A me di Natsu e delle sue pippe mentali, non me ne può fregare di meno, quello che invece mi ha colpito di più è stato Loki, che con grande dolcezza è riuscito a far confessare a Lucy il suo tormento interiore, con questa semplice frase, ha conquistato il mio cuore:Lucy era una ragazza con tanti sogni ma con una profonda tristezza annidata negli occhi che Loki avrebbe voluto tanto scoprire; non perché fosse un impiccione, quello no! Voleva solo capire come mai quegli occhi tanto belli fossero così vuoti, spenti…
E alla fine non resistette: “Lucy, posso chiederti una cosa?”
Trovandosela di fronte fu facile vederla trasalire, sebbene per un attimo, istante che un attento osservatore come lui sapeva come cogliere.
“Certo!” il tono di voce voleva apparire sicuro ma di nuovo il vuoto in quegli occhi stupendi riuscì a fregarla.
“Ieri sera mi hai detto che bevevi per toglierti dalla mente una tentazione che non avresti dovuto provare. È per questo motivo che i tuoi occhi pur bellissimi sono vuoti, tristi? Sentiti libera di non rispondere, ma sappi che sono sinceramente interessato a capire che cosa ti affligge tanto da spegnere la luce nei tuoi occhi.” gli nacque dentro un senso di protezione che lo spinse a cercarle la mano e a intrecciare le loro dita. Quelle di Lucy erano fredde e sudate.
Un grande sospiro pesante fu lasciato uscire dalle labbra carnose di Lucy, le quali – ora Loki riusciva a vederlo bene – tremolavano. Forse aveva spinto su un tasto dolente…
“Scusami, sono stato troppo indiscreto.”
“NO!” gridò lei mettendolo a tacere: “Scusami Loki. Non volevo gridare. È che non ne parlo con qualcuno penso che potrei impazzire; e la cosa brutta è che per la prima volta non posso coinvolgere i miei amici o mi vedrebbero come una traditrice immorale, cosa che in realtà sono…” lei riuscì a liberarsi dalla sua stretta e a portare entrambe le mani sul volto, coprendo gli occhi ora colmi di lacrime.
“Lucy…” scattò dalla sedia per sollevarla di peso e abbracciarla, donandole conforto e la forza di togliersi dal cuore un peso tanto grande.
Doveva essere qualcosa di grosso se Lucy non poteva parlarne con i suoi amici.
“Ci sono io. Parla con me, parlami di te. Non si uccide un dolore anestetizzando il cuore. C’è una cosa che invece puoi fare, ed è parlare con me. Io ti ascolterò. Perché una colpa se c’è non la si può dare solo a te, Lucy.” riuscì a portarla sul divano, sedendosi con ella ancora stretta tra le braccia e con le lacrime a sporcarle il viso.
“Loki io…”
Loki lo percepiva sulla pelle lo sforzo che Lucy compiva nell’aprirsi con lui, ma sapeva anche che era estremamente necessario affinché ella riuscisse a scaricare un po’ di dolore e tensione.
Era tesa come una corda di violino e continuava a tremare come una foglia.
“Prenditi tutto il tempo, Lucy. Sono qui.” da quelle famose parole passarono dieci minuti buoni, così tanto che aveva quasi perduto la speranza.
“Quelli che hai visto ieri sono i miei amici, i migliori in assoluto. Viviamo insieme da tanti anni, e con alcuni ci conosciamo da bambini. Purtroppo al gruppo manca una persona.” la stretta delle mani di Lucy attorno al suo sterno aumentò di intensità, e Loki capì che la bionda stesse per dire qualcosa di scomodo: “Manca Lisanna. Lisanna era la mia migliore amica, lo era stata fin dall’infanzia, fino a quando un incidente non la portò via due anni fa.” Passarono altri minuti prima che Lucy continuasse il discorso: “La mia persona, colei con cui ho diviso sogni, gioie e dolori… anche l’incidente. C’ero anche io quando l'autista del camion perse il controllo del mezzo e ci piombò addosso. Ero io a guidare. Lisanna era seduta al lato passeggero. Non riuscii a impedire l’impatto, purtroppo… Lisanna morì quasi subito, mentre io… io mi salvai per miracolo. Rimasi priva di conoscenza per una settimana e quando mi svegliai mi dissero che la mia migliore amica non ce l’aveva fatta ed era morta. Mi sarei strappata il cuore fuori dal petto per riaverla con me, con la sua famiglia…”
Loki rimase fisso a guardare verso un punto imprecisato della stanza. Ricordava di quel tragico incidente, ne avevano parlato anche i media, solo che… non avrebbe mai creduto che potesse trattarsi della stessa donna che stringeva tra le braccia.
