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Autore: nephaelibatha    06/09/2016    3 recensioni
Tortuoso sarà il percorso che porterà Lucius e Narcissa al coronamento di un amore travagliato, frutto di incontri-scontri degni di una delle storie d’amore più belle di tutti i tempi. Una relazione segnata da numerose avversità, non ultime i caratteri decisi e forti di entrambi i personaggi; ma l’amore trova sempre un modo per esistere, e nonostante tutto, i due riusciranno finalmente a trovarsi.
Dalla storia:
“Dovrei dirti che al mondo ci sono ragazzi migliori di me, ma sono un terribile egoista, e l’idea che un altro uomo che non sia io possa baciarti o godere della tua vicinanza mi porterebbe alla pazzia. Sono follemente innamorato di te, Narcissa Black, e spero che questo basterà a tenerti al mio fianco.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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26. Posta indesiderata




La Sala Comune dei Serpeverde ospitava qualche studente sparuto, dal momento che la maggior parte dei ragazzi si era riversata nel campo da Quidditch in occasione degli allenamenti. Narcissa era corsa via poco prima della fine, spinta dalla rabbia provocata dalla scena che aveva visto come protagonisti Lucius e Nadiya. Incapace di contenere quel nuovo e pericoloso sentimento, si era rifugiata nella Sala Comune, là dove di solito riusciva a distendere i pensieri e a fare ordine all’interno del proprio cuore. Tuttavia in quel caso non aveva funzionato, anzi, il fatto di non poter controllare quei due da vicino l’aveva fatta sprofondare ancora di più nelle dolorose spire della gelosia; perfino il solo pensare in sequenza i nomi di quei due, l’uno accanto all’altro quel tanto che bastava per farli scontrare e unire, le causava un profondo turbamento in grado di attanagliarle irreversibilmente l’anima. Con suo sommo sconcerto, la fanciulla aveva capito che la Sala Comune non era grande abbastanza per racchiudere quell’ospite indesiderato che aveva preso possesso del suo cuore, così l’unica soluzione rimasta era avanzare avanti e indietro davanti al camino, cercando invano di scaricare i tumulti che la animavano. I muscoli si muovevano nervosamente senza trovare quiete, i capelli sciolti e mossi le ricadevano sulle spalle ad un ritmo lento e teso, ad imitare l’andamento della tortura che percepiva corroderla da dentro. Soltanto quando la porta della stanza si aprì la ragazza ebbe modo di porre fine a quello stillicidio emotivo: arrestò il proprio incedere da condannata e quella feroce agonia parve placarsi giusto il tempo per darle modo di osservare la piccola folla che aveva fatto irruzione nell’ambiente raccolto. Narcissa fu lieta di avere finalmente una distrazione dal proprio tormento; scorse velocemente con gli occhi azzurri colmi di apprensione ogni figura che le si presentava alla vista, finché il suo sguardo finalmente non incontrò quel che stava cercando: Malfoy, con la sua solita aria trionfante, completamente a suo agio nella divisa scolastica che indossava quasi con indifferenza e, con sommo sollievo di Narcissa, circondato esclusivamente dai suoi immancabili amici Lestrange e Nott. Nessuna traccia dell’odiosa ochetta russa, e nel constatare questo i muscoli della fanciulla si distesero per un istante. Si avvicinò di pochi passi all’entrata giusto per non rimanere nell’ombra e continuò a fissare con occhi glaciali la figura di Malfoy, attendendo pazientemente che lui si accorgesse di lei e che il proprio sguardo venisse ricambiato. Lucius alla fine sollevò il capo e con occhi confusi si guardò attorno, come alla ricerca di qualcosa che egli stesso ignorava. Quando incontrò l’espressione alquanto contrariata di Narcissa farsi strada verso di lui, salutò immediatamente i propri amici per congedarsi da loro e in una manciata di falcate raggiunse la ragazza.

<< Narcissa … non ti ho più vista sugli spalti durante l’allenamento. Stai bene? >> domandò, accarezzandole con delicatezza le braccia che lei teneva ostinatamente conserte.
<< Benissimo >> rispose lei con troppa energia, alzando entrambe le sopracciglia in tono di sfida. Lucius rimase interdetto per alcuni secondi di fronte al tono freddo della giovane, apparentemente inspiegabile; poi, capendo al volo che la situazione era già compromessa, condusse Narcissa fuori dalla Sala Comune, tenendola per mano finché non si ritrovarono da soli in un corridoio deserto.
