere in rovina; il secondo, pignolo e diligente, è sempre riuscito a portare a termine qualsiasi compito assegnatogli. Ma in questo caso, che sia sfortuna o cattiva sorte, il fato sotto forma di evento soprannaturale ci si è messo d'impegno per mettergli i bastoni fra le ruote. [2/2]

Gradimento personale: 9.75/10

Una storia che cattura l'attenzione sin dalla prima scena e più si infittisce il mistero, tanto più diventa avvincente. Viene spontaneo interessarsi alla storia, al passato di questa tenuta e mentre si scoprono informazioni insieme a Austin, ci si fa anche un'idea sul personaggio di Ingeborg Barrow. Personalmente ammetto di esserci cascata in pieno, credevo si trattasse di una crudele e cinica schiavista, che in seguito alla morte è rimasta sotto forma di fantasma nella villa per tormentare i visitatori. Invece, la scoperta sulla vera natura della donna mi ha colpito, ha completamente ribaltato l'impressione che avevo di lei e sul finale, con quel bacio inconsistente, come una carezza del vento, rivolto a Austin mi si è scaldato il cuore dalla dolcezza. Una storia meravigliosa!

Totale: 53.5/55

Recensore Master
21/02/19, ore 15:29
Cap. 3:

Ciao! Perdonami se arrivo solo ora a completare la lettura di questa bella storia... geniale veramente, e credo sia stata una bella faticaccia riuscire a scrivere qualcosa di innovativo sul tema della casa stregata! Tu ci sei riuscito molto bene, anche se qualche punto è rimasto irrisolto: perché mai la mama Inga godeva di una fama così sinistra? Al contrario, quelli dell'associazione storica avrebbero avuto tutto l'interesse morale a esaltarne la figura...
Come mai anche la bara della donna, oltre ai documenti, si trovava chiusa nella grotta sotterranea?
In ogni caso una bella storia, con un simpaticissimo e pignolissimo personaggio.... complimenti come sempre e alla prossima!

Recensore Master
17/02/19, ore 03:20
Cap. 3:

Hai capito i figli di puttana dell'agenzia...
Oh, ad ogni modo, non credo proprfio sia il caso di fare la persona brutta e cominciare in maniera così tanto volgarissima. Quindi, tantissimo per cominciare, buona notte, dato che sto recensendo ad un orario così ignobile e privo di senso XD però ci sta, no? Storia di fantasmi, l'ora del diavolo in cui capitano tutte le robe creepy inquietanti della situazione, e quindi... creaiamoci una buona atmosfera per una buona recensione XD comunque sia, scherzi a parte, qua non c'è poi troppo da essere terrorizzati - da una parte, in un certo senso... - se non da rimanere sorpresi e, oltretutto, piuttosto soddisfatti.
Insomma, mi hai davvero lasciato senza parole con questa storia di spiriti: mi aspettavo decisamente un cambiamento di eventi completamente diverso, come un qualcosa in puro stile ESP fenomeni paranormali, in cui lo spirito della defunta padrona di casa si rivelava un demonio terrificante ben peggiore della Papessa Nera e parecchio cattiva. E che Austin, di conseguenza, non uscisse mai più da quella casetta infestata dai demoni.
E invece, lo spirito in questione era ciò che esiste di più classico, e di cui non se ne vedono più di questo tipo da un bel po' di tempo: un'anima tormentata, e anche piuttosto rabbiosa, del fatto che il suo nome venisse diffamato in modo così orribile e ingiusto.
e direi che ha tutte le ragioni del mondo per essere così furiosa, visto tutto quello che ha fatto in realtà per i suoi 'schiavi', insomma, una specie di utopia, per il tempo: cure mediche, case dove poter dormire e riposare, addirittura uno stipendio che, nonostante sembri banale, al tempo era fantascienza.
Apparizioni inquietanti permettendo - mi sognero la scena della videocamera di notte - questo era uno spirito decisamente benevolo, solo un pochettino in cerca di attenzione e che la verità venisse rivelata. Austin decisamente, per quanto pragmatico e dedito a tutto quello che riguarda affari e problemi riguardanti gli affari, sembra avere comunque un senso di giustizia, perciò dopo aver ritrovato quel manoscritto che parlava di come in realtà la donna fosse una vera e propria filantropa, decide di indagare ancora più a fondo, e scopre finalmente la verità e tutti i diari della donna, per poterli finalmente pubblicare e far comprendere a tutti la verità vera.
Alla facciaccia di quelle facce da culo dell'agenzia - non sono razzista. Se le persone fanno schifo fanno schifo e basta - che l'hanno dipinta come l'anticristo... e io ci ero pure cascato.
Mannaggia, vedi quando le cose son scritte bene quanto ci cado?
COmunque sia, la questione si risolve nel migliore dei modi, come gli episodi di ghost whisperer: lo spirito passa oltre ringraziando il suo liberatore, l'hotel viene aperto - non ci credevo più XD - e la povera donna potrà venire finalmente ricordata per quello che in realtà era. Davvero, davvero, davvero complimenti, anche con questo colpo di scena finale che mai nella vita mi sarei aspettato.
Un vero e proprio tocco di classe, che tanto si distacca dalle tue storie sempre piene di drammaticità e morti orribili - ok, forse non tutte... ma la maggior parte di quelle che ti ho letto sicuramente sì XD - detto ciò, veramente, ancora grassi e grossi complimenti.
Ora non vedo l'ora di essere portato nel Bayou... perché so che c'entrerà qualcosa con la prossima storia!
Ancora complimenti!

