Albafica è morto nello scontro con Minos. Defteros, senza pace per la sua perdita va' a dargli l'ultimo saluto.

Entrambi lo guardarono deglutendo a vuoto mentre i suoi occhi brillavano nella semi-oscurità come quelli di una belva assetata di sangue.
Spietato. Ecco come si poteva definirlo.
Albafica aveva posto le sue ciniche condizioni e ora attendeva la loro decisione come un giudice attende di sentire le versioni dei testimoni, con quell'aura di fredda impassibilità che lo poneva al di fuori della situazione. Da attore, era divenuto spettatore.

“È facile combattere contro un avversario di paglia” commentò il demone di Kanon Island, comodamente seduto sui gradini di pietra. “Ma il valore di un Cavaliere emerge quando affronta un suo pari”.
Albafica colse all'istante il tono di sfida nella sua voce. “Allora forza, Cavaliere di Gemini. Dimostrami quanto valgono le tue parole”

Defteros giunge al Santuario per incontrare un Cavaliere in particolare... ma prima è costretto a fare i conti con qualcuno che non si sarebbe mai aspettato di vedere.

Defteros non poteva certo farsi vedere debole di fronte agli altri, soprattutto davanti ad un Cavaliere suo pari. E Albafica non era un infame ad approfittare della debolezza altrui per i propri fini. Però era un uomo astuto e calcolatore. Era un uomo che sapeva cogliere al volo le occasioni, soprattutto quando gli si presentavano in forma così allettante.

"Albafica poteva sopportare molte cose. Sopportava le frasi enigmatiche di Asmita, la freddezza di Degel, l'umorismo di Dohko, la pazzia di Cardia, gli sguardi interessati di chiunque lo incrociasse per strada. Sopportava perfino le angherie di Manigoldo.
Ma di un solo uomo non tollerava nemmeno la presenza, una presenza che allo stesso tempo riusciva ad attrarlo come una calamita."