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Autore: insomnia_    28/09/2013    3 recensioni
Ciò che amiamo torna sempre, ciò che amiamo è difficile, ciò che amiamo ci corrode l'anima e ci salva allo stesso tempo.
Mini-Long || Larry
"Un ragazzo dagli occhi blu elettrico – o blu oceano, o blu zaffiro o qualsiasi blu in cui riuscissi a perdermi – si era avvicinato al mio tavolo, chiedendomi l’accendino. Era visibilmente ubriaco e odorava di stantio e di erba. Avevo scosso la testa, anche io inebriato dal whiskey che stavo sorseggiando, e mi scusai con lui per non avere ciò che andava cercando. Lui si era messo a ridere, di una risata cristallina e sincera, di una risata impastata di vodka, di una risata che faceva apparire la musica dell’opera di sottofondo una delle melodie più scadenti di tutta la terra. Avevo riso con lui, e inspiegabilmente avevamo incominciato a parlare. E ringraziai Dio per non aver mai fumato, e ringraziai Dio per non aver avuto quel fottuto accendino, e lo ringraziai per avermi fatto conoscere, in un bar scolorito e maleodorante, Louis Tomlinson."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Will we surrender?'
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2. Infinita campagna

 
La campagna inglese scorre veloce sotto i miei occhi in tutta la sua bellezza. Più mi avvicino a Londra, più i miei pensieri si fanno gravi, e le mie ansie e preoccupazioni aumentano in modo direttamente proporzionale alla velocità del treno.
E il mezzo ancora non accenna a fermarsi.
Mi piace immergermi con la mente in questi paesaggi, perché qui sembra tutto più tranquillo, sembra tutto più felice, senza problemi aggrappati con cinghie di cuoio al cuore. E immancabilmente, il mio pensiero vola veloce su Harry.
Come da tre anni a questa parte, poi. Ogni giorno mi chiedo cosa stia facendo la mia ragione di vita, e me lo figuro seduto solo in quel bar puzzolente, con il whiskey in mano e la rabbia in corpo. Magari mi ha lasciato correre via e si è ricostruito una vita. Magari mi picchierà a sangue quando mi vedrà; magari mi urlerà contro, o magari non vorrà neanche vedermi. E come cazzo biasimarlo.
Avrei dovuto lasciargli almeno un biglietto, o fargli una telefonata. Avrei dovuto dire qualcosa, ma mi vergognavo. Mi vergognavo e avevo paura che lui decidesse di scappare insieme a  me.
Sono sempre stato un coglione, ma quel giorno del 2013, ho raggiunto livelli che mai avrei pensato di toccare.
Probabilmente Harry penserà che io sia fuggito da lui. Probabilmente penserà che non fossi più interessato, che me lo volessi solo togliere dalle palle. Ma, no!, in quel caso il coglione sarebbe solo lui.
Perché come potrei mai scappare dalle sue labbra carnose e calde, che ancora ogni tanto mi immagino premere sulle mie; come potrei scappare dalla sua voce roca che mi cantava canzoni allegre anche quando la tempesta impazzava fuori dalla finestra.
Perché come cazzo potrei scappare dal mio mondo? Dalla sua risata, dai suoi occhi infiniti, dal suo tocco dolce. Dalla vodka versata sul pavimento insieme ai vestiti, dall’anima lacerata e completa allo stesso tempo.
Se mai, sono scappato per proteggerlo. O per proteggere la sua visione dolce di ciò che sono.
Ma ora sto tornando, dopo tre anni. E i pensieri non potrebbero essere più insistenti di così.
 
Yeah, maybe I'm a 
bad, bad, bad... bad person


 
Era la terza o quarta volta che Louis si rigirava impaziente nel letto, ben attento a non svegliare Harry che dormiva accanto a lui.
Decise di alzarsi perché avrebbe ancora potuto contenere per poco ciò che gli ribolliva dentro. Non sapeva neanche lui che cosa fosse, ma gli dava fastidio e gli contorceva le viscere fino alla nausea.
Dopo essersi vestito si sedette al ciglio del letto, accarezzando dolcemente i capelli del più piccolo.
“Devo andare, Harry”, sussurrò posandogli un bacio sulla fronte.
Il riccio si mosse piano, e con la sua solita voce roca che faceva impazzire Louis mugolò un lieve “Ma è notte…”
A udire quel suono – quella melodia, la sua voce era una fottutissima melodia – Louis si sentì mancare per un momento. Era giusto quel che stava per fare? Era sicuro che fosse l’unica soluzione? Si sentiva come se la terra sotto i suoi piedi fosse scomparsa e lui continuasse a volare e ad essere sbattuto dal vento ovunque, senza una meta.
Davvero non avrebbe potuto fare altro? Dopo questo avrebbe potuto vivere con Harry in pace?
, si disse. Lo stava facendo per Harry, e per loro. Dopo avrebbero potuto anche prendere un castello in cima alla collina più alta senza essere disturbati da nessuno.
“Tornerò presto. Tu dormi e non preoccuparti.”
Ma, purtroppo, non sempre le cose vanno come previsto.