<< Ora vuoi dirmi cosa ti prende? >> la incoraggiò, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli della fanciulla per darle il tempo di rompere la maschera di indifferenza che lei aveva indossato di fronte ai compagni nell’intento di non dare nell’occhio. Narcissa lo lasciò fare, nonostante i piccoli brividi causati dai movimenti delle dita di Lucius che si attorcigliavano attorno ai suoi capelli la distraessero dal suo intento.
<< Ti ho visto con Nadiya, prima, agli allenamenti. Ti ronza intorno da quando è arrivata a Hogwarts, fa di tutto per farsi notare da te e adesso pretende anche di entrare nella tua squadra! >> esplose poi di colpo, scansando con rabbia la mano di Lucius al ricordo di lui che parlava tranquillamente con la nuova arrivata.
Gli occhi di Lucius si allargarono per la sorpresa, quasi deliziati dal tono con il quale Narcissa aveva pronunciato quelle poche, ma rivelatrici parole.
<< Sei gelosa di me >> constatò il giovane, come se avesse appena finito di assaggiare il più paradisiaco dei dolci.
<< No! >> esclamò Narcissa, corrucciando i propri lineamenti fino a formare un’espressione offesa. << Io … io mi preoccupo per la squadra di Quidditch. Insomma, chiunque si accorgerebbe che quella gallina è una frana e porterebbe sull’orlo del disastro il Serpeverde nel campionato. Hai lavorato sodo per conquistare la vittoria, voglio solo assicurarmi che tu non commetta un errore grossolano nel farla giocare con voi >> farfugliò Narcissa, sforzandosi di assumere un tono il più neutrale possibile.
Lucius intanto faticava a trattenere un sorrisino furbo e aveva smesso di accarezzare i capelli della fanciulla per poter infilare le mani nelle tasche, esibendo un’estrema disinvoltura che invece in quel momento mancava alla ragazza.
<< Perciò vuoi farmi credere che non stavi per farmi una scenata di gelosia? >>
<< Io, gelosa di quella sciacquetta? Ma come ti viene in mente? >> rise nervosamente lei, portandosi una mano al petto per tentare di mostrarsi sicura della propria posizione così come lo era Malfoy della propria.
<< Beh, se è solo la tua commovente preoccupazione per la squadra ad abbatterti, allora non ti dispiacerà se parlo un po’ di più con Nadiya. Sai è nuova, sola, sperduta, magari una mano da uno studente brillante dell’ultimo anno come me potrebbe risultarle utile per aiutarla ad ambientarsi. Sì, credo proprio che andrò da lei per offrirle tutto il mio sostegno  >> mormorò Lucius con finto tono altruista, voltandosi per tornare sui propri passi. Di fronte a quella provocazione, l’espressione di Narcissa mutò radicalmente: abbassò gli occhi e si morse il labbro inferiore, inchiodata sul posto dalla propria alterigia; ma quell’indecisione durò poco, perché dentro di lei si infrangevano le onde di un oceano di sentimenti ben definiti. Ignorando ogni remora dell’orgoglio, seguì l’istinto e si lasciò guidare totalmente da esso, imitando l’impeto delle onde che sentiva agitarsi dentro di sé.
