Recensioni per
Jours de gloire
di settembre17

Questa storia ha ottenuto 231 recensioni.
Positive : 231
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
03/12/22, ore 15:39

Cara Settembre,
Per capitoli così, da me letto direttamente alla sua apparizione e senza mai staccare pupille e occhiali dal monitor... ancor più incantevole, incredibilmente, di quelli già apparsi (fatti miei, tutti, tra le ventuno dell' 8 e le diciannove del 9 novembre u.s)... uscire dall' ombra e venire qui e dar voce scritta a tutta la mia ammirazione, per te e per ciò che stai scrivendo, è un "qualcosa" (piacere, dovere, emozione, sentimento) a cui è impossibile opporsi, veramente "grosso" (più che grande) e gradevolmente coinvolgente.
Una bellezza non immune da esili imperfezioni, ma comunque superba, imponente, sfolgorante.
Si, questa è decisamente una ff stellare!
Una sinfonia narrativa, potente e riuscita.
Mille grazie per tanto dono e i miei più sinceri complimenti
Un caro saluto

Recensore Veterano
03/12/22, ore 09:25

Questo capitolo mi ha lasciato un grande senso di tristezza per Marcel. Ha tutte le carte in regola per essere il grande eroe tragico di questa storia. Tra Alain e Andre’ ,nel finale, forse ha ragione il primo nel vedere in lui essenzialmente un disperato, e chissà che questa disperazione non lo aiuti a vivere i suoi… giorni di gloria. Ho qualche idea in proposito e vedremo,in base a come proseguirai il racconto, se ci ho “azzeccato”. 
Sembra di vivere in prima persona quella disperazione, il doversi distrarre per non pensare all’amore perduto, lo sfogare la frustrazione tra le cosce delle prostitute, come lo avevamo visto nel primo capitolo insomma, e quella invidia finale nei confronti di chi l’amore vero ha la fortuna di viverlo… più che invidioso, Marcel non riesce a tollerare la felicità altrui, non per cattiveria, ma perché ciò gli ricorda l’infelicità propria. In più, si trova anche a vivere un conflitto interiore dopo aver scoperto che anche suo padre ha un cuore, al cimitero; sono curiosa di scoprire se riuscirà a perdonarlo. 
Oltre alla vicenda di Marcel ci sono tanti altri piccoli particolari che mi sono rimasti impressi :l’acume del colonnello D’Agoult che sa leggere negli occhi dei suoi sottoposti, il libro scagliato da una Oscar furiosa come una tigre in gabbia, il monologo di Alain con una Oscar semi cosciente (che rivela come anche Andre’ viveva da disperato le sue pene d’amore, e a Oscar cade una lacrima), il muto dialogo finale di Alain e Andre’ che esprime l’essenza della loro amicizia. E poi come dimenticare quel “c’eri tu in quei duelli, c’eri tu in quelle pagine”, compendia il loro essersi sempre inconsapevolmente cercati… 
Brava come sempre!

Recensore Junior
03/12/22, ore 08:42

Gentile Settembre,

il mio commento per te. In realtà è stato scritto nel cuore della notte, molto cuore; te lo regalo mentre bevo il caffè della mattina, e poi scappo per il mio sabato lavorativo. Fortunello io, vero?

Che dire, sembra che qualcuno abbia fatto il botto, e abbia ricamato e cesellato un capitolo che non lascia spazio nemmeno a un lettore noto per la devozione alla Tetrapiloctomia, che, si sa, è l’arte di spaccare i capelli in quattro.

La verosimiglianza è sorprendente quanto l’abilità di questa bella giocoliera di tenere le fila di una storia che si dipana, si snoda, e non dimentica nessuno.

La scrittura nega la fatica del suo nascere, sboccia come rose e viole, ne sentiamo i profumi.

Ogni dettaglio è al suo posto: da Crochet che russa – perché non dovrebbe? – allo “schianto” che conosco bene, che tutti conosciamo bene e ciascuno gli dà un nome tutto suo; il figlio che giura che non perdonerà mai il padre – ma si dicono tante cose, Settembre – e l’uomo a capo chino al cimitero, il vedovo, sconsolato, e forse non ha senso parlare coi morti, ma nessuno, questo, lo crede davvero.

A quell’uomo dedico questa che naturalmente è mia (mento, va da sé: è Gerard De Nerval):

Io sono il Tenebroso, – Vedovo, – Sconsolato,
Principe d’Aquitania dalla Torre abolita:
L’unica Stella è morta, – e sul liuto stellato
E’ impresso il Sole nero della Malinconia.

