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Autore: Lore Torri    14/07/2014    1 recensioni
Noi lo chiamiamo Agennesis. È quando due mondi distanti, che non avrebbero mai dovuto venire in contatto, si toccano: è questo che avviene, una Non-Nascita. Può essere qualsiasi cosa che sia stata generata contro la volontà del Destino. E può distruggere o salvare, portare tenebra o luce, splendere o esplodere. L’Agennesis è l’errore del Destino, della Natura, dell’Universo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CLISIS
 
“È come un uomo che getta il seme nella terra;
dorma o vegli, di notte o di giorno,
 il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.”

 [dal Vangelo Secondo Marco]
Cortegia, Grande Impero
Giorno della Prima Prova
 
Fren si stava allacciando nervosamente gli stivali. Il giorno della Prima Prova era arrivato. Sapeva che il maestro Walion aveva preparato benissimo sia lui sia Lilie e che la Prima Prova era solo una sorta di smistamento, ma ciononostante non poteva che sentire le sue viscere contorcersi per la tensione. Finì in fretta di prepararsi e si infilò alla cintura la spada corta, che si estendeva circa quanto la distanza tra la sua spalla e metà del suo avambraccio, insieme a tre coltelli da lancio di foggia elfica, adatti ad essere usati per gli incantesimi.
Quando fu pronto, uscì all’esterno, e comprese dal sole che ormai era mattino inoltrato. Appena fuori c’era Lilie,  che sembrava tesa quanto lui.
«Stai bene?» le domandò.
«Sono un po’ agitata. Tu invece come stai?»
«Mi sento come se un lungo serpente mi si stesse arrotolando dentro allo stomaco. Ma, a parte questo, alla grande.» disse Fren, sorridendo. Lui avrebbe affrontato la Prova per primo.
«Buona fortuna, allora. Conoscendoti, non ti servirà.»
Entrambi erano troppo agitati per proferir parola dopo quel breve dialogo, così si avviarono silenziosamente verso la Sala delle Prove, che in realtà una sala non era affatto: dall’esterno appariva come un grande masso di pietra e dall’interno una cava estesa nel sottosuolo, dove si divideva in molteplici cunicoli. Era stata costruita moltissimo tempo prima, sfruttando la forza degli schiavi orchi, e poteva contenere moltissimi maghi durante le prime prove, che fungevano da eliminatoria per le successive.
Arrivati di fronte alla sala, ad attenderli c’erano due Senzienti, guardie incaricate di sorvegliare i partecipanti al torneo, che aspettavano di fuori. Sembrarono riconoscere Fren all’istante.
«Tu sei Fren di Aster, della squadra di Walion, giusto?»
«Sì.»
«Seguimi.» disse uno dei due, avviandosi nei meandri della sala. Fu così veloce che Fren dovette rinunciare a salutare Lilie, per evitare di perderlo di vista. Arrancò per raggiungerlo. Dopo mille svolte che gli avevano fatto perdere l’orientamento, si fermarono infine davanti ad una porta.
«Dovrai entrare nella stanza che si trova al di là di questa porta. Le possibilità di uscire da lì sono molte e, a seconda del modo in cui supererai la prova, verrà deciso come parteciperai alla successiva. Inutile ricordarti che, se dovessi fallire, sarai squalificato dal torneo.»
Fren annui, l’ansia che gli premeva sempre più forte sullo stomaco.
L’uomo gli fece segno di entrare.
«Potrò uscire utilizzando questa porta?»
«Potrai uscire come vorrai, ma non potrai utilizzare la porta finché non sarà stata bloccata.»
Annuendo un’ultima volta, il ragazzo entrò nella stanza. Era una grossa cavità scavata nella roccia, dalle pareti umide. Mosse un passo, ed una parete di roccia calò a coprire l’ingresso. Fren aveva già deciso cosa fare.
L’acqua cominciò a grondare da alcune fessure sul soffitto; Fren si chinò. Facendo cozzare il metallo del pugnale contro la roccia del terreno, fece alzare alcune scintille da terra. Erano sufficienti: le scintille si ingrossarono fino a diventare una fiamma in un attimo. Le fiamme si avventarono contro la parete, aprendo un varco. Fren si lanciò al di là della porta, appena in tempo perché l’acqua non lo travolgesse.
Non appena fu atterrato di fuori, il Senziente lo guardò con un’aria molto compiaciuta.
«Complimenti, ragazzo. Una magnifica prova, davvero. Ora puoi andare a riposarti. L’esito di quelle degli altri partecipanti verrà comunicato prima che cominci la fase successiva.»
Fren fissò incredulo l’uomo, che nel frattempo si era girato per accompagnarlo di nuovo all’uscita.