Un incidente dove una giovane mamma di appena ventitré anni aveva perso la vita, lasciando un compagno e una figlia piccola. Lo ricordava benissimo.
“Oh Lucy!” qualcosa iniziava a muoversi dentro il suo cervello da aspirante avvocato; riconobbe in Lucy un tono di colpa che probabilmente la bionda si attribuiva per una morte infausta e del tutto imprevista.
“So cosa stai pensando, che mi dia la colpa di tutto, e in un certo senso è così…” la lasciò parlare, sfogarsi. Lucy gli raccontò per filo e per segno che cosa era successo quella notte di due anni prima, di Lisanna, Natsu e della piccola Evelyn (per Lucy come una figlia), del disagio e della sofferenza di tutti loro che non riuscivano ancora oggi a farsene una ragione. Del dolore di una bambina alla quale era stata strappata troppo presto la madre, dei sogni che con Lisanna avrebbe voluto realizzare e del rapporto con Natsu Dragneel, che identificò nel rosato che lo aveva avvertito la sera prima di trattare bene Lucy se non fosse in cerca di grane; le aspettative della piccola Evelyn che vedeva in Lucy una figura quasi materna.
Prima di dire la sua doveva però capire una cosa importante, o meglio… voleva una conferma da Lucy.
“Quindi… quell'attrazione sbagliata di cui mi parlavi ieri… si tratta di lui, di Natsu, vero?” non ci girò attorno; meglio togliere il cerotto con un solo e unico strappo.
Lucy si mise dritta, guardandolo per la prima volta da quando avevano cominciato il discorso; si mordeva il labbro, come se quello che doveva ammettere le costasse la vita: e forse era così in un certo senso. Non era facile confessare di provare qualcosa per colui che era stato l’amore della vita della propria migliore amica, padre di una bambina alla quale si vuole così bene da pensare solo ed esclusivamente al suo interesse, decimando la propria vita privata. Lucy aveva smesso di vivere da quando si era risvegliata dal coma e lui era il primo con cui aveva riavuto un contatto umano di quel tipo.
“Sì! È lui. Da quando Lisanna è morta cerco di essere molto presente nella vita di Evelyn, e di conseguenza in quella di Natsu. Forse è per questo, magari è solo un momento e passerà. Sono combattuta, Loki. So quanto Natsu amasse Liz e sono certa che nel suo cuore nessuna donna prenderà mai il suo posto. Lo dimostra il fatto che ancora oggi lui non riesca a uscire con nessuna, ma dall’altra parte vorrei che lo facesse perché sia lui che Evelyn hanno bisogno di una donna che li sappia amare come fece Liz, e quella donna per mille e più ragioni non potrò, né dovrò mai essere io. Oddio! Sono una persona orribile. Come posso provare certe cose per lui? Io che sono stata per Liz una sorella. Mi sento malissimo per questo, Loki, uno schifo, e ti chiedo scusa perché ti avrò sicuramente dato l’impressione di una puttana che ti ha usato per cercare di togliersi dalla mente l'ex della propria migliore amica. Io sono stata bene con te e ci sto anche adesso, devi credermi. Non ti ho usato. Io…” la baciò con maggior impeto di prima, bloccandole in gola quel fiume di parole accusatorie che lui non condivideva affatto. La baciò fino a non avere più fiato nei polmoni e poi le asciugò le lacrime dal viso incrostato da tutte quelle che aveva versato prima.
“Non penso nulla di tutto ciò, Lucy. Ieri sei stata molto chiara e sono felice che io sia riuscito a farti sentire bene dopo tanto tempo. Non mi devi nessuna spiegazione, né voglio importi la mia presenza. Sappi solo che anche io sto bene con te, e che se vuoi possiamo iniziare ad essere amici. Ti va? Beh… un po’ più che solo amici…” tentò la battuta solo per vedere su quel bel viso l'ombra di un sorriso, che arrivò con tutta la sua fragilità.
