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Autore: Alexiel Mihawk    11/12/2010    1 recensioni
Lucius fece una smorfia schifata come per dire che anni addietro tali oscenità non sarebbero mai state permesse, quindi dopo aver posato un bacio sul capo della moglie si chinò è uscì.
-Devi perdonarlo Hermione tesoro lui non…-
-Non riesce ad accettare che ci sia una sangue sporco tra i mangiamorte, infatti detto così anche a me suona senza senso-
-Sai credo che il vero motivo sia che lui dubita che tu sia fedele alla causa-
-Lo sono forse?-

Allora questa è la nuova storia che sto scrivendo. E’ ambientata sette anni dopo la fine del settimo ad Hogwarts di Hermione, che attualmente ha venticinque anni. Harry e Ron sono scomparsi e con loro sembra essere scomparsa la speranza dei maghi e anche quella di Hermione che, diventata mangiamorte, da cinque anni vive a Lost Hope Manor come moglie di un uomo che non ama, in attesa di una libertà che non è poi così lontana come sembra.
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Sorelle Black, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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4. Nuova vita, vecchi amici.
 
 
 
Hermione avanzava lenta, avvolta in un vestito di raso rosso procedeva tra i tavoli.
L’enorme salotto di casa Lestrange era stato invaso dagli ospiti; camerieri in livrea ed elfi domestici si affaccendavano a destra e a sinistra portando con loro bevande e cibi di ogni tipo.
Nel giardino, verde e curato in ogni periodo dell’anno, erano stati montati dei tendoni bianchi sotto i quali gli invitati stavano seduti a conversare.
Bellatrix adorava il suo giardino, ne andava fiera quasi quanto andava fiera del suo sangue.
I fiori che coltivava, i gigli, le rose, i tulipani, i gladioli, per lei erano la cosa più preziosa della casa.
Non le importava nulla dei gioielli o dei vestiti.
Cosa se ne faceva una Black, incarnazione eterea della bellezza stessa, di monili che avevano come unico fine quello di adornare qualcosa che era già perfetto?
Li trovava inutili.
Non che per questo se ne privasse, certo che no, ma per lei erano secondari.
Quando la Granger raggiunse la finestra che dava sul cortile era appena iniziato lo spettacolo pirotecnico.
Un uragano di luci e scoppi invase l’aria.
Il cielo si tinse dei colori più disparati e sgargianti che andavano a creare figure senza senso nel cielo notturno.
- Una serata splendida, non trovi Tesoro? – le sussurrò una voce calda e seducente all’orecchio.
- Tu dici Blaise? – rispose senza girarsi – Io trovo lo spettacolo quasi esagerato. –
Zabini le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, era dello stesso avviso, i Lestrange erano degli esibizionisti, ma non gli sembrava saggio andare a dirglielo in faccia.
Rimasero qualche secondo a osservare i fuochi che esplodevano nella notte, quindi, da vero cavaliere che era, l’ex Serpeverde le offerse il braccio e la accompagnò fino a uno dei tavoli del giardino, dove alcuni vecchi amici li stavano aspettando.
Pansy la salutò svogliatamente con la mano facendole cenno di sedersi accanto a lei.
- Sei arrivata in tempo per la parte più noiosa. –
- Hermione finalmente, pensavamo non venissi più – disse Theodor Nott notandola.
- Scherzate? Sapete benissimo che non potevo certo mancare. –
- A proposito tesoro, lo sai che domani torna Milly dal viaggio di nozze? - Pansy iniziò a raccontarle tutto quello che era riuscita a sapere sule due settimane di fuoco dell’amica.
- Oddio, poveraccio chi l’ha sposata, avrà una testa tanta – fece eco Blaise.
- Potrei dire lo stesso di te. – esclamò una voce da dietro le sue spalle.
- Taci donna, così mi uccidi! – sbottò Blaise.
- Hermione, non si salutano più i vecchi nemici? – disse la proprietaria della voce girandosi verso la riccia.
- Daphne, tesoro è un piacere vederti. –
- Ragazzi cos’è questa? La serata delle rimpatriate? – chiese Galatea Herodias Walsh, la moglie di Nott.
