Le tue rime baciate e perfette: "sono loro che mi fottono".
La musicalità, le rime, i concetti semplificati al massimo. Riesci a trasformare qualunque schizzo di sporcizia umana in luccicanti gocce di arte poetica.
Chissà come sarebbero definiti i tuoi "paralipomeni" dai moderni dotti: disagi? fobie? Sono incapaci di guardarsi dentro. Tutti noi si prova quello che descrivi tu: la voglia di scappare, soli e senza elemosinare comprensione. La voglia di versare "lacrime brucianti". L'attesa, a volte lunghissima, che scenda il sipario: "si chiudono le tende".
Grazie delle tue pillole, da prendere prima e dopo i pasti, per sentirsi tutti più uguali, per aiutarci a non respingere la mano tesa. Non la mano di chi si sente in alto e ci guarda con compassione. Ma la mano di chi è come noi, di chi stringe a sua volta un'altra mano tesa. Proviamo a fare una catena di mani tese, uniti così, nella poesia, ognuno con i suoi paralipomeni. Ne saremo capaci? |