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Autore: Sophie Hatter    20/02/2011    5 recensioni
1978-1981: i Malandrini e Lily Evans si uniscono all'Ordine della Fenice. Le conseguenze sono tante: alcuni si sposano, altri si ritrovano invischiati in tresche segrete; alcuni si scontrano con Voldemort in persona, altri passano dalla sua parte; alcuni diventano spie di Silente, altri muoiono troppo presto. Come andrà a finire, già lo si sa.
1993: Remus Lupin, quando si era ormai rassegnato alla realtà dei fatti, si ritrova a fronteggiare strane perdite di memoria. Il metodo migliore per indagare su queste anomalie sembra essere quello di tornare a Hogwarts, accettando l'incarico offertogli da Albus Silente...
*
0) Prologo
1) Iniziazione
2) Questioni irrisolte
3) La prima battaglia
4) Il matrimonio
5) E' così facile capirlo
6) La spada di Grifondoro
7) Amicizia
8) Andare fino in fondo
9) La tomba di Regulus
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Nights Are Cold - Wolfstar'
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Capitolo 1 – Iniziazione

 

 

Volevo che tu imparassi una cosa da lei: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.

(Harper Lee, Il buio oltre la siepe)

 


Luglio 1978



C’era decisamente troppa agitazione nell’aria, quel giorno.

James si stava sforzando con tutto se stesso, ma proprio non ci riusciva a stare calmo, o quantomeno a dare l’apparenza di esserlo. Non si era mai preoccupato di porre un filtro tra il suo stato d’animo e il suo atteggiamento; pertanto, ogni suo gesto, in preda ad emozioni forti, risultava plateale. Camminare su e giù per la stanza senza uno scopo, tamburellare rumorosamente con le dita sullo stipite della porta, incrociare le braccia e subito dopo cambiare idea e infilare le mani in tasca, tutto era espressione evidente della sua impazienza. Peraltro, come spesso gli accadeva in simili circostanze, non si rendeva assolutamente conto che, facendo così, accresceva a dismisura l’ulteriore nervosismo di chi gli stava intorno.

In effetti, era da diversi minuti che gli altri avevano smesso di parlare o di dedicarsi a temporanee attività come sfogliare un qualsiasi libro dell’immensa collezione presente nel salotto dei Potter. Si erano ammutoliti tutti, come se l’unico passatempo di rilievo potesse essere guardarlo mentre scalpitava senza tregua da un angolo all’altro. Si fermò di colpo, fissando le facce dei presenti, tutte rivolte verso di lui.

“Beh? Che c’è?” bofonchiò.

“Sei peggio di un animale in gabbia”, commentò Remus, con un sorriso forzato, che James ricambiò.

“Sì, lo so, ma quest’attesa mi sta uccidendo. Non si potrebbero muovere?”

“Oh, avanti James, non siamo noi che dettiamo gli ordini”, ribatté Lily.

“Potrebbe essere successo qualcosa di grave”, ipotizzò Peter, improvvisamente allarmato.

“Nah, secondo me l’unico problema è che la McGranitt sta aspettando i risultati dei nostri M.A.G.O. per verificare se siamo veramente idonei”, disse Sirius, allungando le gambe dalla sua postazione privilegiata in poltrona. James scambiò un’occhiata silenziosa con lui, che sembrava il ritratto della tranquillità più assoluta. Come diavolo faceva? Lui non vedeva l’ora. Sarebbe stato ancora più fico che ricevere il diploma.

Beh, in realtà non è che fosse poi così fico. In un certo senso, stavano per autocondannarsi a morte. Sempre se Voldemort avesse vinto, mentre in caso contrario la morte sarebbe stata la sua. Ma faceva paura, l’idea di mettersi contro Voldemort. Era qualcosa di grande, di terrificante. Non era come fare pratica di incantesimi di Difesa Contro Le Arti Oscure sui Serpeverde a Hogwarts.

Già, Hogwarts. E chi l’avrebbe rivista più. Tempo qualche mese e altri studenti dalle facce ignote avrebbero preso a dormire nei letti a baldacchino che un tempo avevano ospitato tutti loro. La nostalgia si mischiò all’ansia, rendendo James un concentrato di turbamenti altamente reattivo.

