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Autore: Mary P_Stark    16/01/2019    1 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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3.

 

 

 

 

Il Freki del branco entrò all’assenso del suo Fenrir e, nel notare le persone presenti all’interno del suo ufficio, annusò per un istante l’aria e borbottò: “Uhm… la figlia di Greg. Come mai la sua cucciola adottiva è qui?”

Joshua non si sorprese che Keath la conoscesse. In quanto sicario del branco, aveva una memoria infallibile al pari del corvo Muninn, che aiutava Geri nel suo lavoro di controllo e ricerca.

“Mi ha portato all’attenzione un fatto molto grave, e di cui mi reputo in gran parte responsabile” mormorò Joshua, sorprendendo non poco Keath, che sollevò turbato un sopracciglio.

Era raro che il suo Freki si lasciasse andare ad espressioni facciali che non riguardassero la sfera della rabbia, perciò quell’espressione confusa fu un’autentica novità, per Joshua.

“E la femmina? E’ qui per proteggerla?” borbottò Keath, squadrando con un certo interesse Gretchen “Oppure è qui per una motivazione che non c’entra nulla con la cucciola umana?”

Sia Joshua che Gretchen arrossirono loro malgrado e quest’ultima, fulminando con lo sguardo il Freki, borbottò irritata: “Sarai anche il sicario del branco, Keath, ma vedi di farti gli affaracci tuoi!”

A quel punto, il Freki sorprese davvero tutti esplodendo in una calda risata di gola, cui fece seguire un commento davvero inaspettato.

“Calmati, Gretch… non mordo, davvero.”

“Detto da te, è davvero credibile!” sbottò la donna, irritandosi ancora di più.

Sarah sorrise divertita da quel battibecco e Joshua, scrollando le spalle, ammiccò al suo indirizzo e le disse: “Non stiamo facendo una gran figura, vero?”

“Immagino che, in quanto Freki, sia un imperativo indagare quando una cosa non quadra con i suoi standard di sicurezza, o di equilibrio interno del clan” chiosò la giovane, scatenando un’altra rara reazione sul volto di Keath. L’ammirazione.

“Questa ragazzina mi piace. E sì, è mio dovere essere sospettoso. A che proposito, mi domando, però?”

Joshua, a quel punto, tornò serio e gli mostrò il filmato di Sarah, lasciando che il suo sicario giudicasse da solo il dialogo tra le due parti.

Non v’era motivo di ingannarsi, in ogni caso. Miss Grey aveva esplicitamente chiesto a T.J. come aggirare le trappole attorno al Vigrond. Così facendo, avrebbero attaccato a riunione iniziata, colpendo in tal modo i lupi più potenti del branco con aconito e argento.

T.J. aveva spiegato dove trovare le trappole e come disinnescarle ma, cosa più grave di tutte, come mascherare il proprio odore per non insospettire i lupi.

“E’ chiaro che il nostro amico sapeva perfettamente che, quel giorno, Gretchen non sarebbe stata a scuola, o non si sarebbe mai arrischiato a vedere la Cacciatrice così allo scoperto” borbottò a mezza voce Keath, restituendo il cellulare a Sarah. “Sei stata brava, cucciola. E mi hai risparmiato mesi di appostamenti ben più che difficoltosi da mettere in pratica.”

“Cosa?” esalarono i tre, fissandolo basiti.

Keath sospirò, chiaramente dispiaciuto, e ammise: “Mi spiace dirtelo, Fenrir, ma già da un po’ sospettavo che T.J. stesse facendo qualcosa di non troppo chiaro… o legale. Fin da quando disse di essere tornato da quel viaggio a Montecarlo. Che non è andato esattamente come ci ha raccontato, tra l’altro.”

La sorpresa di Joshua salì alle stelle, così a Keath non restò altro che spiegare al suo Fenrir dei sospetti covati e della sua ricerca di prove nel Principato. Di tutto ciò che T.J. aveva raccontato a Joshua e ai suoi amici più stretti, nulla era corrisposto a verità.

Questo lo aveva spinto a delle ricerche più approfondite – il tutto all’insaputa di Joshua – ma complicate dal fatto che il licantropo non era facile da pedinare.

