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Autore: Old Fashioned    16/10/2018    20 recensioni
Nel Mondo dell'Amore è tutto molto bello, tutti si vogliono bene, tutti si amano, nessuno offende nessun altro, o se lo fa chiede scusa. Nessuno ha traumi, nessuno ha disagi, nessuno si sente discriminato o prevaricato.
Siamo proprio sicuri?
A scuola, un bambino fa un banale disegno. Per sua sfortuna, e per sfortuna dei suoi genitori, sceglie i colori sbagliati per decorarlo e una volenterosa giovane maestra, molto attenta alle problematiche di disagio familiare, sente il bisogno di consultare in merito la psicologa della scuola. La psicologa rileverà nel disegno elementi disfunzionali e da lì si scatena una concatenazione di eventi e situazioni sempre più gravi e pesanti.
Prima classificata al contest "Racconti al profumo di frutta" indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Salve gente,
eccomi qui con il secondo capitolo del mio mappazzone distopico. Ringrazio tantissimo tutti/e coloro che mi hanno commentato, perché mi hanno dato grandi spunti di riflessione, oltre a grande soddisfazione per essere riuscito io stesso a fornire qualche spunto di riflessone ai lettori.
Grazie davvero a tutti, a chi mi ha commentato ma anche a chi si è solo fermato per leggere o mi ha messo in qualche lista.






Capitolo 2

In sala insegnanti c'era un sottofondo di suoni della foresta tropicale e didgeridoo australiano. Sul tavolino basso c'erano bicchieri da tisana dai quali si levava un fumo aromatico.
Questo l'ho fatto io,” annunciò una donna di colore alta e magra, con una pettinatura afro ormai ingrigita. “È succo di carote giamaicano.”
Un'altra, lineamenti misti asiatici e caucasici, sovrappeso di diversi chili, con gli angoli della bocca all'ingiù e un'espressione di disapprovazione stampata in viso, in tono arcigno la rampognò: “Non si parla più di realtà nazionali.”
E dai, siamo tra noi,” rispose l'altra. “Era una cosa che faceva sempre mia madre quando ero piccola e all'epoca non c'era niente di male a dire giamaicano o inglese o russo.”
Beh, adesso abbiamo superato i nazionalismi e gli sciovinismi, per tua norma e regola, e queste parole equivalgono ad altrettanti insulti.”
Per tutta risposta, la donna si limitò a spingere verso di lei una tazza. “Tieni, Naranna,” le disse, “addolcisciti un po'.”
Appena una si addolcisce, mia cara, il patriarcato fallocratico riprende il sopravvento. Non aspettano altro che di trovarci dolci e arrendevoli, per ricominciare a opprimerci.”
La prima si limitò ad alzare le spalle. Soffiò sulla tazza per raffreddarne il contenuto e bevve un sorso.
Poco dopo entrò nella stanza una giovane docente con un fascio di fogli sottobraccio. “Questi sono i compiti della sezione Fiore,” annunciò. “Le classi Azalea, Garofano e Caprifoglio. Titolo del tema: che cosa farei per l'Umanità se fossi di un genere diverso dal mio.” Fissò le colleghe con l'aria di chiedere la loro approvazione.
Metti da parte i compiti dei maschi,” si limitò a suggerirle Naranna, “tanto quelli sono stupidi, non vale nemmeno la pena si guardarli.” Fece una pausa in cui la sua smorfia arcigna si accentuò, quindi soggiunse: “Non so nemmeno perché continuino a farli venire a scuola, tanto non ci arrivano.”
Noi siamo per l'uguaglianza, no?” intervenne la donna di colore.
L'altra le rivolse un'occhiata velenosa. “Dopo secoli di oppressione, Jamaree? Dopo secoli in cui i maschi hanno schiacciato le donne, ucciso la loro anima e violentato il loro corpo? Io dico che non meritano altro.” Si rivolse alla nuova arrivata: “Dico bene, LaBrion?”
Ecco...” cominciò la ragazza, facendo guizzare lo sguardo alternativamente dall'una all'altra. Stava per rispondere quando in corridoio passò un addetto alle pulizie.
Ehi!” sbraitò Naranna, alzandosi addirittura dalla sedia, “Sono tutte tue quelle chiappe, bel biondino?”
L'operaio ebbe un sussulto e ritirò la testa fra le spalle. Continuò a camminare fissando ostinatamente il pavimento.
Che c'è, sei timido?” lo provocò la donna. “Avanti, facci vedere un po' di pettorali, forza!”
L'altro continuò a camminare senza sollevare lo sguardo dalle piastrelle, Naranna si affacciò alla porta e gli gridò dietro: “Fai il prezioso? Non lo sai che io ti denuncio per molestie e ho anche ragione? Vieni qua e tirati giù i pantaloni spontaneamente, è meglio per te!” Rise con fare sguaiato.
Lascialo perdere,” disse alle sue spalle la donna di colore.
L'altra le rivolse un'occhiata di fuoco. “Perché? Loro l'hanno fatto per secoli, adesso scoprono cosa si prova.” Di nuovo fulminò la più giovane con lo sguardo. “Non ho ragione?” ringhiò.
La ragazza si aggrappò al fascio di compiti come se essi avessero avuto il potere di renderla invisibile. “Devo scrivere i pareri costruttivi,” balbettò.
Beh, buon per te,” la rimbeccò Naranna. “Buon per te che esaurisci tutto con i tuoi pareri costruttivi. Ma non lo sai che in ambito scientifico c'è ancora qualcuno che si permette di affermare che ci sono differenze biologiche fra maschi e femmine? Questa è discriminazione, cara mia, e tu pensi ai tuoi pareri costruttivi.”
Fece qualche passo nella stanza, girandosi ogni tanto di qua e di là come un toro infuriato che non sa bene dove dirigere le proprie cornate, quindi disse: “Lo so che vi sembro una fanatica, ma io ho visto così tanto sessismo e maschilismo che so riconoscerlo molto bene quando lo incontro. Lo sapete dove lavoravo prima di venire qui?”
No, dove?” chiese LaBrion.
Ero all'Istituto per l'Abolizione dei Contenuti Nocivi. Correggevo gli eventi storici e i finali delle opere letterarie.”
LaBrion sbatté gli occhi stupefatta e chiese: “Vuol dire che modificavi i libri?”
Certo.”
E perché?”
Naranne ghignò. “Tu non hai idea di quanti contenuti fallocratici, maschilisti, patriarcali e discriminatori ci sono nei libri precedenti al Mondo dell'Amore. Tutta roba tossica, che non può essere letta senza traumi. Non c'era nessun controllo all'epoca: potevano essere pubblicati anche libri con protagonisti maschi, che addirittura avevano un ruolo di maggiore importanza rispetto alle figure femminili.”
Davvero?”
Certo. E anche la Storia è basata solo sui maschi. La gente merita di sapere quanto grande è stato il contributo delle donne nella Storia.”
Ma...” LaBrion sbatté gli occhi di nuovo. “Ma ecco... così non si rischia di modificare le vicende storiche?”
Chiaro,” fu l'immediata risposta. “Il valore formativo di un episodio è di certo più importante della mera realtà dei fatti. E questo vale anche anche le opere letterarie: è più importante che comunichino le idee giuste o che traumatizzino con contenuti sbagliati?”
La più giovane accettò una tazza fumante da Jamaree, ma subito dopo tornò a rivolgere la sua attenzione a Naranne. “Quindi... Mandela era veramente una donna?”
Lo è diventata,” rispose l'altra con aria ispirata, “perché chi combatte per la libertà senza timore dei potenti non può che essere una donna.”