 

Lilie entrò nella sala della prova con grande cautela e si fermò in attesa non appena la parete di roccia precluse l’uscita. Vide l’acqua entrare copiosamente dalle fessure sul soffitto e tirò un sospiro di sollievo: l’acqua era il suo elemento preferito. La stanza si riempiva in fretta, ma attorno a lei si era formata una bolla che le garantiva ossigeno per almeno un’ora. Con questo stratagemma poté spostarsi al centro della sala, dove una tavola di pietra aveva tutta l’aria di essere il modo per uscire da quel posto.
Da vicino, notò che la tavola era decorata da un mosaico di tessere di pietra non saldate, probabilmente un rompicapo. Su ogni tessera era incisa un’antica runa nanica, una delle lettere magiche con cui potevano essere codificati gli incantesimi, a sua volta decorata da un disegno. I disegni potevano essere spostati per costruire una figura, ma ci sarebbe voluto tempo, e non capiva bene quale fosse il senso della figura da ottenere: avrebbe potuto essere solo un suggerimento, e lei rischiava di sprecare il tempo a disposizione prima che finisse l’aria all’interno della bolla. Però capiva i significati di molte delle rune, che anche per i maghi più abili erano spesso difficili da ricordare. In effetti, era sempre stata molto brava in questo versante. Capì che poteva formare un messaggio, e cominciò a spostare le rune. Dopo mezz’ora circa, era riuscita ad ottenere quello che sembrava un antico incantesimo codificato. Era difficile da decifrare, ma si trattava senza dubbio di un Incantesimo di Apertura; questo tipo di incantesimi non richiedevano un tributo per essere attivati, ma un semplice rito. Lilie con un solo movimento fluido si sedette sulla tavola e congiunse le mani, poi le portò sulla tavola stessa, i palmi aperti. I suoi occhi e le rune si illuminarono dello stesso colore verde chiaro: l’incantesimo era stato attivato. Con un boato, la tavola si infranse e le rune scomparvero, lasciando spazio ad uno squarcio in cui defluiva tutta l’acqua della stanza. Lilie dovette impiegare tutte le sue forze per controllare il flusso, in modo da non venire trascinata dall’ondata. Alla fine ci riuscì, e guidò la corrente in modo che percorresse una traiettoria circolare attorno a lei, per poi discendere nella fessura. Dopo poco tempo, la stanza era completamente asciutta, proprio come quando era entrata.
Tuttavia, ciò non aveva risolto il problema: la stanza era ancora chiusa. Lilie cominciò a ragionare più in fretta e più lucidamente: all’interno della bolla, l’ossigeno era progressivamente diminuito, e l’aria che respirava pochi minuti prima era estremamente rarefatta. Ora, l’aria era tornata pulita, e questo le fece riacquistare parte delle forze. Abbastanza per capire che doveva esserci un punto da cui l’aria entrava: mosse le mani sopra la testa, convogliando con la magia l’aria di tutta la stanza. Dopo poco tempo da quando aveva cominciato a controllarla, l’aria entrò sempre più velocemente da un punto alla sua destra: la ragazza lanciò un pugnale in quella direzione, e l’arma si conficcò in una fessura all’interno della roccia. Chiamando a raccolta le sue ultime forze, Lilie cercò di controllare la roccia che costituiva la parete, imponendole di aprirsi. Dopo un’intensa fatica, la fessura divenne abbastanza grande perché la ragazza vi potesse passare: lei si infilò all’interno e uscì dall’altra parte. Si trovava in un corridoio, e il Senziente che l’aveva accompagnata alla stanza la stava guardando, soddisfatto.
«Sei molto ingegnosa, e brava a controllare le arti magiche. Molti altri sono passati con l’astuzia, o con l’inganno... personalmente, apprezzo molto di più il tuo metodo. Credo che potresti vincere il torneo.» le disse, sorridendo. Poi, si girò e si avviò all’uscita, dando per scontato che lei l’avrebbe seguito. E lei gli barcollò dietro, ancora stremata dalla quantità di energie che aveva appena usato.
 
