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Autore: DumbledoreFan    19/12/2010    14 recensioni
Si sa, quando si crede di conoscere davvero qualcosa, si deve guardarla da un'altra prospettiva. Ma alcune volte la vita può essere decisamente drastica. Specie se si diventa l'errore di qualche oscuro esperimento, e per un crudele sbaglio, ci svegliamo dall'altra parte. Hermione Granger non sa quello che le sta succedendo, sa solo che, dopo una violenta botta, si risveglia in Infermeria, e al suo capezzale, c'è il suo peggior nemico: Draco Malfoy, mentre il mondo aveva cominciato a girare al contrario. Confusa, spaesata, forse impazzita, è costretta a vivere per un po' "dall'altra parte". E a rendersi conto che ci sono cose sulle quale vale la pena ricredersi.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Salve ** Oh sì, sono io, che dopo aver appena terminato il ciclo di Obbligo, Giudizio o Verità, mi rimetto all'anima una nuova, e completamente folle, Dramione. Volete che sia sincera? Non ho la più pallida idea di che cosa mi sia passato per la mente! Questa è un'idea pazza, surreale, e non so a che cosa porterà. Però sentivo che dovevo fare una cosa del genere. Sentivo il bisogno di prendere in mano un santo punto di vista e accortocciarlo tutto fino a stravolgerlo. Perciò miei cari, prendete questa storia cone un esperimento. Un esperimento anche bellino lungo, perchè non credo proprio che questa storia si esaurisca in pochi capitoli, anzi. Spero comunque che vi piaccia come vi sono piaciute le mie precedenti storie.
Enjoy the chapter.


On the other side.
Dall’altra parte.

“Forse ce l’abbiamo fatta mio Signore”
A parlare era stato l’uomo più lontano dalla fonte di luce che si sprigionava dal centro della stanza. Era un grande vortice luminoso e tutti gli giravano attorno con le bacchette levate e puntate addosso, senza togliergli gli occhi di dosso.
“Forse siamo riusciti ad aprire un varco” continuò questo voltandosi a sua volta verso l’aspirale e osservandola con attenzione.
“E potete apportare dei cambiamenti?” chiese una voce incredibilmente sibillina e spaventosa. Sembrava quasi il verso di un serpente.
“Non sappiamo bene le conseguenze, però possiamo provarci” rispose l’uomo per poi andare verso la figura pallida e avvolta di nero che si era avvicinata al vortice di luce. Lo osservò per qualche istante, poi i suoi occhi rossi si spostarono sul seguace che aveva parlato.
“Fatelo”

