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Autore: elenabastet    18/09/2021    3 recensioni
Si può viaggiare nel tempo e nello spazio per sconfiggere un'ingiustizia e trovare un amore per sempre? Il 13 luglio 1789 Oscar vide morire l'adorato André, in un momento storico, ma che legami ci sono con la Parigi del 2019, dove si trovano Krycek, Doggett e Reyes e dove arriveranno Mulder e Scully?
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo secondo

“André!”

La donna del quadro, perché lei era, si era aggrappata all’unico braccio che aveva. Alex Krycek cercò di sorreggerla ed aiutarla, sempre più sconvolto.

“Voi non siete André”, disse ad un tratto la donna.

“Signora, mi chiamo Alex, Alex Krycek e sono qui per aiutarvi”, rispose lui d’impulso, non poteva lasciarla lì in strada, in quella strana e terrificante sera.

La portò verso la porta di casa e suonò al campanello.

“Penelope, apri, ho un problema”.

La donna restava aggrappata a lui, singhiozzando a tratti, tossicchiando e tremando.

Alex la sentì irrigidirsi mentre entravano nel portone e andavano verso l’ascensore (NdA nelle case di Parigi esistono gli ascensori, checché ne pensino gli sceneggiatori di Emily in Paris).

“Dove sono?”, mormorò lei.

“Tutto a posto, siete al sicuro”, rispose Alex, “vi porto in casa mia”.

“Ma che posto è questo?”, chiese di nuovo, salendo con timore sull’ascensore e sussultando quando si mosse.

“Casa mia, non avete niente da temere, vi aiuterò”.

Arrivarono al terzo piano, dove c’era l’alloggio di Penelope abitato in parte da Alex Krycek. La donna si lasciò trascinare dentro, senza forza, tossicchiando e con le lacrime agli occhi.

Penelope li aspettava sul pianerottolo e disse:

“Alex, ma che succede?”

“Qualcosa di incredibile”, rispose lui.

Fecero accomodare quella strana donna su un divano, sembrava una bambola di pezza, senza forza. Alex si accorse che il fazzoletto che teneva di fronte alla bocca era sporco di sangue, trasalì ma poi disse a Penelope:

“Di là nel mio armadietto dei medicinali ho degli antibiotici, se me li porti”.

“Dovrebbe mangiare. Ho ordinato al greco, ci sono un bel po’ di cose, possiamo provarle a darle qualcosa”.

“Certo”. Alex andò a prendere anche dell’acqua, la donna continuava a guardarli con gli occhi vuoti.

“Siete amici di Bernard e Rosalie?”

“Non conosco nessun Bernard e nessuna Rosalie”, rispose Penelope.

“Nemmeno io”, rispose Alex. Quella donna era vestita con un mantello e sotto aveva un’uniforme militare, ma non come quelle che si vedevano in giro e che lui aveva visto in tanti anni… quella donna sembrava sbucata davvero da un altro tempo e luogo, come era apparsa poi di fronte a lui...

La donna bevve un po’ d’acqua e Alex le porse un medicinale.

“Prendetelo, vi farà bene, poi chiameremo un medico”.

“Io non voglio più vivere, il mio André è morto”.

“Non dite così”, disse Penelope mettendole davanti una porzione di succulenta mussaka e un pezzo di pita.

La donna sembrò riscuotersi.

“Chi siete?”, disse Alex Krycek. “diteci qualcosa su di voi e sul vostro André, possiamo provare ad aiutarvi”.

“Sono Oscar François de Jarjayes, comandante dei Soldati della Guardia. Prima ero di servizio nella Guardia Reale della regina Maria Antonietta a Versailles...”

Penelope spalancò la bocca e guardò verso Alex, anche lui stupito.

“Quella Maria Antonietta?”, disse Penelope. Ma come era possibile? Una delle passioni nerd di Penelope era la Storia, e sapeva molto bene che fine avesse fatto Maria Antonietta, chi non lo sapeva, in Francia, tra l’altro?

“Stamattina con i miei uomini mi sono schierata dalla parte del popolo in rivolta e contro l’ordine del Re ai corpi dell’esercito di attaccare i civili, abbiamo combattuto tutto il giorno, duramente e con gravi perdite. Verso stasera eravamo rimasti asserragliati sotto il fuoco dei cecchini vicino al Pont Neuf, dovevamo uscirne. Io mi sono fatta avanti, sono riuscita a togliere il cecchino di guardia al ponte, ma non prima che lui riuscisse a sparare ad André...”

