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Autore: Stateira    04/01/2008    20 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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4B passano i giorni, nuovi dettagli

Più passavano i giorni, più Harry aveva l’impressione  di giocare una partita a dadi con sé stesso. Stava a pensare per ore, finché la testa non gli faceva male da scoppiare, e allora se ne sgattaiolava via verso Hogsmeade, per cercarsi un angolino ai Tre Manici dove bere qualcosa di caldo e pensare, pensare ancora.

 

La sua vita sembrava indissolubilmente legata al passato: quando non era stato più il suo passato personale, a costringerlo ad una lotta tutta scritta in una cicatrice, era venuto il Passato, quello con la p maiuscola, che abita i libri polverosi della biblioteca. Anche quel passato era fatto di persone, Marzio ne era una prova. Con il senno di poi, Harry avrebbe voluto seguire con più attenzione le lezioni di Storia della Magia, e magari saperne un po’ di più su chi si nascondeva dietro ai nomi snocciolati con caratteri monotoni dalle pagine giallognole dei volumi. Nomi che erano stati vivi, un tempo, nomi che avevano fatto voltare persone, nomi che avevano chiamato occhi e voci.

 

Harry si sentiva parte di tutto questo; e temeva di esserne risucchiato. Era pericoloso desiderare sempre più fortemente di addormentarsi, era pericolosa l’empatia con Marzio, e tutto ciò che stava accadendo non era che un potenziale buco nero in cui lui si stava gettando ad occhi chiusi. Per un momento gli venne da sorridere. Straordinariamente prevedibile.

 

*          *          *

 

- Se tu fossi un fantasma, chiunque potrebbe vederti. –

- Esattamente. –

- Ma non sei un’illusione. Voglio dire… -

 

Harry si morse la punta della lingue, e Marzio gli sorrise. Il suo modo di comunicare che capiva i suoi dubbi era originale. Gentile, ma anche un pochino ilare. Doveva trovare buffo il suo spaesamento, almeno quanto lui trovava incomprensibile la situazione in cui si era andato a cacciare.

 

- Tieni, stringimi la mano. – lo incoraggiò tendendo la sua verso di lui. – Puoi anche afferrare i miei vestiti, o quello che più ti pare. Non sono uno spettro, puoi toccarmi. –

 

Harry gli strinse la mano con decisione, e provò un’inspiegabile sensazione di sollievo nel constatare che Marzio era solido e caldo, esattamente come lui. Era vero. Non è che avesse mai davvero sospettato il contrario. O per meglio dire, non aveva mai confidato a sé stesso quel sospetto, in quei giorni. Paura di perdere tempo dietro ad un sogno? Forse un po’. Harry aveva fatto la pelle dura a lottare per essere creduto, negli anni passati; ma allora lui era sempre stato convinto di ciò che diceva, e il non essere ascoltato era stata più una sfida che un motivo di dubbio. Le cose però si erano messe diversamente, ora. E il fatto che la mano di Marzio fosse una mano, una mano vera, era la prova che serviva a lui più che agli altri che no, non stava immaginando tutto. Ancora una volta.

 

- Però non riesco ancora a capire chi tu sia. –

- E’ difficile. – Marzio arricciò le labbra. – Credo di essere una sorta di spirito. Nessuno mi può vedere al di fuori di te, è un po’ come se fossi a metà fra un fantasma e un sogno. –

- Ma se tu non puoi comunicare con nessuno all’infuori di me. – ragionò Harry. - Questo significa che hai dovuto aspettare fino ad oggi, per poter chiedere aiuto? –

 

Harry terminò la sua frase appena prima che una cosa terribile accadesse. Una marea antica quanto può esserlo il disegno delle nuvole lo travolse, e gli fece a brandelli il petto. Marzio strinse le labbra fra i denti, ed Harry assistette ad una scena incredibile,  lo vide affrettarsi a richiamarla indietro, dentro ai suoi occhi.