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Junior
15/02/19, ore 08:57
Cap. 2:

In ritardassimo, ma ci sono anche io.
Allora che dire... Austin mio preferito. La sua totale impassibilità al mondo mi fa sorridere. Sembra il signor Wolf, presente? Lui risolve i problemi.
L'uomo giusto per la mansione giusta.
Chiunque avrebbe almeno aggrottato le sopracciglia nell'ascoltare le atrocità fatte agli schiavi, invece lui no.
Perché non abbiamo bisogno di qualcuno che si fa guidare dalle emozioni e dalle sensazioni.
Il ribrezzo e la paura sono solo dei blocchi, Austin pensa lucido in qualsiasi momento.
Io al suo posto sarei rimasta in un angolo a piangere appena visti i graffi perché tutti abbiamo visto troppi horror nella nostra vita e sappiamo perfettamente come va a finire.
Ma lui non ci crede e noi ne abbiamo bisogno per avere una storia degna di nota.
Comunque simpaticona l'ex proprietaria.
Una che non porta per niente rancore. Una da "pietra sopra".
Simpaticissima poi la signora Barrow, figlia dei suoi tempi proprio.
Vado a vedere come si sviluppa.
A dopo!

Recensore Veterano
13/02/19, ore 11:25
Cap. 3:

Ciao, carissimo ^^ Ormai non mi sopporterai più ma è giusto lasciare un commento anche all'ultimo (di già? T.T) capitolo di questo sorprendente racconto. Aspettavo un crescendo di pathos, un climax di azione ed orrore fino a precipitare in un finale sconvolgente. E invece! Invecesei riuscito a ribaltare per l'ennesima volta le carte in tavola e a sorprendere. La verità. Cos'è la verità? Non è una, sola, inequivocabile e inconfutabile perché Parmenide ce lo siamo lasciati dietro da un pezzo. Ha tanti volti e tanti nomi quanti sono i protagonisti delle vicende umane. Perché è vero che gli schiavi sono stati ridotti in condizioni disumane e seviziati, ma è altrettanto vero che sono esistite persone di cuore che se ne sono prese cura, restituendo loro la dignità di persone, come la nostra Ingeborg che finalmente può riposare in pace. Grazie soprattutto al portentoso, cazzutissimo, Austin che ha risolto anche questo problema. Come sempre, complimenti per aver costruito un intreccio leggero ma profondo e originale, anche divertente. Davvero molto bravo. A presto ^^

Recensore Master
13/02/19, ore 10:21
Cap. 3:

Un'anima errabonda, che non trovava pace. Troppe menzogne abilmente giostrate sul politically correct avevano rovinato la reputazione di una persona perbene, generosa, che di certo non si sarebbe meritata la damnatio memoriae.
Meno male che abbiamo avuto a che fare con un uomo "tutto d'un pezzo", che non si lascia intortare facilmente: grazie all'operato di Austin la povera Ingeborg ha potuto lasciare questa terra e riposare per l'eternità.
E finalmente adesso abbiamo un resort con i fiocchi!
Complimenti come sempre per una storia di fantasmi assolutamente originale, dal finale per niente scontato, in cui lo spirito errante non è stato dipinto come il solito cattivone da film horror.
Bravissimo e unico, il nostro Old!