Nel buio del Sepolcro, Tu che mi consolasti,
A me rendi Posillipo e l’italico mare,
Il fiore prediletto dal cuore desolato,
La pergola che intreccia il Pampine alla Rosa.

Sono Amore o son Febo?… Lusignano o Biron?
Rossa ho ancora la fronte del bacio della Dama;
Sognai nella Grotta che la Sirena solca

Due volte vincitore traversai l’Acheronte:
Modulati alternando sulla lira d’Orfeo
Della Santa i sospiri e della Fata i gridi

La cura e l’attenzione unite a quella grazia nel veicolare che è rara, Settembre, molto rara, producono frutti di fiamminga fattura. Levigata senza essere stucchevole, piena di romanticismo senza essere esagerata, la storia mantiene un equilibrio incastonato nella molteplicità dei personaggi, che ormai hanno acquistato carne e sangue. Anche i miei occhi non saranno più gli stessi, guardando la storia di madamigella, che ha dato origine ad altre storie, le ha fatte germogliare – al punto che noi, lettori indifesi, attendiamo il racconto a puntate come i nostri padri dovevano aspettare i grandi feuilleton e romanzi ottocenteschi.

I personaggi di madame Ikeda sono inseriti con una naturalezza e senza alcun facile artificio dentro la tua storia che si resta sospesi per il tempo della lettura, quasi dimenticando che si sta leggendo e non vivendo davvero.

Omaggi devotissimi, Settembre, decisamente mi tolgo il cappello, mi inchino e prendo congedo con un baciamano, che è l’unico modo degno, come dico sempre, di salutare una dama; e solo il mio respiro toccherà la mano stessa. E stavolta non me la sento di lasciare un colmo a mio ricordo.

Sacrogral

Recensore Master
03/12/22, ore 01:46

Mia cara, carissima, Sett., ma cosa posso mai dirti io? Sono semplicemente innamorata di questo capitolo: questo è un abbraccio avvolgente al lettore e un tributo sempre carico d'amore e rispetto ad ognuno dei personaggi che lo animano.
Su Marcel e Crochet ci avevo preso, quindi: sono bellissimi insieme e io non riesco a non commuovermi davanti alle premure che il più giovane regala al più anziano; come non posso trattenermi dinanzi a quelle con cui Crochet risponde. Credo tu abbia, inoltre, un immenso talento nel trasmettere tutto il travaglio interiore dei personaggi: lo schianto di Marcel io l'ho sentito e, l'ho sentito tutto ed è di una bellezza dolorosa che, si schiude in assoluta potenza davanti a quell'amplesso carico di disperazione.
Sorrido leggendo di D'Agoult e non sai quanto mi faccia impazzire leggere di lui, così empatico ma riservato, strettamente affine nella genuina preoccupazione riservata a Oscar. Quando ti parlavo di tributo, più sopra, è di questo che parlavo! Cioè, è assolutamente, per come lo abbiamo conosciuto noi, una cosa che lui avrebbe potuto fare.
Marcel e Crochet, che osservano una versione molto più umana di Roger, sono un momento di profondissima e grandiosa riflessione: è vero che è difficile soprassedere a certi schianti che la vita, e chi la vita l'ha data, ha elargito ma è ancora più difficile scorgersi nell'altro che ci ha ferito e che abbiamo amato. Personalmente mi sono immersa nel conflitto interiore di Marcel e grazie a te è stato come vederlo con un occhio non facile da gestire ma è un altro lato meraviglioso della tua scrittura: è terapeutica e fa riflettere, tanto.
Il confronto tra Oscar e André, quell'ammettere che, di fronte ai tormenti, entrambi ritrovavano l'altro nella scrittura o nella spada, è un tassello che brilla di luce propria e mi emoziona perché - per loro che di parole non se ne dicevano tante - sintomo di un dinamismo che sei riuscita a dare ai personaggi senza tradirli mai (e come potresti? l'amore per loro trasuda ad ogni riga).
E poi sai che un po' Werther l'ho sempre visto anch'io André?
Il dono di Laroche padre arriva proprio al momento giusto e non sai quanto ho sorriso, perché, ricollegandosi al cambiamento dei personaggi, indica un rasserenamento - parziale, per ora - anche dell'uomo e riuscire a trasmetterlo senza il personaggio presente non è impresa facile...tu sei stata più che capace, invece, secondo me!
Oscar, conscia delle sue mancanze passate, - attraverso la realtà dei fatti con cui Alain la convince a confrontarsi (non sai quanto ho avuto i brividi a immaginare, ipoteticamente, André perso e in prossimità della Senna) - presa da una commozione solitaria è un'immagine che conserverò con amore insieme al suo non riuscire ancora a dire chiaramente - a voce - ciò che sente. Questo è un imbarazzo nuovo, di chi non è avvezzo, e André che tutto comprende è splendido perché lambisce queste incertezze e questi spigoli e li smussa. Scalda il cuore e ti fa proprio esclamare " menomale che ora sono insieme e si amano"; ripeto, sono gesti che loro avrebbero potuto fare ed è una cosa che valica i confini della fan fiction e giunge come un vero epilogo alternativo ai miei occhi (tanto sei stata formidabile e accorta).
La parte finale, devo ammetterlo, mi ha lasciata con il cuore gonfio d'angoscia. Per Marcel, naturalmente. Il suo essere così prodigo verso persone a cui sovrappone la figura paterna è un comportamento dal quale è impensabile restare estranei e quindi ecco che mi commuovo di nuovo. Inoltre, sì, l'osservazione di Alain è quanto mai giusta: lui è un disperato a cui la vita ogni tanto ricorda che respira e questa cosa è esplicata con maestria in ogni gesto. Che personaggio meraviglioso, vero e tridimensionale hai mai creato? Mi complimento di nuovo, ma non fa nulla, non è mai sufficiente, con te.
Oscar, geniale Temistocle, è stata davvero eccezionale e io lo so che alla fine ci ritroveremo tutti nello scoppio della Rivoluzione, quindi, per te va bene se intanto mi regalo un sorriso col dialogo silente tra Alain e André?
Davvero, questa storia, più prosegue e più risplende e io non sono affatto pronta a salutarla. Né ora e né mai, penso farò come con una certa scatola: tornerò a coccolarmici di tanto in tanto se non ti dispiace.
Intanto ti ringrazio per la fantastica lettura e ti ricordo quanto sei talentuosa (non che tu ne abbia bisogno, s'intende). A presto cara mia e grazie, grazie per tutto.
A.