In quei giorni, in attesa di ricevere le istruzioni da Silente, si era dovuto sforzare molto per sopprimere quanto più possibile quel suo lato malinconico. Aveva chiuso in cantina tutti i libri di scuola, incastrati in un unico baule con pochi colpi di bacchetta, aveva fatto sparire le raccolte di figurine delle Cioccorane e tolto i poster del Quidditch dalle pareti. Anche il suo vecchio distintivo di Caposcuola era stato chiuso da qualche parte, insieme alla vecchia divisa. Aveva risparmiato solamente i testi di Difesa, ma più per scrupolo che per vera necessità, dato che, come anche i suoi M.A.G.O. avevano confermato, in quel campo la sua conoscenza era più che completa. Era perfino riuscito a sbalordire l’Auror che l’aveva esaminato, cosa che, ovviamente, aveva gonfiato il suo orgoglio a dismisura.

Ma non aveva indugiato eccessivamente neppure in quelle piccole autocelebrazioni. Sirius stesso, che ancora per poco continuava a vivere a casa sua, aveva constatato che era stata tutta farina del suo sacco; James ovviamente aveva obbligato anche lui a fare lo stesso, e in pochi giorni avevano fatto piazza pulita dei vecchi ricordi di Hogwarts. Non c’era più tempo da perdere in spensieratezze, quei giorni erano finiti. Ora si trattava di affrontare una guerra.

Era lusingato del fatto che Silente si fosse rivolto proprio a lui, fra tanti. Significava che lo riteneva all’altezza. Certo, però, così facendo gli aveva affibbiato l’ennesima responsabilità, e per giunta ben più pesante di quella di fare il Caposcuola: ora si trattava di fare il difensore della gente.

Chissà come funzionava essere ammessi. Ci sarebbe stata una cerimonia? E poi, avrebbero subito combattuto in prima linea o si sarebbero prima occupati di faccende minori? Chi altro ne faceva parte? Perché Silente aveva scelto loro, proprio quelli che sarebbero rimasti nella storia di Hogwarts per via delle loro continue opere di distruzione fisica e psicologica nei confronti del corpo docente?

Era così stressante diventare adulti di colpo. Una vocetta dentro di lui si chiedeva chi gliel’avesse fatto fare. In fondo, non era stato obbligato a dire di sì; era stata una sua decisione spontanea, da individuo in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Sì, lui aveva quell’enorme difetto, si buttava a fare qualcosa senza mai rifletterci su troppo a lungo – anzi, senza rifletterci per nulla. Era per quel motivo che si era cacciato nei guai innumerevoli volte. Ma sapeva che stavolta non stava sbagliando (ne era così convinto anche perché tutti i suoi amici lo avevano appoggiato e seguito, mentre nessuno, né Remus né Lily, aveva mai accennato al fatto che potesse essere una cattiva idea – il che equivaleva più o meno ad aver ricevuto un’autorizzazione ufficiale dal Ministero della Magia).

E poi, in fondo, l’aveva sempre saputo. Anche se non aveva mai scelto una futura carriera definitiva durante gli anni a Hogwarts, era certo che non desiderava finire a svolgere un impiego noioso. Bramava una vita eccitante, attiva ed avventurosa. Ne aveva parlato tante volte con Sirius, e sapeva che la pensava allo stesso modo.

“Perché non ti siedi, James?”  gli propose Peter, amichevolmente, indicandogli la sedia libera alla sua destra.

“Uhm, sì, grazie, forse è meglio”.

 Si sforzò di non pensare a nulla per qualche secondo, così come era abituato a fare ogni volta che a Hogwarts finiva in punizione e qualcuno – in genere la McGranitt – attaccava una lunga e noiosa predica volta a cercare di riportarlo sulla retta via, ma non ci riuscì; la necessità di parlare si era fatta più forte di lui.

“Allora, convinto al cento per cento?” domandò a Peter, battendogli una mano sulla spalla.

“Beh, sì, credo. Forse. Insomma… a dire il vero ho un po’ di paura…”

“Tranquillo, non sei mica l’unico”.

“Io non ho paura”, fece notare Sirius, in tono sprezzante.

“Lo immaginavamo. Infatti non eri incluso nel discorso”, commentò Remus.

“Secondo te altrimenti per quale ragione sarei finito a Grifondoro, eh?”

“Poco importa, non siamo più a scuola”.

“Già, perché invece tu hai proprio l’aria della persona terrorizzata. Non ti scalfisce mai niente…”

“Ma come, ero convinto di manifestare abbastanza bene il mio fastidio nel momento in cui ti metti a parlare a sproposito!”