Si erano sposati due anni prima, lei era la figlia di una ricca ereditiera gallese, il loro era stato amore a prima vista, o almeno così dicevano loro.
- Ma dai Galatea non capitano spesso riunioni con così tanta gente – disse Pansy
- Sì infatti, avete ucciso qualcuno? – domandò Daphne sarcastica.
- Non di recente e voi? – ironizzò Theo a sua volta.
- Lasciamo perdere vi prego – rispose Hermione alzando gli occhi al cielo.
- A proposito ‘Mione, sei riuscita finire quello che dovevi? – le chiese Galatea.
- Stendiamo un velo pietoso Gal, sono tre giorni che non dormo. –
- Oh bè, Lui sarà contento, tu un po’ meno immagino – ridacchiò Blaise sottovoce, scatenando l’ilarità generale.
Era quasi assurdo vedere quei ragazzi ridere tutti insieme. Da quando Hermione era passata al lato oscuro aveva trovato in loro amici fidati e alleati preziosi. Aveva imparato che non sempre le apparenze corrispondono alla realtà e aveva acquisito la dolorosa consapevolezza che non tutti i seguaci del Signore Oscuro erano malvagi.
In quei cinque anni aveva sperimentato sulla sua pelle la vita da Mangiamorte, benché ancora non fosse stata fatta diventare ufficialmente uno di loro. Aveva però imparato a conoscerli,  a frequentarli, aveva conosciuto le persone che erano, non solo il nemico che erano stati. Con alcuni aveva legato, con altri aveva seppellito l’antica ascia di guerra.
In quegli anni erano successe molte cose, cose che non avrebbe mai creduto possibili prima.
Narcissa, tra gli altri, era una di quelle persone che non si erano fatte troppi problemi ad accettarla tra loro, le aveva fatto addirittura le sue scuse per il periodo orribile che le aveva fatto passare la sorella. All’inizio il loro era stato un rapporto puramente formale, saluti cordiali imbevuti di ipocrisia e finzione, una recita interpretata ad arte da attrici improvvisate; in seguito tra di loro si era instaurata una pacifica convivenza che era presto diventata una solida amicizia. Badate bene, non con tutti era stato così. Con molti il rapporto che si era venuto a creare era più che altro di pacifica convivenza, non una di quelle amicizie a cui sono abituati i Griffyndor, niente lealtà o spirito di sacrificio, no certo, era più che altro una certezza, la certezza che anche se una volta quelle persone erano state tue nemiche non ti avrebbero lanciato un’Avada Kedavra alle spalle, ma niente di più. La signora Lestrange, per esempio, si era rivelata una donna sofisticata, intelligente e colta, era estremamente astuta e riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva, sempre, e non le interessava quale mezzo doveva usare per riuscirci, anche se Hermione sapeva bene che quella donna la considerava inferiore. Quello che non sapeva era che Bella, proprio come Tom Riddle, aveva visto nella grifoncina qualcosa, qualcosa di ardente e potente e voleva coltivarlo, voleva aiutarla a esplodere, a sbocciare, voleva plagiarla e modificarla a sua immagine, voleva ritrovare in lei la stessa follia che vedeva nella sua immagine riflessa allo specchio ogni giorno.
Forse era stato per questo motivo che aveva consigliato a Lord Voldemort di fare di lei un’esperta di magia naturale e dopo cinque anni Hermione era diventata la migliore Sacerdotessa di Inghilterra.
Era stato Tom stesso a darle i fondi e i collaboratori necessari per dare vita al progetto a cui aspirava da tempo, la conquista dell’immortalità.
Benchè ancora la ragazza non fosse riuscita a trovare un modo per avverare questo suo desiderio aveva però trovato un modo per farlo tornare allo splendore di un tempo.
Oh, gli Horcrux avevano deturpato il viso di Tom Riddle in modo spaventoso, ma a tutto c’era rimedio.
Quella che si prospettava nell’immediato futuro era una rinascita.
In quel modo Voldemort avrebbe avuto il potere assoluto, l’eleganza e la perfezione dei Riddle e il controllo sull’intera Bretagna.
E, ironia della sorte, sarebbe stata una sangue sporco a realizzare il suo desiderio.
 