Recensore Master
12/02/19, ore 15:51
Cap. 3:

Ciao! ^^
Finalmente, anche io sono riuscita a leggere la tua storia, anche se con imbarazzante ritardo (si vede che sono in piena sessione d'esami?)
Bando alle ciance: io adoro le storie sovrannaturali e di fantasmi, quindi già le premesse a che la storia mi piacesse c'erano tutte. Ho divorato i tre capitoli tutti d'un fiato, quindi direi che, a conti fatti, ho gradito molto questo racconto, ed io sono una tipa piuttosto difficile in quanto a gusti.
Innanzitutto, ho apprezzato tantissimo il tuo stile: lineare, pulito, scorrevole e, soprattutto, senza strafalcioni grammaticali, il che è cosa ben rara. Hai un modo di scrivere molto diretto, che cattura e fa immergere nelle vicende, senza troppi fronzoli che possano distrarre o rallentare ed appesantire la lettura.
I personaggi sono caratterizzati veramente molto bene: la loro personalità si svela a poco a poco durante tutto l'arco della narrazione, soprattutto per quanto riguarda Austin, che non si riesce subito ad inquadrare (e, ovviamente, questa è tutt'altro che una cosa negativa, almeno personalmente: adoro i personaggi che si svelano a poco a poco). Mi è piaciuto molto Donovan, mi ha fatto ridere il suo modo di essere e fare, tutto soldi ed investimenti; ho trovato esilarante il suo modo di porsi dinanzi ai problemi, ed il suo modo di affrontarli: non so se la tua intenzione fosse di ridicolizzare un comportamento tanto estremizzato, sta di fatto che mi ha divertita tantissimo. Austin, inizialmente, mi ha perplessa, ma andando avanti con la narrazione sono riuscita ad inquadrarlo e l'ho apprezzato molto: ho adorato il suo approccio scientifico ed il suo disturbo ossessivo che gli fa compiere maniacalmente determinati rituali. Ed ho apprezzato anche il fatto che Ingeborg Barrow sia riuscita in un certo qual modo a spezzare questi suoi ritualismi (quando si precipita nella stanza di lei dopo aver fatto il sogno, anziché radersi prima di ogni altra cosa). Il fantasma compare molto poco, ma quella sua comparsa è di grande impatto e più che sufficiente per darne un'immagine precisa. Tutto è perfettamente equilibrato, tanto che oserei dire che dilungarsi ulteriormente nella descrizione dei fenomeni paranormali o di Mama Inga avrebbe stonato.
Ho apprezzato anche che questa storia di fantasmi non sia quella "classica", nel senso di entità malvagia che possiede un luogo e di povero malcapitato che deve combatterci; mi è piaciuta molto questa chiave di lettura di una presenza benevola che aleggia per la tenuta e che non vuole altro che la verità sul suo conto (giustamente). Ho adorato anche la dicotomia tra l'approccio scientifico di Austin e la vicende che è tutt'altro che spiegabile con la razionalità. Mi è piaciuto anche il fatto che Austin abbia preso con pragmatica lucidità la faccenda, e si sia rassegnato dinanzi all'evidenza dell'esistenza dei fantasmi, senza che la cosa lo scomponesse più di tanto, tra l'altro.
Quindi, in conclusione, è una storia che mi è piaciuta molto: è stata delicata, in un certo modo, quasi una favola un po' raccapricciante. Mi è piaciuta l'atmosfera che ha aleggiato per tutto il racconto e, soprattutto, ho adorato la frase di chiusura, che si sposa perfettamente con lo spirito della storia.
Davvero complimenti! Ed in bocca al lupo anche a te per il contest (anche se credo ci siano ben pochi dubbi sulla tua più che meritata posizione al primo posto nella classifica ^^)

Recensore Master
12/02/19, ore 14:23
Cap. 3:

Ohi ohi, la metodica e la pignoleria del signor Austin niente hanno potuto contro il sovrannaturale!
L'apparizione del fantasma che si avvicina alla videocamera l'ho letta con un occhio chiuso e uno aperto sotto la copertina di pile; c'è una ragione per cui non guardo volentieri gli horror, è che vorrei dormire di notte :D
Però alla fine il pragmatismo del "risolutore" è venuto utile, è riuscito a fare chiarezza nella vicenda e con un buona buona pianificazione è venuto a patti col fantasma, che si è vista restituire i dovuti onori e il rispetto della verità storica.
Alla fine pare perfino che mama Inga si sia affezionata a lui!
Chissà se Austin guarderà le cose in modo leggermente diverso dopo questa esperienza, di certo c'è che non potrà metterla sul curriculum!