Stavano così discutendo quando entrò nella stanza anche Mo'Nique con in mano il disegno di Leo. Si sedette al tavolo e appoggiò il foglio incriminato, quindi si voltò verso Jamaree e chiese: “È il tuo succo di carote gia...” Si interruppe. “È il tuo succo di carote speziato?” si corresse poi.
Certo cara. Ne vuoi un po'?”
Sì, grazie. Penso di averne proprio bisogno.”
La donna di colore sollevò interessata le sopracciglia. “Come mai? Problemi con i bambini della sezione Frutta?” Riempì a ogni buon conto una tazza e gliela porse.
Mo'Nique prese il recipiente fra le mani, ne annusò il contenuto socchiudendo gli occhi, quindi rispose: “È per un bambino della classe Limone. Oggi ha fatto un disegno che mi dà qualche preoccupazione.”
È quello sul tavolo?” chiese Jamaree.
Mo'Nique annuì.
Cos'è che ti preoccupa tanto?”
Beh, intanto il bambino ha voluto usare solo il bianco e l'azzurro.” Alzò lo sguardo sulla più anziana aspettandosi di vederla annuire gravemente, ma la donna si limitò a chiedere: “E con ciò?”
Sono colori... inadatti. Io credo che possano essere un segnale del fatto che il piccolo sia esposto a contenuti negativi in famiglia.”
Del tipo?”
Cose razziste e sessiste.”
Eh?”
Il bianco e l'azzurro. Il primo simboleggia la razza bianca e il secondo il sesso maschile. E poi ha fatto discorsi strani su una nazione e ha parlato di Adolf.”
Di Adolf?” intervenne Naranne in tono indignato, fissandola come se avesse avuto intenzione di assalirla fisicamente.
Non so di chi stesse parlando.”
Te lo dico io di chi stava parlando: di Adolf ce n’è solo uno. Qui bisogna chiamare con urgenza la psicologa, perché quei genitori schifosi gli stanno facendo il lavaggio del cervello.”
Jamaree scosse la testa, facendo ondeggiare il cespuglio di capelli crespi. “Ma figurarsi,” disse poi con un sorriso indulgente. “Come ti vengono in mente queste cose?”
Ha nominato… quello là,” ringhiò Naranne.
Ha disegnato cose sospette,” aggiunse la più giovane col tono di chi ha la ferma intenzione di dare il proprio contributo alla risoluzione di un serio problema.
La nera sorrise di nuovo. “Ma no, non agitatevi, è solo un bambino che ritrae la sua famiglia.”
Mo’Nique ritirò impercettibilmente la testa fra le spalle, tuttavia non demorse. “Vedi la figura paterna così grande e quella materna invece piccola? È segno che il padre è vissuto come tirannico.”
Potrebbe essere solo alto di statura, e la madre magari più bassa.”
Mentre le due stavano così parlando, Naranne si avvicinò, seguita poco dopo da LaBrion. La prima scrutò il disegno da sopra la spalla di Mo’Nique, quindi in tono funesto proclamò: “La situazione è molto grave.”
È solo un bambino che ha disegnato la sua famiglia,” minimizzò Jamaree, ma l’altra replicò: “Solo un bambino che ha disegnato la sua famiglia, dici?” Fece girare sulle colleghe uno sguardo di bragia, quindi proseguì: “Certo, ma bisogna vedere come l’ha disegnata.” Ghermì il foglio, lo tenne sollevato per mostrarlo. “Qui abbiamo un padre tirannico, non vedete? Una figura preponderante, che schiaccia le altre, ma alla quale il figlio sogna in realtà di assomigliare, altrimenti non lo terrebbe per mano.”
Tiene per mano anche la madre,” le fece notare Jamaree.
È una catena di dipendenze affettive. Nell’atteggiamento succube della donna, il bambino vede rinsaldata la propria posizione di sottomissione alla schiacciante figura paterna.” Si interruppe, di nuovo fece girare tutt’intorno uno sguardo feroce. “Qui ci sono chiaramente una donna plagiata, che ha subito il lavaggio del cervello, e un uomo razzista, intollerante e sessista, che rifugge il pluralismo e si rifugia nei retaggi di una prevaricante tradizione patriarcale per rinsaldare il proprio privilegio.”
Jamaree scosse la testa. “Ma di cosa stai parlando?”
Naranne di nuovo sollevò il disegno, quindi disse: “La situazione è gravissima, direi. Propongo di chiamare immediatamente la psicologa della scuola, affinché possa procedere a una valutazione del livello di disagio presente in questa immagine.” Fissò alternativamente LaBrion e Mo’Nique con sguardo spiritato e proclamò: “Quando succederà qualcosa di terribile per colpa di questo padre tirannico – perché io so che succederà, ho visto troppi fallocrati violenti per sbagliare – poi non venite a lamentarvi.”
Mo’Nique, responsabile della classe Limone, deglutì a vuoto e le chiese: “Perché, cosa potrebbe succedere?”
Difficile dirlo, con un uomo del genere. Potrebbe fare di tutto. Potremmo trovarci a rimpiangere di non essere intervenute prima.”
La più giovane represse un brivido. “Forse è meglio chiamare la psicologa finché siamo in tempo,” disse. LaBrion si limitò ad annuire con espressione fervida.