Scrollando le spalle, Keath ammise: “E’ maledettamente evasivo, e non volevo invischiare nella cosa anche Gwen, visto che lei sarebbe corsa a dirtelo da brava cagnolina obbediente quale sa essere.”

Joshua ghignò, replicando: “Se ti sentisse, ti taglierebbe le…”

Il leggero tossicchiare di Gretchen bloccò appena in tempo Joshua che, lanciando un’occhiata a una divertita Sarah, mormorò: “Ops…”

“Ho sentito di peggio. Davvero” ammise la ragazza.

“Beh, è comunque il caso che mi ricordi di non smoccolare davanti a te” sottolineò Fenrir, tornando a guardare il suo Freki per poi aggiungere: “Quindi, cos’hai scoperto?”

“Nulla di concreto. Evidentemente, avrei dovuto usare come spie dei cuccioli umani, così che il loro odore non lo rendesse sospettoso come invece è con l’odore dei lupi” chiosò Keath, scrollando le spalle.

Joshua assentì, ma gli domandò: “Cosa ti ha fatto pensare che fosse sospetto? E perché non me l’hai detto subito?”

“Posso dirti che, a dispetto di ciò che raccontava, il suo corpo diceva ben altro. T.J. è un mánagarmr di prim’ordine e il suo controllo dell’aura è eccezionale, perciò non mi stupisce che nessuno si sia accorto di nulla. Ma sai bene che io non mi baso solo su quello.”

Fenrir assentì grave, sapendo bene cosa intendeva. I Freki non si basavano solo sulle prove fisiche – anche l’aura veniva considerata una prova fisica – ma anche sugli aspetti inconsci trasmessi dal corpo.

Se, per la polizia, esistevano l’analisi comportamentale e la cinesica, tra i lupi si parlava di tanngrisnir1. Era un’abilità ormai rara, e solo alcuni Freki ne erano in possesso in epoca moderna, ed era utilissima per scovare la menzogna travestita da verità.

Il dono del tanngrisnir era simile alla capacità delle wiccan di riconoscere una bugia laddove veniva esposta, pur se non aveva la stessa portata, ed era limitato all’aspetto esteriore delle persone, e non alle loro parole.

“Cos’hai scoperto, a Montecarlo?” volle quindi sapere Joshua.

“Che ha perso ingenti somme ai tavoli da gioco, almeno a giudicare da come erano infuriati i gestori di un paio di casinò, che si sono ritrovati con una stanza d’albergo vuota e i conti da pagare” scrollò le spalle Keath. “A quanto pare, aveva dato dei falsi nominativi.”

Sbuffando, Joshua imprecò tra i denti. Usare documenti falsi era l’estrema ratio, per un lupo, e appoggiarsi alle associazioni criminali o pseudo tali che se ne occupavano era sempre cosa da farsi dopo averne parlato con Fenrir.

Cosa che, ovviamente, non era avvenuta.

“Non so dirti se è stata una semplice vacanza sfortunata, o se la cosa si è reiterata nel tempo, perché indagare su di lui non è affatto facile… ma potrebbe essere un buon motivo per tradire” terminò di dire Keath.

“Per soldi?” dichiarò disgustato Joshua.

Scrollando le spalle, Keath assentì prima di dire: “Non sarebbe il primo che si fa fregare per una motivazione simile. Quindi, cosa pensi di fare, a questo punto? Vado a prenderlo?”

“Lasciamoli avvicinare. Daremo loro una dimostrazione di cosa vuol dire essere lupi… alla fine, giudicherò T.J.”

Keath annuì senza problemi e, dopo un momento di indecisione, allungò una mano in direzione di Sarah, dicendo: “Grazie, cucciola umana. Mi hai davvero tolto dall’impiccio. A buon rendere. Se qualche ragazzo fa il bullo con te, lo sgozzerò volentieri.”

Gretchen sbuffò esasperata, replicando: “Basta parlarci, con la gente, Keath.”