 
Se qualcuno avesse detto, solo un anno prima, a Draco Malfoy che avrebbe passato la vigilia di natale in quel modo gli avrebbe sicuramente riso in faccia. Avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto piuttosto che dove si trovava in quel momento, avrebbe preferito passare il natale in prigione o perché no? Con Harry Potter, in quel buco di culo di mondo in cui si trovava. Avrebbe persino preferito essere a quella stupida e pacchianissima festa a casa Lestrange con sua zia che gli riempiva la testa di manfrine sul sangue, su stermini di massa, gente morta e gente che doveva ammazzare.
Tutto sarebbe stato meglio le fogne di Londra.
Immerso fino alle ginocchia in una melma di un ben poco rassicurante colore verdastro, seguiva con fare sempre più schifato il suo mentore di sempre. Severus Piton sembrava molto sicuro di quello che faceva e soprattutto di dove stava andando, il che a Draco sembrava decisamente assurdo, perché non solo quelle fogne erano evidentemente un malriuscito esperimento di architettura babbana, ma anche perché era cosi buio che la luce delle loro bacchette illuminava a malapena lo spazio loro circostante.
- Severus, con tutto il rispetto che posso avere per te, tua moglie e le sue brillanti idee in questo momento, mi chiedevo... dove cazzo siamo finiti? -
Il buon vecchio ex professore di pozioni ispirò lentamente imponendosi di non menare il suo oramai ex alunno quindi giratosi lentamente verso di lui lo guardò per qualche secondo con palese astio.
- Malfoy, il tuo compito è seguirmi ed aiutarmi, non è necessario ai fini della missione in atto che tu sappia dove stiamo andando, dove siamo e cosa dobbiamo fare. Meno ciascuno di noi conosce i compiti degli altri più sarà facile per tutti la riuscita dei rispettivi incarichi. E non urlare, che non si sa mai chi può sentirci! -
- Siamo in una fogna - sibilò allora Malfoy - una cazzo di fogna, chi vuoi che ci senta? La gente normale non cammina nella melma per hobby. -
- La gente normale, signor Malfoy, non osa più nemmeno uscire di casa. Non è della gente normale che mi preoccupo! –
Nello stesso momento, in un posto non molto lontano da dove si trovavano i due mangiamorte, qualcuno imprecava per lo stesso motivo.
- Questo incontro è la più grande michiata che tu voi due siate riusciti ad organizzare negli ultimi quattro anni. -  sbottò un uomo decisamente seccato per la sua condizione attuale.  I due fanciulli (non più tanto fanciulli a dire il vero) stavano bellamente ignorando i commenti dello sfortunato dietro di loro e si erano messi a parlottare sottovoce.
- Sei sicuro che sia la direzione giusta G.? - domando uno.
- Certo che ne sono sicuro F., per chi mi hai preso! Stai forse mettendo in dubbio le mie doti di ladruncolo? Sono molto apprezzate ultimamente a Diagon Alley! -
- Oh, per carità G. non lo farei mai! Mettendo in dubbio te, metterei in dubbio me stesso.-
- Concordo pienamente F., In ogni caso secondo questa mappa, la direzione è quella. -
- Certo! - si intromise il terzo uomo - se non aveste rubato una mappa babbana, in quel coso, ministrero delle infrastrattrare, ma la aveste cercata al ministero della magia, adesso ci direbbe lei stessa dove andare!-
- Per prima cosa Carl, si chiama ministero delle infrastrutture - celiò l'individuo chiamato F.
- E per seconda cosa, si dà il caso che non esista una mappa simile al ministero della Magia - proseguì l'individuo chiamato G.
- E siamo perfettamente in grado di leggerla da soli - conclusero insieme.
 