 

- E’ così. Ho aspettato molto tempo. –

- Ma non ha senso. – gemette Harry sentendosi soffocare. – La tua è stata una condanna! –

- Forse sì. Ma né tu né io abbiamo il diritto di dirlo. – il sorriso di Marzio si aprì all’improvviso, facendo un po’ di luce fra le fronde indolenti dei giunchi e delle canne rigogliose che oscillavano accompagnando la corrente del fiume che i due stavano costeggiando.

– Posso solo essere felice di averti trovato, finalmente. –

 

*          *          *

 

Harry non aveva creduto nemmeno per un secondo che Marzio fosse felice. Lo strazio sordo e senza scampo che lo travolgeva di tanto in tanto, se solo lui accennava ad un’espressione triste, lasciandolo lì senza fiato, in ginocchio, vinto dalla voglia di piangere ed urlare tutto il dolore dell’universo, non era possibile che nascesse da una persona felice.

Non poteva esserci gioia in quegli occhi che sarebbero stati identici ai suoi, se non fossero stati ammantati di una dignità antica, che non aveva niente di polveroso, di un contegno imperscrutabile, e di orgoglio, tanto orgoglio. Soltanto un tempo lontanissimo aveva potuto generare un uomo come lui, ed Harry si vergognava di vedere così poco di quella nobiltà in sé.

 

- Non so nemmeno perché soffre così. – si lamentò. – Io vorrei fare qualcosa, ma se lui non si decide a parlare… -

- Io mi sono fatta un’idea. – lo interruppe gravemente Hermione. – Non posso averne la certezza, ma ciò che tu dici di provare mi ricorda terribilmente i Dissennatori. –

Ron sgranò gli occhi vivaci. – Oh no. – mormorò. – Tu pensi che…? –

- Non ne sono certa. – ribadì Hermione, cercando di mantenersi sul neutrale. – Ma forse questo ragazzo ha subito il Bacio. E il fatto che sia legato a te spiega perché tu sia partecipe del suo dolore. –

 

Partecipe del suo dolore. Più che altro, ne era vittima.

 

*          *          *

 

- Ma perché non mi porti da chi stai cercando? -

Marzio si strinse nelle spalle. – Non posso. Non sono io a decidere che cosa farti vedere. – con gli occhi verdi abbracciò pigramente l’orizzonte piatto. – Vedi, questo è il territorio dell’Icenia. Quella laggiù è la loro capitale, si chiama Venta. –

 

Harry aguzzò la vista e mise a fuoco un muro di cinta non troppo alto, che correva in mezzo al nulla della prateria formando una figura ellittica. Al di là di esso non si scorgevano i tetti delle case, solo alcune aste, probabilmente parti di recinti o di torri, ma la vita di quel luogo si manifestava salendo verso il cielo attraverso decine di colonnine di fumo che si sprigionavano da camini o da falò.

 

- Dove ci troviamo? –

Marzio si grattò una tempia. – Dunque, se non faccio confusione dovremmo essere nel Norfolk. Con il tempo, i signori del tuo Paese hanno modificato molto la geografia. Oggi Venta non esiste più, se tu andassi dove ci troviamo adesso, ci troveresti l’aperta campagna, campi, e qualche villaggio. –

 

- L’aperta campagna. – mormorò Harry, cercando di darsi ragione di come qualcosa possa venire schiacciato dal tempo senza lasciare di sé che un nome. Duemila anni che non sono niente, eppure sembrava di essere in un altro universo.

 

- Spiegami una cosa, Marzio. Come fai a parlare l’inglese? Non hai detto di essere un Romano? -

Marzio sorrise tristemente. Harry pregò soltanto di riuscire a sopravvivere ad un’altra scarica della sua stramaledettissima disperazione.