Avanzò di qualche passo fino a raggiungere Lucius e, prima che lui potesse reagire in qualsiasi modo, gli fece scivolare una mano dietro alla nuca, affondò le dita tra i suoi biondi capelli tenuti legati da una morbida coda, e lo baciò con passione, tracciando delle linee di confine sulle sue labbra per ricordargli a chi apparteneva. Narcissa non si era spinta mai così oltre, non aveva mai preso l’iniziativa di attaccare per prima le terre attigue; era sempre stato Lucius ad invadere il suo territorio, guadagnando terreno sul suo cuore e sul suo corpo, affascinandola e turbandola fin nelle viscere più profonde del suo regno. Eppure la gelosia l’aveva trasformata, ricordandole che lei era una regina e che doveva affermare la propria autorità sulle terre conquistate. Ancora paralizzato dallo stupore, Malfoy riceveva quell’attacco come se si fosse trovato ad assistere dall’esterno a quell’inaspettata e meravigliosa visione: animata dall’energia invisibile ma invincibile del potere, Narcissa si muoveva sinuosa su di lui, regalandogli baci sempre più autoritari, severi, ma brucianti di piacere; quando Lucius era sul punto di poter assaporare completamente le labbra della fanciulla, ecco che lei a volte si ritraeva, a volte si premeva contro di lui, sfiorandolo con il seno e i fianchi e inondandolo così di piccole ma profonde scariche di piacere mai del tutto appagate. Narcissa lo stava punendo per la sua impertinenza, ma allo stesso tempo gli stava mostrando qualcosa che non aveva condiviso con nessuno prima d’ora: stava liberando il suo spirito selvaggio, tutta la passione che il suo corpo minuto era in grado di sprigionare; lo stava portando nel suo tempio sacro, la sua essenza più vera, e Lucius si sentiva come il fedele a cui il proprio dio si rivela. Affascinato da tale visione, Malfoy nutrì lo sguardo e l’anima di quell’epifania nel silenzio vestito dalla più devota venerazione, quasi timoroso di poter profanare il momento con delle misere parole.  
Facendo scivolare una mano sul petto del giovane, la fanciulla fece cessare a poco a poco la tempesta di sentimenti che si era agitata dentro di lei, arrestando anche le onde di baci con cui fino a poco prima aveva sommerso il ragazzo. Poi, con l’estrema calma del mare che si ritira nel suo placido riposo, Narcissa prese delicatamente fra i denti il labbro inferiore di Lucius e lo strinse fino a farlo sussultare, tracciando l’ultimo confine di appartenenza. Si scostò da lui quel tanto che bastava per poter posare i suoi occhi azzurri ingranditi dalla marea di emozioni appena esperite in quelli del giovane.
<< Mi hai morso >> mormorò lui senza fiato, allargando le labbra ancora brucianti di desiderio in un sorriso meravigliato. Le sue iridi grigie, solitamente velate dal suo fedele sguardo furbo, la fissavano incredule, distese come ali dispiegate volte a cavalcare il vento della sorpresa.
<< Avevi ragione, sono gelosa e non sopporto che quell’insulsa gatta morta si avvicini a
te >> confessò Narcissa, congiungendo lievemente le sopracciglia per mostrargli con limpidezza la sua preoccupazione.
<< Se avessi saputo che le mie provocazioni hanno un simile effetto su di te le avrei tirate fuori più spesso. Sei straordinaria, Narcissa, e nessuna donna può lontanamente assumere un ruolo di rivale nei tuoi confronti, per quanto mi riguarda. Per il Quidditch, ho risposto a Nadiya con un secco rifiuto, dal momento che lei, come hai abilmente potuto osservare da sola, non costituisce un valido elemento per la squadra. Ti ho provocata prima perché speravo che mi mostrassi quanto mi hai appena dato modo di assaggiare; a volte scorgo in te dei limiti che ti imponi da sola e che non ti servono, ti oscurano soltanto, ecco perché desidero che con me tu sia libera da qualsiasi tipo di impedimento. Voglio vedere tutto di te: sei bella, non nasconderti da me, è l’unica cosa che ti chiedo. >>
Narcissa catturò ogni singolo frammento di quelle parole e le racchiuse tutte nel suo cuore, là dove erano conservati i momenti trascorsi con Lucius, le sue calde risate e i suoi sguardi più veri. Un lieve rossore le imporporò le gote, senza però costringerla ad abbassare lo sguardo; anzi, rimase ancora per qualche istante a fissare gli occhi grigi e calmi di Malfoy per dipingere nella sua mente quell’immagine, e poi ricambiò l’abbraccio che il giovane le stava offrendo. << Oh, quasi dimenticavo. Ho bisogno del tuo aiuto per rischiare di farci
espellere un’altra volta >> esclamò lei, tirando su il mento all’improvviso al ricordo della promessa fatta a Severus.
<< Cosa odono le mie orecchie? Narcissa Black che mi propone un’avventura rischiosa … sapevo di aver corrotto la tua anima immacolata con l’esperienza dello stanzino di
Gazza >> ridacchiò Malfoy, gli occhi che gli brillavano per la curiosità e il desiderio di giocare d’azzardo con il pericolo.