“Tu fai l’insegnante, Gretch. Io sono un buttafuori. Secondo te io ci parlo, con la gente?” ghignò il lupo, prima di arruffare la chioma bionda di Sarah con la mano per poi andarsene a grandi passi, esattamente come era arrivato.

La ragazza fissò senza parole la porta oltre la quale era scomparso il licantropo e, nel lanciare un’occhiata dubbiosa al suo Fenrir, domandò: “Scherzava, vero?”

“Non ne sono del tutto sicuro ma, evidentemente, lo hai colpito. E’ davvero raro che Keath ringrazi qualcuno e, soprattutto, che si comporti con gentilezza” le sorrise benevolo Joshua. “Saprò ringraziarti anch’io… e senza spargimenti di sangue, promesso. Per ora, lascia che Gretchen ti scorti a casa, e porta con te i miei ossequi, cucciola del branco.”

“E’ stato un onore essere d’aiuto” mormorò Sarah, reclinando cortesemente il capo prima di recuperare la sua cartella dal divano.

Gretchen ringraziò a sua volta, ma Joshua la bloccò gentilmente a un braccio, mormorando: “Fai in modo che una sentinella vigili sulla sua casa. Starei più tranquillo.”

“Sarà fatto” annuì lei, avviandosi poi assieme alla ragazza per uscire dall’ufficio.

Una volta rimasto solo, Joshua chiamò il suo Sköll e disse: “Abbiamo un problema. Raggiungimi qui assieme a Michael.”

***

Fergus si grattò la zazzera di rossi capelli, tagliati in modo marziale e che attorniavano un viso pallido e ricco di efelidi, sbuffò sonoramente e infine disse: “Beh, di sicuro non abbiamo fatto una gran figura, di fronte a questa cucciola.”

Joshua assentì, torvo in viso, replicando: “Me ne assumo la colpa, visto che T.J. è mio amico e, volente o nolente, ho sempre parteggiato per lui, se così vogliamo vederla.”

Michael annuì lentamente, pensieroso non meno del suo Fenrir e, stiracchiandosi le braccia nerborute, afferrò il suo cappello da poliziotto – che aveva abbandonato nervosamente sul divano al suo arrivo – e chiosò: “Per me la faccenda è semplice. Facciamoli fuori tutti ed eliminiamo il problema alla radice.”

“Mick, non possiamo semplicemente far sparire dalla faccia della Terra una dozzina o più di Cacciatori. Dobbiamo prima di tutto pensare a come gestire la cosa a livello burocratico. Mi meraviglia che tu, un poliziotto, non pensi a cose come queste” brontolò in risposta Joshua.

Michael imprecò per diretta conseguenza e sbottò dicendo: “Cristo santo, lo so benissimo, ma mi fa girare le palle il fatto che quelli possano muoversi come vogliono, mentre noi dobbiamo girare con i piedi sui carboni ardenti a ogni nostro minimo starnuto.”

“Siamo in minoranza, Mich, e siamo all’apice della catena alimentare. In quanto predatori, dobbiamo essere noi per primi a salvaguardare il sistema, e questo non prevede lasciare scie di cadaveri nella tenuta di un nobile inglese” sottolineò con un mezzo sorriso Joshua.

“Colton inorridirebbe al solo pensiero, lo so” sbuffò Michael, pur ghignando. “Lui adora gli umani e, se fosse per lui, li salverebbe tutti.”

“Conosce benissimo la differenza tra un umano indifeso e un Cacciatore…” precisò Joshua, scuotendo il capo. “… e poi, se proprio vogliamo essere onesti, è lui a essere più corretto di noi, in questo ambito.”

Nel dirlo, Joshua sospirò e, con la mente, tornò alla telefonata fatta proprio a Colton pochi minuti prima dell’arrivo dei suoi Gerarchi.

Memore dell’incidente accaduto nei pressi del Vigrond, e per cui T.J. aveva accusato Colton di negligenza per poi prendersi l’impegno di parlargli – così da non far intervenire direttamente Fenrir nella disputa – Joshua aveva chiamato per chiedere lumi.