 
Improvvisamente la voce acuta ed elegante di Bellatrix Black risuonò tra le altre.
- Lui aspetta. –
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Non sei contenta mezzosangue? E’ il tuo momento di gloria – ridacchio Pansy ironica.
- Non si vede? Sto morendo di gioia – ribattè la ragazza.
Si incamminarono lentamente verso l’entrata della villa, non c’era fretta, Lui aspettava dentro.
Lui aspettava sempre dentro.
Non si faceva mai vedere in pubblico con quel volto.
Lord Voldemort era già all’interno del salone, comodamente seduto su una poltrona di velluto nero.
I suoi occhi saettavano da un lato all’altro della stanza, posandosi su ognuno dei suoi seguaci, quindi si fermarono sulla padrona di casa.
- Una festa divina, Bella –
- Grazie mio Signore – sussurrò tutta tronfia la donna.
- Ma ora, ditemi, quali novità avete per me? – chiese – Novità su Potter? –
Dolohov si fece avanti.
- E’ stato avvistato nel Galles quel suo amico, Weasley. Ma di lui non sappiamo molto, nessuno lo ha più visto. Sono cinque anni che nessuno lo vede. –
McNair alzò un sopracciglio.
- Magari nessuno lo vede perché è morto. –
- Tu hai visto il suo cadavere Walden? – sibilò il Lord Oscuro.
- No, mio Signore. –
- Appunto, pertanto, finché non vedrò il suo cadavere Potter resterà vivo e resterà una fastidiosa spina nel fianco. –
Resterà un pericolo per noi e per la causa.
Hermione non fu l’unica a pensare che quello fosse il vero significato delle parole di Voldemort.
Era assurdo come il mago oscuro più grande di tutti i tempi potesse essere spaventato da quel ragazzo, un ragazzo che aveva quasi  cinquant’anni meno di lui, che era disperso chissà dove in chissà quale sperduta zona d’Inghilterra e che probabilmente aveva più bisogno di aiuto degli stregoni senzatetto che facevano la fila alla mensa dei poveri babbana.
 