                                                                      ***



Una volta trascorse le ultime ore del pomeriggio in Biblioteca a completare l’ennesima ricerca assegnata dal Professor Lumacorno sull’Algabranchia, Narcissa alzò lo sguardo sulla pendola che sormontava la parete di fronte. Fece subito segno a Lucius, che ormai aveva abbandonato la sua ricerca da tempo per dedicarsi alla lettura di un volumetto sul Quidditch dal singolare titolo La Vibrante Virata Perfetta.
<< Dobbiamo andare, è quasi ora di cena >> sussurrò lei, chiudendogli il libro sotto al naso per attirare la sua attenzione, persa da ore in chissà quale arzigogolata spiegazione tecnica.
<< Non è giusto, io non ho finito la mia lettura. Se avessi interrotto te in questo modo mi avresti fatto scomparire le dita! >> protestò Lucius, assumendo una posa scomposta sulla sedia in risposta provocatoria alla fretta con cui la fanciulla stava raccogliendo le sue cose.
<< Sì, forse perché io vengo qui per studiare >> commentò Narcissa, infilando nella borsa la propria pergamena, il libro di Pozioni e un altro volume che aveva preso in prestito dalla Biblioteca.
Dopo qualche minuto erano già nel dedalo di corridoi del castello, alla ricerca del loro obiettivo.
<< Dove può essere secondo te? A cena arriva sempre con dieci minuti di ritardo, ma non ho mai capito la ragione >> ragionò Narcissa, cercando di farsi venire in mente un’idea riguardo al luogo in cui potesse trovarsi la persona che stavano cercando.

<< Io so dov’è, seguimi >> disse Malfoy con aria calma, imboccando una serie di scorciatoie che la fanciulla non aveva mai percorso prima.
<< E tu come fai a saperlo? E soprattutto: dove stiamo andando? Non vorrei ritrovarmi di nuovo a pochi centimetri dall’ufficio del Preside senza volerlo >> mormorò la ragazza con una punta di ironia nella voce, cercando di stare al passo con le falcate del giovane.
<< Lo so perché sono stato io a scoprire questo posto e a portarcelo. E ora basta domande, Black, fidati di me e goditi il tragitto, perché non ci torneremo in futuro. >>
Seppur controvoglia, Narcissa obbedì e si costrinse a tenere le labbra ben serrate per evitare di lasciarsi sfuggire altri quesiti, che intanto ribollivano nella sua mente, avidi di ricevere risposta.
Quando giunsero a destinazione, la fanciulla non poté fare a meno di dischiudere le labbra per lo stupore. Sotto un’ampia finestra dalle vetrate ricamate di ghirigori dorati, vi era un piccolo spazio ricavato dalla pietra, grande abbastanza per contenere un bambino; e lì, rannicchiato a leggere alla luce della luna già alta nel cielo, stava Severus Piton, il viso completamente immerso in un pesante tomo polveroso di Pozioni avanzate.
<< Buonasera, Severus. Perdona l’interruzione, ma volevamo parlare con te e non era il caso che orecchie e occhi indiscreti si insinuassero nella nostra conversazione, perciò siamo venuti a trovarti qui. Come stai? >> domandò Lucius in tono affabile, dispiegando sul volto un ampio sorriso che Narcissa raramente gli aveva visto sfoggiare con altre persone. Decise di rimanere in disparte giusto per qualche secondo, desiderosa di catturare ogni singolo istante di quella scena che rivestiva il ragazzo di una nuova luce, una luce straordinariamente paterna.
Severus aveva inghiottito con lo sguardo l’apparizione inaspettata di Malfoy e cercava in tutti i modi di rubare un pizzico del nobile portamento del giovane, delle sue maniere gentili e soprattutto di quella naturale sicurezza che il bambino sentiva quanto più lontana e irraggiungibile. << Buonasera, Lucius >> mormorò timidamente, chiudendo il libro che teneva in grembo per volgere tutta la sua attenzione verso il ragazzo.