Aveva così scoperto che, non solo Colton non aveva visto né sentito T.J., in quegli ultimi giorni, ma che quella zona era stata battuta proprio da Theo per togliere un peso a Doris, una delle sentinelle, perché potesse occuparsi del figlio malato.

Questo aveva messo il coperchio sulla bara ove Joshua aveva infilato l’amicizia con T.J. e, con tono contrito, si era scusato con il suo sottoposto prima di chiudere la chiamata.

Menzogne su menzogne, e ancora Joshua non sapeva quante altre T.J. ne aveva inventate, pur di coprirsi le spalle.

Nel dargli una pacca sulla spalla, Fergus asserì: “Sappiamo tutti bene, a parole, che dobbiamo mantenere una salda collaborazione con gli umani inconsapevoli, e che dobbiamo proteggere con solerzia i nostri cuccioli umani e i neutri, ma so cosa vuoi dire… è difficile non pensare a tutti gli assassini a sangue freddo che cercano ogni volta di ucciderci.”

“Sarah e il suo gesto mi hanno fatto capire quanto, in verità, non abbiamo tenuto fede a questo precetto. Finora ho ignorato la parte non mannara del mio branco, limitandomi a tollerarla, ma è dannatamente sbagliato pensarla così” ammise Joshua, lanciando un’occhiata irritata al suo riflesso nel vetro di un quadro.

Era a malapena visibile, ma poteva scorgere anche troppo, di sé, e ciò che vedeva non lo inorgogliva affatto.

Si era fatto vanto di non aver avuto alle spalle un passato tragico da affrontare, di aver avuto un passaggio di potere tra i più pacifici che la storia dei lupi ricordasse e, non da ultimo, di avere un branco forte e coeso.

Non aveva però fatto i conti con la parte più meschina di sé, quella che tollerava a stento gli umani e che, di fatto, avrebbe preferito non avere all’interno del suo branco delle simili zavorre.

Sarebbero stati più forti, senza quegli anelli deboli della catena. Eppure, proprio da lì era giunto un aiuto insperato, e contro un nemico che lui non avrebbe mai immaginato di avere.

Il suo migliore amico. T.J.

Reclinando colpevole il viso, Joshua mormorò: “Farò ammenda per la mia supponenza e per la mia superficialità, ma ora dobbiamo pensare a come eliminare i Cacciatori e la loro minaccia.”

Michael e Fergus assentirono torvi e a Joshua non rimase altro che afferrare il suo telefono per ammettere, con un altro Fenrir, di aver bisogno di aiuto.

***

Bright Cox rispose al terzo squillo del cellulare, sorpreso dalla chiamata di Fenrir di Londra e, a mezza voce, domandò: “Ehi, Joshua, qual buon vento?”

“Vento di tempesta, temo.”

Accigliandosi immediatamente, Bright lanciò un’occhiata a Estelle e Kate – impegnate in una difficilissima partita a Fallout 3 – e queste, interrompendo subito il videogioco, attesero le sue mosse.

Subito, Bright si avvicinò alle due per far loro ascoltare la telefonata e, di seguito, disse: “Parla pure, amico. Ci sono Estelle e Kate, con me.”

“Benissimo, perché ho giusto bisogno dell’aiuto della tua wicca, per risolvere il mio guaio, ma so già di chiedere molto” asserì spiacente Joshua.

Da sempre, Bright era stato iperprotettivo e molto possessivo con la sua wicca e, ben di rado, Fenrir di Aberdeen aveva lasciato che Kate uscisse dal suo territorio per avventurarsi in branchi vicini.

Non ne conosceva esattamente i motivi ma, a giudicare da come anche Estelle e le sue tre hábrók2 ne vegliavano ogni passo, qualcosa di estremamente oscuro doveva averla colpita in passato.

Vista la sua situazione, però, doveva almeno tentare.

Bright si fece cauto e domandò: “In cosa, la mia wicca, può esserti utile?”

“Purtroppo siamo stati vittima di un tradimento, Bright. Immagino che ricorderai T.J.”

L’uomo fece tanto d’occhi, a quell’accenno, e così pure Estelle che, scioccata, esalò: “Ma… è sempre stato tuo amico, da quel che avevo capito.”