Recensore Junior
03/12/22, ore 00:31

Non si è stupito il colonnello alla richiesta di congedo del soldato innamorato.
Lui che era comparso poco tempo prima dell’arrivo di lei e che ora spariva subito dopo le sue dimissioni. Lui che era alba e crepuscolo dove lei era il sole. Lui che era chiarore soffuso e sfumature dove lei era luce abbagliante.
Due manifestazioni di un’unica realtà. Inscindibili.

E nel silenzio, nella quiete del momento sospeso tra notte e giorno, lì lui la trovava e fissava in un quaderno la sua vita in bilico tra rassegnazione e desiderio. Perché suo compito e unico scopo di vita era vegliare su di lei.

Lei che era stata cresciuta per essere sole, fulgida guida per i suoi uomini. Lei che avrebbe messo a rischio la vita per il dovere e per i suoi soldati. Lei a cui avevano insegnato che il mondo è bianco o nero e che accanto a lui aveva appreso che la verità è nelle sfumature. Lei che aveva scelto l’amore e aveva accettato di sopportare l’insofferenza di un riposo forzato perché a volte è nel compromesso che si trova la giusta via. Che si può rimanere a casa ad aspettare che il proprio uomo vada incontro a chi tra poco farà la storia, perché si è altrettanto forti nella pianificazione e nell’attesa.

Eccoli i suoi soldati. Alain e Marcel sono lì e nel silenzio della notte lei continuerà ad essere il loro comandante anche senza una carica e una divisa addosso. Che la stima e il rispetto valgono più di mille mostrine.

Ma è assente il soldato disperato. Quando non si ha più la speranza di poter rivedere il sole, le tenebre diventano gabbia e tormento. L’oblio è un conforto momentaneo, le distrazioni fuochi fatui per i sensi, la luce nel volto di chi vive l’amore uno strazio senza fine. Eppure la soluzione potrebbe essere lì, in quella impercettibile crepa che si è aperta nel rancore inestinguibile di un figlio tradito. Perché un padre sconfitto e curvo nel proprio dolore e nella propria solitudine non è mai una vittoria.

Non saranno giorni facili quelli che li aspettano. Saranno giorni di gloria.