“Tu… non mi giudichi per quello che ti ho confessato?” gli domandò, tornata ad accoccolarsi contro il suo petto.
“Perché dovrei? Lucy, i sentimenti e le emozioni non si comandano con una bacchetta magica. Sei un essere umano, e – sebbene io vada contro ai miei interessi – non mi sento di dirti che ciò che provi per Natsu sia sbagliato, perché non lo è. Magari come dici tu si tratta di una cosa passeggera, ma non è fingendo che non ci sia che capirai realmente come comportarti. So che ci conosciamo praticamente da ieri, ma se vuoi io posso provare a farti fare chiarezza. Magari capirai che non potrai più fare a meno di me.” le strizzò l’occhio, stringendola un pochino di più.
Non si sarebbe illuso di nulla, dopotutto nessuno di loro due sapeva come sarebbe andata a finire. Posso dire di amarlo già alla follia?????????? Questo è il secondo pezzo che mi ha lasciato l'amaro in bocca:Quel pomeriggio il cimitero era davvero pieno, forse perché di domenica la gente aveva più tempo per dedicarsi ai propri cari defunti. Natsu oltrepassò il cancello principale e prese verso destra, trovandovi poco più avanti la gentile signora Dexter che sistemava i fiori freschi per il suo compianto marito, morto per una brutta malattia circa un anno prima. L’aveva conosciuta il giorno del primo anniversario della sua amata Liz.
Una donna non più giovanissima che piangeva la morte del suo amato marito, che si disperava davanti a quella lapide senza vita, a quella fotografia di ceramica che la fissava con freddezza.
Ricordava che le si era avvicinato senza un reale perché, porgendole un tulipano giallo – i preferiti della sua amata – per poi dirle: “La prego, se non sono troppo insistente vorrei che mettesse anche questo fiore tra tutti gli altri. Posso capirla signora, mi creda. Comprendo il suo dolore e l’impotenza di andare avanti, di trovare una ragione per farlo.”
Con un caldo sorriso triste la signora Dexter aveva accettato il suo dono e insieme erano rimasti a parlare per un po’ dei rispettivi amori.
Da quel giorno erano diventati amici.
“Buon pomeriggio signora Dexter!” palesò la sua presenza alla donna, porgendole come al solito un tulipano giallo.
“A te caro Natsu. Come stai oggi? E la nostra adorata Eve?” gli domandò con la solita gentilezza che la contraddistingueva.
“Insomma signora. Vorrei dirle bene… mia figlia è con i nonni. Lei, come sta?” nonostante si conoscessero ormai da tempo, Natsu continuava a rivolgersi a ella dandole del lei in segno di rispetto. Le prime volte la donna lo aveva bacchettato per bene ma alla fine si era arresa.
“E la signorina Lucy? Strano che non ci sia anche lei.” senza saperlo, chiedendogli di Lucy, gli scavò una sorta di voragine dentro che non riusciva a spiegarsi. Lo dannava questa situazione, il fatto che si sentisse geloso di Lucy che era andata via con quel Loki e non fosse rimasta con loro.
Era così frustante tutto ciò che non riusciva a darsi una spiegazione logica.
Non poteva fingere che non avesse provato lo schiacciante desiderio di baciarla quando insieme avevano ballato, o che avrebbe tanto voluto dirle di non andare via e di rimanere con lui perché, accidenti, doveva capire che diavolo gli prendeva da un po’ di tempo a quella parte.
Forse lo stare sempre con Luce per via di Evelyn lo stava confondendo, facendogli credere cose che in realtà non esistevano.
Sì, era certamente questo il motivo.
“Lucy è impegnata per fatti suoi…” chiuse lì il discorso, accomiatandosi con un sorriso per raggiungere la lapide di Lisanna, sempre curata e con fiori freschi.
Sistemò i suoi nel suo vaso personale e poi si avvicinò alla foto, dove vi depose un bacio.