All 'cause you love, love, love 
When you know I can't love”


 
Continuo a rigirarmi i pollici ed a rigirarmi le preoccupazioni nella mente, mentre il treno continua a scorrere avvicinandosi pericolosamente a Londra.
Se solo non avessi fatto ciò che decisi quella notte. Se solo non avessi toccato Matt, e avessi aspettato la polizia. Se solo non mi fossi immischiato in questioni psicotiche e più grandi di me.
Se solo.
Bella merda, la mia vita è piena di "se solo". Se solo non avessi fatto così tante stronzate a quest’ora il castello sulla collina avremmo potuto averlo. Anzi, che dico!, il castello avremmo potuto averlo anche tra le nuvole. Alla fine, ovunque Harry andasse c’era un castello: tra i fili d’erba bagnati dalla rugiada, tra un bicchiere di whiskey e una sigaretta, tra le gocce di pioggia, tra i fulmini e i tuoni e Dio solo sa che cosa. Lui stesso era un castello, era il mio castello.
E io ho sono stato capace di distruggerlo. Di buttarlo a terra con tutte le mie forze, ed abbandonarlo ormai in rovina tra le sterpaglie e la musica dell’opera.
Stronzo. Coglione. Deficiente.
E la cosa che ancora mi urta più di tutte è che, se mai riuscissi a trovarlo nelle luci di Londra, potrei stare con lui solo per un giorno. Per sicurezza. E se decidessi di raccontargli tutto e lui decidesse di scappare con me… mai. Spero mi picchi, spero mi faccia del male, anche dopo che gli avrò spiegato quel che è giusto che sappia. Soprattutto dopo. Voglio che riversi tutto il male che gli ho fatto su di me. Perché me lo merito, perché lui ha sofferto abbastanza. Perché io ormai non so neanche distinguere la differenza tra il dolore e la felicità. Vivo in una costante calma piatta di avvenimenti, senza emozioni. Prosciugato. Derubato del cuore. Derubato da lui.
Ma sono più che felice che il mio cuore ce l'abbia Harry Styles.
“And these fingertips 
Will never run through your skin” 


“Finalmente, Tomlinson”
La voce di Matt rimbombò vorace nei timpani di Louis. Un veloce brivido gli percorse la schiena, ma lui non ci badò.
“Sono puntuale”, biascicò di rimando, guardandosi intorno. Il posto il cui il moro si trovava era terribilmente sinistro, e una sensazione spiacevole gli attanagliò lo stomaco. Era un vecchio palazzo ormai andato in rovina, con i muri scoloriti e il pavimento grigiastro e terribilmente sporco. La stanza sembrava completamente vuota, se non per l’uomo imponente di fronte a Louis, e per la pistola che portava ben saldata alla cintola e che, inspiegabilmente, con la sua presenza riempiva l’edifico più di qualsiasi essere umano.
“Non importa la puntualità, Louis,” riprese Matt incominciando a camminare verso l’altro, “L’importante è che tu abbia i soldi”
Louis lo guardò negli occhi per qualche istante, mentre raccoglieva tutto il coraggio a lui concesso, e rispose: “Ecco, su questo punto penso che ci troviamo un attimo disaccordo”.
A sentire queste parole l’altro, contro ogni aspettativa, scoppiò a ridere, di una risata irritante e strafottente. Di una risata che tutti i mali lasciava trapelare, di una risata che bloccò il sangue nelle vene di Louis.
“Ancora a fare questi stupidi giochetti con me?”, rise ancora, “Diecimila fottute sterline non sono un giochetto.”
Ma questa volta fu il turno del moro a sogghignare. Lo guardò sprezzante, mentre una collera che ben conosceva gli scioglieva il ghiaccio ormai formato nelle vene, e faceva riprendere il cuore a battere, anche più forte del dovuto. “E cosa puoi farmi, Matt? Uccidermi? Non penso…” fece una pausa e si mosse anche lui di qualche passo, “Non finché non ti darò i soldi, almeno.”
Louis rischiò, non sapendo che fare. Lui quei cazzo di soldi non ce li aveva e non ce li avrebbe mai avuti, ma era stanco della situazione. Era stanco di tutte le velate minacce e le domande di Harry; era stanco di dover vedere il viso appuntito di Matt, e di dipendere dai suoi ordini. “Perché hai un debito con me”, gli diceva. E lui era obbligato a fare tutto ciò che gli veniva chiesto, o altrimenti “sarebbero stati cazzi amari”, gli ricordavano.
Matt era il tipico ragazzo ricco e strafottente, che si era dato alla malavita un po’ per gioco e un po’ per noia. Aveva trascinato Louis con sé, inseparabili, come due gemelli, e come due calamite. Finché un giorno, forse preso dagli effetti dell’alcool e delle droghe baciò Louis sotto un lampione ticchettante. Quest’ultimo, consapevole ormai da anni del suo orientamento sessuale  si era sentito felice come un bambino, e aveva risposto al bacio. E poi le cose diventarono molto confuse, molti “frocio di merda” volarono, e molti “non ti voglio più vedere” tornarono indietro. Da lì era stata guerra.
Louis riprese a tremare, senza però distogliere gli occhi da quelli grigi e senz’anima di Matt, aspettando una risposta. Che non tardò ad arrivare, e che distrusse tutte le sue difese.
“Ucciderti? Che sciocco che sei Lou, non lo farei mai.” Pausa, dolorosa e lacerante. “Piuttosto, come si chiama quel bel ricciolino che ti scopi? Harry, forse?”