<< Non ti dispiace che abbia portato Narcissa con me, vero? So che state diventando amici e questo mi fa estremamente piacere. Ma non preoccuparti, lei è brava con i segreti, non dirà a nessuno di questo posto >> mormorò Lucius, posando una mano sulla spalla esile del bambino per rassicurarlo. << Lo so >> sorrise Severus, spostando i suoi occhi neri colmi di fiducia su Narcissa. Avere lo sguardo di entrambi i giovani su di sé provocò nella fanciulla un tumulto di profonda gioia difficile da decifrare a prima vista; in quello spazio ristretto, privato, si respirava un’atmosfera intima, la cui presenza non aveva avuto più modo di percepire da quando si era ritrovata a crescere senza rendersi conto di non aver avuto l’occasione di salutare la propria infanzia. Dal momento in cui aveva smesso di essere una bambina, i suoi familiari avevano cessato di dedicarle le cure e le dolcezze che si riservano spontaneamente solo agli infanti, spingendola così a prendere da sola le redini del mondo degli adulti, un mondo che correva troppo velocemente per potersi accorgere di lei e delle sue necessità. Eppure essere presente lì, a condividere un segreto con Severus e Lucius, la riportò indietro di anni, ai giorni in cui l’innocenza era l’unica regola che non doveva curarsi di rispettare, e allo stesso tempo, in modo assai curioso, la catapultava in avanti, nel misterioso futuro in cui sarebbe stata lei stessa a formare una famiglia. La sua famiglia. Quel momento di estrema dolcezza, decorato dal sorriso delle persone a lei più vicine, era quanto di più simile ci fosse all’idea di famiglia che Narcissa aveva sempre desiderato e mai vissuto sulla sua pelle fino in fondo; non vi erano tra loro parole colme di promesse vuote, atte ad ergersi come sordi muri di sicurezza, ma esclusivamente sguardi carichi di ascolto e aperti alla comprensione che solo un amore disinteressato può donare.
Narcissa sorrise a sua volta, felice, mentre tra un battito di ciglia e uno di cuore, l’ambiente attorno a lei assumeva le sembianze a tratti di un sogno, per via del velo di lacrime di commozione che aveva appannato i suoi occhi, a tratti della realtà, con la nitidezza delle immagini che per qualche istante l’emozione le consentiva di mettere a fuoco.
<< Guarda, Severus: con la tua sola presenza hai lo straordinario potere di mettere un freno alle domande dell’incontenibile Narcissa Black! >> commentò Lucius, ridacchiando divertito di fronte all’espressione imbarazzata che aveva assunto ora la fanciulla. Si allontanò di qualche passo dal bambino per circondare la ragazza da dietro con le proprie braccia e sussurrarle qualcosa all’orecchio mentre lei rideva, poi tornò con al suo fianco la fanciulla, che nel frattempo era riuscita a scacciare le lacrime.
<< Non ascoltarlo, Severus. Siamo qui perché abbiamo una lezione da dare a James Potter e ci serve il tuo contributo >> mormorò Narcissa con voce cospiratoria, accucciandosi per ritrovarsi alla stessa altezza del bambino. Quest’ultimo le rivolse un’espressione attentamente curiosa e senza distogliere lo sguardo da lei si alzò in piedi, ripose nella sua borsa il libro che stava leggendo e tese le orecchie in attesa di delucidazioni.
<< Sapevo che avrei catturato il tuo interesse. Quello che devi fare è preparare questa semplice pozione … >> spiegò la fanciulla, tirando fuori il tomo preso in prestito dalla Biblioteca. Lo porse al bambino, che subito lo prese tra le mani con aria solenne e ne lesse cautamente il titolo: Pozioni Piroettanti Per Perspicaci Principianti.
<< Io non sono un principiante >> protestò subito Severus, rifiutandosi di aprire il tomo alla pagina indicata dalla ragazza.
<< Lo so, Severus, però la pozione che ho trovato è contenuta solo in questo volume.
E comunque di sicuro sei perspicace >> annuì lei con un sorriso di incoraggiamento.
Severus alzò gli occhi al cielo e poi, lasciatosi accarezzare da quella sottospecie di complimento alla propria intelligenza, aprì il libro a pagina 19 e lesse : “Pozione Smascherante”. Scorse rapidamente gli ingredienti e la preparazione con aria da esperto e in seguito dichiarò << Si può fare. >>
Narcissa e Lucius si scambiarono uno sguardo d’intesa, lieti del fatto che l’idea avesse deliziato il cervello sopraffino del loro comune amico.