 
Thanya mosse qualche rapido passo all’interno della stanza. Si accorse dell’acqua che cominciava a sgorgare dalle fessure sul soffitto, ed attivò il Dono dello Spirito. Si trattava dell’occhio dell’arpia, il dono di una creatura mistica che le permetteva di analizzare velocemente i punti deboli di qualsiasi cosa. Con quello, focalizzò i punti da cui l’acqua entrava, e congelò con la magia il fluido all’interno delle rocce. L’acqua smise di entrare, tanto in fretta che quella sul pavimento non arrivava nemmeno al ginocchio di Thanya. Lei volse lo sguardo alla tavola al centro della cava, e si avvicinò. Con pochi e rapidi movimenti spostò i tasselli di pietra, formando una frase nella lingua degli elfi. Diceva “ancora uno sforzo prima di uscire”. La ragazza attivò l’incantesimo di apertura che vi era legato. Una parete si spalancò.
Non appena si mosse in quella direzione, però, tre demoni si materializzarono alle sue spalle, condensandosi nell’ombra. Lei si abbassò, pronta a scattare. Analizzò le figure. Erano demoni dell’ombra, frutto di un’Arte dell’Evocazione, un livello molto alto di incantesimo. Normalmente, creature come quelle non erano scalfibili da nessuna arma, eccetto che in un punto del loro corpo, a cui era legata la loro energia. La maggior parte dei maghi era in difficoltà nel fronteggiarli, ma non Thanya, che con l’occhio dell’arpia poteva vedere i loro punti deboli: quello del primo era nell’occhio sinistro, quello del secondo sotto la gola e quello del terzo in un punto appena sopra del ginocchio. Le creature si avvicinarono. La ragazza lanciò tre lunghi aghi con precisione chirurgica, e le tre creature vaporizzarono.
Lei si girò e percorse a grande falcate l’area che la separava dalla porta, poi la oltrepassò.
Il Senziente la fissò, incredulo.
Lei gli passò davanti, avanzando verso l’uscita con aria soddisfatta.
Quello rimase attonito.
 
 
Walion ringraziò lo stalliere che aveva appena dato da bere al suo cavallo e gli chiese qualche indicazione; cosa inutile, perché da poco era venuto a sapere del recente decesso del fantomatico amico che l’aveva mandato a cercare. Dopo aver salutato con un sorriso e qualche moneta lo stalliere, si diresse nella direzione indicatogli, deciso almeno a scoprire cosa stesse succedendo.
Poi sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò e colpì allo stomaco un uomo, che gli si era buttato contro da un albero, mentre i suoi occhi scorgevano velocemente altri suoi compagni in mezzo al fogliame. Decise che non valeva la pena di combattere, e che forse, facendosi catturare, avrebbe scoperto qualcosa di più sugli uomini che lo stavano provando ad ingannare. Così, si fece colpire da uno di loro alla nuca. Mentre sentiva di perdere conoscenza, sfiorò con la mano la runa di protezione che aveva in tasca, in modo che non potessero impedirgli di usare la magia, una volta sveglio. Quindi lasciò che il buio lo portasse nel mondo dei sogni.
 