“Così pensavo, Prima Lupa, ma mi sono grandemente ingannato, e devo questa scoperta al coraggio di una delle mie cucciole umane” ammise suo malgrado Joshua.

Lo stupore crebbe nel trio e Bright, sbalordito, mormorò: “Questa faccenda si fa sempre più oscura, amico mio. Ma, se già sai che T.J. è un traditore, in cosa può aiutarti Kate?”

“T.J. è in combutta con dei Cacciatori, Bright. Attaccheranno il nostro Vigrond al prossimo Novilunio, quando terrò una riunione tra alfa, e in quel momento tenteranno di distruggerci” gli spiegò Fenrir di Londra, aborrendo ogni singola parola proferita.

Quella notte non aveva dormito, ripensando alle parole di Sarah e a ciò che aveva a sua volta scoperto Keath.

Tutte le sue certezze erano cadute in un baratro senza fondo, ma da cui lui aveva tutta l’intenzione di risorgere. Anche a costo si farsi strada a colpi di zanna.

A Bright sfuggì un’imprecazione e Kate, nel sorridere al proprio Fenrir, disse sommessamente: “Non dubito che Fenrir di Londra e i suoi lupi riusciranno nell’intento di fermarli, ma capisco le sue richieste non ancora poste. Se attaccheranno in forze, non potranno di certo ucciderli, ti pare?”

“La tua perspicacia mi irrita, Kate, ma so dove vuoi andare a parare, e perché Joshua abbia bisogno di te” sbuffò contrariato Bright.

Estelle sorrise a entrambi e disse: “Immagino che uccidere così tanti umani sarebbe un problema. Dove farli sparire senza mettere in allarme il mondo degli umani?”

“Saggia deduzione, Prima Lupa” dichiarò Joshua.

“Il modo più pratico per ovviare al problema è catturare i Cacciatori e cancellare loro la memoria e, laddove necessario, lasciare che l’artiglio di Freki colpisca con metodo chirurgico” dichiarò pensierosa Kate, tamburellandosi un dito sul mento.

“Sarebbe uno sforzo immane, Kate” brontolò irritato Bright, ben deciso a proteggere la sua wicca a ogni costo.

“Beh, conto sul fatto che Fenrir di Londra mi offrirà un pasto caldo e un letto in cui dormire, in seguito al mio intervento” ironizzò a quel punto la ragazza, inclinando il capo di ricci capelli ramati.

“Tutto ciò di cui avrai necessità, e anche ciò che vorrai per semplice sfizio, ti sarà servito su un piatto d’argento” le garantì a quel punto Joshua, ora un po’ più speranzoso.

“Sei sicura?” sottolineò ancora Bright.

A quel punto, Kate sorrise a Estelle e mormorò: “Non è dolcissimo, il nostro Bright?”

“L’ho voluto anche per questo” assentì la Prima Lupa, mentre il suo Fenrir arrossiva come un peperone.

Joshua non poté che sorridere, di fronte a quello scambio di carinerie – di cui, era sicuro, Bright si stava vergognando a morte – e, tra sé, si chiese cosa volesse dire avere un rapporto simile con la propria lupa.

Subito, l’immagine di Gretchen balenò nella sua mente, turbandolo.

Non era proprio il momento per pensare a belle lupe dai riccioli fluenti, e occhi che sapevano tagliare in due una persona, ma gli venne spontaneo.

“Prima che queste due mi mettano ancor più in imbarazzo…” iniziò col dire Bright, tossicchiando nervosamente. “…acconsento a che Kate venga da te, ma manderò con lei Susan Walker per proteggerla.”

“Una delle hábrók di tua moglie? Pensi davvero che non basterebbero i miei lupi, a tenerla al sicuro?” protestò debolmente Joshua, vagamente piccato. Per chi lo aveva preso?!

Bright scoppiò a ridere, e replicò: “Mi hai frainteso, Joshua. Mando Susan assieme a lei perché, se così non facessi, quelle tre donne dispotiche potrebbero fare il culo a strisce al sottoscritto. Non posso mandare in giro la loro pupilla senza una degna protezione.”

