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Autore: 9Pepe4    05/10/2012    2 recensioni
Anche Tiberio, il secondo imperatore, è stato un bambino.
Un bambino che detesta il suo patrigno, e che ha un fratello minore a cui vuole sin troppo bene.
Un bambino inadeguato.
Per lui, gli incontri con le altre persone non sono mai contatti e basta. Sono dei veri e propri urti, che lo scuotono sin nel profondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Collidere

Quarta parte – 29 a.C.

There’s something deep inside
That keeps my faith alive

Le tribune sono gremite di gente.
Tiberio cerca di non pensarci, mentre arranca vicino a sua madre.
Suo malgrado, però, è fin troppo consapevole del fatto che tante di quelle persone tengono gli sguardi puntati verso di loro, per additare Ottaviano e salutarlo con entusiasmo.
Il tragitto sembra durare secoli, e quando finalmente giungono al palco e possono accomodarsi ai loro posti, Tiberio si lascia sfuggire un sospiro di sollievo.
Se c’è una cosa che detesta, è sentirsi al centro dell’attenzione.
Solleva lo sguardo, furtivo, e vede Ottaviano alzarsi per dare il benvenuto al talentuoso generale Marco Agrippa.
Per Tiberio, osservarli l’uno accanto all’altro è sconcertante: la figura quasi esile di Ottaviano contrasta spaventosamente con quella massiccia di Agrippa.
Eppure, nonostante le loro differenze, quei due uomini sono grandi amici.
Tiberio scruta di sottecchi Agrippa, dubbioso. Lui, come amico, non sceglierebbe mai Ottaviano.
I suoi occhi, poi, scivolano sulla bambina ferma al fianco del generale. Sa bene che è la figlia dell’uomo, la piccola Vipsania. L’ha già vista qualche volta sul Palatino, e sono anche stati presentati formalmente l’uno all’altra, considerato che sono fidanzati da quando lei non aveva nemmeno un anno.
Di punto in bianco, Ottaviano si gira in direzione di Tiberio.
Quest’ultimo si irrigidisce, ma gli occhi del patrigno non cercano lui, bensì Druso.
Ottaviano fa un gesto al bambino, e Tiberio non ne capisce il significato, ma Druso evidentemente sì, poiché annuisce con vigore, per poi spostarsi in modo da lasciare un posto libero tra sé e Tiberio.
Il figlio maggiore di Livia aggrotta la fronte, allarmato, ma le intenzioni di Ottaviano si chiariscono subito quando Vipsania si avvicina per prendere posto tra i due fratelli.
«Ciao» li saluta, semplicemente.
«Ciao!» replica Druso, con entusiasmo, mentre Tiberio si limita a borbottare qualcosa.
Vipsania ha solo sette anni, ma lui si sente più a disagio che mai.
Non è abituato a trattare con i ragazzi, figurarsi con le ragazze… Gli manca solo che la sua fidanzata sia vivace come Giulia, e inizi immediatamente a ciarlare di questo e quest’altro.
Vipsania, però, resta tranquillamente in silenzio, puntando lo sguardo sull’arena.
Stanno per iniziare le corse ai cavalli, e Tiberio sa che Ottaviano ha puntato un bel gruzzolo su una delle bestie in gara.
Il ragazzino studia le bighe, ritrovandosi a sperare ardentemente che il suo patrigno abbia scommesso tutti i suoi soldi sul cavallo sbagliato.
Per quel che lo riguarda, si sente sulle spine come se anche lui avesse giocato d’azzardo, ma la sua tensione non ha niente a che vedere con le corse. No, è tutta dovuta alla presenza di Vipsania.
Infatti, per quanto la ragazzina sembri non badargli, lui ha una paura orrenda di dire o fare qualcosa di sbagliato.
Per un attimo, pensa che gli piacerebbe essere come Marcello, il biondissimo nipote di Ottaviano, che sembra sapere sempre qual è l’atteggiamento giusto da assumere.
Cambia immediatamente idea, però, poiché al pensiero di Marcello gli sembra di sentire una mano strizzargli le viscere.
La gelosia gli azzanna lo stomaco, e Tiberio si sente stupido.
Lui odia Ottaviano. Davvero, lo odia. E allora perché dovrebbe essere geloso, se è Marcello a riceverne tutte le attenzioni?
Innervosito, dà un’occhiata a Vipsania.
Standosene zitto, ne studia il profilo… La bambina ha una gran massa di ricci scuri, ma a parte quello sembra una copia in miniatura del padre.
Ha lo stesso volto largo e severo, sebbene ancora ammorbidito da una rotondità squisitamente infantile.
Tiberio non può fare a meno di pensare alla graziosissima Giulia, o a Cleopatra Selene – la gemella di Alessandro, che da quando lui ha rischiato di ucciderle il fratello, gli riserva degli sguardi sempre più truci.
Quelle due saranno anche carine, ma Tiberio può sopportare a stento sia l’una che l’altra.
«Non credo che il cavallo bianco andrà lontano» osserva improvvisamente Vipsania.
Tiberio sbatte le palpebre, e vede che la bambina si è girata verso di lui.
«Tu che ne pensi?»
Il ragazzino si sente avvampare, e sposta rapido gli occhi sull’arena. Effettivamente, il cavallo di cui parla Vipsania sembra in difficoltà. Galoppa ad un ritmo strano, dando l’impressione di dover inciampare ogni volta che posa gli zoccoli sul terreno.