 

– Vago su queste terre da due millenni, Harry. Ho imparato tutte le lingue che sono passate per quest’isola. –

- Quindi credi che sia capitata la stessa cosa anche a chi stai cercando? -

Il sorriso del soldato si tinse di una nota più tenera, e ancora più malinconica. - Spero di sì. A volte era piuttosto complicato capirsi. -

Harry annuì. Niente di fatto, chissà perché niente di fatto. C’era quasi da restarci male.

– Andiamo a Venta, allora? –

- No. Adesso è tempo che tu ti svegli. -

 

*          *          *

 

“Adesso è tempo che tu ti svegli”.

Marzio sfuggiva così alle domande più insidiose. Se solo ci pensava, a Harry veniva una gran voglia di strozzarlo. Quella mattina non differiva dalle altre, nemmeno un po’. Si alzò dal letto parecchio scocciato, sgattaiolò in bagno e si diede una lavata di faccia prima che gli altri si svegliassero. Tanto, di rimettersi a dormire per altri dieci minuti non se ne parlava nemmeno. Scese di sotto, nella Sala Comune, e tirò fuori un libro dalla sua borsa, uno dei pochi che Hermione aveva ritenuto degni di un’analisi più approfondita. Si era fatto dei segnalini con qualche pezzetto di pergamena su quelli che potevano essere i passaggi più interessanti. Icenia, eh? Tanto per cominciare sarebbe stata buona cosa capire che cosa ci facesse in un posto così lontano da casa. Del nome di Marzio non c’era traccia da nessuna parte, ma va bene, la storia non ricorda i nomi di tutti, no? Non ci sono abbastanza pagine per tutti, e se si badasse a sottigliezze del genere, allora tutti avrebbero una storia da raccontare. E allora non esisterebbe più un mare in cui annegare, l’immensa fossa comune della storia.

 

“Adesso è tempo che tu ti svegli”.

Quanta tristezza illuminava i suoi occhi, quando lo diceva. Harry credeva sinceramente che Marzio volesse parlare, ma fosse costretto a tacere, chissà per quale motivo. Però hey, con la chiaroveggenza lui non c’era mai andato granché d’accordo.

 

Lo aspettava una giornatina di tutto rispetto: la mattinata sarebbe stata uno straziante susseguirsi di Pozioni e Incantesimi, e nel pomeriggio, gli allenamenti. Non poteva assolutamente mollare la squadra da sola, giù al campo. Punto primo, Ginny lo avrebbe ucciso, e con ogni probabilità lo avrebbe fatto in modo assurdamente crudele. Punto secondo, lui aveva voglia di andare a giocare. Davvero. Il fatto era che le circostanze sembravano decise a mettersi contro di lui. Quando devi pensare a come uscire vivo da una guerra contro il mago più pericoloso del pianeta, non è che ti rimanga molto tempo per meditare sugli schemi d’attacco più efficaci contro Corvonero.

E al momento Harry era pressoché punto e a capo. Decisamente, c’erano questioni più grosse che popolavano la sua testa e che reclamavano la sua attenzione. Lo aveva confidato ad Hermione, augurandosi di trovare una mano amica che gli indicasse una qualche direzione. Hermione aveva fatto di meglio, lo aveva affondato del tutto.

 

“ Stai crescendo, Harry”. Si era limitata a fargli notare. Riflettendoci su, Harry era rimasto impressionato dalla quantità di cose sottintese alle sue parole.

 

Era una conseguenza logica che avesse deciso di non perdere l’allenamento per dimostrare che poteva ancora essere una ragazzo come tutti gli altri, ancora per un po’.

 

*          *          *

 

- Signor Malfoy. –

 

Draco Malfoy sollevò improvvisamente la testa all’indirizzo del professor Vitious, come se si fosse appena svegliato da chissà quale sogno ad occhi aperti.

 

- Le dispiacerebbe rispondermi, signor Malfoy. – trillò la voce decisamente irritata del professore.