Recensore Veterano
02/12/22, ore 23:11

Lo schianto! Lo schianto è sentire che tutto è perduto e che niente potrà avere più senso. Per quanto io non abbia rinunciato all'idea che la disperazione nella quale Marcel è piombato possa essere "reversibile". Chissà, magari...
E poi c'è André che scrive, il che certo, non è una sorpresa, ma apre tutta una serie di possibilità assolutamente suggestive su quelle pagine, non poche, in cui "c'è sempre lei".
Mi piace molto questa Oscar insofferente delle limitazioni che la malattia le impone, questa Oscar con "il tono di chi vuol essere docile, lo sguardo di un animale rinchiuso" e che tuttavia controlla la stizza e si lascia visitare.
Questa Oscar che, "con aria fintamente distratta", non rinuncia al controllo.
Una menzione speciale, infine, per il colonnello D’Agoult, che dopo avere in tutti i modi cercato di frenare l'impulso, si lascia andare ad un sorriso.
Mi piace tanto.
A presto.
Octave

Recensore Master
02/12/22, ore 17:38

Mia cara Settembre,
mi associo a chi, più celere di me, ti ha già rimbrottata, facendoti notare che un capitolo come questo è di una intensità tale da dover essere dichiarato illegale!
Eccome!
Partiamo dal titolo: allude allo spettacolare film di Sorrentino, ovviamente. E un richiamo filmico, tuttavia, mi sembra di vederlo anche nel finale: la 'promessa di una amicizia virile (che continuerà nonostante il congedo dall'esercito di Oscar e André), mi ha evocato il più bel finale di un film che racconta una storia d'amore, sfortunata, però: "Louis, credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia". Ebbene, André potrebbe, invece dire: "Alain, io sono sicuro che questa sia la prosecuzione di una bella amicizia". C'è tanto, in questo aggiornamento, da notare e sottolineare, da elogiare e da evidenziare: non tutto si può dire, in questa sede, ma mi piace sottolineare come tu sappia far correre su binari paralleli la storia dell'amore felice fra Oscar e André (siamo al 7 luglio: speriamo che prosegua oltre il 13...vero?) e la disperazione per amore di Marcel.
Che cosa ho amato di questo capitolo? Soprattutto, la capacità di penetrazione psicologica, la sottigliezza con cui sai descrivere la disperazione: che cosa sia, come si dispieghi, come si possa cercare -per qualche troppo breve ora- di tenerla a bada, di ingannarla; come, alla fine, vinca sempre lei. Terribile la chiusa di Alain, che, devo dire, nel tuo capitolo dimostra un acume questa volta forse più profondo di André.
Menzione speciale per il muto dialogo fra squardi, all'alba, fra d'Agoult e Andr: "Aveva sempre sentito simile a sé, quel soldato, e non solo per la solerzia e la riservatezza. E nemmeno per quella loro comune eleganza nei modi e nei movimenti che, nel caso di quel soldato, spiccava ancora di più in tutta quella masnada di uomini cresciuti chissà dove e chissà come.
No, era un’altra cosa quella che li rendeva simili. Il colonnello, in effetti e andando al nocciolo della questione, sentiva che lui e André Grandier si assomigliavano perché erano entrambi due uomini con un punto debole nascosto, nascosto proprio al centro del loro cuore".
Applausi a scena aperta.
Un abbraccio fortissimo,
d

Recensore Veterano
02/12/22, ore 16:16

Settembre carissima,
Te lo dico subito: proprio non ci siamo, non è possibile che con questo freddo io cominci a sciogliermi già dal primo paragrafo! Così non si fa. Dovrebbe essere illegale.
La cottura è iniziata con lo “schianto” di Marcel, perché mentre leggevo una stretta al cuore l’ho provata anche io, a cui si aggiunta tanta commozione quando ho letto di papà Laroche al camposanto. 
Io spero tanto che quel ragazzo disperato in cui ogni tanto rispunta l’esuberanza della gioventù riesca, in un modo o nell'altro, a ricongiungersi con la sua amata Joss e trovi il coraggio di perdonare suo padre.
E che dire di D’Agoult?! Un personaggio buono e dalla spiccata sensibilità, a cui però viene lasciato poco spazio nell’anime… e meno male per noi che ci sono le fan fiction! Un’animo delicato come il tuo non poteva non dare il giusto risalto a un altro animo così empatico e attento. 
Anche Alain, i cui occhi non sono più stati gli stessi dalla morte della sorella (altro groppo alla gola), si dimostra essere un attento ascoltatore e non sa tenere a freno la lingua credendo Oscar incosciente. 
E che dire della nostra adorata coppia preferita?! Con loro mi sono sciolta del tutto 🫠 perché li trovo sempre intensamente autentici e meravigliosi:

“C’eri sempre tu, in quei duelli”
“Ci sei sempre tu, in quelle pagine”

Grazie di cuore per avermi profondamente emozionato perché, nonostante gli errori e le brutture, c’è ancora tanta bontà al mondo. Applausi a profusione per l’ennesimo capitolo glorioso! E non fare la modesta come al tuo solito perché te li meriti tutti.  
Ti abbraccio forte, G.