*

“Secondo me sono stati i Serpeverde!”
Questa impetuosa esclamazione mi distolse dalla lettura del mio nuovo manuale di erbologia facendomi alzare gli occhi interdetta.
“Ok che sono dei viscidi egoisti, ma non credo che arriverebbero a tanto” risposi al mio migliore amico che aveva appena tirato su quella questione. Ormai erano quattro giorni che non si parlava d’altro: la congestione di Ron. Era l’incessante argomento che riempiva ogni nostro tipo di conversazione, e non semplicemente perché eravamo preoccupati della sua salute. Infatti, nonostante lui ci stesse molto a cuore, non era la ragione principale per la quale si era scatenata tutta quella confusione. Il malanno di Ronald era arrivato appena qualche giorno prima della partita di Quidditch di inizio stagione, proprio contro la casa delle Serpi, e questo aveva letteralmente sconvolto e mandato in delirio quasi tutti i componenti della nostra casata, specialmente i giocatori della nostra squadra, che non facevano che lasciarsi andare ad isterie e ricerche di una qualche soluzione. Effettivamente era strano che non avessero gridato già da subito al complotto.
“Non arriverebbero a tanto?!” fecero quasi all’unisono i compagni intorno a me. Io osservai i loro sguardi scettici e mi arresi sospirando.
“Va bene, forse lo farebbero, sta di fatto che non penso proprio che ci siano loro dietro tutto questo” ribattei prima di afferrare una fettabiscottata e spalmarla di burro.
“E cosa te lo fa pensare?” mi chiese stranito Harry.
“Sono troppo presuntuosi…sono convintissimi di essere in grado di battervi nella vostra miglior forma, con i vostri miglior giocatori…più che altro sono tipi che barano in campo…” risposi con un ragionamento molto logico. Calò un attimo il silenzio.
“Beh, mi sa che Hermione ha ragione” disse dopo qualche momento Ginny, appoggiando la testa sulle braccia stese sul tavolo.
“Mi sa che dovrete arrendervi all’idea che Ron le deve smettere di strafogarsi come un maiale a colazione, pranzo e cena, specialmente nelle vicinanze di un’importante partita” sospirai addentando la mia fetta imburrata. Proprio in quel momento il protagonista dei nostri discorsi varcò la soglia, con l’aria un po’ malaticcia ma migliore di qualche giorno fa, e i capelli appiattiti dall’essere stato tanto disteso.
“Ehi amico!! Stai davvero meglio!” lo salutò Harry dandogli una pacca sulla spalla. Ronald sorrise.
“Eh un po’…non posso giocare però ci tengo a fare il tifo!” ribattè sedendosi accanto al moro.
“Non credi che sia meglio riposare un altro po’?” gli dissi prendendogli la mano e guardandolo premuroso.
“No me la cavo ‘Mione, tranquilla…faremo qualche coro insieme!” replicò ricambiando la stretta. Io annuii e tornai a fare colazione, cercando di non imbrattare il mio libro di marmellata. Era molto presto, ma era anche la mattina della partita, quindi ad una bella parte dei Grifondoro era parso avere le spine nel letto. C’eravamo dunque riuniti in Sala Grande a goderci la colazione in pace, mentre si discuteva cercando di allentare la tensione. Io ovviamente ero stata portata giù come supporto morale, perché non si poteva dire che fossi una grande intenditrice di Quidditch. Però sapevo star vicino ai miei amici.
In quel momento dall’entrata principale della Sala fece il suo quasi trionfale ingresso il più famoso gruppo di Serpeverde di tutta la scuola, capeggiato, neanche a dirlo, da Draco Malfoy. Non aveva in dosso né la divisa, né la tenuta da gioco, data l’ora, ma era semplicemente vestito con dei lisci pantaloni di tuta neri tenuti a vita bassissima, che gli cadevano morbidi e leggermente larghi, in un modo però che faceva risaltare le sue linee. Nonostante questi rischiassero quasi di cadergli, camminava con il solito passo elegante e cadenzato, le mani in tasca e lo sguardo sfacciato. Addosso aveva una felpa scura e aperta che lasciava vedere la maglietta con il grande stemma di Serpeverde che portava sotto. I capelli biondissimi erano tirati indietro con del gel che li faceva sembrare bagnati, e al collo gli penzolava una lunga catenina d’oro. Malfoy non degnò nessuno di uno sguardo, né tanto meno noi. Si avviò con passo deciso seguito a ruota dai suoi amici verso il suo tavolo, con il suo solito modo di fare caparbio, come se al mondo non esistesse nessun altro al di fuori di lui. Avevo notato che la mattina molto presto non si sprecava a dare attenzione a nessuno, e rinunciava anche alle velonose frecciatine a cui non potevamo scampare in caso lo incrociassimo durante la giornata. E questo, sinceramente, era un sollievo.