Melanie – piccoletta, rotondetta, abitino a fiori – si aggiustò sul naso gli occhiali dalla montatura rosa, quindi si rivolse a Mo’Nique e soavemente le chiese: “E quindi, il bambino ha fatto questo disegno spontaneamente?”
Scrutò il foglio, sul quale la famiglia in bianco e azzurro pareva a tutte più inquietante che mai.
Sì è messo in un banco per conto suo e ha cominciato a disegnare.”
Ah, per conto suo,” ripeté la psicologa. “Questa è una notizia di grande importanza. Il bambino ha chiaramente problemi nella socializzazione: tende a isolarsi e a vivere gli eventi esterni attraverso il registro dell’introversione. Sicuramente avrà un Io coartato, inibito. È bravo a scuola?”
Uno dei più bravi.”
Certo, tipico di questa struttura di carattere,” confermò Melanie. “Cerca di entrare in contatto con gli altri tramite le materie di studio, dal momento che ha gravi problemi nel gestire i rapporti interpersonali. Peraltro, il fatto che la sua scelta cromatica sia stata così ristretta mi conferma un’affettività povera, decisamente immatura.”
E il padre tirannico?” intervenne Naranna, che fin lì non si era persa una parola.
Non è da sottovalutare,” confermò Melanie. Prese una penna con un brillantino rosa in cima e con quella cominciò a indicare i vari elementi del disegno. “Vedete questa figura paterna incombente? È sinistra, non trovate?”
Tranne Jamaree, che si limitò a scuotere la testa e a versarsi un po’ di tisana, tutte convennero che lo fosse.
Vedete com’è più alta delle altre? Sono sicura che in quella famiglia ci sia una quantità di violenza da far accapponare la pelle.”
Davvero?” chiese LaBrion, fissando la figura paterna come se d’un tratto avesse potuto balzare fuori dal disegno e saltarle addosso.
Certo, vedete che il bambino è vestito quasi allo stesso modo? Si chiama identificazione con l’aggressore: la vittima esorcizza il proprio terrore vivendosi simile, e quindi ugualmente potente, rispetto al proprio aguzzino.” Emise un sospiro, quindi proseguì: “Credo che avrò gli incubi stanotte, per la quantità di violenza subliminale che contiene. Comunica una ferocia primordiale, che mi ha sconvolta nel profondo. Quei colori sono glaciali, esprimono un'affettività coartata, sotto la quale può esserci qualsiasi cosa. Lo confesso: mi fa venire i brividi.”
L’avevo detto, io,” brontolò Naranna. Rivolse al disegno un’occhiata velenosa e soggiunse: “Guardatelo lì, quel porco abusatore e violento. Pensava di farla franca, eh? Ma ha sottovalutato il potere della psicologia e la grande forza delle donne.”
A quel proclama seguì qualche secondo di silenzio, durante il quale la psicologa osservò di nuovo attentamente il disegno.
Tisana per tutte?” propose Jamaree. “Ci beviamo sopra e a mente fredda decidiamo il da farsi.”
Melanie la fissò quasi con degnazione, quindi rispose: “Io capisco che la forte angoscia che questa situazione ti comunica possa spingerti a un atteggiamento di negazione, tuttavia sei un’insegnante esperta, non puoi sottovalutare il pericolo insito nell’immagine che stiamo analizzando.”