- Ahm… Uhm… dunque. –

 

Non aveva la più pallida idea di quale fosse la domanda, eh? Si vedeva lontano un miglio. Benché Harry avesse sempre pensato che una situazione del genere lo avrebbe riempito di un’euforia incontenibile, fu costretto ad ammettere che un po’ gli dispiaceva per il Furetto. Per uno dei seguenti motivi, a scelta: o si stava lentamente ma inesorabilmente trasformando in un Grifondoro di quelli ortodossi, o il Furetto non sembrava più il Furetto di un tempo, perciò provare un po’ di pietà per questo nuovo Malfoy non era poi un peccato così grave.

 

- L’Incanto Florealis. – borbottò.

 

Se Malfoy l’avesse sentito, bene, altrimenti pazienza. Del resto, mica voleva aiutarlo. Il suo era più che altro un ripasso ad alta voce.

 

- L’Incanto Florealis. – sentì farfugliare a Malfoy. – Va eseguito… con un movimento molto lento del polso. Un errore comporta la trasformazione della pianta che si voleva far rifiorire in… magma. No, no, melma, melma. Nel migliore dei casi. –

 

Harry sorrise. Ora poteva dire di sentirsi un po’ come Hermione.

 

Vitious arricciò il naso facendo traballare i suoi occhialetti. – Va bene, signor Malfoy. – concesse. – Ma la prossima volta la prego di prestare più attenzione alla lezione. O almeno, si sforzi di fingere. –

 

Draco Malfoy annuì frettolosamente, tenendo gli occhi bassi sul suo banco. Appena l’attenzione di Vitious veleggiò verso altri lidi, si girò di scatto verso Harry, e gli scoccò una specie di occhiata allucinata. Harry non seppe bene come replicare. Guardarlo di traverso o fare qualcosa di antipatico, a quel punto, sarebbe suonato un tantino fuori luogo; ma non poteva nemmeno fargli un bel sorrisone complice, no? Si limitò ad una scrollatine di spalle, che nei suoi intenti voleva essere monito a lasciar perdere qualsiasi domanda. Era successo e basta.

 

Malfoy, grazie al cielo, si attenne scrupolosamente alle sue indicazioni immaginarie. Alla fine della lezione si alzò dal suo banco, aspettò che i due o tre della sua combriccola lo raggiungessero, e infilò la porta tenendo lo sguardo ostinatamente inchiodato su qualsiasi cosa non fosse Harry. Non sputacchiò nemmeno un po’ di veleno, però. Se era il suo personalissimo modo di dimostrarli la sua gratitudine, allora grazie tante, ad Harry andava più che bene.

 

- Andiamo giù al campo? – lo risvegliò Ron, con una voce che scoppiettava di entusiasmo.

- Ti seguo. -

 

*          *          *

 

Dio, ma da quanto tempo era che non si allenava? Harry aprì i rubinetti dell’acqua della doccia e aspettò che lo scroscio divenisse sufficientemente caldo per potersi dare una bella risciacquata. I muscoli della sua schiena tiravano come se fossero state corde tese, e anche il collo gli doleva tutto, per lo sforzo della posizione e per il freddo sempre più pungente dell’inverno che avanzava a passo di carica.

Ci aveva impiegato un po’ a prendere il Boccino. In linea di massima non poteva lamentarsi del suo lavoro, o di quello dei suoi compagni, ma c’era una discreta quantità di ruggine che andava assolutamente grattata via dalla squadra. Ron sembrava tornato indietro nel tempo, e ogni volta che la Pluffa arrivava dalle sue parti prendeva ad agitarsi come se si fosse improvvisamente dimenticato tutte le regole del Quidditch.

 

Si rivestì in fretta, per non prendersi un malanno. Ron si era inaspettatamente offerto di riportare Boccino e compagnia nel capanno dietro al campo da gioco, e Ginny doveva essere ancora sotto la doccia, e chissà per quante ore ancora ci sarebbe rimasta, perciò a Harry non restava che rifarsi la strada di ritorno al castello tutto da solo. Un po’ triste, ma non ne sarebbe morto.

