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Autore: gabry13    20/03/2018    1 recensioni
Si dice che George Weasley non sia più riuscito a invocare un Patronus dopo la morte del fratello Fred. Spesso si dona alla gioia un rilievo eccessivo e si dimentica l'importanza della semplice serenità. Non lo ha fatto Angelina Johnson che ha donato a George una nuova famiglia da amare. Vorrei provare a descrivere come ho immaginato l'inizio del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fino a 24 ore prima di martedì 24 agosto 1999 George Weasley non si era aspettato più nulla dalla vita; nessun fastidioso intoppo, nessun inconveniente, nessuna novità, solo il presente certo della sua avviata attività al quale aggrapparsi tenacemente; basta passato, niente futuro.

Tuttavia ora si ritrovava a camminare convulsamente nella penombra del suo retrobottega chiedendosi perché cavolo aveva accettato di pranzare con Angelina Johnson. Due cose erano profondamente spagliate in tutto questo. Innanzitutto erano mesi che non pranzava e andava bene così, la cena ingerita forzatamente per non ferire la madre era già più che sufficiente. Inoltre questa ragazza rappresentava un diversivo, un fuori pista e lui non voleva più saperne di queste cose ma, poiché non aveva perso l’abitudine a mantenere la parola data e il quadrante dell’orologio gli ricordava che mancava una manciata di minuti all’una, decise che la cosa migliore era non pensarci troppo, chiudere la pratica e ritornare alla sua ordinata quotidianità.

Angelina lo stava già aspettando seduta sulla panchina di fronte al negozio ciondolando distrattamente le gambe avanti e indietro. Quando lo vide gli regalò un sorriso raggiante e si avvicinò.

- Ciao – disse allegramente.

- Buongiorno – rispose teso il ragazzo.

- E’ ancora una giornata piuttosto calda, mi chiedevo se avessi voglia di una coppa di gelato… -

- Certo – rispose George cercando di sembrare interessato.

Si avviarono l’uno di fianco all’altra. Lei rilassata e a proprio agio si godeva tranquilla la breve passeggiata lanciando solo sporadicamente sguardi perplessi al suo accompagnatore. Lui con i pugni stretti nelle tasche della giacca teneva il capo chino fissando ostinatamente la strada.

- Non sapevo che gli ippogrifi potessero volare sopra Diagon Alley – disse la ragazza sorpresa. George alzò d’istinto gli occhi al cielo; era di un azzurro pallido e sulle grondaie stavano appollaiati alcuni piccioni ma di ippogrifi neppure l’ombra! Guardò sbalordito Angelina che in tutta risposta rise di gusto: - Se ti avessi fatto notare quanto è piacevole questa giornata avresti annuito continuando ad osservare i lacci delle tue scarpe. Mi serviva un pretesto per attirare la tua attenzione. – Il giovane era esterrefatto; lei l’aveva fatto apposta come quando, un tempo, erano soliti scherzare agli allenamenti di Quidditch al campo della scuola, come se da allora non fosse trascorsa una vita intera. Questa ragazza lo incuriosiva in un modo del tutto nuovo e stranamente, nonostante la sua imprevedibilità, non riusciva ad esserne infastidito.

- Chapeau! Suppongo che passare la pausa pranzo con un muto non sia divertente – ammise sfoderando prontamente il suo sorriso di circostanza: - ok, vediamo un po’…il cielo, considerando che siamo a Londra, direi che è piuttosto terso, sì insomma se ignoriamo quella leggera sfumatura di grigio. Diagon Alley è uno splendore e brulica di gente in faccende affacendata, che altro dire? E’ tutto delizioso –

Ad Angelina non sfuggì il tono freddo e distaccato nelle parole di George ma decise di sorvolare mascherando perfettamente un leggero disappunto. Raggiunsero presto la gelateria, acquistarono due coppe sormontate da riccioli di panna montata e presero posto ad un tavolino all’aperto.  La ragazza mangiava di gusto il suo gelato mente l’amico si limitava a martoriare con il cucchiaino la crema mezza squagliata senza mostrare la minima intenzione di volerla assaggiare. Ancora una volta era calato un pesante silenzio tra loro. Angelina avvertì crescere in lei un sentimento a lei del tutto nuovo; suppose fosse quello provato dalle mamme quando, spazientite, osservavano i loro figli pasticciare con il cibo. Fu l’istinto di un attimo, raccolse una generosa cucchiaiata di gelato e la ficcò nella bocca di George. Il giovane ingoiò suo malgrado il boccone strabuzzando gli occhi completamente scioccato. – Chi sei tu e che ne hai fatto della mite Angelina Johnson?! –

- Non è che solo perché abbiamo condiviso alcuni anni di scuola dobbiamo conoscerci a memoria – rispose secca: - per esempio lo sapevi che adoro la torta al pistacchio, ho il terrore dei gufi e amo andare e teatro? E a te invece cosa piace? –

George farfugliò confuso: - Beh a noi piaceva… -

- Non ho chiesto cosa piaceva fare ai gemelli Weasley – sbottò la ragazza interrompendolo – Ho chiesto a te. Cosa ami fare? –

George inaspettatamente scattò in piedi furente: - Ora basta! Non ho capito a che gioco stai giocando ma io mi fermo qui!! – Le girò quindi le spalle bruscamente e si allontanò con passo deciso. Lei lo seguì e ignorando la folla che li circondava urlò: - Fred è morto e tu non sei un pezzo di una macchina rotta sei un individuo, un uomo. Lascialo in pace, smettila di farlo rivivere in te continuamente! –

George si bloccò di colpo e ritornò sui suoi passi fino a fermarsi a pochi centimetri dal viso di lei: - Una cosa te la concedo; sei la prima persona che ha avuto il coraggio di chiamare la cosa con il suo nome: morto! Fred non se n’è andato, non ci ha lasciati perché chi se ne va, chi ci lascia può essere che poi ritorni da noi. Lui è morto non tornerà più. Per il resto io posso solo sopravvivere e chiedere di essere lasciato in pace e soprattutto non mi serve la pietà di nessuno… - detto ciò se ne andò.

Angelina restò sola. Tutto il dolore sputatole addosso da George era stato come un pugno allo stomaco ed ora era scossa da evidenti brividi. Lacrime amare le pungevano gli occhi. La sua non era stata pietà…o forse sì.

 

   
 
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