“Sono sicuro che se Voldemort ci sfidasse a colpi di dialettica vinceresti di sicuro senza bisogno del nostro aiuto, è un peccato che non sia così”, borbottò Sirius, caustico.

“E tu, Pads? In che cosa pensi che riusciresti a vincere?” domandò James, divertito dal battibecco in corso.

“Se fosse una lotta a chi è il più bello, ovviamente”, rispose Sirius, scuotendo teatralmente i capelli corvini, che durante gli ultimi mesi aveva lasciato crescere fino alle spalle in segno di ribellione assoluta. Remus gli gettò di sfuggita un’occhiata scettica.

“Oh, sì, la tua sarebbe davvero una missione umanitaria…”

“Ehi, c’è Silente!” strillò Peter. Tutti si volsero immediatamente verso il camino, che aveva improvvisamente virato il colore delle sue fiamme verso un verde smeraldino. Tra le lingue di fuoco spuntava il volto del Preside di Hogwarts, per nulla mutato dall’ultimo giorno in cui l’avevano visto, in occasione dell’ultimo addio alla scuola di magia.

“Scusateci per l’attesa, alcuni dei nostri sono appena rientrati da una missione imprevista. Bene, vedo che ci siete tutti: potete usare la Metropolvere e recarvi alla Taverna del Drago Fumante”.

“Mi… mi scusi, signore, e l’indirizzo?” domandò Peter, titubante.

“Basterà questo, non preoccupatevi”, sorrise Silente.

“Va… va bene”. Peter non sembrava molto convinto. Del resto, i viaggi via camino non erano mai stati i suoi preferiti.

James afferrò una manciata di polvere volante, seguito dagli altri. Incrociò lo sguardo di Sirius: l’amico aveva un entusiastico bagliore negli occhi, totalmente eccitato all’idea di combattere finalmente in prima fila. Ne avevano discusso, qualche giorno addietro. Sirius non sembrava per nulla turbato dalla possibilità di rimetterci la pelle e James era leggermente preoccupato per questo; era abbastanza sicuro che tutta quella smania di gettarsi nella mischia fosse dovuta principalmente al desiderio di scontrarsi apertamente con quei membri della sua famiglia che, come tutto il mondo magico ben sapeva, erano entrati a far parte delle schiere di Voldemort. Sua cugina Bellatrix era una pazza furiosa e per giunta molto vicina a Voldemort, da quanto si sapeva, perciò estremamente pericolosa; mentre il fratello, Regulus, era un ragazzino sciocco che non aveva assolutamente idea di quello in cui si stava cacciando. Se per caso un giorno si fossero trovati faccia a faccia, forse Sirius avrebbe finito per pentirsene. Era l’unico, fra loro, a dover affrontare la prospettiva di doversi scontrare con la sua stessa famiglia. James aveva provato a domandarsi che cosa avrebbe fatto se si fosse trovato nei suoi panni, ma non era riuscito a giungere ad una conclusione; non era semplicemente in grado di immaginare che cosa significasse stare al posto di Sirius.

“Prima le signore”, offrì cavallerescamente l’amico, rivolto a Lily, e James ebbe un moto interiore di ribellione. Stava trascinando la persona che amava verso una guerra, a scontrarsi con maghi oscuri indubbiamente molto più potenti di cinque studenti appena usciti da Hogwarts e se lei fosse morta per questo non se lo sarebbe mai perdonato, mai. Ma anche con lei aveva discusso e non c’era stato verso di far sì che ci ripensasse. Lily era incredibilmente testarda, e aveva tremendamente insistito per non essere lasciata in secondo piano solamente in quanto donna; di sicuro, per quanto riguardava le abilità tecniche e le conoscenze, non era seconda a nessuno, fra loro. Ma quando la osservò entrare nel camino, lanciare la polvere tra le fiamme e scomparire, non poté fare a meno di sentirsi stringere lo stomaco in una morsa di paura.

Peter fu il secondo, Remus il terzo. Sirius gli strizzò l’occhio con un sorrisetto complice prima di sparire in mezzo ad un lampo di luce verde. James si strinse nelle spalle, sospirando fra sé. In fondo sapeva che, in ogni caso, non avrebbe potuto dare a Silente una risposta diversa quando gli aveva offerto di entrare a far parte dell’organizzazione di quel probabile suicidio di massa.