Recensore Master
02/12/22, ore 15:19

Mia carissima Settembre,
sempre di più mi domando come si possa scrivere in tale maniera, riuscendo perfettamente a entrare e diventare un tutt’uno con gli stati d’animo dei personaggi di cui vai narrando la storia, o meglio, la vita poiché, nelle tue parole, ma proprio tutte, si vede la vita vissuta da loro con i personali affanni, talvolta i tormenti, le preoccupazioni, le gioie, la sorpresa, la curiosità, il sentimento, l’amore e la passione.
In quale magico inchiostro hai intinto il tuo pennino?
Questo è stato un passaggio ammirevole sotto molti punti di vista, a mio parere, che accarezza il lettore facendolo parimenti riflettere sui fatti cui la vita ci pone dinnanzi e lo fai utilizzando la storia che stai intessendo con tutti i personaggi, nessuno escluso.
E’ un capitolo dove si assaporano uno ad uno i vari stati d’animo che attraversano ora l’uno ora l’altro attore entrato sommessamente in scena.
Come non entrare in empatia con le emozioni e le riflessioni di Marcel, rimasto accanto a Crochet, perché insieme a lui si sente realizzato come figlio, nel prendersi cura di quell’uomo che ama come se fosse suo padre.
E come non avvertire insieme a lui “lo schianto” del suo cuore quando il pensiero vola oltre oceano e si sofferma con disperazione sulla sua Joss e sul futuro che sente gli sia stato rubato e la cui colpa riversa su quel genitore con il quale non vuole, o forse sì, avere niente a che fare. Ma Crochet che, senza un occhio, pare vedere con una limpidezza eccezionale dentro l’animo della gente, lo porta una mattina proprio dove non si aspetta e dove, forse, potrà riconsiderare il suo agire e il suo pensare vedendo suo padre chino a parlare con la moglie morta, talvolta con qualche lacrima e talaltra con una carezza che vola sulla sua tomba. Momento molto impattante.
E poi ci lasci arguire quale fosse sempre stato lo stato d’animo del colonnello d’Agoult nei confronti di quel soldato docile ed elegante che era entrato a far parte dei soldati della guardia giusto una manciata di giorni prima del nuovo comandante. Il colonnello, mantenendo la sua aplomb, aveva ugualmente compreso cosa si celasse dietro alle occhiate e ai silenzi che avvolgevano la figura di André. Aveva visto l’amore in quello sguardo, nei gesti compassati e solerti verso il comandante e aveva ravvisato quello stesso amore per la moglie morta.
Quando, pertanto, André si è recato da lui per chiedere un congedo, per manifesta inabilità al servizio, non ha potuto fare altro che sorridere fra sé e sé, e fare due più due: il suo congedo caduto nello stesso momento opportuno di quello del suo comandante! E’ interiormente felice per quei due giovani, e ho apprezzato il quadro che hai dipinto del suo carattere schivo ma, allo stesso tempo, attento e presente a tutto quanto avveniva intorno a lui, non solo relativamente ai fatti quanto alle persone tutte.
E poi percepiamo lo stato d’animo di Oscar, la quale sta riposandosi nella casa di André, in quella casa dove si sono scoperti e amati. Lui non l’ha abbandonata un attimo, da quando Alain l’ha riportata a casa, e ora ha delle notizie che la faranno stare meglio avendo persino ottenuto il congedo. Ma è quello che Oscar ha scoperto ad avere dello straordinario: la scrittura di André è una sorpresa, e subito vuole sapere di che cosa scriva ora e nel tempo passato. Ma oltre ai fatti relativi al momento epocale che si sta approssimando, anche se ancora non lo sanno con precisione, lui ha scritto molto di loro, del loro tempo insieme, anche perché non potendo manifestare i suoi sentimenti in altra maniera, lo scriverli li ha cristallizzati nel tempo e nello spazio e si sono fissati a lettere di fuoco nel cuore e nella mente, poiché in ognuno dei ricordi riportati, in ogni riga, in ogni pagina lei era sempre presente, quasi fosse la sua stella polare.
La visita del Dottor Lassonne vede Oscar reagire con stizza, anche se il medico, nel porle le domande, si preoccupa solo della sua salute e di quella del “suo André”, ma è comunque lieto che il riposo a cui ha aderito le stia portando giovamento, insieme ad una dieta sana, che sarà resa sicuramente ancor migliore dall’inaspettato cadeau fatto da un riconoscente Monsieur Laroche quale ringraziamento per l’aiuto dato al figlio Marcel.
Oscar vive una sorta di nervosismo perché aveva un piano che però non poteva riuscire a portare a compimento per via del suo malore e, allora, per questo delicato compito si è affidata totalmente ad André, certa che avrebbe fatto le sue veci al meglio, poiché la questione è di fondamentale e vitale importanza.
Poi ci hai fatto sentire anche lo stato d’animo di Alain, quando l’ha portata proprio nella casa di André, senza che nessuno gli dicesse l’indirizzo, segno che già conosceva il luogo e, infatti, partecipata la rivelazione che fa ad una Oscar dormiente che mette in risalto il fatto che André avesse acquisito la casa da molto tempo e che si struggesse d’amore per lei tanto da ubriacarsi tutte le sere per annegare il dolore per un amore non corrisposto. Parole che sono penetrate fin nel cuore di Oscar che, all’udire quella rivelazione, lascia scendere una lacrima cercando di richiamare a sé André nella sua testa, senza voce, sicura che lui l’avrebbe sentita, come sempre aveva fatto percependola fin nel profondo.
E infine arriviamo all’incontro di alcuni dei soldati con Oscar e André proprio sotto casa di quest’ultimo per conferire su quanto convenuto con Bernard, il tutto organizzato con la lungimiranza di Oscar, che ha potuto, prima del congedo, sistemare alcune cose al fine di mantenere un canale aperto anche con la caserma e i suoi uomini.
Anche se André non fa più parte dei soldati della guardia l’ amicizia che ha stretto con Alain è più viva che mai e le loro chiacchierate silenziose continueranno ugualmente, poiché un amore trovato non fa perdere di vista coloro che sono rimasti vicini in momenti non facili.
Insomma, un altro passaggio che ha accarezzato il cuore ed è stato il mezzo per una riflessione più ampia.
Grazie per questi momenti che ci regali. Un abbraccio virtuale ma rivolto con sincero affetto.