Si incamminò scalpicciando i piedi lungo il sentierino lastricato solo a tratti. Dove la pietra non c’era, la terra mezza congelata crocchiava sotto le suole delle scarpe. A pensare a Marzio, gli venivano i brividi: come diavolo facevano, a quei tempi, a proteggersi dal freddo? D’accordo i mantelli, d’accordo le tuniche di lana, ma che diavolo, faceva freddo, e lui dubitava seriamente che quella gente fosse provvista di scarponi da montagna con la suola rinforzata. E di sicuro, non avevano i maglioni della signora Weasley, che potevano anche essere di gusto un po’ dubbio, ma quando si trattava di riparare dal gelo, erano il meglio sulla piazza. Chissà, magari all’epoca erano tutti maghi, e giravano avvolti da un incantesimo riscaldante, una specie di stufetta magica. Un po’ improbabile, eh?

 

E a proposito. A proposito.

 

- Non gliel’ho chiesto. – mormorò Harry fra sé, fulminato. – Che razza di idiota, non gliel’ho chiesto. –

 

Le sue imprecazioni a mezza voce scatenarono la reazione delle foglie secche cadute a terra. O meglio, di ciò che c’era sopra. Harry mise a fuoco il fagotto nero che giaceva abbandonato sotto ad uno dei grossi tronchi quasi spogli che sorgevano sparpagliati fra il castello di Hogwarts e i suoi immensi giardini. Se non si fosse mosso Harry non ci avrebbe  fatto caso, e con ogni probabilità lo avrebbe preso per un’ombra, o per un sacco lasciato lì da chissà chi. E invece.

 

- Ma… Malfoy?!?! –

 

Draco Malfoy, niente di meno che, sollevò a fatica il suo sguardo annacquato su di lui. Tremava come un disperato.

 

- Che diavolo vuoi. – farfugliò con voce impastata.

- Che diavolo ci fai qui fuori? –

- E a te cosa importa? –

 

Simpatico come sempre, non c’era che dire. Harry si odiò tantissimo per ciò che stava per dire.

 

- Hey, c’è qualcosa che non va? -

 

Stupida anima da Grifondoro.

 

- Certo che sì, Sfregiato. Ci sei tu. –

 

Ecco, appunto.

 

- Non avrai intenzioni suicide, vero Malfoy? –

 

Malfoy aggrottò le sopracciglia. Più che infastidito, sembrava perplesso.

 

- Ho sentito dire che sei stato malato. – buttò lì Harry, cercando di cacciare fuori un tono che lasciasse capire che lui credeva ben poco a quella notizia. – Vuoi darti il colpo di grazia? –

 

A sorpresa, Draco non reagì nel modo che Harry si sarebbe aspettato. Non sbraitò improperi, non sputacchiò niente di velenoso, non alzò nemmeno i pugni in segno di sfida.

 

- Senti, Potter. –quasi gemette il suo nome. Era strano da morire. – Lasciami dormire, ok? Lasciami solo dormire un po’. –

 

Harry si sentì in dovere di correggere il tiro. Più che altro, provava lo stesso senso di spiazzamento della mattina, quando lo aveva salvato dalla domanda di Vitious e lui non aveva praticamente reagito. Certo che fare gli avversari di Draco Malfoy era un lavoretto abbastanza semplice, ma cercare di andargli incontro era un’impresa degna di menzione.

 

Alzò le mani in segno di resa. – D’accordo. – mormorò con un tono un po’ più accondiscendente. – Guarda che non volevo disturbarti. È solo che se rimani qui congelerai. –

- Pazienza. – sentì bofonchiare al Serpeverde tutto raggomitolato su se stesso.

Arricciò il labbro inferiore, e si rassegnò ad incamminarsi verso la scuola. – Già. Pazienza. -

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Buon anno (che ritardo vergognoso)! Scusate per l’attesa, ma sono stata via per un po’, fra il Natale a Milano e il Capodanno a Venezia, e sono stata formalmente minacciata di morte, se mi fossi messa a scrivere anche solo la lista della spesa. A voi come sono andate le feste? Delirio di Capodanno?

