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Autore: _Miwako_    12/11/2004    8 recensioni
Hermione è innamorata di Ron da anni. Tutti lo sanno, tranne lui. Ma le cose cambiano, ed improvvisamente Ron comincia a studiare di più e ad alzarsi presto per la colazione. Cosa ha causato questo cambiamento?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa fanfiction è una traduzione

Prima parte – Abitudini

 

“Hermione, voglio solo sapere cosa hai detto!”

Perché? Cosa importa?” chiedo, infuriata.

Perché sei mia amica. Voglio sapere cosa ti sta succedendo.”

“Quello che mi sta succedendo non c’entra niente con ciò che accade nella mia vita privata! Non ti devo dire tutto…”

Ma questo è quello che fanno gli amici!” replica lui. Ha il viso arrossato per la rabbia, i capelli scarmigliati per tutte le volte in cui vi ha passato le dita, furioso. In realtà, così è proprio carino… cioè, ehi, Hermione!

Non è certo il momento di pensare a queste cose.

“Ron, puoi dire onestamente che tu mi dici tutto?”

L’unica risposta è il silenzio.

“Forse dovrei andare a parlare con Harry…”

“No.” mi interrompe duramente, ed un mezzo sorriso compare sul mio volto. Lo sapevo!

“Ascolta. Tutti hanno i propri segreti. Ora, se io dico così, non è per farmi solo gli affari miei. Inoltre, andare a parlarne con qualcuno è troppo difficile e bisogna anche chiedersi se quel qualcuno è la persona giusta.

“Bene, se il problema è che volevi chiedere consiglio a qualcuno, perché non me lo hai detto e basta?”

“Non è questo il punto…”

“Giusto. Il punto è che, in quanto tuo migliore amico, penso di avere il diritto di sapere quando esci con qualcuno.”

“No, il punto è che devi levare il tuo stupido naso dai miei affari. E sì, ti dirò quando comincerò ad uscire con qualcuno, ma questo non significa che io ti debba parlare dei ragazzi che rifiuto.”

Il suo viso cambia improvvisamente, ed un sorriso trionfante prende il posto dell’espressione arrabbiata. “Quindi l’hai rifiutato?”

Tossisco, senza riuscire a credere alle mie orecchie. “Sei impossibile”, dico senza riuscire a pensare a qualcos’altro di meglio.

“Bene. Comunque, lui non era abbastanza per te.”

“Ah, sì, e tu chi saresti per deciderlo?” chiedo, indignata. Dove vuole andare a parare?

“Il tuo migliore amico, ecco chi.”

“Ma certo, però anche Harry è il mio migliore amico ma chissà perché non lo vedo che tenta di impicciarsi degli affari miei.

“Beh…” lui esita un momento, e quasi penso che mi voglia dire qualcosa di particolare, quando, “Harry ha altre cose per la testa.

Non posso negare la verità di questa affermazione. Ma sta ancora ficcando il naso dove non dovrebbe. Faticosamente, chiedo: “Perché ti preoccupa con chi esco?”

Rimane in silenzio per qualche istante, fissando i suoi piedi come se contenessero la risposta. “Non lo so. Lo faccio e basta.

Sospiro. “Beh, non penso comunque che questa sia una cosa molto buona.”

La rabbia comincia a montarmi dentro di nuovo. “A meno che tu non sia pronto a rivelare tutti i tuoi oscuri segreti, non puoi aspettarti che io sia sempre sincera con te.

Ma quello non era un segreto.  L’hai detto tu stessa” replica lui, tranquillamente. “potrei averlo saputo da chiunque.”

Ed allora perché non l’hai chiesto agli altri?” domando, nuovamente infuriata. E’ incredibilmente bravo a farmi arrabbiare.

“Perché sei bellissima quando sei arrabbiata,” dice lui, senza esitazione.

Cosa?” chiedo. Non sono sicura di aver sentito bene.

“Ho detto che sei bellissima quando sei arrabbiata” ripete, un sorriso compiaciuto che incurva le sue labbra, mentre fa un passo verso di me.

Quel movimento è così inaspettato, che mi sento come se fossi travolta da un vento fortissimo. Fa un passo più vicino, ed io arretro, senza capire cosa voglia dire con quell’osservazione.

“Arrossisci, il tuo torace si alza per l’energia che metti nel gridare… e vedo il fuoco nei tuoi occhi. Amo quel fuoco… quello che si accende solo quando sei veramente appassionata a qualcosa. E’ una delle ragioni per cui mi piace litigare con te.

Lui continua ad avvicinarsi, ed io continuo ad arretrare, finché la mia schiena non si scontra contro la parete. Mi sento come una preda in trappola, letteralmente. Eravamo qui, stavamo parlando normalmente… non ero preparata ad una cosa del genere. Non so cosa fare.

E’ per questo che sono così terribilmente geloso anche solo a pensare a te con qualcun altro oltre me”, conclude.