 
 
Quando finalmente la luce del sole illuminò il paesaggio che i suoi occhi osservavano, Lilie si era ormai ripresa dalla fatica. Scrutò impaziente la folla di maghi che, superata la prova, stava aspettando i propri compagni nel prato, appena fuori dalla cava.
In mezzo alla calca, era quasi impossibile individuare il suo compagno di squadra: ci volle almeno una decina di minuti prima che i capelli rossi di Fren le permettessero di capire dove fosse. Non appena vide il volto noto, si avviò in quella direzione.
«Ciao, Lilie. Ci hai messo un po’, a superare la prova.»
«Era parecchio difficile. Tu come hai fatto?» chiese lei, stupita.
«Ho aperto la parete con un getto di fuoco. Ho consumato molta energia, ma ho superato la prova in poco tempo. Tu, invece?»
«Ho dovuto risolvere un lungo enigma, e sfruttare le arti di tutti gli elementi. Beato tu.»
«Dev’essere stato parecchio complicato. In ogni caso, l’abbiamo superata tutti e due. I Senzienti hanno appena detto che a breve spiegheranno come si svolgerà la seconda prova. Questo significa che tu sei stata tra gli ultimi a superare la prima.» disse lui, in tono canzonatorio.
«Se proprio vuoi saperlo, il Senziente che mi ha accompagnata mi ha fatto i complimenti, perché non mi sono sottratta alle difficoltà. Quindi, non darti tante arie.»
Lui tacque finché un Senziente, al centro del prato, non prese la parola.
«Giovani maghi, la prima prova è finita! Due squadre sono state eliminate completamente, mentre quindici si ritroveranno con un componente, e venti con due di meno. Nessuna squadra ha perso più di due componenti. Non vi terrò nascosto che ci aspettavamo un numero maggiore di maghi eliminati. Vista la situazione, sono state apportate alcune modifiche alla seconda prova.»
In tutto il prato si sollevò un brusio incuriosito.
«Silenzio!» ordinò il Senziente, ammutolendo tutti «Al termine della seconda prova, i membri delle squadre che avranno perso anche solo un componente verranno separati tra di loro, e dovranno affrontare un’ulteriore prova per stabilire quali di loro potranno proseguire, formando nuove squadre.»
Il brusio si alzò di nuovo, ma questa volta fu interrotto più velocemente, con la semplice alzata di mano del Senziente.
«La seconda prova sarà costituita di uno scontro diretto tra due squadre. Chi si arrenderà, rimarrà bloccato a terra o verrà ucciso sarà considerato come sconfitto.» vedendo che le squadre mormoravano tra di loro, il Senziente aggiunse: «L’uccisione di un avversario è prevista dal regolamento. Ed ora, vi spiego l’ultima, la più importante modifica della seconda prova.»
La frase ottenne l’effetto desiderato: tutti gli occhi erano puntati su di lui; nel prato non volava una mosca.
«Ogni squadra verrà accoppiata a un’altra squadra, di diversa provenienza, e le squadre così accoppiate formeranno una sola squadra nell’affrontare la Prova.»
Dopo quell’affermazione, il mormorio si fece incontenibile.
«Silenzio!» urlarono cinque Senzienti contemporaneamente, riuscendo ad ottenere quello che volevano.
«La squadra a cui la vostra è stata accoppiata è già stata comunicata ai vostri maestri. Domandate loro con chi dovrete affrontare la prossima prova: dopodichè, potrete incontrare la squadra in questione, ed organizzare con i suoi membri una strategia comune. Buona fortuna a tutti.»
Mentre tutti si alzavano e correvano dai propri maestri, Fren e Lilie si diressero verso i Senzienti, sgusciando silenziosamente all’interno della folla in agitazione. Fren toccò lievemente la spalla di quello che aveva parlato fino a poco prima, ottenendo la sua attenzione.
«Cosa vuoi, ragazzo?»
«Perdoni il disturbo, ma il nostro maestro non si trova qui e, non sapendo quando sarà di ritorno, vorremo sapere a che squadra dovremo rivolgerci.»
Il Senziente annuì, come capendo tutta la situazione.
«Siete della squadra di Walion, della Repubblica Asterigia?»
«Sì, signore.» risposero i due ragazzi.
«Cercate Latho, del Grande Impero. Lui ha tre squadre: fatevi indicare quella a cui fa da capo una certa Thanya.» detto questo, fece un cenno, in segno di congedo.
«Grazie mille.» disse Lilie. Dopodichè, entrambi si volsero e se ne andarono.
 