Perché Draco Malfoy era estenuante.
Riusciva sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato, come se avesse un radar e percepisse la cosa che più in quel momento poteva urtarti. Ma la cosa ancor più insopportabile era che lo faceva con una naturalezza e una spontaneità unica, senza il benchè minimo sforzo. Io per dargli contro dovevo impegnarmi, e questo alla lunga era davvero stancante. Sembrava avesse un talento unico nel rendersi odioso. E questo talento lo esercitava senza il minimo dispendio di energia.
Tornai a concentrarmi sulle piante acquatiche della Novergia mentre i miei compagni di casa discutevano senza badare ai Serpeverde. Discutevano di strategie, di possibilità, di tutto quello che poteva riguardare il Quidditch, perciò i miei interventi erano pressocchè inutili. Lo sport non mi entusiasmava tanto, e nemmeno me ne intendevo. Ed era davvero una cosa insolita, visto che io m’intendevo di tutto. Mi divertivo a fare il tifo certo, ma più che altro era per il mio orgoglio Grifondoro e per tenere alto l’onore della mia casa. Per questo, mentre tutti sembravano assolutamente presi dalla discussione, io me ne rimasi in disparte. Alzavo di tanto in tanto lo sguardo e scambiavo qualche sorriso con i miei amici. Osservai chi altro era entrato in Sala e i miei occhi slittarono verso il tavolo di Serpeverde. Subito mi accorsi che Malfoy e Zabini stavano parlando con lo sguardo rivolto verso di noi. Verso di me. Aggrottai la fronte e inclinai appena il capo chiedendomi che cosa potessero tramare le due Serpi per eccellenza. Questi due, con una sincronia quasi surreale, voltarono lo sguardo per tornare a guardarsi negli occhi, senza interrompere la loro discussione. Le loro espressioni erano estremamente rilassate e indecifrabile. Non erano indispettiti, né divertiti, né arrabbiati. Non si riusciva a capire che cosa stessero dicendo, meno che mai perché stessero guardando nella mia direzione.
Forse era stata solo una coincidenza.
Decisi di lasciar perdere i due Serpeverde, che sguazzassero pure nel loro brodo. Perciò mi convinsi che li avrei ignorati, cosa che tra l’altro si meritavano più dell’odio. Oggi avrei dovuto vederli anche troppo, durante la partita.
“Una cosa buona però dell’aver avuto una congestione è stata saltare il compito di Pozioni!” esclamò compiaciuto il rosso, seguito da un sospiro desideroso di Harry, che invece aveva dovuto fare quel compito e gli era venuto un vero disastro.
“Non puoi scappare per sempre dal compito di Pozioni” feci notare a Ron arricciando leggermente la bocca. Lui fece spalluce.
“Ma per una settimana sì! Ed è un gran sollievo!” ribattè soddisfatto. Io scossi il capo lasciandomi scappare però un sorriso.
Che volete farci, quelli erano i miei migliori amici. Un po’ irresponsabili, un po’ svogliati, un po’ negligenti, ma non li avrei cambiati per nulla al mondo. Loro erano sempre stati al mio fianco, con loro avevo rischiato la vita, quella vita che però mi rendevano un po’ migliore. Con loro il mio sorriso era sempre un po’ più luminoso, e la mia risata un po’ più fragorosa.
Eravamo inseparabili.
Harry, Ron e Hermione.
Il Trio.
Non sapevamo quello che ci avrebbe aspetto nel futuro, ma il presente era nostro. Ed eravamo insieme.