 

Nota semi-demente al titolo del capitolo. Non è la voce del verbo dire, ma dadi, in inglese. XD

 

A proposito della fic, leggendo la recensione di Synoa volevo rassicurare tutti riguardo ad una cosa: questa storia è molto diversa da quasi tutti i miei lavori precedenti; è già scritta in buona parte, e ha uno sviluppo graduale. Non fatevi quindi nessun problema né scrupolo se al momento non vi convince, o vi lascia un po’ così. Sono perfettamente consapevole che darà il meglio di sé soltanto una volta conclusa, quando sarà possibile rileggerla nel suo insieme e sviscerare tutti quei meccanismi che la pubblicazione per capitoli tende a disperdere un po’. Mi premurerò di mettere qualche nota negli angolini, per aiutarvi a godervi meglio cose che possono sfuggire, così non impazzirete troppo!

 

Fra ro: ti ringrazio tanto, e scusa per il ritardo!

The fly: non sai quante domande affollano la mia! >///< per esempio: di che segno è Marzio? Qual è il suo colore preferito? È libero questa sera? Se me lo sposassi, che cognome prenderei? Ok basta, fine. Vado a fustigarmi.

Smemorella: grazie zia smemo!!! Ho bevuto poco, sono stata bravissima. Che invidia la Francia, anche se con sto freddo non so quanto mare ti sarai fatta. O non sarai una di quelle folli che si lanciano in acqua per capodanno? Lo sai che se l’hai fatto ti sei guadagnata la mia incondizionata adorazione, vero?

Puciu: Draco è arrivato, visto? Da adesso vedrai che la sua presenza sarà sempre più importante. Non preoccuparti, tutto verrà svelato! Nuuu, Topolino, sono secoli che non ne leggo uno!

Synoa: grazie mille, e auguri (in ritardo) anche a te! E non ti preoccupare per la storia, c’è tempo per farsi un’idea.

Tsubychan: sono sempre muta come un pesce, mi conosci! XD

T Jill: meglio se Kuro-tan non legge il tuo augurio, altrimenti si mette ad inseguirmi con uno scopettone in mano, e con intenzioni tutt’altro che affettuose! XD ma lo spumantone di capodanno non me l’ha levato proprio nessuno! Ma insomma, anche tu ti sei divertita, o corrompitrice di anime innocenti! Io adoro la montagna, non vedo l’ora di andare a consumare gli sci sulle piste il mese prossimo!

Rodelinda: ma grazie, grazie mille! Guarda, ti giuro sul mio onore che di Mary Sue ( o Gary Stu, trattandosi di nuovo personaggio maschile) non ne vedrai, qui. Non immagini quanto abbia in odio questo genere di stereotipo. Quasi quanto odio i violentatori della grammatica. Il tuo apprezzamento mi riempie davvero di gioia perché ce l’ho messa tutta per cercare di dare una buona caratterizzazione a tutti i personaggi.

Melisanna: grazie mille, e ricambio gli auguri! Hermione e Ron avranno una parte un po’ più corposa questa volta. Soprattutto nell’evitare che a Harry si fonda il cervello a furia di lambiccarsi.

Lady: hihihi, non ti preoccupare, il sono per la congettura libera! Adesso che Draco ha fatto la sua comparsa, vedremo che cosa c’entra in tutto questo casino.

Dark: ma no, duemilahot mi piace da morire! XD

Chiara: non scusarti per il ritardo, sono io che dovrei vergognarmi! XD Sono contentissima di suscitare la tua curiosità, e Marzio è più che contento di avere una fan. Sai com’è, i Romani si gasano, ma non credo che verrà mai a chiederti il numero di telefono. Secondo me con la tecnologia è al livello rasoterra di Ron.

  
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