*

Quando James fu catapultato fuori dal camino con un violento ruzzolone, si ritrovò immerso in una momentanea nuvola di polvere che non gli permetteva di vedere al di là del suo naso. Per questo si prese uno spavento non indifferente quando qualcuno ben poco distante da lui cacciò un improvviso urlo di dolore.

Istintivamente estrasse la bacchetta e si mise in piedi, per poi ritrovarsi di fronte ad uno spettacolo che lo lasciò decisamente interdetto. Si trovava in una stanza semivuota e scarsamente illuminata dall’unica finestra in grado di fare luce all’interno; una piccola folla di persone si era raccolta intorno all’unico letto e fissava con apprensione l’uomo che Hagrid stava deponendo con discutibile delicatezza sul materasso. Lo riconobbe subito, aveva visto alcune sue foto sui giornali nei mesi scorsi; la piccola differenza, però, era che gli mancava… una gamba.

L’uomo si lamentò ancora, finché non ebbe toccato il letto. Una Minerva McGranitt molto meno contenuta di quanto fosse durante le lezioni ad Hogwarts gli si avvicinò immediatamente, osservando l’arto mutilato.

“Dovevate portarlo immediatamente al San Mungo!” disse, rivolgendosi a due giovani sulla trentina, che si assomigliavano in maniera impressionante, scarmigliati e imbrattati di sangue.

“Non ha voluto muoversi finché non li ha messi in fuga o fatti fuori tutti, professoressa, non c’è stato verso”, si difese uno dei due, quello leggermente più alto e robusto.

“In queste condizioni è… è…”

“…impossibile salvare l’arto, sì, Minerva. Lo so. Non mi interessa”.

“Come sarebbe a dire che non ti interessa?”

“Pensate ad accogliere gli ospiti, piuttosto”. L’uomo mutilato li fissò con un ghigno a metà fra una smorfia di dolore e una specie di sorriso. James ricambiò l’occhiata solo per una frazione di secondo; si rese conto solo in quel momento che all’uomo, probabilmente, mancava anche un occhio, la cui orbita vuota era coperta da una benda nera. Un brivido freddo gli percorse la schiena; volse lo sguardo attorno verso Peter, Remus, Sirius e Lily e notò che anche loro erano piuttosto impietriti.

“Largo, fate largo”, disse all’improvviso una voce alle sue spalle. James fece un balzo indietro, appena in tempo per far passare una giovanissima strega con una chioma di capelli scuri incredibilmente lunga raccolta in un’unica treccia, che trasportava un grosso borsone, un catino d’acqua e degli asciugamani. Una Guaritrice. Era la prima volta che ne vedeva una; sapeva che Lily aveva preso seriamente in considerazione quel tipo di carriera.

Mentre la Guaritrice si affaccendava intorno all’uomo mutilato, Albus Silente si volse finalmente verso di loro.

“Mi dispiace per questo ingresso un po’ brusco che vi è toccato”, disse, distaccandosi dal gruppetto di gente che prestava attenzioni e cure al ferito. A parte Hagrid e la McGranitt, James si rese conto di non riconoscere altre facce. I due giovani, probabilmente fratelli, avevano a occhio e croce almeno una decina d’anni più di loro, quindi di sicuro non li aveva mai incrociati a Hogwarts; lo stesso valeva per quel tipo basso con lunghi ricci castani che stava aiutando a bendare la gamba dell’uomo ferito. Altri erano decisamente troppo anziani per aver potuto frequentare la scuola di magia insieme a loro: una donna sulla quarantina dall’aria nobile, con uno scialle verde smeraldo, un’altra di forse una decina d’anni più vecchia, un po’ curva, con il viso magro e incavato e i capelli tirati indietro in maniera simile alla McGranitt; due uomini piuttosto anziani, uno con un cappello assurdo che quasi gli copriva l’intera faccia, l’altro con dei comici baffetti a punta; un tipo alto con la mascella squadrata, un altro con una lunga barba nera e la carnagione olivastra e un terzo dall’aria importante, molto curata. C’era infine una coppia che si avvicinava maggiormente a loro in quanto ad età: lui biondo e silenzioso, lei con un viso simpatico, rotondeggiante.

“Sembra fatto apposta per spaventarvi, eh? Ehi, benvenuti nell’Ordine della Fenice, potreste rischiare di tornare senza una gamba la prossima volta”, disse loro Hagrid, cercando di sdrammatizzare.

