Cara Gladia!
Ultimamente ho avuto pochissimo tempo per scrivere e per recensire e non sai quanto mi era mancato ritagliarmi un po’ di tempo per le storie che sto seguendo. Will e Hannibal si trovano in un ambiente, il Canada, e in una stagione, l’inverno, in cui le regole della sopravvivenza si fanno più vicine a quelle degli animali o delle epoche passate che alla contemporaneità. Un luogo in cui gli altri uomini, per dirla come Hobbes, sono lupi di uomini, consentimi la traduzione un po’ libera. Lì dove la natura è un impedimento alla vita e le risorse scarseggiano, i due fuggiaschi si trovano nella condizione di essere assaliti da due cacciatori di frodo. Per difendersi, sono costretti a ucciderli – lasciarli fuggire sarebbe impensabile, visto che hanno destato già dei sospetti e loro stessi sono feriti, bisognosi di cure e di riposo e certo non possono fuggire in quelle condizioni. La discesa nell’abisso di Will, però, a questo punto della storia si fa inevitabile. In un certo senso, è dal primo capitolo che lo è, dal momento in cui Will ha deciso di fuggire con Hannibal e di salvargli la vita. Ma questa scelta, questa connivenza, era tuttavia pressoché mentale, più che fisica, sebbene lo psichiatra non sia stato fermato e Will abbia abbandonato tutto per seguirlo, rinnegando, di fatto, la sua vita precedente. Il fatto di mangiare le vittime è però il segno di un salto che Will compie.
Non è più solo connivenza, è macchiarsi della stessa colpa, è mettere un divario tra “loro” e “noi”, ma anche accettare in toto la natura sanguinolenta di Hannibal e il suo istinto. Da un punto di vista razionale e privo di etica, naturalmente due corpi abbandonati sono una prova da non lasciare in giro e anche dal punto di vista morale i due cacciatori di frodo non sono esempi di virtù; il fatto, poi, che abbiano finito le provviste tenute nella casa, pur non giustificando la loro fine, apre la possibilità, per Hannibal, di reiterare lo schema che ha fatto suo in seguito ai suoi traumi – a parte durante la guerra lui non ha mai realmente avuto bisogno di ciò: ha sempre predato per il piacere della caccia, almeno da quello che ricordo dell’amatissima saga. Will lo segue, segue i suoi consigli e accetta anche di seguire il rituale di caccia che Hannibal gli propone. Ho amato molto che questo capitolo crudo e dinamico sia dotato di una sua asciutta eleganza: i fatti vengono presentati in maniera diretta, chiara, lasciando che il lettore osservi la baita violata e questa necessaria operazione che deriva non tanto dalla fame, quanto dalla necessità di Hannibal e di Will di diventare complici, di fondere i propri peccati. E questo non era possibile senza che la discesa nell’abisso di Will fosse completa.
Un abbraccio forte, cara Gladia: adoro come stai conducendo questa storia <3
Shilyss La Rediviva |