Cosa… cosa vorresti dire?” ritrovo vagamente me stessa, e lo chiedo timidamente, senza quasi credere che quella che ho sentito sia proprio la mia voce. Non è la voce di una diciassettenne, non è la voce di Hermione Granger, la Caposcuola, che ha affrontato i terribili, enormi mostri letali di Voldemort. No, questa è di qualcun altro. Di qualcuno che per la prima volta in vita sua non sa davvero cosa sta facendo. Ho perso il controllo.

“Voglio dire che mi piaci, Hermione. Voglio dire che mi piaci veramente. Tu sei tutto quello a cui ho pensato in questi anni, fino ad ora. Ho sognato tutto questo.”

E poi le sue labbra si posano sulle mie, in un bacio appassionato che mi fa quasi tremare. Questo mi permette di avere qualche attimo per pensare alla risposta, ma subito ho aperto gli occhi, intrecciando le sue mani con le mie, e baciandolo ancora più appassionatamente. E’ meglio di quanto avessi mai immaginato.

Le mie mani vanno a giocare con i suoi capelli, e accarezzano il suo collo, mentre lui mi stringe ancora di più. Ho aspettato sette anni tutto questo…

 

Beep beep beep

 

Apro gli occhi e spengo l’allarme della sveglia. Cerco di capire dove sono e mi ritrovo nel mio letto, sola, nella mia stanza.

Inciampo scendendo dal letto. Certe volte odio la mattina.

 

Considerando che è sabato, non c’è molta gente nella Sala Grande quando scendo per la colazione, cosa che comunque non mi preoccupa affatto. Mi piace stare un po’ da sola; specialmente quando ho un sacco di cose per la testa.

Dopo aver fatto colazione, vado in biblioteca con l’intenzione di studiare, anche se devo ammettere che mi sto soltanto nascondendo. Non me la sento di vedere Ron, adesso, e nemmeno qualcun altro. Il sogno di stanotte mi ha reso veramente inquieta. La conversazione immaginata era così reale… così simile a quella che abbiamo avuto ieri sera, ma terminata in modo decisamente diverso.

Essendo sabato, non devo preoccuparmi di avere intrusi nel mio piccolo mondo fino al tardo pomeriggio. Sia Ron che Harry saranno ad allenarsi a Quidditch fino ad allora.

“Quindi, sarebbe questo il posto in cui ti stai nascondendo.”

Credo di aver parlato troppo presto. “Chi ha detto che mi sto nascondendo?”

“Beh, il fatto che non ti vedo da tutto il giorno mi dice molto”, replica Harry, tranquillamente.

“Non è poi così strano…” comincio, ma lui mi interrompe.

“Ed anche il fatto che tu e Ron avete litigato di nuovo, ieri sera.”

“Non dovresti essere ad allenarti con la squadra di Quidditch?”

“Ho finito presto. E non tentare di cambiare argomento. Complimenti per lo sforzo, comunque. Allora, che è successo stavolta?”

“Sono sicura che Ron ti ha già detto tutto.”

“Quando Ron me ne ha parlato, credo si sia dimenticato apposta di dirmi che era in errore, cosa che comunque causa praticamente sempre i vostri litigi. Tutto quello che mi ha detto è che lo hai accusato di non rispettare la tua privacy.

Rido. “In un certo senso… ha semplicemente scoperto che Justin mi ha chiesto di uscire, e mi ha chiesto quale sarebbe stata la mia risposta. Ed io gli ho detto di non ficcare il naso nei miei affari.

Harry sospira. “Sarebbe stato così difficile dire semplicemente che hai risposto di no?”

“No, ma non è questo il punto. Il punto è che non è una cosa che lo riguarda.

“Sai benissimo perché l’ha fatto. Lui è soltanto…”

“Sì, lo so” dico, interrompendolo. Ho sentito tantissime volte questo discorso… tutte le volte che Harry ha cercato di fare da paciere tra noi. “Lo so che è solo geloso. Io lo so, tu lo sai, ma finché non lo capisce lui, non ho intenzione di essere io a mettere ordine nella sua mente. E’ la mia vita e sono i miei affari, e fino a quando lui non mi dirà chiaramente che vuole essere più di un amico, questa è la situazione.

“Ma andiamo, cerca di essere più sincera con te stessa!” dice lui, esasperato. “Perché non gli dici semplicemente come ti senti?”

“Perché probabilmente mi riderebbe in faccia.

“No, non lo farebbe”, replica Harry, calmo.

“Come lo sai? Harry, Ron non mi ha mai dimostrato che sono qualcosa di speciale per lui, a parte queste sue scenate di gelosia. Si diverte ancora con me, litiga ancora con me, cerca ancora di irritarmi, ma solo per divertimento. Lui… lui, semplicemente, non è ancora pronto per sapere come mi sento.

“Forse non è ancora pronto, ma sapere potrebbe renderlo pronto da sé. Lo farebbe riflettere, cercherebbe di capire. Non riderebbe… in realtà, probabilmente non saprebbe nemmeno cosa dire. Ma tutto questo andrà avanti per sempre se non ti decidi a dirgli qualcosa…”

“No, Harry, non glielo dirò.” dico con decisione, e sa che sono seria.