<< Mi raccomando, Severus, deve essere pronta per la partita Grifondoro – Tassorosso che avverrà tra due giorni. Lucius ti farà entrare di nascosto negli spogliatoi, tu prenderai la divisa da Quidditch di Potter e ci verserai sopra la pozione. Il bello arriverà quando farà effetto, vedrai che d’ora in avanti quel vile non oserà più girare per la scuola con la stessa spavalderia >> assicurò Narcissa con un sorriso perfido disegnato sulle belle labbra.
<< Grazie >> sussurrò il bambino a entrambi, tenendosi stretto al petto il volume contenente la pozione che avrebbe umiliato una volta per tutte il suo rivale.


Lucius e Narcissa lasciarono il rifugio di Severus e arrivarono in tempo per l’inizio della cena.
Le tavole erano imbandite come sempre delle pietanze più disparate, gli insegnanti si riempivano i piatti e nel frattempo conversavano amabilmente tra di loro come al solito; l’unica nota stonata proveniva dal tavolo dei Serpeverde, esattamente dove di solito si accomodava Lucius. Lì intorno, infatti c’era un chiacchiericcio sommesso insolito e quando i due ragazzi si avvicinarono per sedersi, tutti evitarono di incrociare lo sguardo di Malfoy, come se fosse stato fatale. Narcissa studiò la scena da fuori, cercando di capire quale potesse essere il motivo di tanto scompiglio, e le bastò una rapida occhiata all’ambiente circostante per notare l’elemento fuori posto: una decina di buste bianche dai bordi dorati tutte identiche giacevano scomposte sul piatto vuoto di Lucius ed erano indirizzate tutte a lui. Quest’ultimo intanto si era precipitato sulla carta e con gesti rabbiosi stava raccogliendo le lettere nell’intento di farle sparire al più presto. Qualcos’altro, però, aveva catturato l’attenzione della fanciulla: un fischiettare allegro, decisamente fuori luogo e intriso di un’oggettiva nota crudele giungeva da qualche posto più avanti, là dove Nadiya era intenta a versare del Succo di Bolle nel proprio bicchiere. Narcissa notò che era l’unica a comportarsi come se attorno a lei non fosse accaduto nulla degno di nota; anzi, sorrideva, sbatteva le sue odiosissime ciglia setose e ogni tanto si lasciava imboccare da qualche babbeo che cercava di arruffianarsela. Disgustata, Narcissa spostò lo sguardo da lei e si precipitò accanto a Lucius, aiutandolo a fare ordine. << Dannazione >> imprecò il giovane, sistemando l’ultima lettera rimasta insieme ai propri libri. Evitò lo sguardo di tutti i presenti e la fanciulla prese posto al suo fianco in silenzio, certa che fosse il modo migliore per far sì che quel momento passasse più in fretta possibile per entrambi.

Non era riuscita a scorgere chi fosse il mittente, eppure gli sguardi timorosi e solenni dei compagni lì intorno, e in particolare l’espressione di pura ira sul volto di Lucius costituivano degli indizi sostanziosi per dedurlo in qualche modo.
<< Vuoi un po’ di porridge? >> gli domandò lei, sforzandosi di assumere il suo tono abituale per smorzare l’atmosfera tesa.
Malfoy, con la mascella ancora serrata per quanto appena accaduto, scosse la testa, gli occhi insolitamente fissi sul piatto vuoto nell’inconfondibile intento di evitare qualsiasi tipo di sguardo indagatore da parte dei compagni. Narcissa sorrise debolmente e, senza farsi vedere dagli altri, fece scivolare la propria mano sotto il tavolo per raggiungere quella di Lucius, chiusa a pugno per contenere la rabbia. La stretta del giovane si ammorbidì non appena le dita affusolate della fanciulla incontrarono la sua pelle.
Le strinse la mano in segno di silenziosa gratitudine, poi, sempre con lo sguardo basso, le rivolse una manciata di parole strascicate all’orecchio, in modo che soltanto lei potesse udirle: << Non ho fame, ho bisogno di stare da solo per un po’. Perdonami, ci vediamo dopo nella Sala Comune. >>
Narcissa lo seguì tristemente con lo sguardo mentre abbandonava la sala a grandi falcate, sentendosi improvvisamente piccola e sola senza Lucius al suo fianco. Era preoccupata per il contenuto di quelle lettere, dal momento che la sola vista era stata in grado di far precipitare così repentinamente l’umore del giovane. Angosciata e carica di interrogativi che si scontravano e si sovrapponevano nella sua testa così fastidiosamente da stordirla, Narcissa iniziò a riempirsi distrattamente il piatto, senza curarsi del cibo da selezionare.
