Capitolo 3
Caffeicidio.
Quando
Draco si
svegliò con il corpo pieno di dolori e i piedi infreddoliti,
capì che quella
sarebbe stata una brutta, bruttissima giornata.
Si
alzò dal divano sul
quale aveva dormito quella notte, senza fare movimenti troppo bruschi.
La prima
delle sette.
Eh,
sì. Perché a
quanto pare, ora in casa loro ci si metteva a fare beneficenza verso i
meno
fortunati, da qualche giorno. Altrimenti non si poteva spiegare come la
Weasley
stesse dormendo sotto il SUO tetto e soprattutto, nel SUO letto, ed
essere
arrivata al mattino dopo ancora viva.
Odio
la mia vita.
Draco si
mise a
ciabattare verso la cucina. Aveva disperato bisogno di caffeina. Tanta
caffeina. Possibilmente in quantità industriali in una bella
tazzona, la sua
preferita, quella a forma di rana e senza zucchero.
Mise la
caffettiera
sul fornello e si allontanò per andare in bagno.
Quando
vide il suo
riflesso allo specchio, la sua gastrite nervosa per poco non lo uccise.
Chi era
quell’essere
nello specchio?!
Appoggiò
una mano
tremante alla superficie riflettente e vide l’essere fare
altrettanto.
“Oh,
mio Dio” mugolò
Draco “Sono orribile”
Aveva
delle borse
sotto gli occhi da record, la pelle più pallida del solito e
capelli arruffati
peggio quelli di Potter.
E quello,
era solo il
primo giorno.
Sospirò
di dolore
represso.
“Perché
la Weasley non
si trovava dentro la sua dannatissima casa, al momento
dell’esplosione? Perché?!”
ringhiò, a bassa voce.
Distolse
lo sguardo
dal suo riflesso. Non sarebbe riuscito a reggere oltre.
Ed
è solo il primo
giorno…
* * * * *
Una volta
uscito dal
bagno, Draco si diresse in cucina. Oramai, il caffè doveva
essere pronto.
Tuttavia,
una volta
arrivato davanti ai fornelli, ORRORE! La sua amata caffettiera con il
suo amato
caffè erano spariti.
“Ma…ma…”
balbettò
incerto il biondo, continuando a guardare i fornelli come se si
aspettasse che
la caffettiera potesse ricomparire da un momento all’altro
lì dove l’aveva
lasciata.
“Buongiorno,
Malfoy”
cinguettò una voce orribilmente familiare alle sue spalle
“Hai un aspetto
orribile, sai?”
Un dubbio
atroce si
impossessò di lui. No, nemmeno la Weasley poteva essere
tanto folle…
Si
girò lentamente e
la visione che si trovò davanti gli fece scoppiare almeno
tre ulcere e qualche
decina di capillari, soprattutto vicino agli occhi, visto che
cominciò a vedere
rosso.
La
Weasley, la
piattola, l’essere disgustoso che viveva a sbafo in casa SUA,
era comodamente
seduta sul SUO divano, con in mano la SUA tazza a rana, sorseggiando il
SUO
amatissimo caffè.
“Buongiorno
a te,
Weasley” sibilò con voce pericolosamente incrinata
“Visto che sei un’ospite, e
gli ospiti vanno trattati con riguardo, non agisco
immediatamente” le sottili e
pallide narici fremettero “Hai tre secondi, Weasley.
Scappa!”
* * * * *
“Capisci,
Blaise?
Capisci cosa ha fatto quella schifosa barbona? Il mio caffè!
Ho osato bersi il
mio adorato caffè!”
“Beh…
in effetti è
stato decisamente un gesto azzardato, da parte sua” disse
Blaise distratto,
mentre leggeva i documenti impilati ordinatamente sulla sua scrivania.
Erano le
dieci di
mattina quando Draco si era catapultato nel suo ufficio, cominciando a
urlare
non si sa che a proposito della Weasley e di una qualche tazza a rana.
Dal
comportamento e
dalle parole sconclusionate dell’amico, Zabini aveva dedotto
che Draco non
aveva ancora ingurgitato il suo caffè della mattina.
Con un
sospiro, aveva
chiamato Lucy, la sua segretaria.
La
poveretta non aveva
osato varcare la porta dell’ufficio e si era limitata a
balbettare qualcosa,
lanciando occhiate terrorizzate al biondo che in quel momento, aveva
dato un
calcio al cestino della carta straccia, facendolo volare e quasi
prendere in
faccia la povera donna.
“Del
caffè, Lucy”
aveva detto Blaise annoiato, mentre leggeva dei documenti con aria
indifferente
“Molto caffè”.
“Signore”
aveva osato
obiettare la donna “Non sono sicura sia una buona idea. Il
suo… ospite…
mi sembra già abbastanza
sovreccitato, al momento”
“Del
caffè” si limitò
a ripetere atono Zabini, piegando impercettibilmente la testa a
sinistra e
schivando così, il lancio del suo costoso vaso cinese,
effettuato dal biondo “O
ti licenzio”.
La donna
si era
limitata ad impallidire e ad eseguire l’ordine.