 
«Walion? È il maestro che avete attirato in trappola. Perché siamo stati accoppiati con la sua squadra?» domandò Thanya, senza troppo interesse.
«Dubito che i Senzienti abbiano tenuto conto di questo fattore. Al di là delle direttive della Setta e del Ministro, il loro compito è di organizzare il Torneo al meglio.»
«Mi sembrava un ragazzo in gamba, anche se con idee strane. Sfortunatamente, ha una sola compagna... poco male, non ho intenzione di collaborare troppo.»
«Non so quanto questa tua idea sia saggia.» disse Latho, pensieroso.
«Cosa intendi? Non devono interferire nei nostri piani.»
«No, assolutamente. Tuttavia, potrebbe essere utile avere un alleato.»
«Possiamo superare la Prova senza problemi.»
«Questo è ovvio. Almeno, per te. Ma i tuoi compagni, contro dei maghi abbastanza capaci, potrebbero essere in difficoltà, soprattutto se si trovano in inferiorità numerica. Con l’aiuto di altri due maghi, invece, passerete la prova senza problemi. Inoltre, se Fren e la sua compagna si fideranno di voi, cosa che, una volta terminata la prova, accadrà quasi di sicuro, saranno due potenziali nemici in meno nell’attuare il nostro piano. E il piano è la cosa più importante. Deve filare tutto liscio come l’olio.»
«Certamente. Ma ho qualche riserva sui due ragazzi. Da quelle poche parole che ho scambiato con Fren, mi sembra un debole. Potrebbe essere d’ostacolo, forse più dell’inferiorità numerica. Ragiona in modo stupido.»
«Capisco cosa intendi. In tal caso, forse è meglio che ti tieni alla larga da loro. Di’ loro che affronterete la seconda prova ognuno per sé, come se foste due squadre separate, ma che potrete aiutarvi a vicenda. Potrai dir loro che questa decisione serve a preservare le strategie di squadra, visto il poco tempo. Tuttavia, mi raccomando di insistere sull’aspetto dell’aiuto reciproco. Devono fidarsi di voi.»
«Come desidera, maestro.»
«Molto bene. So che non mi deluderai, Thanya. Buona fortuna, per quanto possa servirti.»
Thanya sorrise e si diresse verso la porta, ma in quel momento entrò Fren, evitando per poco di urtarla.
«Ciao.» disse lui.
«Ho giusto comunicato a Thanya che affronterà la Prova con voi. Uscite a discutere, per cortesia.» ordinò Latho, con voce suadente ed imperiosa.
Fren, Lilie - che gli stava dietro a distanza di pochi passi - e Thanya si affrettarono ad uscire, fermandosi in corridoio poco dopo.
Thanya si schiarì la voce.
«Bene. Sono contenta di affrontare la prova insieme a voi. Tuttavia, sarebbe meglio che ognuno usasse le proprie strategie.» spiegò pazientemente la ragazza.
«Cosa significa? Dovremo affrontare la prova da soli?» chiese Lilie.
«No. Ma, vista la mancanza di tempo, non possiamo conoscere meglio le nostre abilità, e tentare di collaborare potrebbe essere dannoso. Ovviamente, se doveste essere in difficoltà, io e i miei compagni non esiteremo ad aiutarvi.» spiegò Thanya, ripetendo quello che aveva sentito dire al maestro.
«Mi sembra la cosa migliore da fare. Io ci sto. Ci vediamo prima della Prova, allora.» disse Fren, salutando.
Thanya salutò a sua volta, ed i due ragazzi si allontanarono in silenzio.
 