“Peggio: potreste non tornare affatto se non vi guardate bene le spalle. È solo per questo motivo che io ci ho rimesso così poco. Vigilanza costante! Ah, a proposito, piacere, Alastor Moody”.

James vide che Peter gettava un’occhiata preoccupata alla porta d’ingresso e ridacchiò fra sé. Doveva essere rimasto parecchio scioccato.

Fecero un giro di presentazioni in breve: Marlene McKinnon era la Guaritrice, Benjy Fenwick l’uomo con i capelli lunghi, Gideon e Fabian Prewett i due fratelli, Emmeline Vance e Dorcas Meadowes le due donne più anziane, Frank e Alice Paciock la coppia giovane, Caradoc Dearborn l’uomo con la barba nera, Edgar Bones quello distinto – James ricordò di averlo già sentito, era uno importante nel Ministero probabilmente –, Sturgis Podmore era quello con la mascella squadrata e Elphias Doge e Dedalus Lux i due vecchietti. Insomma, poco più giovani di Silente.

“Signore, scusi la domanda, ma come mai ci troviamo proprio qui?”

“Questo è il nostro quartier generale temporaneo, era la locanda gestita da mio fratello Aberforth prima che si trasferisse alla Testa di Porco”.

James sgranò leggermente gli occhi, incredulo.

“Suo… fratello è il proprietario della Testa di Porco?”

Silente sorrise lievemente, divertito.

“Tranquillo, James, non è solito fare la spia”.

Già, pensò, altrimenti un sacco di nostri scherzi ai danni dei Serpeverde maturati là dentro non sarebbero mai andati in porto.

“A proposito di Aberforth, dovrebbe arrivare a breve…”

In quell’esatto momento, ci fu un lampo di luce verde e un uomo uscì ruzzolando dal camino, spolverandosi le vesti con aria seccata.

“Visto? Una puntualità impeccabile”.

James scrutò con attenzione l’uomo che doveva essere il fratello di Silente. Di sicuro gli assomigliava molto, la barba lunga e gli occhi di quell’azzurro quasi di ghiaccio erano gli stessi; tuttavia, portamento, sguardo ed espressioni erano quanto di più diverso ci potesse essere.

“Ah, siete voi i nuovi acquisti”, bofonchiò, squadrandoli uno ad uno con una certa diffidenza.

“Non sono un po’ troppo giovani, questi qui?” obiettò, in tono polemico.

“Non tanto quanto lei potrebbe essere troppo vecchio, signore”, rispose James, ricevendo in tutta risposta un’occhiata di disapprovazione da parte di Lily. Accidenti a lui e alla sua incapacità di filtrare i pensieri prima di aprire bocca.

“Ragazzo, il tuo ex preside, qui, è molto più decrepito di me”, ribatté il proprietario della Testa di Porco, indicando Silente che, anziché sentirsi offeso, se la rideva sotto i baffi.

“Non badateci, Aberforth ci ha raggiunti qui oggi soltanto per presenziare alla vostra piccola cerimonia d’iniziazione”, disse loro. Lui, in tutta risposta, si strinse nelle spalle.

“Ero soltanto curioso di vedere chi avevi trascinato questa volta nei tuoi folli progetti”, replicò.

“A dire la verità noi non vediamo l’ora di gettarci in tutta questa follia”, disse Sirius, sogghignando.

“Ma guardateli, solo perché non hanno neppure una cicatrice credono di poter salvare il mondo…” bofonchiò Moody, alle loro spalle.

“Ci dia un po’ di tempo per riguadagnare un po’ di vantaggio e poi potremo fare a gara”, scherzò Sirius. James vide Remus alzare gli occhi al soffitto e scuotere la testa, rassegnato. Poi incrociò lo sguardo di Lily: non aveva detto una parola da quando erano capitombolati lì dentro. Tentò di capire se fosse spaventata, ma era chiusa ed impenetrabile nella sua aria pensierosa. Sembrava distratta da qualcos’altro, qualcosa che non aveva niente a che fare con le persone che stavano loro intorno.

James si avvicinò con circospezione e le passò un braccio intorno alla vita, stringendola leggermente verso di sé. Lei si riscosse e lo guardò, sorridendogli. Chissà se poteva stare tranquillo.