“And those bright green eyes 
Can only meet mine across a room 
Filled with people that are 
less important than you”
 
Ancora, lo sferragliante rumore del treno irrompe nelle mie orecchie, ricordandomi dove sono diretto – e da chi – e facendo sfrecciare i miei pensieri come la campagna inglese fuori dall’abitacolo. Lei è così bella e pura, così incontaminata che ancora mi chiedo se sia reale. Era da tanto che non mi immergevo in essa, e mi è mancata.
I miei pensieri, però, sono sempre tristi e turgidi, e mi scavano un po’ dentro l’anima. Dentro il cuore, anche. Ma per quanti ricordi tristi io possa mai contenere, ci sarà sempre quello che mi farà sorridere. Non importa come andrà; non importa se non mi vorrà più vedere, o se magari si è già dimenticato di me. Quello che mi importa è vederlo, e perdermi ancora una volta nei suoi occhi.
I suoi occhi così puliti, che scacciavano via ogni male ed ogni tempesta dai miei. Un po’ come la campagna inglese.
Harry è la mia campagna. Lo è sempre stato. È sempre stato quell’ancora di salvezza a cui non potevo fare a meno di aggrapparmi, anche se, senza accorgermene, lo tiravo sempre più giù nell’abisso oscuro.
Io non volevo amarlo. Io non volevo amarlo perché di amore non ne capisco un cazzo e l’avrei distrutto senza saperlo. Io volevo solo sentire le sue labbra la mattina di Natale; volevo sentire il suo odore la domenica di Pasqua. Volevo semplicemente bearmi di lui senza un perché e senza una fine. Volevo vivere di lui, guardarlo la mattina appena alzato, lanciargli un cuscino per fargli abbassare lo stereo. Volevo sentirlo addosso a me, volevo sentirlo fondersi con la mia pelle. Volevo che diventasse il mio quotidiano e volevo che fosse il mio futuro.
Eppure, sono riuscito lo stesso a distruggerlo, distruggendo me stesso.
Il treno emette un rumore sordo. Lo smog di Londra, le prime case sfasciate, l’odore acre della benzina.
La campagna è finita. Ma spero che la mia non finisca mai.

“All 'cause you love, love, love 
When you know I can't love”

 



***
‘Sera tutti quanti!
Beh, se siete ancora qui dopo questo capitolo (sempre corto, ma che ci posso fare? Cose lunghe non riesco a scriverle!) lasciatemi regalarvi una medaglia. Seriamente, io non so come sia uscito questo coso!
Lo stile in alcuni punti è leggermente diverso, perché immagino Louis molto più impulsivo di Harry, e spero di averlo reso leggermente tale, scrivendo un po’ più “direttamente”, non so come spigarmi.
Ancora non si sa cosa abbia spinto Louis ad andare via, ma lo si può intuire… forse. Beh, ma per le spiegazioni finali dovrete attendere ancora un nuovo capitolo. Che poi, sto incominciando ad affezionarmi alla storia (?), quindi potrei pensare di allungarla leggermente, perché le idee ci sono. Il problema, però, sta nel metterle nero su bianco. Ma provvederò. Devo ancora decidere.
Sicuramente ci sarà ancora un capitolo con il tanto agognato (almeno da me…) incontro dei due, e un epilogo, ma nel mezzo potrei pensare di metterci qualcosa ancora. Cioè, non lo so. Boh. Vedremo.
Intanto, in questo capitolo vediamo inseriti dei flash back, che nel precedente non c’erano, ma che saranno presenti ancora per il prossimo.
Per il resto, spero vi sia piaciuto.
Ringrazio infinitamente le tre persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che a momenti mi facevano piangere con i loro commenti. Cattive ragazze. <3
Un bacione, e grazie in anticipo a chi leggerà/seguirà/commenterà la storia,
Alessia. <3
 
La canzone di questo capitolo è “Love love love” dei Of Monsters And Men, che adoro.

 
   
 
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