Era stato incredibile come il destino ci avesse unito. A volte mi era capitato di pensare a che cosa sarebbe successo se al primo anno, non fossi rimasta chiusa nel bagno delle ragazze, e se loro non mi fossero venuti a cercare. Se non avessi cercato di impedirgli di sgattaiolare fuori dalla Sala Comune, o semplicemente se sul treno non fossi entrata nel loro scompartimento. Cosa sarebbe successo se fossi stata smistata in un’altra casa, se loro, per qualche strana ragione, non facessero parte della mia vita.
“Guardate, è arrivata Luna con il suo cappello da leone!” fece gioviale Ginny tirandosi su in piedi e sventolando allegra la mano in direzione della sua amica dai lunghi capelli color platino. Lei ci venne incontro saltellando.
“Ehi ragazzi, come va? Spero davvero che oggi vinciate!” esclamò Luna quando ci raggiunse. Si girò verso Ron e gli lanciò uno sguardo premuroso.
“Come ti senti Ronald?” gli domandò dandogli una pacca sulla spalla.
“Meglio, grazie…ma tranquilla, non hanno bisogno di me per fare a pezzi i Serpeverde…” rispose annuendo con convinzione. Harry gli circondò le spalle con un braccio.
“Invece ci faresti proprio comodo amico…ma stai tranquillo, non ti deluderemo” replicò il moro stringendo affettuosamente il suo migliore amico, e facendo dolcemente scontrare le loro teste. Io sorrisi nella loro direzione.
“Chi sostituirà Ron oggi?” domandai con curiosità. Il Prescelto alzò gli occhi al cielo.
“Sua simpatia McLaggen…dovrò trattenermi da schiantarlo…però potresti farlo tu Hermione” rispose il more lanciandomi uno sguardo complice ed un sorriso molto eloquente. Io ricambiai trafiggendolo con uno sguardo fulminante e lui scoppiò a ridere facendomi la linguaccia.
“In effetti però a volte te li leva dalla bacchetta…” dissi come per giustificarmi.
“Come darti torto…ma oggi dobbiamo sopportarlo e spiegare che si comporti bene, e che si ricordi soprattutto che sono io il capitano” ribattè Harry.
Passammo almeno un’altra mezz’ora al tavolo, e quando ormai si era fatta troppo gremita la squadra si alzò per avviarsi verso gli spogliatoi. Anche Ron andò con loro promettendomi che mi avrebbe raggiunto appena sarebbero scesi i campo. Io rimasi un altro po’ al tavolo a leggere, poi mi decisi ad alzarmi per tornare in Dormitorio a posare i libri e prendere mantello e sciarpa. Presi la mia borsa e mi avviai fuori dalla Sala, ma proprio davanti al portone d’ingresso mi scontrai quasi con il Principe delle Serpi e il suo degno compare Zabini. Sbuffando mi appoggiai allo stipite aspettando che passasse. Questo si fermò di botto e si girò verso di me interdetto.
“Mezzosangue, hai finalmente capito come ci si comporta con le persone superiori?” mi chiese con una nota di compiacimento nella voce. Io sbuffai ancora più forte.
“Volevo vedere se facendoti passare avresti tenuto chiusa la tua boccaccia e non avrei dovuto vederti per più di qualche secondo…ma se la metti così” feci andando avanti e tirandogli una bella spallata per varcare la soglia. Il biondo mi afferrò al volo per il polso stringendolo e io lo strattonai cercando di liberarmi.
“Malfoy lasciami!” esclamai continuando a tirare.
“Devi imparare, piccola ingrata, che non si taglia la strada a Draco Malfoy” mi sibilò lasciando di colpo la stretta e passandosi la mano con fare quasi schifato sui pantaloni, come per pulirla. Io strinsi i pugni.
“E invece guarda un po’ l’ho fatto! Non sei così importante” gli soffiai combattiva.
“E tu non sei così intelligente” ribattè muovendo minacciosamente un passo verso di me. Io non mossi un musculo, mentre i nostri occhi si guardavano con decisione. Sembrava facessero scintille.
“Non mi fai paura, nemmeno un pochino” replica compiaciuta. Lui assottigliò lo sguardo.
“Vedi, te l’ho detto che non sei così intelligente. Ora torna dai tuoi amichetti, stamani non è proprio giornata per giocare con il fuoco, e tu piccola Mezzosangue non vuoi rimanere scottata, non è vero?” fece con tono aspro. Io gli feci una smorfia.
“Non fai paura a nessuno Malfoy!” gli dissi prima di girare i tacchi e avviarmi verso le scale.
“E tu non piaci a nessuno Granger!” mi sentii urlare dietro. Strinsi di nuovo i pugni e mi voltai appena aver salito qualche gradino.
“Vaffanculo Furetto!”
“Vaffanculo Mezzosangue!”