Strinse forte gli occhi e li riaprì dopo un po’, trovandosi in difficoltà per la prima volta nell’osservare la foto della sua amata.
Era come se Lisanna lo studiasse…
“Ciao amore mio. Oggi mi sento uno schifo, più del solito. Io… non so cosa fare, come comportarmi e come interpretare ciò che sento da un po’. Liz…” ciò che sentiva era un macigno dalle dimensioni mastodontiche ma non poteva nasconderlo alla donna che amava e che avrebbe amato sempre, anche se un’altra prima o poi si sarebbe accompagnata con lui. Non si erano mai mentiti con Lisanna e non avrebbe iniziato adesso: “Tu lo sai, te l’ho detto anche giorni fa… sento la necessità… provo degli impulsi che non riesco più a tenere a bada, e c'ho provato sai? Sono uscito con Ultear ma poi… mi sono bloccato e sono andato via. Mi sembra di fare qualcosa di sbagliato Liz. Il mio cuore ti apparterrà sempre, ma io… sento questo bisogno…” eccola la parte più difficile, quella che lo faceva sentire ancora più verme: “Liz, il problema è che questa donna che mi provoca certe emozioni è lei… colei che tu in vita hai amato come una sorella e la stessa a cui hai affidato nostra figlia. Sì, sto parlando di Luce… e mi sento uno schifoso perché con Ultear non ci sono riuscito e ieri sera in discoteca ho rischiato di… di baciarla se Lucy non si fosse spostata.”
Ammetterlo ad alta voce lo fece sentire ancora peggio. Gli occhi di Lisanna lo guardavano e Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto che gli parlassero, gli dicessero che si trattava di una situazione passeggera e che presto sarebbe tornato tutto alla normalità.
Ma Liz, la sua Liz era chiusa dentro una bara, non lo guardava veramente, non respirava più.
Si accasciò contro la croce che ergeva al centro della lapide, piangendo come non gli capitava più da tempo; non perché si fosse arreso al dolore – quello mai! Era lì, nel suo cuore insieme all’amore che c’era stato con la sua compagna defunta, era lì a ricordargli quello che non sarebbero mai stati e che sarebbero potuti essere se non fosse successo nulla quella tragica sera – semplicemente si era dovuto rialzare per andare avanti, aggrappandosi a sua figlia, ai suoi amici e, inconsapevolmente, in modo strano a Luce.
Pianse molto, Natsu, fino a quando non sentì più la necessità.
Posò un altro bacio alla fredda fotografia e accennò un sorriso.
“Ciao piccola…” i suoi amici lo aspettavano: “Manchi moltissimo anche a loro.” e tutte quelle lettere, fiori e pupazzi n’erano la prova.
“Natsu! Ehi, sputafuoco! Sei tra noi?” Gajeel gli sventolò davanti agli occhi la mano, porgendogli con l’altra il drink che Rebecca e Juvia avevano preparato come aperitivo in attesa della cena. La tavola era apparecchiata per otto; anche per Lucy, quindi, che ancora non rientrava.
Da come se la parlavano fitte fitte le tre comari, e da come se la ridevano forse credendo di passare inosservate, sapevano qualcosina, ma sarebbe stato troppo controproducente chieder loro qualcosa, perciò decise di rimanersene zitto ad aspettare, iniziando con il rispondere a Gajeel: “Ci sono, ci sono! Ho solo dormito poco.” non che avesse mentito, poi! Era la verità.
Non aveva chiuso occhi, riuscendo ad appisolarsi di primo mattino per qualche ora.
“Natsu…” il tono di voce con cui lo chiamò Gray non gli piaceva per niente, sapeva tanto di paternale che non voleva sorbirsi essendo già troppi i suoi grattacapi.
“Noi andiamo a controllare la cottura della carne. Venite ragazze.” Juvia si portò via le altre due, lasciandolo solo con i ragazzi che in realtà non aspettavano altro per una chiacchierata che rimandavano da fin troppo tempo. Gli era sembrato strano che ancora non gli avessero fatto il terzo grado…
“Ragazzi, davvero…”
“Davvero un corno, Salamander! Ieri sera eravamo tutti ciucchi e non abbiamo voluto insistere, ma ora non ci scappi, perciò parla. Ieri sera non avresti dovuto raggiungerci. Lo sai anche tu che Liz non tornerà e che anche tu hai bisogno di una distrazione, magari un domani ad amare qual…” fermò con una mano Shiki prima che dicesse altro.