Alex e Penelope sentirono freddo e angoscia che li pervadevano, era come se fossero stati anche loro lì.

“Lui era il mio amore, la mia vita, la mia anima, eravamo insieme da una vita ma solo da poco avevo capito quanto lo amavo, mentre lui mi amava da sempre. Siamo corsi fino in Place de Grève dove c’erano i medici e i nostri amici, ma per lui non c’era niente da fare...”
Oscar abbassò il volto, mentre le lacrime segnavano le sue guance. Alex le strinse una mano, e Penelope l’altra.

“Gli ho giurato il mio amore mentre lui mi lasciava portandosi via la mia anima, e lui ha fatto lo stesso… con lui ho perso ogni cosa, ma cosa ci faccio qui?”

Alex e Penelope si guardarono senza parole.

“Io ho urlato dal dolore, ho pianto c’erano lampi, tuoni, stavo male, tossivo, sono gravemente malata, ma per e con André avrei vissuto. E poi ho incontrato voi”, disse rivolta ad Alex.

“Siete a casa mia”, disse Penelope, “e vi prego di mangiare”.

“Vi chiamate Oscar ma siete una donna...”, disse Alex e avrebbe voluto aggiungere una bellissima donna.

“Dove sono Bernard e Rosalie?”, chiese di nuovo Oscar allora, prendendo un pezzo di mussacà, per non offendere quei due ospiti gentili che iniziava a mettere a fuoco.

“Non lo sappiamo”, rispose Alex, “eravate sola, stasera su Parigi si è scatenata una tempesta strana..”

“Ma cos’è questa casa?” Oscar si guardava attorno tra le lacrime, sempre più stupita, come se non conoscesse niente di cosa vedeva.

Penelope aveva fatto accomodare Oscar in un salotto, sul divano, dietro c’era una finestra e davanti un tavolino. Sulla parete di fronte la televisione, spenta, e sulle pareti c’erano varie librerie piene di libri. Più in là c’erano la scrivania con il suo computer, la poltrona dei gatti con i suoi due gatti e poi c’era la porta che dava verso la cucina e quella sul corridoio, dove si andava verso la parte di alloggio dove stava Alex.

Niente di quello che aveva davanti, salvo i gatti, sembrava familiare alla sua ospite.

“Io non voglio disturbarvi, lasciatemi sola, ho il mio dolore che mi distrugge...”

“Signora...”, disse Alex.

“Chiamatemi madamigella Oscar o capitano Oscar, vi prego, signor… Krycek”.

“Va bene. Mi sapete dire che giorno è oggi?”

“Oh sì. Oggi è o meglio dovrebbe essere la notte tra il 13 e il 14 luglio 1789”.

Penelope e Alex si guardarono a bocca aperta.

Ma come era possibile? Guardavano quella donna, Oscar, piena di dolore, che si guardava attorno smarrita, non riconoscendosi in nessuna delle cose che aveva intorno, come se arrivasse da un altro mondo. Ma quando mai i viaggi nel tempo sono una cosa possibile, se non nei romanzi, nei film e nelle serie televisive?

“Siete a Parigi”, disse Alex, “ed è il 13 luglio ma del 2019”.

Oscar sbiancò in volto ed ebbe un mancamento. La sorressero, aiutandola a sdraiarsi sul divano.

“Ma cosa è successo? Ma allora questo vuol dire che tutti coloro che conoscevo...”

“No, madamigella”, disse Alex, “voi siete qui con noi, siete arrivata da un altro tempo ma ci siete. E io non penso che un amore grande come il vostro possa essere finito così”.

Penelope lo guardò dubbiosa.

“Signora, vi chiedo di mangiare qualcosa, poi se volete rinfrescarvi e poi vi aiuteremo a riposarvi. Ve ne prego”, continuò Alex.

Penelope era sempre più perplessa ma stette zitta, ma quando Oscar si guardò smarrita nel bagno di casa, non capendo a prima vista cosa ci fosse dentro, il suo stupore lasciò il posto allo sbalordimento.

Alla fine accettò un sonnifero che Alex le diede e si mise a dormire sul divano.