Per ora è uno dei primi, ma non durerà a lungo.
Tiberio si schiarisce con forza la gola, prima di dire: «Penso che hai ragione».
Un pensiero lo colpisce: possibile che sia quello, il destriero su cui ha scommesso Ottaviano?
Vipsania lo guarda con discrezione, quasi anche lei fosse un po’ a disagio. «Che c’è?» gli chiede poi, incuriosita.
Tiberio si sente le guance in fiamme… Guarda oltre le spalle della ragazzina e incrocia lo sguardo di Druso, che gli mostra un sorriso eccitato.
«Penso che spero che sia il cavallo su cui ha scommesso il mio patrigno» si sente dire, prima di avere il tempo di mordersi la lingua.
Druso si acciglia, rivolgendogli un’occhiata quasi di rimprovero, ma Vipsania non riesce ad evitare di mettersi a ridere.
E non è come i risolini maliziosi di Giulia, è una risata spontanea e infantile.
Tiberio punta gli occhi su di lei, stupito.
Non riesce a credere alle proprie orecchie, e ancor meno al fatto di essere stato lui a farla divertire.
Non gli è mai successo, prima d’ora, con gente che non fosse Druso.
Forse perché, con gente che non fosse Druso, non si è mai dato la pena di essere sincero.
Il resto della giornata è peggio ed è meglio.
Peggio perché il cavallo su cui ha scommesso Ottaviano – non quello bianco, in fin dei conti – arriva al primo posto.
Meglio perché Tiberio si sente meno sulle spine, arrivando quasi a dimenticarsi di avere una ragazza accanto.
Quando Agrippa si avvicina per recuperare la figlia, Vipsania obbedisce docilmente, senza dire una parola.
Tiberio si sente quasi fiero di avere una fidanzata simile. Al posto di Vipsania, Giulia si sarebbe certo messa a piagnucolare di voler restare ancora un po’, e avrebbe fatto chissà quale scena pur di rimanere ancorata al proprio posto.
Druso lo distoglie dai suoi pensieri toccandogli una spalla. «È simpatica» commenta.
Tiberio si stringe nelle spalle. Non è per niente sorpreso, dato che il suo fratellino sembra trovare simpatici tutti quelli che incontra.
«Le piaci» asserisce quindi Druso, con calma e sicurezza.
E, questa volta, Tiberio viene colto alla sprovvista da quelle parole.
Arrischia un’occhiata in direzione di Vipsania, che si è giusto fermata col padre a salutare Ottaviano e Livia.
La bambina intercetta il suo sguardo e gli sorride.
Non è un sorriso radioso come quelli di Druso, o incantevole come quelli di Giulia… È un sorriso e basta, ma Tiberio ne rimane colpito, perché è un sorriso riservato unicamente a lui.
La bambina gli fa un cenno, poi si gira per allontanarsi assieme al padre.
Tiberio abbassa gli occhi, confuso, chiedendosi se Druso possa aver ragione.
E si sente strano, perché, prima di allora, non aveva mai messo in conto di poter piacere a qualcuno che non fosse sua madre o suo fratello…
«Che duri sempre e che sia sempre sacro, questo patto reciproco d’amore» canticchia Druso, allegramente.
Tiberio gli dà un pugno su una spalla. «Smettila» gli dice.
«A me prometti tu, anima mia, un amore senz’ombre e senza fine» intona ancora il più piccolo, in toni così drammatici da suonare ridicoli.
Tiberio sente le proprie labbra tremare, e le serra per cercare di non mettersi a ridere.
«Oh, dai!» esclama allora Druso. «Non conosco altri pezzi di questa poesia!»
A quell’accorata dichiarazione, Tiberio non riesce più a contenersi, e suo malgrado gli sfugge una risata dalle labbra semichiuse.
Una risata che suona quasi come un sibilo, ma Druso sembra soddisfatto.
Tiberio pensa che quella giornata – nonostante la vincita di Ottaviano – non è poi così brutta.
Per lui, gli incontri con le altre persone non sono mai contatti e basta. Sono dei veri e propri urti, che lo scuotono sin nel profondo. Collidere in quel modo, però, forse potrebbe andargli a genio – non molto, s’intende, ma almeno un poco sì.
Si accorge che Livia lo sta guardando, e sente un’ondata di calore invaderlo, perché è uno sguardo colmo di approvazione. Allora il ragazzino ripensa a quella notte di un anno prima, quando Druso gli ha dimostrato di aver bisogno di lui, e riflette che anche sua madre è dalla sua parte.
E alla fine, se questa dev’essere la sua vita, con Druso accanto nel presente e Vipsania vicino nel futuro… Non è poi così male.














Note:
Lo so. Ho tardato un sacco. Di nuovo.
Ebbene, questa è l’ultima parte della storia.
A dir la verità, all’inizio avrei voluto scrivere anche degli episodi con Tiberio e Druso adulti, e ne ho anche scritti, ma alla fine risultavano TROPPO diversi da questi ambientati nella loro infanzia, così li ho cancellati.
E ho deciso di chiudere così, con una punta di speranza.
(Okay, chi conosce la vita di Tiberio sa che le cose non andranno per niente bene, ma pazienza… In fondo ora è un bambino, e può permettersi di essere spensierato.)

Lassù c’è l’ultimo pezzo del ritornello di “Collide” degli Skillet, e la poesia che recita Druso per far ridere Tiberio è di Catullo ^^
  
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