Sempre qualche posto più avanti, Nadiya aveva smesso di fischiettare e ora rideva in direzione di Evan Rosier, che cercava a tutti i costi di farle assaggiare della mousse al cioccolato dal suo cucchiaino posto a mezz’aria. La ragazza si mostrava pubblicamente imbarazzata per via di quella proposta, eppure a Narcissa non sfuggì lo sguardo colmo di malizia che Nadiya indirizzava al giovane, tra un risolino e l’altro.
<< E’ vomitevole >> commentò Narcissa fra sé e sé, alzando gli occhi al cielo e invocando il giorno in cui lei e tutti i suoi amichetti russi avrebbero lasciato Hogwarts per sempre. Come se l’avesse udita, Nadiya cessò all’improvviso di ridere, scostò cordialmente la mano di Rosier e alzò la voce, in modo tale che tutti i Serpeverde potessero sentirla.
<< Guardate un po’, Malfoy ha abbandonato la tavola. Non avrà litigato con la sua fidanzatina per via di tutte quelle lettere, magari di altre ragazze, ammucchiate sul suo piatto? >> domandò con fare retorico, coprendosi le labbra con una mano per smorzare la risata stridula.
Esasperata, Narcissa si alzò in piedi e sbatté le mani sul tavolo, facendo ammutolire tutti i presenti e attirando qua e là anche l’attenzione delle altre tavolate.
<< Quello che succede a Lucius non ti riguarda minimamente, Kozlov >> sibilò Narcissa minacciosa, gli occhi che lampeggiavano paurosamente in direzione dell’altra ragazza. Quest’ultima si voltò e finalmente i suoi vacui occhi color nocciola incontrarono quelli azzurri della più piccola delle sorelle Black, che ancora saettavano come fulmini su un mare in tempesta. La tensione era palpabile nell’aria e i presenti, che fino ad allora avevano osservato l’intera scena con una certa morbosità, distolsero immediatamente lo sguardo dalle due, come per paura di poter prendere fuoco da un momento all’altro se le avessero fissate ulteriormente; entrambe le fanciulle, invece, non si erano mosse di una virgola, rapite dal desiderio di annullarsi l’un l’altra in quel contatto mortale.
<< Oh, questo è tutto da vedere >> sibilò Nadiya, il volto trasfigurato da un sorriso crudelmente glaciale. Afferrò un pezzo di Croccante Vertiginoso, lo addentò con estrema lentezza e senza spostare lo sguardo dall’altra fanciulla se lo gustò a fondo come se si fosse trattato del succulento piatto della sfida. Decisa a terminare quel teatrino spiacevole, Narcissa fulminò un’ultima volta la giovane Kozlov, stavolta però accompagnata dalla placida superiorità di chi si rende conto di perdere il proprio tempo a fissare qualcosa di inutile, e si congedò velocemente dalla Sala Grande, desiderosa di raggiungere Lucius al più presto.



Il camino della Sala Comune dei Serpeverde scoppiettava pigramente, emanando un rumore sommesso che costituiva un ottimo sottofondo per le menti impegnate in intricate riflessioni. Lucius vi sostanza dinanzi, le mani entrambe infilate stancamente in tasca e gli occhi persi nello sfrigolio vivace delle ceneri ancora ardenti. Le fiamme si riflettevano pericolosamente nelle iridi grigie, regalando alla sua figura un aspetto ancora più ombroso. Dopo la spiacevole sorpresa che aveva trovato ad attenderlo pazientemente nella Sala Grande, Malfoy si era ritirato in solitudine e aveva preso possesso del silenzio della Sala Comune per riflettere sul da farsi. La rabbia ormai aveva abbandonato i suoi nervi, lasciandolo privo di qualsiasi straccio di forze per affrontare il presente. Spogliato del vigore dell’ira, sua fidata compagna di guerra, era stato costretto ad indossare le pesanti vesti della sconfitta. Sfilò la mano destra dalla tasca e fissò stancamente l’ultima lettera rimastagli, identica sia nell’aspetto che nel contenuto alle altre già precedentemente gettate nelle fiamme. Non poteva più ignorare quelle missive, non ora che il mittente aveva perso la pazienza e lo aveva ampiamente dimostrato quella sera. Restò immobile a fissare il pezzo di carta, la mascella che si serrava nell’ultimo impeto di ribellione, il braccio sospeso a mezz’aria sopra il fuoco, in febbrile attesa di una disperata, folle, scellerata idea in grado di salvarlo da un ineluttabile destino.