 
 
Walion fu svegliato da una secchiata d’acqua gelida che lo fece trasalire.
«Ben svegliato, Aristeo.» disse una voce beffarda.
«Cosa volete da me?» domandò.
«Chi sei?» chiese tranquillamente il suo interlocutore.
In quel momento, Walion aprì gli occhi. Davanti a lui c’era un uomo abbastanza alto, dal naso aquilino ed i capelli lunghi e bianchi, che dimostrava sui quaranta anni di età; il fisico era snello ma muscoloso, e gli occhi emanavano una grande sicurezza di sé. Quasi certamente possedeva un Dono dello Spirito, poiché lo aveva chiamato Aristeo.
«Il mio nome è Walion, e vengo dalla Repubblica Asterigia. Sei un Fratello Aristeo anche tu?»
Lui rise, sprezzante.
«Temo che tu sia capitato tra le mani sbagliate.» disse, alzando la manica sinistra. Sull’avambraccio c’era un segno blu scuro, costituito da quattro linee affusolate che circondavano una grossa sfera.
«Sai che simbolo è questo?» chiese l’uomo.
Walion scosse la testa: lo sapeva bene, ma doveva sembrare capitato lì per caso o per errore.
«È il Segno dei Silenti. Conosci l’Ordine degli Aristei, vero?»
«È l’insieme di tutti i Fratelli, giusto?»
«Esattamente. Non si raduna quasi mai, eccezion fatta per i casi di pericolo. Io faccio parte dell’Alleanza degli Aristei Rinnegati.»
Walion finse di non capire.
«Noi siamo coloro che vi spazzeranno via dalla faccia della terra. I Fratelli Aristei sono spesso deboli, impreparati e immeritevoli di ricevere il dono di una creatura occulta. Per questo noi libereremo il mondo da questa piccola piaga, e sfrutteremo al meglio queste potentissime creature.»
«E quello che hai sul braccio è il simbolo dei Rinnegati?» domandò Walion, per guadagnare tempo.
«Sciocco, i Rinnegati, proprio come i Fratelli, non hanno bisogno di simboli. Basta il loro Dono. Questo segno» disse, alzando il braccio «Viene concesso ai tre più potenti Rinnegati di tutta l’Alleanza, ovvero i Silenti. Benvenuto alla presenza del primo silente.»
«Perché mi avete rapito?» chiese ancora Walion.
«Per lo stesso motivo per cui ora ti sto parlando. Ti voglio lasciare una scelta. Unirti all’Alleanza, o venire ucciso seduta stante.»
«Voi Rinnegati siete dei codardi che uccidono uomini inermi ed incatenati?» rispose l’altro, accennando ai ceppi che gli bloccavano gambe e braccia.
Il Rinnegato lo colpì in piena pancia.
«Non insultare l’Alleanza.»
«Tranquillo, era solo uno scherzo. Non tengo troppo all’Ordine degli Aristei e, in effetti, mi sono sempre chiesto in base a che criterio alcuni di loro potessero acquisire i Doni. Cosa devo fare per unirmi all’Alleanza?»
«Noi abbiamo diversi centri, tutti segreti. Posso portarti al più vicino. Là vivrai in reclusione e verrai addestrato, se non lo sei già. Poi, verrai inserito in una squadra, e con i tuoi compagni ti dedicherai alla nostra nobile causa.»
«Accetto.» disse Walion, senza esitazione. Quella era una setta di pazzi, che non aveva capito quale fosse l’importanza dei Doni dello Spirito. Ma doveva stare al gioco, finché poteva.
«Non prendere decisioni affrettate. Hai tutta la notte per pensarci. E non credere che qualche Fratello non sia già venuto con l’idea di tradirci... ti assicuro che nessuno di loro, né dei loro compagni, è sopravvissuto a lungo, o è morto sereno.» gli disse, ghignando. Poi, si voltò e se ne andò.
«Buonanotte.» sussurrò, prima di varcare la soglia.
Walion chiuse gli occhi, in testa una fucina di idee.  
   
 
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