“Dormirà per un po’, ma qui è successo qualcosa di inspiegabile”, disse Alex.

“Ma dai, Alex, ha dei problemi psichiatrici, è evidente. Capisco che tu voglia aiutarla, ma vuoi mica dirmi che credi a questa storia...”

“Non sta bene, ha i sintomi di un principio di tisi, malattia oggi debellata qui da noi”.

“Non vuol dire niente, la tisi esiste ancora in certe zone del mondo e in certe situazioni di degrado...”

“Non dice cose confuse, dice cose precise, e sembra non aver mai visto niente di moderno...”

“Ma può essere spiegato in maniera razionale...”

“Ma non ha mai visto né un televisore, né uno smart phone, né un computer, né un ascensore, né un gabinetto moderno, e hai visto i suoi vestiti?”

“Ma può essere una conseguenza del suo stato mentale o di un’amnesia..”

“Fai concorrenza a Dana Scully come era una volta! E di questo che mi dici? L’ho trovato in quel palazzo dove sono stato questo pomeriggio, dove succedono cose davvero molto strane...”

Alex Krycek mise in mano a Penelope lo smart phone, sul cui schermo c’era il quadro che aveva visto nel palazzo e anche lei rimase a bocca aperta.

“Ma come è possibile? I viaggi nel tempo succedono solo in Doctor Who! O in Sleepy Hollow, che era pure una schifezza, anche se l’idea era carina. O Claire di Outlander, che finisce nella Scozia del Settecento.. ma qui...”

“Devo riuscire a mettermi in contatto con Mulder e Scully, anche se me l’hanno giurata. Devo parlare con loro, possono aiutarci… e aiutare lei”.

“E ti diranno la stessa cosa. Mi viene in mente una cosa, Alex. C’è una leggenda metropolitana, che ho sentito tanto tempo fa, riguarda i due amanti della Rivoluzione francese, che sono morti durante i primi scontri ma continuano a cercarsi per l’eternità, finché non potranno stare insieme… Ma non ha senso nemmeno questo! L’ho sempre trovata una bella storia da sentire, ma nulla di più. Mi pare che ci avessero pure fatto un manga in Giappone e forse anche un anime...”.

“Domani starà meglio e le parleremo di nuovo. Qui c’è qualcosa di unico, lo sento dentro di me. E quel suo amore, non può essere finita così!”.

Penelope guardò Alex stupita, non l’aveva mai visto in questo stato, lo conosceva da un po’, a tratti la inquietava, a tratti non le dispiaceva, ma gli era successo qualcosa.

“Oggi ho visto troppe cose strane e c’è qualcosa in questa donna...”

“Alex, la somiglianza con il quadro è curiosa, ma per il resto può essere solo una persona con problemi anche molto reali”.

“Io le voglio credere e voglio credere, me l’ha insegnato Mulder. Bisogna credere”.

 

Jacques si rigirava nella stanza dell’ospedale in cui gli avevano detto che poteva restare per la notte, aveva anche preso un panino dal distributore e un po’ di acqua. Lui sapeva cosa aveva visto riguardo a quel ferito, non mentiva.

“Ehi, tutto bene?”

C’era una delle ragazze che lavoravano come operatrici sanitarie, era gentile.

“Ma davvero hai visto quell’uomo che veniva fuori da un lampo?”

“Mi è apparso davanti di colpo”, disse lui, “come se venisse da un altro mondo, o da un altro tempo”.

“Ah davvero? Pensa te” e di scatto gli piantò in un braccio una siringa. Jacques non riuscì a reagire, dentro c’era roba forte e tagliata male e iniziò ad annaspare.

La ragazza lo guardò collassare e morire. Poi tirò fuori il cellulare e fece un numero.

“Qui a Parigi sta succedendo qualcosa di strano, credo che possa essere successo qualcosa con i piani temporali...”

L’ex agente dell’FBI Brad Follmer mise giù il telefono e guardò Conrad Fohlmer.

“Sapete la novità? Forse i viaggi nel tempo tra non molto saranno una realtà, o forse lo sono”.

“Ottimo, fateci un giro, cercando di non farvi intercettare dalla vostra ex Monica Reyes, visto che lavora lì. E la procedura è la solita, recuperare i dati e mettere a tacere chi sa”.

  
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