Lo sapeva anche lui ma non era pronto evidentemente, non ci era riuscito con Ultear e di certo la fissazione per Lucy si trattava di una situazione passeggera del momento.
“Amare qualcuno è qualcosa di troppo grande. Ho amato Lisanna più della mia stessa vita, avrei voluto sposarla. Quella notte, quella maledetta notte... in tasca portavo l'anello che avevo comprato per chiederla in moglie. Glielo avrei chiesto quel sabato stesso, avevo organizzato tutto nei minimi particolari. Quel maledetto anello è rimasto in quella giacca, è ancora lì, e nessuna donna potrebbe mai prendere il suo posto nel mio cuore.” sbottò, sfogandosi con quegli amici che mai lo avrebbero abbandonato, raccontando per la prima volta a qualcuno delle sue intenzioni e dell’anello.
“Ci è stato privato l’amore, di sposarci e di vivere felici insieme crescendo nostra figlia, perciò scusate se non riesco ad andare a letto con una donna, ancora.”
Un tonfo molto forte attirò l’attenzione di tutti verso la direzione da cui era provenuto il rumore. Il botto era stato così forte da attirare anche le ragazze in cucina, e quando Natsu si rese conto chi avesse provocato quel rumore, lo stomaco gli si accartocciò in una morsa dolorosa.
“Lucy!” esclamò Rebecca, la più vicina alla bionda che aveva lasciato cadere il cartone con la torta dentro, ormai sparpagliata per terra, ammassata ai pezzetti di vetro dello schermo del cellulare, scappato anch’esso dalle mani di una Lucy sconvolta: gli occhi spalancati e tremolanti.
“Luce!” si alzò per raggiungerla ma lei lo bloccò con il braccio allungato in avanti, dicendogli tra le righe che dovesse starle a distanza.
“Va tutto bene! Stavo cadendo e mi è cascata la roba dalle mani. Il tempo di cambiarmi e penserò io a pulire.” disse, scappando velocemente al piano di sopra, sbattendosi la porta della stanza alle spalle con una certa forza. Dalla reazione, Lucy aveva ascoltato i loro discorsi. Natsu non credeva alla balla che aveva raccontato, per niente, e dalle facce degli altri non le credevano neppure loro.
“Non l’abbiamo sentita arrivare.” disse Gray, quasi a volersi discolpare di qualcosa che nessuno di loro aveva commesso. Lucy era arrivata in silenzio e nessuno di loro l’aveva avvertita, tantomeno lui che si era sfogato credendo di non essere sentito da orecchie indiscrete.
“Beky!” Shiki si appellò a Rebecca, l’unica insieme a Juvia e Levy che potevano raggiungere Lucy sperando di non essere cacciate a calci nel sedere.
Nessuno di loro, tantomeno Natsu, avrebbero avuto successo con quella testarda.
“Vado subito. Ragazze, pensate voi a questo macello, per favore?” rispose prontamente la bionda cenere, scambiandosi uno sguardo furtivo con le altre due per poi posare gli occhi blu contro quelli di Natsu, prima di sparire dalle scale, lasciandolo al suo dolore di stomaco e al senso di colpa per essersi lasciato andare a una confessione che avrebbe dovuto tenere per sé.
“Natsu, non potevi sapere che sarebbe arrivata in quel preciso momento. Nessuno di noi lo sapeva, ok?” cercò di rincuorarlo Shiki, prima a parole e poi con il suo sorriso.
“Sì, però…”
“Niente però! Ci penserà Beky a lei. Noi non possiamo fare nulla al momento.” si intromise Gajeel, afferrandolo per il collo come al suo solito per trascinarlo a sedere di nuovo sul divano. Ripeto a me di Natsu non me ne frega nulla, vorrei che Lucy la smettesse di prendersi cura di lui e sua figlia, sarei troppo curiosa di scoprire come ci rimarrebbe il "simpaticissimo" Natsu. UN bacione grandissimo ciao *____________________________________________* |