Sospira, e sembra voler lasciar cadere l’argomento, almeno per ora. “Volevo solo essere sicuro che stessi bene. Ron mi ha detto che te ne sei andata nel bel mezzo della discussione, cosa che solitamente non fai quando ti impunti, e lui ha pensato… che sarebbe stato meglio venire a cercarti.”

Quindi, sei venuto a controllarmi, perché lui era preoccupato per me, eh?” dico, amaramente. “perché non viene a cercarmi lui stesso?”

“Perché ha pensato che non volessi vederlo, dato che stamattina ti sei volatilizzata.”

Un’espressione colpevole compare sul mio volto, capendo cosa deve aver pensato. Deve aver creduto che lo odiassi, per sparire così.

“Ero solo stanca” dico, ed il tono della mia voce rispecchia perfettamente come mi sento. “litighiamo talmente tanto che a volte arrivo ad un punto che non riesco più a sopportare… tutto questo.”

Solo quando Harry mi abbraccia mi rendo conto delle lacrime che scendono dai miei occhi. Rimango a piangere appoggiata al suo petto per un po’, la frustrazione di tutti questi giorni pesanti che a poco a poco scivola fuori da me. Solo quando ho quasi smesso di piangere e tiro su col naso come una bambina mi accorgo che è arrivato qualcun altro nella stanza.

“Hermione, stai bene?” chiede Ron, esitante, rimanendo leggermente distante, probabilmente dispiaciuto di vedere che sono ancora qui a lamentarmi. Neanche un accenno di rabbia o gelosia nei suoi occhi, solo preoccupazione. Harry è l’unico ragazzo cui Ron permette di starmi così vicino, senza fare una scenata.

“Sto bene” rispondo, asciugando freneticamente le lacrime dalle guance e dagli occhi. Non voglio farmi vedere piangere da lui. “Sono solo un po’ stressata.

Non mi sembra convinto, ma non mi chiede altro. “Mi dispiace per averti assillato con quella storia di Justin. Avevi ragione, non sono affari miei.

Sorrido, nonostante una parte di me sappia che è stato Harry a dirgli di parlarmi così. “Allora, chi ti ha detto che l’ho rifiutato?” chiedo, deliberatamente.

Ron non vorrebbe dirmelo.

“Harry” dice, regalandomi un sorriso imbarazzato che mi fa immediatamente sentire le farfalle nello stomaco.

Lancio un’occhiata ad Harry, che ha l’aria colpevole. Una parte di me vorrebbe che tutto questo si concludesse.

“Ehi, non guardarmi così. Me l’ha chiesto prima che sapessi che voialtri stavate litigando proprio per quello.

“Oh, non provare a dirmi che non ci hai sentiti.” dico, scettica. Odio ammetterlo, ma sono ben consapevole che le discussioni mie e di Ron risuonano in tutta la torre di Grifondoro.

“Va bene, vi ho sentiti. Ma questo non significa che io sapessi per cosa stavate litigando. Tendo a non farci più caso.”

Questo, nonostante tutto, mi fa ridere. E mi fa sentire molto meglio avvertire questa… leggerezza… come se un peso se ne andasse.

Quando mi volto verso di lui, Ron mi porge la mano. “Amici?” chiede, come se mi stesse tacitamente chiedendo una sorta di tregua.

“Amici” rispondo, stringendo la sua mano, sperando che abbracciare lui sia facile come abbracciare Harry.

Ma sembra che lui mi anticipi, mentre mi avvolge in un inaspettato abbraccio. Mi tiene stretta tra le sue braccia e l’unica cosa che riesco a pensare è come tutto sembra decisamente migliore, con le sue braccia forti che mi sorreggono, il suo petto sotto la mia guancia… si sta facendo piuttosto caldo, qui, o sono io?

“Mi dispiace per prima” farfuglia, piano.

“Lo so”, sussurro.

E non so per cosa stavi piangendo, prima, ma sai che puoi venire da me quando vuoi, chiaro? Se hai bisogno di parlare o… di qualsiasi altra cosa.

“Sì, lo so”, pensando tuttavia che non è del tutto vero. Non posso andare da lui per qualsiasi cosa… non posso e basta.

“Bene. Perché odio vederti piangere.

Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere una nuova ondata di lacrime. Sono le cose come queste… sono le piccole cose come queste che mi fanno sentire come se fossi ad un metro da terra. Ma sono anche le cose che mi fanno stare male… tutto allo stesso tempo.

 

E queste sono le cose che succedono sempre. Ron ed io che bisticciamo, e poi facciamo pace… bisticceremo di nuovo, e faremo pace di nuovo. Tutte le volte che avremo un litigio, non ci parleremo per un giorno o due… e poi faremo pace, come al solito.

Era normale. Era un’abitudine. Mi piacciono le abitudini. Sono qualcosa da cui puoi dipendere, aspettare. Si sa che con le abitudini non si sarà mai sorpresi di quello che verrà. Ed alla fine, tutto torna ad essere come è sempre stato.

Sì, mi piacciono le abitudini. Ma credo che tutti, a volte, abbiamo bisogno di un cambiamento…

 

 

  
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