<< Lucius. >>
Un sussurro della stessa portata di un battito d’ali lo riportò a se stesso, trascinandolo via dalle fiamme, pronte a ghermire insieme alla carta anche l’ultimo barlume di speranza in grado di soccorrerlo.
Narcissa gli si era avvicinata con un’espressione angosciata dipinta sul bel volto, e ora lo stava osservando insistentemente per cercare di decifrare le ombre che leggeva negli occhi del giovane.
<< Cosa succede? Così mi spaventi, non ti ho mai visto tanto preoccupato >> mormorò lei, adagiando la mano sul viso stanco e afflitto del ragazzo.  

Lucius si chinò su di lei e la circondò con le braccia, avvolgendo quel corpo minuto ma carico di una forza ineguagliabile. Si aggrappò a Narcissa, tendendo ogni fibra del proprio essere per catturare il suo calore e scaldarsi dalle fredde tenebre dell’incertezza verso cui le parole contenute nelle lettere l’avevano fatto precipitare. Quell’abbraccio durò una manciata di minuti, durante la quale il respiro della fanciulla si fece breve e sottile, stretto nella morsa avviluppante dell’attesa. Conscio dell’apprensione della ragazza, Lucius sciolse l’abbraccio e unì le mani, tra le quali era visibile ancora l’ultima superstite delle lettere ricevute all’ora di cena. << E’ di mio padre, le altre erano sempre sue e recitavano la stessa solfa. Vuole vedermi immediatamente e io ho ignorato le sue richieste per una settimana intera, ora non posso più proseguire in tal modo >> spiegò Malfoy, serrando la mascella nell’osservare il suo nome sulla busta, vergato con inchiostro vermiglio dalla schietta grafia di suo padre.
<< Vuole vederti? Ma tu non puoi lasciare Hogwarts, hai delle lezioni da seguire >> protestò Narcissa, corrugando la fronte per ribellarsi in risposta ad una simile richiesta sfrontata. Lucius sorrise debolmente, grato per la solidarietà mostrata dalla fanciulla.
<< Quando Abraxas Malfoy invia un ordine non è possibile replicare. Mi ha chiesto di raggiungerlo, perciò devo obbedire, mio malgrado >>
<< Si tratta di qualcosa di serio? >> chiese Narcissa, gli occhi azzurri divenuti tristemente più grandi di fronte alla prospettiva della partenza di Lucius.
<< Non lo so, lo scoprirò quando lo vedrò. Ad ogni modo non starò via molto >>
<< Mi mancherai >> sussurrò la fanciulla, incapace di contenere l’improvvisa emozione che le aveva bloccato il cuore in una morsa di cemento. Sapeva che si sarebbe trattato di una separazione temporanea e probabilmente breve, eppure vi era qualcosa in quelle lettere, nell’atmosfera generale e soprattutto negli occhi di Lucius che provocava in Narcissa una sgradevole sensazione.
<< Tornerò prima che tu ti accorga che sono partito >> mormorò Malfoy, chinandosi per posare un bacio sulla fronte della ragazza. Narcissa non poteva vederlo, ma gli occhi grigi di Lucius, solitamente impavidi e forti come il tocco selvaggio del vento, si nascondevano e tremavano di paura nella penombra della sera.




Spazio Ringraziamenti: Buonasera cari, questa volta ho limitato il mio ritardo a tre mesi, direi che sto migliorando! Eccomi qui con un nuovo capitolo ricco di novità, che spero apprezzerete con tutto il cuore. Non è un periodo propriamente semplice, ma cercherò di ritagliarmi del tempo e dello spazio per questa creatura, in modo da non farvi aspettare troppo, promesso :)  Grazie come sempre a tutte le persone che gentilmente mi regalano recensioni piacevoli e utili: BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys.
Un saluto speciale va anche alle 16 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone che la seguono e le 3persone che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.

Con affetto,
Cissy
  
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