Le assistenti sociali arrivarono il giorno dopo. Erano in due, come accadeva solo nei casi più seri: una nera che sembrava una burrosa bambola, con lunghi boccoli che le ricadevano sulle spalle e occhi pesantemente truccati, e una bianca ossuta, con pantaloni cargo mimetici, una maglietta, capelli a spazzola color carota e piercing a entrambe le arcate sopraccigliari. La seconda aveva sottobraccio un corposo fascicolo.
Dove possiamo sederci?” esordì la nera, che invece teneva in mano solo una lucida borsetta di ecopelle fucsia.
Si accomodarono intorno al tavolo della sala insegnanti. La bianca distribuì a tutte robuste strette di mano, presentandosi come Sam, l'altra fece sapere che si chiamava Marvellous.
Le maestre si presentarono a loro volta, ci fu un nuovo giro di strette di mano e successivamente una distribuzione di tazze fumanti da parte di Jamaree.
Quando ebbero bevuto la tisana di tiglio e zenzero, Sam annunciò: “Abbiamo portato i fascicoli socio-sanitari del nucleo in oggetto.” Posò sul tavolo, dopo aver spostato con gesto deciso la tazza, un corposo faldone di colore bigio, chiuso da due fettucce annodate. Fece poi girare lo sguardo sulle astanti, fermandolo infine sulla collega Marvellous, che graziosamente annuì con un battito delle lunghe ciglia.
Sam slacciò allora le due fettucce, aprì il faldone e cominciò ad allineare sul tavolo documenti su documenti: certificati di nascita, atto di matrimonio, esiti di esami clinici, titoli di studio e contratti di lavoro. C'erano persino le buste paga e il rogito dell'appartamento nel quale la famiglia viveva.
Alla fine alzò gli occhi e in tono di oscura minaccia proclamò: “Ci sono cose, qui dentro, che non mi piacciono per niente.”
Lo sapevo,” esclamò Naranna soddisfatta. “Per quello vi ho chiamate con questa urgenza.”
Tutte si chinarono sui documenti sparsi. Chi era troppo lontana si alzò e si appoggiò al bordo del tavolo per osservare meglio.
Jamaree inforcò un paio di occhiali, raccolse una fotografia di una giovane donna dai capelli biondi e lisci e chiese: “Che cosa ci sarebbe di così brutto?”
Piccoli elementi,” spiegò Sam con l'aria di chi se ne intende. “Cose da nulla, prese singolarmente.”
Sono come le tessere di un mosaico,” intervenne Marvellous. “Da sole forse non vogliono dire nulla, ma tutte insieme compongono un disegno che è davvero spaventoso.”
Sfilò dalla mano di Jamaree la foto della giovane donna, trasse dalla distesa di documenti la foto di un uomo e tenendo le due immagini una accanto all'altra le fece lentamente girare in modo che tutte potessero vederle. “Non notate niente?” chiese poi.
Maestre e psicologa si scambiarono occhiate dubbiose.
Infine, fu Naranne a ringhiare: “Sciovinisti.”
Sam annuì. “Biondi con gli occhi azzurri tutti e due,” proclamò. La frase suonò come una condanna.
Io mi sento offesa,” sospirò Marvellous in tono sconsolato, “è come se questa coppia avesse appena manifestato disprezzo nei miei confronti e nei confronti di tutte le persone con la pelle nera.” Si rivolse a Jamaree: “E tu non ti senti offesa?”
La donna scosse la testa. “Veramente no.”
A quel punto, Sam riprese: “Per quanto molto grave, questo non è il solo elemento disfunzionale di questo nucleo.” Raccolse alcune carte, le scorse come per preparasi una linea di intervento, quindi proseguì: “Regolarmente sposati, nessuna relazione precedente, niente famiglie allargate, altri partner o altro. Un solo figlio.”
Quello di cui stiamo parlando?” intervenne LaBrion.
Sam si limitò ad annuire.
Bambini adottati?”
Nessuno.”
Di nuovo intervenne Naranne: “Parliamo del maschio.” La frase suonò come 'Parliamo della merda.'
L'assistente sociale scorse di nuovo le sue carte, poi elencò: “Massimo titolo di studio consentito a un maschio, conseguito a pieni voti. Non sono segnalati problemi sul lavoro, né si rilevano segnalazioni dalla tessera per la Salute Armoniosa. I referti medici sono quelli di una persona sana, svolge attività fisica regolare. Non è noto alla Giustizia.”
La donna?” chiese Naranne.
Laureata in ingegneria gestionale, nemmeno su di lei ci sono segnalazioni.”
Altre figure di riferimento?”
Si sono trasferiti qui da un'altra città.”
E quel nome?”
L'assistente sociale la guardò dapprima con l'aria di non capire, quindi sollevò le sopracciglia e disse: “Certo, quel nome. Pare sia quello del bisnonno del bambino.”
E loro lo pronunciano così, come se niente fosse?”
Un mormorio di disapprovazione attraversò la stanza.
Nella generale costernazione, la psicologa disse: “Sebbene la psicanalisi sia il prodotto di una mente maschile frustrata, non tutta è da buttare. In ambito psicanalitico è ben noto che vengono ripetute solo le cose inconsciamente approvate.”
È un branco di nazisti!” boccheggiò LaBrion, con l'espressione con cui avrebbe annunciato che sotto il tavolo c'era una bomba pronta a esplodere. Detto questo deglutì, inspirò profondamente, poi in tono contrito soggiunse: “Chiedo scusa a tutte per aver pronunciato quella parola. Spero che non vi siate sentite troppo turbate.”
Alle volte il nostro dovere ci obbliga a sopportare, per il bene delle categorie fragili,” replicò Naranne, poi si voltò verso Melanie come per invitarla a proseguire nella sua disamina.
La psicologa annuì e cominciò: “Come tutte avrete già notato, qui ci troviamo davanti un nucleo familiare profondamente disfunzionale, gerarchizzato sulla figura maschile dominante e attestato su modalità di funzionamento arcaiche, chiuso, incapace di stabilire relazioni sane con l'esterno, oserei dire addirittura coartato in un rispetto ossessivo delle regole sociali che in realtà nasconde una profonda e radicata base di oppositività e rifiuto.”
Sam annuì come se quelle parole confermassero in pieno la teoria che anche lei aveva elaborato. “Fanno i bravi, così noi non ci accorgiamo di quanto in realtà siano marci.”
Precisamente,” confermò Melanie.
Pare che ci sia anche una faccenda di sciovinismo,” buttò lì Naranne.
Oh, sì,” intervenne volenterosa Mo'Nique. “Il bambino ha parlato di una nazione. La Beviera, se non sbaglio.”
Baviera,” la corresse Jamaree. “E non è una nazione, è una regione della Germania.”
A quelle parole, Naranne intervenne con durezza: “Lo era, vorrai dire. Ora abbiamo superato i nazionalismi di stampo fascistoide. Grazie al Femminile, che ha spazzato via le prevaricazioni di stampo patriarcale, siamo un'unica Terra felice e unita nell'amore.” Si interruppe, di nuovo atteggiò il viso a un'espressione di disgusto, quindi aggiunse: “E chi non lo capisce, chi insiste ad attestarsi su posizioni violente e reazionarie, deve fare la fine che merita.” Fece girare lo sguardo tutt'intorno, come sfidando le altre a contraddirla, e nel silenzio generale brontolò: “Andrebbero ammazzati, per il bene di tutti.”