Estelle e Kate risero sommessamente di quella confessione e Joshua, vagamente sorpreso, esalò: “E tu… le lasceresti fare?”

“Temo che Estelle mi terrebbe in ostaggio, aiutato da Krissy e mia madre, se succedesse qualcosa a Kate. Sono circondato da donne selvagge” si lagnò ironicamente Bright, guadagnandosi uno schiaffetto sul braccio da parte della moglie.

Joshua rise nonostante tutto e disse seriamente: “Sono in debito con te, Fenrir di Aberdeen.”

Tornando serio, Bright replicò: “Tieni al sicuro la nostra Kate, e il debito sarà annullato.”

“Lo farei in ogni caso. La luna ti protegga, amico.”

“E guidi il tuo passo nella notte, amico mio. Buona fortuna e, se vuoi, richiamami, dopo questa sciagurata storia” ci tenne a dire Bright.

Non dubitava che, una volta portata a termine la missione, Joshua avrebbe avuto una discreta dose di demoni da affrontare, e non voleva lasciare solo un amico a confrontarsi con simili nemici.

Joshua attese qualche attimo prima di rispondere e, dopo aver salutato il trio, chiuse la comunicazione e si lasciò scivolare stancamente sul divano.

La notte imperava, sulla città della regina, e il traffico non sembrava abbandonare mai le strade, rendendole simili a immense scie luminose sempre diverse, sempre in movimento, sempre mutevoli.

L’uomo si accoppiava con la donna, il ragazzo correva per raggiungere la metro, la lupa varcava la soglia di casa dopo il lungo lavoro, il tutto in un continuo e perpetuo susseguirsi di corpi, azioni, decisioni.

La sua, di decisione, era ormai stata presa, e non sarebbe tornato indietro.

Aveva sbagliato, e grandemente, ma avrebbe fatto ammenda per questo e, di sicuro, avrebbe tentato di non commettere più quello stesso, tragico sbaglio.

Afferrato nuovamente il telefono, perciò, chiamò Fergus perché gli organizzasse un incontro con il rappresentante umano del suo branco, dopodiché uscì.

Non voleva rimanere a casa, quella sera, e girovagare per le vie di Londra gli sembrava un ottimo metodo per non pensare a ciò che tanto lo arrovellava.

T.J. lo aveva tradito – avrebbe scoperto a ogni costo perché – e, cosa ancora più grave, aveva venduto il segreto del Vigrond ai loro odiati nemici.

Anche solo per questo, avrebbe ricevuto la punizione peggiore possibile ma, prima di ogni altra cosa, avrebbe fatto capire a Theodor quanto avesse sbagliato nell’allearsi col nemico.

Non gli avrebbe però permesso di comprendere quanto, il suo tradimento, lo avesse ferito, poiché non meritava neppure questo, da parte sua.

“Fenrir…” mormorò una voce alle sue spalle, sorpresa e preoccupata assieme.

Joshua si volse a mezzo, a sua volta sorpreso, e scrutò con desiderio e struggimento assieme il viso candido di Gretchen, in quel momento avvolto dai suoi riccioli castano dorati.

Il lungo cappotto di lana le raggiungeva i polpacci, coprendo quasi interamente il lungo corpo longilineo e perfetto, ma Joshua non aveva bisogno di vederla per sapere com’era fatta.

Fin da quando Gretchen era giunta nel suo branco, più di due anni addietro, chiedendo di poterne fare parte, lui aveva smesso di dedicarsi ai diletti di una notte, troppo preso da lei, da tutta quanta lei.

Trasferitasi da una piccola scuola nelle campagne del Wessex, Gretchen si era detta entusiasta di poter finalmente far parte di un branco. Nel suo paese di origine si era ritrovata a crescere da sola, senza amici lupi con cui condividere il segreto.

Joshua si era dichiarato ben disposto ad accoglierla – così come ad accogliere i suoi genitori, se mai lo avessero desiderato – e, da quella prima volta al Vigrond, aveva tenuto discretamente sott’occhio la sua vita di lupa e di donna.