Era
rimasta shockata,
quando aveva visto il biondo signore posare il fermacarte di cristallo,
pronto
ad essere lanciato e illuminarsi come un bambino il giorno di Natale,
alla
vista della caraffa piena di caffè che aveva appena portato
insieme a due
bicchieri su un vassoio.
Eh,
sì. Le esperienze
scolastiche ti forgiano in tutto e per tutto. Soprattutto se hai come
compagno
di stanza Draco Malfoy che ogni mattina si alza con
forti manie
omicide e immancabilmente incazzato nero con il mondo.
Quell’uomo
doveva
avere caffeina a scorrergli nelle vene, al posto del sangue.
Blaise
sospirò
nuovamente.
Quando
poi l’amico aveva
finito di bere almeno tre litri di caffè puro e amaro e
aveva ripreso a parlare
un linguaggio comprensibile, si era messo a raccontargli della sua
attuale
convivenza con la Weasley.
“Capito,
Blaise? E Harry,
quando ha visto che la stavo uccidendo a padellate, mi ha fermato! E ha
osato
stare dalla sua parte anche dopo che gli avevo spiegato cosa mi aveva
osato
fare! La piattola lo sta iniziando a plagiare, lo sento! Sei
d’accordo con me,
vero Blaise?”
Sentire
il biondo
pronunciare il nome di Potter con quella cadenza sdolcinata non gli
faceva mai
rimpiangere abbastanza il giorno in cui era venuto a sapere della loro
relazione.
Mai.
“A
padellate?” si
limitò a domandare distrattamente, firmando un foglio
leggermente stropicciato.
“Ero
in cucina,
Blaise! E il coltello della carne era troppo lontano. Ho usato la prima
arma a
mia disposizione” sbottò il biondo, con stizza.
Arma…?Una
padella?
No…non voleva sapere altro…
Blaise
capì che
l’argomento non gli sarebbe piaciuto e non avrebbe fatto
altro che velocizzare
la venuta del mal di testa che già sentiva alle porte,
quindi dribblò su
un’altra domanda.
“Quanto
si ferma la
Weasley, da voi?”
L’uomo
capì di aver
fatto la domanda sbagliata, dal pericoloso colorito purpureo che si
diffuse a
velocità lampo sul viso solitamente pallido
dell’amico e dalla vena ballerina
che palpitava furiosamente sulla sua fronte aggrottata.
“Draco”
disse Zabini,
timbrando con aria accigliata un’altra scartoffia
“Calmati. Pensa alla tua
gastrite nervosa”
Malfoy
parve calmarsi
un poco.
“Una
settimana”
ringhiò “Si ferma una settimana”
“Mh…”
si limitò a
mugugnare, Blaise. Secondo lui, quella convivenza sarebbe durata molto
meno. Si
sarebbe conclusa certamente con la morte di uno dei due, se si
continuava di
questo passo. Molto probabilmente con quella della Weasley.
“Che
devo fare,
Blaise?” chiese con tono lamentoso il biondo.
A quelle
parole, il
moro alzò lo sguardo per la prima volta dai fascicoli nelle
sue mani,
sbigottito, per posarli sul viso di Malfoy.
“Come,
che devi fare?”
domandò sconvolto “Sei un Malfoy, per Merlino!
Limitati ad essere te stesso.
Sei la piaga umana peggiore con la quale ho mai avuto a che fare! O
devo
pensare che i tuoi scatti di rabbia, i tuoi isterismi, i tuoi capricci,
le tue
farneticazioni illogiche, i tuoi strilli spacca timpani e i tuoi
momenti di
acidità verbale oltre che intestinale, siano sempre stati
riservati solo a me?”
domandò, finendo il discorso con un tono molto pericoloso.
Draco
stette un attimo
in silenzio “Lo dici solo per farmi
piacere…” mugugnò, incrociando al petto
le
braccia.
“Ti
assicuro di no,
Draco” lo smentì, Blaise.
“In
effetti, sono
davvero insopportabile, se voglio” disse con tono orgoglioso,
Draco “Pensa che
con Potter faccio anche di peggio!”
“Povero
Potter” pensò
con una stretta al cuore, il moro “Povero, povero Potter. Ha
sofferto tanto
durante la sua vita e Dio continua ancora a punirlo, nonostante
Voldemort sia
stecchito da anni. Povera creatura” gli occhi neri di Blaise
si fecero
improvvisamente lucidi.
Un
assegno corposo di
mantenimento per quella bestia di Draco, glielo doveva. Sicuramente.
“Va
bene” mormorò
Draco, alzandosi “Grazie per avermi lasciato sfogare. Sei un
vero amico,
Blaise”
“Di
nulla” si limitò a
mormorare Blaise, tornando ai suoi fascicoli.
Tanto
ormai ci sono
abituato…
“Buon
lavoro, Blaise”
“Mh”
BLAMM!!
La porta
si chiuse
energicamente, alzando una folata che fece volare tutte le scartoffie
di Blaise
dalla scrivania al pavimento, lasciando il moro impalato
nell’atto di prendere
l’ennesimo documento.
Un cupo
sospiro
risuonò nell’ufficio, ora vuoto.