§

Rick aggrottò le sopracciglia e fissò poco convinto il Consultorio Familiare. L'edificio, una vecchia costruzione neoclassica, era stato ridipinto in modo che gli elementi architettonici fossero ognuno di un colore diverso. Le statue che rappresentavano figure maschili erano state rimosse e al loro posto c'erano pannelli con slogan che inneggiavano al Femminile.
Uno di essi recitava: “Anche di fronte a una sola donna, l'uomo è comunque in inferiorità numerica.”
E grazie al cazzo,” brontolò.
Al suo fianco, una giovane donna dai lunghi capelli biondi chiese: “Hai detto qualcosa?”
Rick si piegò per guardarla in faccia. “No, niente,” rispose.
Un altro aforisma recitava: “Le donne sono frivole perché sono intelligenti a oltranza.”
L'uomo emise un sospiro e chiese: “Cosa dice la lettera, Schatzi?”
Non usare quel nome fuori di casa, Rick.”
Perché?”
Ne abbiamo già parlato: potrebbe essere frainteso.”
Che rottura,” sospirò l’uomo. “Comunque, cosa dice la lettera?”
L'altra alzò le spalle. “Niente di che, all'apparenza. Ci chiedono di presentarci per un colloquio.”
Rick rallentò il passo come se stesse ponderando l'eventualità di girare le spalle e andarsene. “Un colloquio con chi?”
Paula gli mise una mano sull'avambraccio e in tono gentile gli sussurrò: “Rilassati, so che stanno chiamando le famiglie per chiedere le preferenze sul soggiorno di Consapevolezza Multietnica dei bambini, sicuramente sarà per quello.”
Hm,” grugnì Rick, ancora poco convinto.
Che c'è?”
Non lo so. Anche i ragazzi hanno figli, ma a nessuno è arrivata questa lettera.”
Tesoro, lo sai che le mandano alle donne,” disse lei, quasi in tono di scusa.
Volevo dire che nessuno ne ha parlato, né al lavoro né da Lonnie.” Tacque per qualche secondo, poi in tono cupo ripeté: “Non lo so.”
Sulla tenda che chiudeva l'entrata dell'edificio c'era scritto: “Le donne sono come uragani. Diventano indomabili, quasi irraggiungibili. Non si fermano davanti a nulla. Sono discrete e amano quasi in segreto. Hanno sguardi sicuri e il cuore pieno di lividi. Sorridono e ingoiano le lacrime. Loro, sono le donne che fanno la grande differenza.”
Mi pare un mucchio di stronzate,” commentò torvo Richard.
Anche a me,” rispose Paula, “ma ora sta' zitto, da bravo. Lo sai che parlare così è proibito.”
Alla faccia della libertà di pensiero e della tolleranza, eh?”
Dai, Rick, ora facciamo questo colloquio e poi ce ne torniamo a casa in pace, d'accordo?”
Hm.”
Rick?” Paula alzò la testa per fissare il marito negli occhi.
Va bene,” capitolò l'uomo. “Però se vogliono mandare Leo in mezzo ai...”
Rick, cos'abbiamo appena detto?”
I due entrarono nell'androne, che aveva le pareti decorate con murales che rappresentavano madri che si dedicavano ai figli sullo sfondo di prati fioriti e cieli azzurri, oppure donne intente a svolgere vari lavori, tutte con espressioni sorridenti e sguardi fiduciosi rivolti al futuro.
I dipinti erano ricchi di colori chiari e brillanti. Le uniche tonalità scure erano riservate agli angoli inferiori, nei quali uomini dai lineamenti scimmieschi, sporchi, con la testa piccola e il corpo sproporzionatamente gonfio di muscoli, combattevano fra loro, brandivano armi tenendole all'altezza dell'inguine come grotteschi falli o tiranneggiavano meste figure femminili che indossavano abiti d'altri tempi.
In un angolo della sala c'era un tavolino al quale sedeva una ragazza dal volto olivastro e dai lunghi capelli neri, in quel momento intenta a ripassarsi i tatuaggi all'henné ormai sbiaditi con una matita da maquillage.
Paula le porse la lettera di convocazione, lei vi diede una scorsa e disse: “Certo, vi aspettano. Secondo piano, stanza Tormalina.”
Ma non è la stanza Pietra di Luna quella per la Consapevolezza Multietnica?”
Non dovete andare alla Consapevolezza,” fu la soave risposta. “Vi aspettano al gruppo di lavoro sui nuclei disfunzionali.”
Paula ebbe l'istinto di fare un passo indietro. In tono diffidente chiese: “Nuclei disfunzionali?”
È un controllo di routine,” le assicurò la ragazza distogliendo lo sguardo e riprendendo la sua matita. “Un paio di colloqui e potrete tornare a casa.”

Attraverso uno specchio unidirezionale, Melanie e la sua collega Koko, un trasgender che pur trovandosi nella sua fase femminile passava il metro e novanta e aveva spalle da portuale, osservavano la coppia seduta in sala d’attesa.
Cosa ne pensi?” chiese la prima a bassa voce.
Koko si piegò per guardare attraverso la lastra di vetro, poi disse: “Hai fatto bene a chiamarmi, tesoro. Anche se come tutti gli uomini sa benissimo quello che rischia ad assalire fisicamente una donna, rimane comunque stupido e impulsivo, incapace di prevedere le conseguenze delle sue azioni.” Annuì come per confermare quanto aveva appena detto, quindi premurosamente le assicurò: “Resto con te quando fai il colloquio, gioia. Voglio proprio vedere dove andrà a finire quella fisicità che ostenta con tanta tracotanza, quando si troverà davanti una donna che se vuole è in grado di sbatterlo giù dalla finestra.”
Grazie, Koko,” pigolò l’altra, che a stento le arrivava alla spalla e in confronto alla sua struttura poderosa sembrava un chihuahua di fronte a un bullmastiff. “Però prima chiamiamo lei. Voglio studiare il livello di tolleranza allo stress dell’uomo.”
Koko la scrutò dubbiosa, con le mani sui fianchi e la testa piegata da una parte. “Cara, sei pronta?” volle sapere.
Melanie sorrise. “Ma certo. Sta’ tranquilla, ho già fatto decine di colloqui di questo genere.”
Se hai bisogno chiamami. Ricordati che è succube di quello là, plagiata e incapace di avere una volontà propria. Potrebbe diventare pericolosa, se intuisce che vuoi interrogarla su di lui.”