*

La cerimonia d’iniziazione che aveva messo tanto timore a Peter non richiese altro se non firmare una pergamena lievemente consunta con un inchiostro invisibile abilmente stregato – solo i firmatari potevano leggerne il contenuto – usando una piuma proveniente direttamente dalla coda di Fanny, la fenice di Silente. Dopodiché, il preside li presentò al resto dell’Ordine come dei ragazzi molto abili e molto coraggiosi, che traevano una particolare forza dall’unione profonda che c’era fra tutti loro e che era importante che non si spezzasse mai.

In effetti, James sapeva che sarebbe stato mille volte più difficile affrontare una scelta simile se qualcuno fra tutti gli altri si fosse tirato indietro.

Perché Sirius era quello che incitava ad agire da protagonisti, a lottare in prima linea. Remus era quello che riusciva a frenare le avventatezze eccessive, che sapeva fare la scelta più prudente. Peter forse aveva più bisogno dell’aiuto degli altri, ma il suo sostegno e la sua fedeltà non mancavano mai. E Lily era intelligente, brillante, capace di tirare fuori sempre la soluzione giusta.

Le cose erano cambiate in fretta dai tempi in cui erano solamente degli studenti scapestrati. Beh, Lily non era mai stata scapestrata. Remus, invece, un paio di volte si era lasciato andare a mollare qualche pugno ben assestato ad alcuni disgraziati Serpeverde; vederlo in azione una volta tanto al posto suo o di Sirius era stato decisamente soddisfacente.

James sorrise, scuotendo la testa.

Dopo il discorso, Aberforth aveva stappato una bottiglia di Idromele e avevano fatto un brindisi al loro ingresso nell’Ordine. Avevano perfino scattato una fotografia; Alastor Moody si era rapidamente rimesso in piedi grazie ad un paio di stampelle.

“Date retta a me, che ne ho viste di cotte e di crude”, aveva detto loro, avvicinandosi con andatura claudicante. “Dovete guardarvi sempre le spalle a vicenda. Sempre. Quei dannati Mangiamorte agiscono in gruppo e se vi ritroverete da soli per voi sarà la fine”.

Lily strinse la mano di James, silenziosamente. Lui rivolse all’Auror un sorriso di circostanza e la trascinò fuori, su un piccolo terrazzo sgangherato.

“Beh? Che te ne pare?” le chiese, una volta respirata un po’ d’aria.

“Non so se me li aspettassi così. Il fratello di Silente è un tipo stranissimo. E il cappello di Elphias Doge, l’hai visto? L’ha rubato ad un mago Babbano e l’ha modificato, e ora ci tira fuori conigli, fiori, fazzoletti…”

“Wow, è davvero geniale. Devo assolutamente convincerlo a prestarmelo per un giorno”.

“Non ne hai bisogno, Potter, sei già straordinariamente buffo così”.

James incrociò le braccia, sfoggiando un’espressione imbronciata.

“Che cosa vorresti dire, Evans?”

“Che i tuoi capelli sono sempre più terribili. Guarda la foto”, gli disse Lily, mostrandogliela, “Sembri… uno spaventapasseri”.

“Ah ah ah! E che diavolo è uno spaventapassanti? Una cosa per le persone asociali?”

Lily rise, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò delicatamente.

“Sono un po’ preoccupato. Sirius, sai, suo fratello è un Mangiamorte ora… e Peter, potrebbe non farcela, dovremo stare attenti a non lasciarlo solo… e ho letto stamattina sul giornale che i Lupi Mannari si sono uniti a Voldemort, Remus la prenderà malissimo…”

Lily si strinse nelle spalle, rannicchiandosi fra le sue braccia, alla ricerca di protezione dal vento.

“Ormai ci siamo dentro”.

“Già”.

James accarezzò i capelli di Lily, poi vuotò il suo bicchiere di Idromele in un colpo solo. Fissò il tramonto che si stava spegnendo all’orizzonte ed emise un lungo e silenzioso sospiro. Non aveva mai pensato, durante tutta la sua vita, che si potesse diventare adulti così bruscamente.

 

 

 

Beyond the horizon of the place we lived when we were young

In a world of magnets and miracles

Our thoughts strayed constantly and without boundary,

The ringing of the division bell had begun.

There was a ragged band that followed in our footsteps,

Running before time took our dreams away.

The grass was greener,

The light was brighter,

With friends surrounded,

The nights of wonder.

 

(Pink Floyd, High Hopes)

   
 
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