Recensore Veterano
02/12/22, ore 14:20

Mia carissima Settembre,
sarà che è quasi Natale ma mi viene da paragonare questo capitolo ad una via illuminata ed addobbata dove non sai dove posare gli occhi perché è tutto talmente bello e coinvolgente che non riesci a decidere cosa ti piace di più.
A me piacciono i sorrisi, di d’Agoult e di Oscar, la sua ironia e la “sicumera sorniona” di André;
la consapevolezza di essere stati l'uno per altra i responsabili dell'ingarbugliamento del cuore e allo stesso tempo l'unica via di fuga
“C’eri sempre tu, in quei duelli”
“Ci sei sempre tu, in quelle pagine”;
le lettere che pure si ingarbugliano fino a dare una “sequenza priva di senso per la mente e riconoscibile solo dal cuore”, quelle che da un'altra parte abbiamo detto “rincorrersi sulle labbra da un tempo talmente lungo da non ricordare nemmeno quel posto, prima, da cosa fosse occupato”;
la Oscar che ascolta il cuore ma non riesce a parlare ancora la sua lingua, solo a pronunciare quelle cinque lettere;
la disperazione di André finalmente cancellata.

La stessa però vive ancora in un ragazzo che vorrebbe smettere di odiare il padre ma la coscienza che non smette di mordere gli ostacola l'intento e temo possa portare a situazioni estreme.
Se vado a rileggere trovo di sicuro qualcos'altro da conservare ma per ora voglio lasciar sedimentare queste immagini meravigliose.
Non mi dilungo in complimenti, già sai tutto.
Un abbraccio

Recensore Master
01/12/22, ore 20:38

Alain ha proprio ragione su Marcel, nonostante la giovane età è disperato e perduto. Oscar non cessa di essere un comandante con il piano che ha elaborato per scambiare le informazioni con la sua ex caserma! D'altronde non saprei pensarla diversamente.