Melanie si affacciò alla porta con il più radioso dei suoi sorrisi. “Paula, non è vero? Sono felice di incontrarti, cara.”
Costringendosi a ignorare lo sguardo duro che le stava rivolgendo l’uomo, le porse la mano e quando Paula l’ebbe stretta vi aggiunse anche l’altra, in una presa delicata che assumeva le connotazioni dell’affetto e della protezione. “Vieni cara,” la invitò.
La donna la seguì con andatura un po’ rigida, voltandosi di tanto in tanto verso il marito. Melanie notò che stava cercando di guardare al di là della porta socchiusa dello studio. “Saranno solo due chiacchiere,” la rassicurò in tono amichevole. “Qualche piccolo discorso fra donne.”
A che proposito?” chiese Paula.
Un aiuto,” le spiegò Melanie. “Tutte noi possiamo avere bisogno d’aiuto nel corso della nostra vita, no? E allora è bello poter contare su un’amica pronta a tenderci una mano, non è vero?”
Che cosa significa?” chiese la donna. “Io non ho bisogno d’aiuto.” Poi, dopo una pausa: “Guarda che lo so benissimo che questo è il gruppo di studio sui nuclei disfunzionali.”
Melanie accentuò il sorriso. “Ma certo che lo sai, cara. Noi non lo scriviamo da nessuna parte, perché qualcuna potrebbe leggere quella parola così pesante e rimanerne traumatizzata, ma suppongo che Jamila giù all’ingresso te l’abbia detto, non è così? Ora vogliamo entrare?”
Quando furono sedute su due graziose poltroncine in una specie di salotto, in tono premuroso Melanie esordì: “Qui puoi parlare tranquillamente, cara.”
Paula aggrottò le sopracciglia. “In che senso?”
Lui non ci può sentire.”
E quindi?”
La psicologa si costrinse a mantenere immutata l’espressione, anche se quello di Paula si stava rivelando un caso da manuale: plagiata dal marito tirannico, la povera donna fingeva che tra lei e il coniuge fosse tutto perfetto. “Puoi parlare in tutta libertà,” le spiegò, calcando sulle ultime parole.
Davvero?”
Ma certamente. Apriti senza timore.”
Beh, allora vorrei proprio sapere qual è il motivo per cui avete convocato me e Richard.”
Calò un silenzio costernato. Di fronte all’atteggiamento pragmatico della donna – era un’ingegnere, avrebbe dovuto tenerne conto – Melanie decise di cambiare tattica. In tono più asciutto le chiese: “Dimmi, Paula, va tutto bene tra te e Richard?”
L’altra aggottò le sopracciglia. “Che significa?” chiese diffidente.
Se vi amate, se state bene insieme.”
Certo che stiamo bene, altrimenti non staremmo insieme, no?”
Avete rapporti sessuali?”
Paula avvampò. “Non vedo in che modo la cosa ti riguardi,” protestò offesa.
Rispondi alle mie domande, per favore. Se ti ostini ad avere questo atteggiamento oppositivo sarà tutto molto più sgradevole. Allora, avete rapporti?”
Come ogni coppia.”
Eviti le risposte dirette, vero? Con che frequenza avete rapporti?”
Guarda che mi alzo e me ne vado!”
Melanie la fissò da dietro la sua montatura rosa e lentamente rispose: “Non te lo consiglio proprio. Vuoi che sulle tue note venga scritto che hai un atteggiamento oppositivo e provocatorio? Non fa bella impressione, sai?”
Paula, che si era già alzata per metà dalla sedia, si irrigidì per qualche secondo, poi a malincuore riprese il suo posto.
Molto ragionevole,” approvò la psicologa. “Allora: la frequenza dei rapporti?”
Dipende, certi periodi quasi ogni sera, certi altri ogni due o tre giorni.”
È lui che ti cerca?”
A volte lui e a volte io.”
In che posizione lo fate?”
Melanie, io non vedo come...”
Gli piace stare sopra?” Al silenzio della donna, la psicologa aggiunse: “Gli piace farti sentire la sua forza? Schiacciarti con la sua mole?”
Lo facciamo in varie posizioni, va bene?”
Ma certo, non ti scaldare,” rispose Melanie conciliante. “E con il bambino come si comporta?”
È bravo, gli insegna le cose, lo fa giocare. È una figura paterna molto presente.”
Tu controlli che gli insegni le cose giuste? Che non gli faccia fare giochi di competizione o aggressivi? Sai, essendo un maschio...”
Naturalmente,” rispose la donna, in un tono che a Melanie parve un po’ troppo precipitoso.

Boccoli azzurri e giacca del tailleur che si tendeva sui bicipiti, Koko si avvicinò all’uomo in sala d’aspetto e gli chiese: “Sei Richard, per caso?”
Chi dovrei essere? Mi avete chiamato voi.”
Siamo un po’ arrabbiati, per caso?”
Io di sicuro. Dov’è mia moglie Paula?”
Lei sta bene,” rispose la psicologa, registrando l’atteggiamento di controllo sulla compagna che il soggetto dimostrava, “ha finito il colloquio e non è più qui. Ora vuoi accomodarti tu, per favore?”
Richard si alzò, arrivando faccia a faccia con l’imponente interlocutrice. “Sono pronto,” annunciò.
Entrarono nello studio, si sedettero ai due lati di una scrivania. Koko accavallò le gambe e arrotolandosi una ciocca turchina intorno all’indice, chiese: “Tu rispetti tua moglie, Rick?”
L’altro aggrottò le sopracciglia. “E questa che domanda sarebbe?”
La credi in grado di badare a se stessa o pensi che sia una bambina incapace che ha bisogno della tua guida?”
La domanda gli suscitò solo uno stupefatto: “Eh?”
Dimmi la tua opinione, caro. Puoi parlare liberamente.” Gli strizzò l’occhio.
Richard lasciò passare qualche secondo, quindi rispose: “Io qui non ho nulla da dire liberamente. Forse è meglio che sia tu a farmi le domande.”
La domanda te l’ho fatta prima, Rick: tu rispetti tua moglie?”
Si capisce che la rispetto,” replicò l’uomo piccato. “È mia moglie.”
È una cosa tua, quindi?”
Non ho detto questo.”
A me pare che tu abbia usato un bel pronome possessivo. Mia moglie.”
Che cosa avrei dovuto dire, secondo te?”
Koko lo fissò in silenzio per qualche secondo, con l’aria di trovarsi esattamente nella situazione che si era aspettata, poi disse: “A me vengono in mente tante espressioni che non indicano necessariamente possesso: la persona con cui divido la vita, ad esempio. Io la trovo molto poetica, e tu?”
Io la trovo lunga. Dove sei stato ieri, Rick? Oh, niente di importante. Io e la persona con cui divido la vita siamo andati a farci un giro in campagna.” Fece una pausa, poi lentamente sillabò: “Per me è una stronzata.”
Per me invece è rispettosa,” replicò Koko sullo stesso tono, “non tira in ballo categorie e non colloca l’altro in caselle rigide attribuendogli forzatamente un ruolo nel quale potrebbe non riconoscersi a pieno.”
Calò un silenzio nel quale si sentì distintamente il rumore di una foglia che cadeva dalla pianta che c’era sul davanzale. “Ripeto che per me è una stronzata,” disse Richard.
I due si fissarono poi negli occhi per qualche secondo, infine Koko distolse lo sguardo e in tono ammonitore disse: “Sta’ attento, uomo delle caverne, perché io non sono quella che consideri la tua femmina. È meglio che cambi tono, con me.”
Altrimenti?”
In quel momento si aprì una porta e Melanie, occhiali dalla montatura rosa e abitino a fiori, fece il suo ingresso. “Abbiamo sentito abbastanza,” annunciò in tono neutro. “Puoi andare, Richard. Grazie per il tuo aiuto.”
Dov’è Paula?”
Paula sa badare a se stessa,” fu la secca risposta.

