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Autore: LaMicheCoria    25/02/2021    2 recensioni
Remus vorrebbe credergli, ma per quanto l'Elfo Domestico detesti Sirius e gli renda la vita difficile, sarebbe da ingenui imputare a lui tutta la colpa. I sussurri e i borbotti e le maledizioni e gli insulti di Kreacher sono alla portata d'orecchi di tutti, ma ci sono altri bisbigli, in quella casa, altre accuse, di cui Sirius è il solo bersaglio -E Remus lo sa. Ricordi annidati negli angoli, pronti a ghermirlo, a saltargli addosso, a negargli il sonno, a turbare il sogno e la veglia. [Wolfstar]
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Someone Take Me Home'
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A Sia_, nella speranza di poterle dare conforto e serenità

ed un enorme abbraccio a distanza.






Periferia di Londra.
Casa di Remus Lupin.


Ahia.”
Non fare il bambino.”
Non sto facendo—Per Merlino, Moony! Pensavo volessi rimettermi in sesto! Così peggiori la situazione.”
“La prossima volta, se proprio devi, fatti colpire in punti facilmente disinfettabili.”

Tranquillo, metterò dei segni dov---Ehi! Di nuovo!”
Scusa. Oh...accidenti.”
Accidenti? Cosa vuol dire accidenti?”
Non ho mai visto l'inchiostro Babbano reagire ad una ferita da Incantesimo.”
Hanno colpito il mio tatuaggio nuovo?!”
Sì. E dovresti vedere questo pus violaceo che sta uscendo...”
Potresti almeno evitare il tono sornione da accademico, grazie?”
Remus sorride e continua a lavorare in silenzio per una ventina di minuti.
Sirius si è tolto la camicia e la giacca di pelle -La terza da buttare in sei mesi, ed il bagliore opaco dei lampioni che arriva dalla strada gli accarezza la pelle nuda, contando una ad una cicatrici e ferite, la traccia nera dei tatuaggi, lo sporgere della clavicola, la curva del mento.
Il compagno si piega a prendere la sigaretta sul posacenere del comodino ed i capelli scendono scarmigliati a coprire una striscia di sangue, uno sbuffo scarlatto teso dall'orecchio destro fino allo zigomo.
“Ti ho preparato il bagno.” annuncia Lupin, una volta finito di medicarlo, e gli si siede accanto, provocando un cigolio di protesta da parte del materasso. Per un po' osserva la punta della sigaretta, lo sfrigolio della fiamma crepitare e cricchiolare, ingemmando di rosso le ciglia dell'altro.
Il mondo, là fuori, è orrore e raccapriccio e dolore e morte e veleno. Il mondo è impazzito, il mondo è un luogo oscuro, è una notte perenne dove non ci sono né luci né stelle a segnare il cammino, dove non esistono amici, conoscenti, mani tese o gentilezza, ma soltanto ombre, solo e soltanto ombre, sussurri a mezza bocca, sguardi funerei e terrore e paura e brividi ed oppressione e manca il respiro e il cuore romba dentro al torace, affonda, affoga, e si perde la presa e si smarrisce la via e si rimane soli, soli, soli.
Soli.

Quanto ci sono andati vicini, questa volta?”
Sirius alza le spalle, soffia via un filo di fumo, schiocca la lingua sul palato e infine poggia gli avambracci sulle ginocchia.
Se non fosse per i suoi occhi, per le sue iridi chiare, limpide, per il modo in cui sorride curvando l'angolo sinistro della labbra, per il suo accendere giradischi con un colpo di bacchetta, per i suoi stivali di pelle nera, morbida, per il modo in cui li allaccia, con cura, occhiello dopo occhiello, la schiena curva in controluce, il ginocchio piegato, la suola spinta contro il mobile ai piedi del letto, un melodia cantata a mezza bocca; se non fosse per il suo porridge, quel porridge per cui lui, Remus, lo prende costantemente in giro facendogli notare quanto somigli ad un agglomerato di croccantini posticci; se non fosse per la perfezione con cui le ciocche nere gli si inanellano alle dita, con cui i palmi si riempiono della sua figura e le dita del suo corpo, se non fosse per questo e per molto altro, per milioni e milioni di minuscoli gesti e per l'interezza di Sirius, per ogni suo frammento, per ogni sua gioia e tormento, lui, Remus, sarebbe perduto.
“Abbastanza.” ammette “Uno Schiantesimo mi ha colpito di striscio e mi ha stordito.” si schiarisce la gola “James mi ha spinto via prima che la Maledizione mi raggiungesse. Ho visto quell'orribile luce verde passare sopra le nostre teste e ho pensato---” con la mano libera si stropiccia le palpebre, quindi si copre la bocca, lasciando che le parole fluttuino via, sospese tra loro, come il fumo della sigaretta.
Remus gli stringe il polso tra le dita, inclinando appena il capo per raggiungere il suo sguardo.
“Chi è stato?”
“Bellatrix.” un latrato amaro sulla bocca, un'espressione di sfida, di irriverenza sul volto -E di paura, nel fondo delle pupille “Le ho detto che il giorno in cui avrà tanta fortuna da farmi fuori non è ancora arrivato. Ho parecchie ragioni per non morire.”
L'altro sospira e si tende a togliergli la sigaretta di mano. Sirius si gira di scatto, finalmente sorride, sembra persino sorpreso da tanta, improvvisa sfrontatezza.
“E quali sarebbero queste fantomatiche ragioni, Pads? Sentiamo.” lo canzona Remus e ride, getta indietro la testa e il compagno lo spinge con le spalle contro il materasso ed abbassa il viso e con le labbra gli sfiora lo zigomo ed il mento e con la punta del naso gli accarezza collo e gola.
“Addormentarmi accanto a te ogni notte, Moony, tanto per cominciare.” bisbiglia e un po' di cenere cade sul tappeto -E a Remus non potrebbe importare di meno “E svegliarmi al tuo fianco, ogni giorno, ogni mattino. Finché potrò farlo, finché ci sarà concesso di stare insieme, credimi, nessuna Maledizione, nessun Mangiamorte, né parente disfunzionale potrà impedirmi di vivere.”


   
 
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