L’aveva sorpreso notare quanto poco si fosse interessata a fare conoscenze in campo sentimentale ma, dopo aver scoperto quanto tenesse ai suoi allievi, aveva infine compreso.

Tutto il suo impegno andava alla scuola, ai suoi cuccioli da svezzare e far crescere. Per il resto, vi sarebbe stato tempo.

Una donna seria, una lupa forte… e ora si trovava dinanzi a lui, dubbiosa e protesa verso di lui con l’aura incerta a sfiorarlo delicatamente.

Joshua non attese oltre.

Annullò la distanza che li separava e, avvolto un braccio attorno alla sua vita, la schiacciò contro di sé e fece sua la bocca di Gretchen che, ben lungi dal voler allontanarsi, affondò una mano nei suoi capelli per attirarlo maggiormente a sé.

Si baciarono così, nel mezzo di quel tranquillo marciapiede, illuminati parzialmente dai lampioni mentre le macchine sfrecciavano a lato, come se non dovessero scorgere l’alba del giorno seguente.

Solo dopo un tempo indefinibile Joshua la lasciò – o fu lei a permetterglielo? – e, per nulla turbato da ciò che aveva fatto, mormorò: “Ho tardato. Scusa.”

“Sei indaffarato” si limitò a dire lei, sorridendo con le labbra tumide.

Lui le sorrise di rimando, si scostò da lei per offrirle la mano e, passeggiando lungo il marciapiede, le domandò: “Come mai ti trovavi nei paraggi? Non abiti nei pressi di Fitzrovia?”

Annuendo, Gretchen si limitò a dire: “Desideravo sapere come stavi, dopo la bomba lanciata da Sarah. Ma così è meglio.”

Joshua rise nonostante l’assurdità della situazione e, mestamente, ammise: “T.J. mi aveva detto di farmi avanti con te, a dir la verità.”

“Per quanto mi spiaccia dirlo, avresti dovuto ascoltarlo ma, come dicevo prima, so che sei indaffarato” replicò lei, scrollando le spalle. “Avete deciso cosa fare?”

“Farò intervenire la wicca di Aberdeen… e coinvolgerò gli umani del branco” le fece sapere lui, sorprendendola.

“Ma… anche loro?”

Fermandosi a metà di un passo, Joshua assentì e disse contrito: “E’ tempo che io sia più umile, e loro più addentro alla vita del branco. Mi sono comportato da idiota, finora, ma non è detto che non possa migliorare. Ti pare?”

Lei si limitò a sorridergli e, annuendo, chiosò: “Sarò della partita, se me lo permetterai.”

“Ne sarei felice” assentì lui, poggiando la fronte contro quella di Gretchen prima di sospirare e domandarle: “Come ho potuto essere così cieco?”

“Lo amavi, Fenrir. L’amore ci fa commettere sciocchezze, a volte, e non sempre finiscono bene.”

Lui sorrise, tornò a baciarla e infine le domandò: “Ti va di una passeggiata notturna al Regent’s Park?”

“Molto volentieri” annuì lei.

L’indomani mattina avrebbe incontrato il suo rappresentante umano del branco ma, per quella sera, poteva concedersi qualche ora solo per Gretchen.

 

 

 

 

N.d.A.

1: tanngrisnir: significato letterale “che fa stridere i denti”. Era una delle bestie mitiche che trainavano il carro da guerra di Thor. Ho usato il significato letterale per indicare qualcosa che non combacia con la realtà e, perciò, fa stridere i denti per il sospetto. (o storcere il naso)

2: habrók: citato da Snorri Sturluson in Gylfaginning (prima parte dell’Edda in Prosa), era il “migliore tra i falchi”. Si sa poco o nulla di questa creatura, tranne le sue grandi abilità nella caccia e nella predazione. Ho pensato potesse essere un buon nome per il titolo che Estelle ha dato alle sue protettrici.

 

 

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Joshua si ritrova davvero in una brutta situazione, aggravata dal fatto che, a mettere a rischio il branco, è proprio il suo migliore amico. La presenza di Gretchen, però, gli da un minimo di conforto.

Cosa avverrà, quindi, al traditore? E quale sarà la decisione di Joshua?
  
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