Recensore Master
12/11/22, ore 10:48

Ciao Settembre. Ho immaginato Marcel nel dire che il comandante ride. Ho letto con interesse riguardo Iatroux sperando potesse, nonostante tutto, fare qualcosa per André. Mi é piaciuto il dettaglio della moneta con il profilo di Luigi con quanto accaduto. André sembra che potrà stare meglio ma bisogna preoccuparsi di Oscar adesso. Bello il gesto di baciare la mano. Mi ha colpita il finale con Alain che vede Oscar per la prima volta come una donna fragile. Nonostante le difficoltà per Oscar e André sembra esserci speranza. Grazie per le emozioni. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 12/11/2022 - 10:48 am)

Recensore Master
12/11/22, ore 10:14

Mia carissima Settembre,
dici di avere forzato un po' la cartella clinica di André, e prima di Oscar? Ma, per usare una terminologia letterariamente e semioticamente forbita, chi se ne impipa! La tua storia è così affascinante, e così emozionante, con questo antro oscuro dove Iatroux, empirista di straordinario talento rovinato dalla passione per l'alcol, emette la sua diagnosi, che ci si cade dentro, e si resta avviluppati, e se vorrebbe di più, di più, di più. Ho molto amato questa diagnosi fatta attraverso un Luigi d'oro: un colpo di genio, che, per associazione d'idee, mi ha fatto venire in mente un'altra moneta, un Tetratramma di Alessandro Magno, con cui Henry, il protagonista del "Filo del rasoio", cura il feroce mal di testa del marito della protagonista. E per chi soffre di mal di testa, con e senza aura, ti assicuro che il tuo racconto suona dannatamente, straordinariamente azzeccato. Ma, passando invece all'incipit del racconto, ho tanto amato quella rivelazione, quella sensazione che si insinua in Marcel, di qualcosa di diverso che ha plasmato, in poche ore, il suo rigido e severo comandante, e che prende forma in quella considerazione di tono esclamativo: "Il comandante ride!" (dirompente come poteva essere "Garbo talks!" o "Garbo laughs!"). E poi, torno a ripeterlo, Marcel è un personaggio così felicemente azzeccato che mi meraviglio, ormai, di non trovarlo nelle puntate dell'anime ambientate fra i soldati della Guardia.
Quanto alla fuggevole visione del padre del giovane soldato, è l'ennesimo, fantastico, tocco di classe.
Ciao, carissima, e aggiorna, aggiorna, aggiorna, senza farci sospirare troppo.
D
P.S.
Ma esiste la funzione per mettere DUE bandierine verdi????

Recensore Junior
10/11/22, ore 23:56

Non si cancella il dolore. Che sia una cicatrice sul volto o un nome tatuato sul cuore. Si può nasconderlo, fare finta che non ci sia, ma gli occhi, quelli non mentono. Profondo è lo sguardo di chi, avendo incisi nella carne e nello spirito i segni indelebili di un dolore, ha la capacità di riconoscerlo e di venirne toccato. Abissi di rabbia e disincanto, fremono per ogni palpito sospeso, perché nessuna briciola d’amore vada persa.

In un capitolo dove a parlare sono gli sguardi, ogni parola pronunciata dai tuoi meravigliosi personaggi è manifestazione e continuazione di quegli occhi.

Non servono parole ad Alain e Marcel per capire che quell’amore sprecato ora aleggia nell’aria libero e fiero.
Non servono spiegazioni a Crochet per condividere il racconto di un’esistenza portata avanti nonostante un destino avverso. Sono amici di quel Gamin che si sente ancora colpevolmente artefice di quel destino e questo gli basta.
Ed è lo sguardo più infastidito che si sia mai visto di un finto medico greco ad eseguire un’anamnesi geniale grazie all’espediente del Luigi d’oro.

Il dolore è ancora lì, attaccato alla pelle di ciascuno come l’aria resa densa e melmosa dall’umidità della Senna. Ma lo è anche l’amore. Perché la soluzione non è fuggire al proprio destino. Un destino in cui ogni singolo personaggio di questa splendida storia darà il suo insostituibile contributo.
(Recensione modificata il 12/11/2022 - 11:34 pm)