*

Quando Ron si sedette accanto a me capì subito che c’era qualcosa che non andava. Ero seduta con la schiena appoggiata alla gradinata, le braccia conserte al petto e la bocca contrisa in una perenne smorfia di indignazione. Quanto riusciva ad urtarmi Draco Malfoy!! Quanto riusciva a farmi innervosire e arrabbiare! Mi faceva addirittura pentire di non essere semplicemente rimasta zitta, anche se sapevo che non sarei mai riuscita a lasciar perdere. Anche se mi consideravo una persona matura e responsabile, ed ero consapevole che il miglior modo per sembrare superiore è ignorare soggetti come Malfoy, con lui non ci riuscivo. Non potevo semplicemente passare oltre, era più forte di me. Dovevo, dovevo ribattere, non potevo dargliela vinta. E mi sentivo ancora più stupida, perché se gli avessi semplicemente detto “vai Malfoy” a quest’ora me ne sarei rimasta tranquilla e mi sarei goduta la partita. Invece no, avevo dovuto dargli corda, per poi ritrovarmi, come ogni volta, più nervosa che mai. Certe volte mi domandavo se almeno anche io ero riuscita a urtare Malfoy, almeno sapere che i miei sforzi non erano stati vani sarebbe stata una consolazione.
“Che è successo?” mi chiese il rosso sedendosi accanto a me. Io sbuffai.
“Malfoy!!” esclamai esasperata stringendo le unghie intorno al mio braccio. Lui sospirò appena e mi posò una mano sulla spalla.
“Che diavolo ha combinato quello stronzo ‘sta volta?” mi domandò.
“Il solito, quello che fa sempre, essere così terribilmente, incredibilmente odioso e insopportabile! Fai una cosa, non va bene, fai l’esatto opposto, non va bene lo stesso! Lui trova sempre il modo di farti saltare i nervi! Perché lui si sente tanto Dio sceso in terra, come se camminasse un metro sopra terra e noi dovessimo prostrarci a lui perché siamo solo straordinariamente fortunati a poter godere della sua presenza, capisci?! Si crede la persona più importante di questo mondo! E invece è solo uno stupido, immaturo, viziato figlio di mangiamorte!” mi sfogai gesticolando ampiamente. Ron mi guardò abbastanza stupito.
“Per la barba di Merlino, avevi proprio bisogno di tirare fuori tutto, non è vero?”  esclamò facendo scivolare la mano sul mio braccio.
“Sì, in effetti ora mi sento un po’ meglio” risposi tirando un grande respiro. Il rosso sorrise.
“Felice di esserti stato d’aiuto. Ora che ne dici di goderci la partita sperando che Malfoy cada dalla scopa e batta una culata colossale?” fece il mio migliore amico facendomi scoppiare a ridere.
“Ci sto!” replicai battendogli il cinque.
Ci alzammo in piedi e ci appoggiamo entrambi alla balaustra, cominciando ad urlare quando la squadra di Grifondoro scese in campo. Applauiddimo con forza e salutammo Harry e Ginny con la mano. Arrivò anche la squadra di Serpeverde e come i Grifoni si alzarono in volo per iniziare il riscaldamento. Io lanciai qualche sguardo fulminante a Malfoy ma poi decisi che l’avrei ignorato per tutta la partita.
Dopo una quarto d’ora Madama Bumb fece mettere tutti in posizione e i capitani (Harry e il furetto platinato) si strinsero la mano scambiandosi sguardi decisamente taglienti e pieni di risentimento. Venne lanciata la prima palla e la partita potè cominciare. Seguii con grande attenzione le azioni e i passaggi, facendomi anche coinvolgere in un tifo molto sentito, specialmente quando Grifondoro riusciva ad andare in vantaggio. Vidi chiaramente il battitore di Serpeverde colpire con forza il bolide indirizzato a Ginny che era ad appena qualche metro da noi e che si scansò prontamente. Questo però non fermò la sua corsa quando fu vicino agli spalti e con terrore lo vidi venire dritto verso di me. Quella palla fu l’ultima cosa che vidi prima di svenire.

*

Mi sentii di nuovo padrona del mio corpo non so quante ore dopo. Anche senza aver aperto gli occhi, sapevo di essere in Infermeria, ma non avevo seriamente la forza di aprire le palpebre. La testa mi dava un dolore tremendo e mi sentivo intorpidita dappertutto, come se mi fosse stata somministrata dell’anestesia. Percepivo che la luce era flebile e finalmente mi decisi ad aprire molto lentamente gli occhi. Vedevo un po’ appanato, ma piano piano misi a fuoco che dalla finestra di fronte al mio lettino entrava la luce della luna e che la stanza era illuminata solo da qualche candela. Subito dopo mi accorsi che c’era qualcuno appoggiato sul mio letto. Dovetti sbattere parecchie volte le palpebre per riuscire a puntare lo sguardo verso la figura che aveva la testa appoggiata sulle braccia incrociate sopra il mio materasso e che sembrava addormentata. Mi ci volle un po’ per accorgermi che il ragazzo che si era appisolato al mio giaciglio aveva i capelli biondi. Biondissimi. Mi struisciai gli occhi con forza. Forse ci vedevo male, forse il colpo mi aveva dato qualche danno alla vista. Ma il movimento fece svegliare il ragazzo al mio fianco, che alzò il capo e mi osservò con i suoi grandi occhi argentei, prima di sorridermi con naturalezza. Non c’erano dubbi.
Quello era Draco Malfoy.


Spazio dell'Autrice.

Ditemelo, sono una folle. E' vero, sono uscita di senno. Vi ho messo un bel po' di dubbi con questo inizio, non è così? Mi sa che ci vorrà un bel po' a chiarirli tutti, ma spero davvero che abbiate la pazienza di seguirmi e anche aiutarmi in questa pazzia ** Sarei davvero davvero felice di sapere che cosa ne pensate di questo primo capitolo **

Grazie a tutti di aver letto e grazie a chi recensirà!

That's all folks!
   
 
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