 
Aberdeenshire, quando mai era loro venuto in mente di rifugiarsi nell’Aberdeenshire.
Avevano passato gli ultimi tre mesi tra gli estuari dei fiumi, le loro scarpe, i loro vestiti, i loro capelli e qualsiasi altra cosa avessero addosso era incrosta di fango, persino le loro fottutissime ossa erano impregnate di fango.
Harry James Potter cominciava a meditare il suicidio, in due anni passati a spostarsi su e giù per quel territorio di merda avevano visto solo pioggia, il sole sembrava un ricordo. Certo, questo quando vedevano qualcosa e non rischiavano di ammazzarsi per colpa dell’haar, quella dannatissima nebbia che saliva dal mare e occludeva la vista, cose che non vedevi nemmeno la punta del tuo naso.
Un attentato alla vita, a qualsiasi forma di vita!
Si erano diretti  lì, lui e Ron, nel tentativo di riorganizzare la resistenza contro il potere sempre maggiore di colui che non deve essere nominato, ma che loro nominavano in ogni caso; pochi erano i temerari che avevano avuto il coraggio di rimanere nel Middelsex, nel Surrey e nelle regioni circostanti Londra. Quelle zone, oramai completamente sotto il controllo dei mangiamorte, erano le più pericolose di tutto il regno Unito, tutti coloro che in passato avevano sostenuto Harry Potter, erano stati suoi amici o erano sospettati di averlo conosciuto e aiutato rischiavano la vita, tutti i sangue sporco, i mezzo sangue e quelli che erano stati sospettati di avere fraternizzato con loro erano stati relegati ai margini estremi della società, costretti ai lavori più umili, in una condizione di semi schiavitù.
Max e Debra si erano adoperati in ogni modo per riuscire a creare una colonia di resistenza lassù, ma erano più quelli che decidevano di rimanere neutrali che quelli che avevano davvero il coraggio di agire. Il fulcro della resistenza era nascosta nei sobborghi babbani di Aberdeen, si riuniva in una casa al 15 di Sinclair Road, vicino al porto, con un sistema non dissimile da quello che usavano tempo prima a Grimmauld Place, ora diventata base dei mangia morte.
Max era stato tra i primi ad arrivare al nord, rispondendo ad un annuncio via radio dei fratelli Weasley, aveva passato 9 mesi a Norwich, sotto stretto controllo di Ginny e Luna, poi era passato a Lincoln, poi a Chester, quindi dopo una serie di spostamenti, controlli, incanto fidelio e incantesimi di protezione era giunto ad Aberdeen dove si era unito alla squadra del bambino sopravvissuto.
Erano in cinque a gestire la base dell’ordine della fenice lassù: Harry, Ron, Max, Debra e Logan; i profughi rimanevano tutti nascosti nel parco nazionale di Cairngorms.
Ultimamente però sembra che al sud qualcosa si stesse muovendo, Fred e George avevano trovato un contatto, non avevano detto né a Harry né a Ron di chi si trattasse, ma loro si fidavano e ad Harry questo bastava. In tempi come quelli chiunque tendesse una mano per aiutare era ben accetto, da qualunque lato della barricata provenisse.
- C’è stata un imboscata vicino a Norwich – annunciò in quel mentre Logan, entrando nella base dell’ordine.
- Ma come… - Ron atterrì pensando al pericolo che aveva corso la sorella.
- Ginny sta bene, stai tranquillo Ron, Luna è ferita, ma non è niente di grave. Però abbiamo perso Lionel e Patricia. –
Harry serrò i pugni sul tavolo. Era la quinta volta, la quinta volta che uno dei loro gruppi veniva attaccato durante una missione segreta. Nessuno avrebbe dovuto conoscere i loro spostamenti, tantomeno il nemico. Avevano già perso troppi compagni, troppi amici.
- Harry, non voglio essere disfattista, né voglio mettere zizzania, ma… - Debra non finì di parlare. Rimasero nell’aria quelle ultime parole. Parole che a ognuno di loro erano passate per la testa.
- C’è una talpa – sussurrò Harry – lo so, era dalla faccenda di Cardiff che lo sospettavo, ma non volevo crederci –
- Sarebbe come una seconda Hermione, un’altra talpa, Harry questa volta potremmo restarci secchi – Ron si guardò le mani con aria sconsolata, non l’aveva mai dimenticata lui quella notte, quella notte in cui lei li aveva abbandonati, li aveva traditi.
Ginny glielo aveva detto: è andata Ron, sparita per sempre. Non tornerà, ci ha tradito, ha fatto la sua scelta.
E poi quella lettera, nascosta tra la sua roba, occultata come solo una strega della sua abilità sarebbe riuscita a fare; la firma dei Malfoy e il marchio nero.
Harry scosse la testa.
- Ron lascia fuori Hermione da tutto questo, avevamo deciso che non ne avremmo più parlato.
- Non avremmo più litigato. Sei un illuso Harry. Non tornerà mai. –
- Forse, ma ora abbiamo un altro problema. C’è un traditore tra noi e dobbiamo trovarlo… –
- prima che ci uccida tutti – finì per lui Max.
 
 
Nel frattempo, nel buio delle fogne londinesi cinque persone si riunivano segretamente. Nessuno a parte loro, Harry Potter e una donna bionda sapeva che quell’incontro stava avvenendo, quella sera le loro vite sarebbero cambiate e forse l’indomani una vecchia guerra sarebbe rincominciata, alimentata da nuove e insperate alleanze.














Note:
So che non aggiornavo da tre anni e non starò ad accampare scuse sul perché di questo ritardo, non sarebbero credibili, sicuramente è stato un'insieme di cose, di sconvolgimenti della mia vita che mi ha portato a lasciare la storia on hiatus per così tanto tempo, e certo, anche la mancanza di ispirazione. Non succederà più. E' mio ardente desiderio finire questa storia e finirla al meglio.
Spero che i lettori lasciati a sé stessi per tanto tempo non se la siano presa troppo e che tornino a seguire l'Akasha, in caso contrario non posso che scusarmi ancora per il ritardo.
Detto ciò vi lascio, con la promessa di aggiornare in tempo decisamente più brevi (no, non mesi e mesi, ancora più brevi) e  con un ringraziamento a tutti quelli che hanno letto e recensito fino ad ora.
In particolare grazie ad Alexluna e Celyan senza le quali questa fic sarebbe ancora lì a prendere polvere e ad HermyKitty, perché ogni parola e un punto che ricuce il nostro rapporto e io ne sono molto felice.








   
 
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