§

Melanie spense il monitor interrompendo il filmato dei colloqui. Rivolse alle due assistenti sociali uno sguardo cupo e proclamò: “Sono immagini che non hanno bisogno di commenti.”
La situazione è grave,” confermò Sam. “Dobbiamo intervenire subito, per il bene di quella donna e di suo figlio.”
Intervenne a quel punto Koko: “Abbiamo a che fare con una figura maschile fragile, che utilizza l’aggressività come modalità di comunicazione primaria. Si tratta di un uomo dall’affettività coartata, polarizzato su una possessività arcaica.” Fece una pausa, quindi soggiunse: “È un uomo che deve essere aiutato a raggiungere una piena consapevolezza di sé, ha bisogno di apprendere, di liberarsi dei preconcetti del patriarcato. Deve raggiungere un rapporto sano con la figura femminile, che attualmente vive come minacciosa e sfuggente.”
E la donna?” intervenne Marvellous.
Si fece avanti Melanie, che assunse un’aria di compunzione e rispose: “Anche lei ha molto bisogno d’aiuto. È una figura fragile, succube della figura maschile, bisognosa di qualcuno che le faccia raggiungere una piena consapevolezza di sé. Ha un Io coartato, modellato su quello tirannico del marito. Teme di prendere decisioni in autonomia e ha completamente delegato la gestione del figlio al marito.”
Quindi lascia che quello rovini il bambino?” intervenne Sam indignata. “Permette a quello sporco maschio di creare un altro oppressore di donne a sua immagine e somiglianza?”
Melanie scosse la testa. “Non può fare altro, Sam,” rispose sconsolata. “Non ci riesce. Non sarà mai in grado di opporsi, se noi non la sosterremo.”
Marvellous annuì con vigore. “La aiuteremo noi. Le consentiremo di riappropriarsi del suo ruolo nel mondo, di non essere mai più succube di fronte alla figura maschile.”
Tutte si scambiarono sguardi decisi, pronte a svolgere al meglio il grande compito. Infine Sam chiese: “Qualcuno ha valutato il bambino? Quella faccenda delle nazioni mi piace davvero poco. Non vorrei che quel bastardo stesse allevando un piccolo sciovinista.”
Non chiamarlo bastardo,” sospirò Melanie. “È solo un uomo fragile. Ogni suo gesto è uno straziante grido d’aiuto, non te ne accorgi? Dobbiamo accompagnarlo nel percorso della consapevolezza.”

§

Rick entrò nel locale facendo sbattere la porta così forte che i vetri tintinnarono negli infissi. Si appoggiò al bancone e disse: “Dammene uno doppio, Lonnie.”
Il barista lo sogguardò incerto, ma di fronte al suo cipiglio non ebbe il coraggio di chiedergli la tessera. Gli mise davanti un tumbler basso e cominciò a versarvi il bourbon. “Giornataccia?” s’informò cauto.
Di merda.”
Prese il bicchiere e lo vuotò d’un fiato. “Un altro,” disse sbattendolo sul bancone.
Rick...”
Un altro, cazzo!” ringhiò l’uomo senza sollevare lo sguardo.
Mentre il barista lo fissava indeciso sul da farsi, da uno dei tavolini in fondo alla sala si alzò l’uomo corpulento con la barba e il capello da baseball. Rimise a posto la sedia, poi a passi lenti e ponderati raggiunse il bancone e si sistemò accanto a Richard. Questi non lo degnò di un’occhiata.
L’uomo allora si rivolse al barista: “Fanne uno anche per me, Lonnie, e versa un altro goccio a Rick.”
Ma Brunn, io non so se...”
Versa, Lon. Questo è un caso di forza maggiore.” Fece scivolare sulla superficie del mobile una banconota.