Recensore Master
10/11/22, ore 08:47

Che meraviglia di capitolo ci hai regalato anche questa volta, mia carissima Settembre. Ogni volta che mi appresto alla lettura della tua storia sono conscia che sarai in grado di offrirmi una nuova esperienza emozionale e questo passaggio ne è la dimostrazione in quanto è stato perfetto dalla prima all’ultima riga, di puro godimento, ma n on solo per la mente quanto anche per l’amino.
Sai creare l’ambientazione ideale nella quale far muovere all’unisono i tuoi personaggi, dico tuoi perché, pur avendoli presi in prestito da Madame Ikeda, li stai gestendo con estrema cura e con amore, tanto, e lo si evince da ogni singola parola. I gesti che fai loro compiere sono come un concerto di strumenti magistralmente accordati che fanno scaturire una melodia, pur trattando vicende non del tutto scevre da dolore, difficoltà, pathos. Si resta letteralmente imbrigliati fra le maglie della tua potente narrazione, la quale ci regala anche personaggi di tua invenzione che ben si inseriscono nel contesto da te inventato.
Avevo già amato il giovane Marcel con il suo dolore tatuato sulla pelle che lo portava appresso, forse, per non scordarselo, visto che già rischiava di dimenticare il volto della sua amata, e ora mi appresto ad apprezzare sempre più anche questi nuovi personaggi, che servono per l’economia della tua storia, ma che hanno una potenza deflagrante per tutto ciò che raccontano del loro vissuto.
Crochet con i suoi problemi alla vista, la sua narrazione di come sia avvenuto il fattaccio tanto tempo prima, e che gli ha cambiato radicalmente la vita, il suo non prendersela con Marcel, che aveva avuto parte in quanto gli era successo. La filosofia di un uomo che aveva imparato a stare al mondo, pur con la sua menomazione, e che quindi lo osservava con occhio diverso, forse riuscendo ad infiltrarsi fino a dove con due occhi non sarebbe mai giunto. L’ascolto della sua triste vicenda, così piena di particolari e di umanità, ha lasciato tutti ammutoliti, compresi Oscar e André. Molto bello quel loro momento di vicinanza quando, ascoltando la narrazione, lei scivola dietro ad André e gli fa percepire la sua presenza con il calore della sua mano sulla spalla e del suo corpo.
Intenso anche il breve intermezzo nel quale compare il padre di Marcel: resta sbalordito di trovare in quel luogo, la sua piccola bottega, quelle persone insieme a suo figlio che quasi non osa guardare per timore di provocargli un dolore. E Marcel invece continua a nutrire il suo odio verso quel genitore che è un povero vecchio il quale sta solamente tentando di riavvininarsi a quel suo ragazzo. Monsieur Laroche riconosce Oscar e la prega di fermarsi, poiché vorrebbe poterla ringraziare ancora una volta per ciò che aveva fatto per suo figlio e la promessa che sarebbero ripassati presso la sua bottega sia lei che André non si fa attendere.
Ma dopo le domande puntuali di Crochet c’è ancora un ulteriore parere che potrebbe fare la differenza, ed ecco che ci presenti Iatroux: con la tua descrizione mi è parso di vedermelo comparire davanti. Sono scesa in quella bettola senza sapere cosa aspettarmi da un simile personaggio e, invece, tutta la scena da te immaginata mi è scorsa dinnanzi agli occhi, e nella mia mente ho sentito le varie voci del discorso che ne è nato. Anche Iatroux, medico sui generis, ma che evidentemente conosce il fatto suo per le esperienze che ha accumulato nel corso della sua vita a bordo di svariate navi, ha posto domande, ha fatto considerazioni e ha dato consigli, ponendo l’accento sull’attenzione che dovrebbe porre André per comprendere quando e come sorga il suo dolore all’occhio. Comprendendone la nascita, forse, il suo occhio potrebbe essere salvato. La tua idea, partendo dai lancinanti mal di testa di cui soffre André, quindi, non è per nulla campata in aria: in effetti perché mai un uomo, avendo perso la vista da un occhio, dovrebbe perderla anche dall’altro?
Ma, in questo frattempo, Oscar non ha perso una sola parola, talvolta restando con il cuore in gola, di tutti coloro che sono intervenuti, per cercare di dare un aiuto fattivo ad André, e lei ha così potuto mettere insieme vari momenti, ricordi si sono sommati a situazioni vissute sia recentemente che in passato, quindi, probabilmente, l’emozione, il posto opprimente, il caldo le hanno procurato un malore. Prontamente André chiede ad Alain di portarla a casa, mentre lui si recherà a chiamare Lassonne per una visita urgente, non prima di lasciarle un bacio lieve sulla mano. In questo frangente viene notata anche da Alain la fragilità di Oscar, che mai ha mostrato a nessuno, ma che evidentemente ha fatto sue tutte le parole udite.
Ora si spera di aver trovato i nessi giusti per il problema di André, ma l’attenzione si catalizza su Oscar.
Restando in attesa del prosieguo, non posso che ripetermi nel manifestarti tutto il mio apprezzamento per questa storia che mi è entrata nel cuore. Grazie, e ancora grazie e un affettuoso abbraccio.