Fu solo alla fine del terzo bicchiere che Richard realizzò di avere qualcuno di fianco. Si voltò adagio, cercando di mantenere l’equilibrio nonostante il movimento gli facesse girare la testa, e strizzò gli occhi per mettere a fuoco l’immagine. “Brunn?” mormorò alla fine.
In persona, amico.” L’uomo gli diede una pacca sulla spalla che lo costrinse a fare un passo di lato per non cadere. “Qualcosa non va?”
Niente sta andando come deve andare.”
Ti va di parlarne?”
Richard si voltò verso l’uomo, poi tornò ad abbassare lo sguardo sul bicchiere. “È vuoto,” mormorò.
Ed è meglio che rimanga tale, almeno per un po’. Stai bevendo forte.”
Rick lo guardò storto. “Che c’è, sei anche tu una di quelle? Magari con una barba finta per spingermi a dire cose contrarie alla dignità femminile?”
Sei già ridotto così dopo tre bicchieri?” ghignò Brunn. “Sarai mica tu la donna travestita?”
I due si scambiarono uno sguardo, Richard non poté fare a meno di rivolgergli un pallido sorriso. Emise poi un lungo sospiro e disse: “Ci sono momenti nella vita in cui non sai più da che parte girarti per far funzionare le cose per il verso giusto. Io ho fatto tutto quello che dovevo fare, te lo giuro, e adesso...” si interruppe reprimendo un singhiozzo. Di nuovo abbassò lo sguardo sul bicchiere. Brunn fece cenno a Lonnie di versare un altro po’ di bourbon e il barista non pose obiezioni.
Richard bevve di nuovo come se il distillato fosse una specie di medicina. Al suo fianco, Brunn sorbiva in silenzio qualche sorso, con l’aria di un estimatore che assaggia un single malt particolarmente pregiato.
Passò un tempo che Richard non riuscì a quantificare. Era come se ci fosse una barriera tra lui e il resto del mondo, che gli rimandava indietro tutti i pensieri dolorosi che lui stava cercando di allontanare da sé. Gli tornò in mente un supplizio dei tempi antichi nei quali il condannato veniva chiuso in un sacco con degli animali affamati e infuriati, che tentavano di liberarsi, ma non ci riuscivano e lo dilaniavano a morte.
Io non ho fatto niente di male,” riprese. “Amo mia moglie, mio figlio è la mia vita...” si interruppe.
Ma...?” chiese Brunn con cautela.
Ma è arrivata una lettera a Paula. Nuclei disfunzionali, se sai di cosa parlo. Leo ha fatto non so che disegno a scuola, e quelle là si sono fatte l’idea che io sia una specie di mostro. Prima due psicologhe hanno voluto parlare con me e Paula. Ci hanno fatto un sacco di domande del cazzo, a lei hanno chiesto addirittura in che posizione scopiamo, volevano farle ammettere che io la tratto male.”
E tu la tratti male?” intervenne Brunn in tono neutro, come se gli stesse chiedendo l’ora.
Stai scherzando? Io trattare male Paula o il bambino?” Emise un sospiro sconsolato, quindi riprese: “Sono venute a casa la prima volta. C’era Leo che giocava, io stavo preparando la cena perché Paula era ancora al lavoro. Si sono prese da parte il bambino e gli hanno fatto dire un sacco di stronzate.”
Del tipo?”
Che facevamo giochi aggressivi e di competizione, che giocavamo ai soldati. Non sa neanche cosa sono, i soldati.”
E poi cos’è successo?”
Hanno trovato la bandiera.”
Te l’avevo detto di metterla via.”
Me l’aveva detto anche Paula, ma è l’unico ricordo che mi è rimasto di mio padre. Gliel’aveva data il nonno, salvandola dai roghi di quando quelle là hanno preso il potere.”
Avete bruciato noi? Adesso noi bruciamo i vostri simboli!” Citò Brunn con una smorfia. “Fossero state solo le bandiere a finire in cenere. Ti ricordi i roghi di libri e di quadri in mezzo alle piazze, le statue fatte a pezzi, i musei devastati?”
Richard annuì grave. “Ero solo un bambino, però me li ricordo.”
Di nuovo tacquero e per un po’ bevvero in silenzio. Alla fine, il biondo riprese: “Dopo un po’ se ne sono andate. Mi hanno fatto chiudere la bandiera in cassaforte e ho fatto fatica a tenermi la chiave, perché se la volevano prendere loro. Non possono togliermela e lo sanno, ma mi hanno proibito di tirarla fuori o di farla vedere al bambino. Io pensavo che me la sarei cavata con qualche corso di Tolleranza e Dialogo, magari quello di Critica Consapevole della Misoginia, che te lo rifilano per ogni stronzata, ma le puttane sono tornate il giorno successivo, in quattro e con il culo parato da una squadra di Riduzione dei Conflitti con i taser. Hanno portato Paula in una Casa per la Tutela delle Donne Abusate e Leo l’hanno sbattuto in una Comunità per l’Infanzia Negata. Dovevi sentire come piangeva, poverino.”
Brunn gli diede un paio di pacche sulla spalla, poi gli chiese: “E tu?”
Ah, io sono il bastardo della situazione, l’abusatore, il porco, il misogino, il fallocrate, lo sciovinista, schiavo del patriarcato e a mia volta schiavizzatore. Mi obbligano a fare i loro corsi del cazzo, stronzate tipo Consapevolezza di Genere, Tolleranza e Ascolto, Valore della Diversità o Rapporto con il Femminile, con valutazioni periodiche del livello di consapevolezza conseguito.”
E se ti rifiuti? Mica possono sbatterti dentro, non mi risulta che tu sia accusato di reati specifici.”
Perderei il lavoro, tanto per cominciare, e non posso permettermelo: ho bisogno di soldi.”
Va be’, tutti abbiamo bisogno di soldi.”
Ma a me ne servono di più. Voglio pagare un’avvocatessa per riprendermi la mia famiglia.”
Brunn lo fissò grave, quindi gli disse: “Sai bene che non ne troverai una che sia disposta a difenderti.”
Basta pagare. Andrò da una di quelle brave.”
E secondo te, una di quelle brave, che passano la vita a sbattere in qualche Comunità, che poi è solo una galera chiamata in modo diverso, maschi accusati delle cose più fantasiose, si accolla la difesa di un – cito parole tue – porco abusatore e sciovinista?”
Io non sono né porco, né abusatore né sciovinista.”
Perché, secondo te Dave era un molestatore? Eppure è finito dritto dritto alla Disassuefazione, e ci starà per un bel po’.”
Richard diede fondo al bicchiere, poi in tono grave disse: “Basta che hai un cazzo in mezzo alle gambe e non hai difese, non hai voce in capitolo e non hai diritti. Puoi solo imparare a malapena a leggere e scrivere, spaccarti la schiena tutto il giorno per quattro soldi e dire sempre sì, se no diventi un porco e un abusatore e hai finito di vivere.”
Brunn lasciò passare qualche secondo, poi buttò lì: “Non è così dappertutto.”
Richard alzò le spalle. “Questo fottuto Mondo dell’Amore del cazzo è ovunque, non si scappa.”
L’altro si voltò a fissarlo negli occhi e in tono fermo dichiarò: “Ci sono luoghi in cui i maschi sono liberi.”
Liberi di farsi trattare a calci in culo, al massimo.”
Non proprio.” Brunn gli fece scivolare in mano un biglietto con un numero di telefono. “Pensaci.”
Richard scosse la testa. “Mi dispiace, amico. Non vado da nessuna parte senza Leo e Paula. Io resterò qui e troverò un’avvocatessa che faccia valere i miei diritti.”
Diritti che non hai,” gli ricordò l’altro. “Anche un gattino maltrattato ha più diritti di te, ricordatelo sempre. Suscita più sdegno e ha uno spazio maggiore nei media. Tu sei un porco, un fallocrate e un abusatore, tutto ciò che ti sta capitando te lo meriti.”


   
 
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