Sansa, subito dopo aver avuto il primo menarca, è costretta a sposare Joffrey appena tre giorni dopo la sua fine. Nessuna via d’uscita, nessun amico di cui fidarsi, nessuno pronto ad ascoltare i suoi cinguettii pregni di paura. Ma proprio quando la situazione sembra arrivata al capolinea, ecco qualcuno disposto a spezzare le inferriate di una gabbia che di dorato ha solo il colore. Qualcuno che non è né un principe né un cavaliere, ma un mastino. E il suo nome è Sandor Clegane.
«Perché siete sempre così crudele?!» domanda lei, le lacrime appese alla punta delle ciglia. Non mi piace vederla piangere, cazzo, soprattutto se la causa del pianto sono io. Ma non mi importa. Deve capire come funzionano le cose, che questa non è una delle sue fottute ballate ma la vita vera e che nella vita vera non esistono cavalieri ma solo chi muore e chi tenta di non morire. Il resto sono solo cazzate.
«Sarai grata per le cose crudeli che faccio quando sarai Regina e sarò l’unico a frapporsi tra te e il tuo adorato Re».

Nata come oneshot ispirata al fanbook "Wreck" di Reapersun, ho deciso di trasformarla in una raccolta di racconti a rating rosso, dedicate quasi esclusivamente alla coppia Sherlock e John, smut e PWP principalmente. Non il luogo ideale se cercate di pensieri approfonditi e filosofeggiamenti sfrenati, insomma.
Aggiunta la storia n. 29, Il licantropo e il detective: dopo aver scoperto che John è un licantropo, la vita torna a scorrere come prima, ma quando ottobre si avvicina di nuovo, Sherlock e John hanno un aspro diverbio su come gestire la licantropia di quest'ultimo.

Una Johnlock ambientata nel Medieovo. John Watson è un Highlander tenuto prigioniero, col compito di curare il Principe Gaaldiniano da una strana malattia. In cambio dei suoi sforzi, John si ritrova costretto a entrare al servizio del Principe, conosciuto solo come Monseigneur...

{JohnLock}
« Quando John alza lo sguardo e incrocia quelli del ragazzo ha un brivido.
Il celeste dei suoi occhi gli ricorda la neve e i mesi più freddi in cui lo stagno diventa di ghiaccio.
È come se l’inverno fosse iniziato di nuovo. »
#2 Classificata al Multifandom Contest - Oneshot (Tema libero!) indetto da eos_92

[Germany x France] 1880 - Parigi.
"«L'arte deve essere più...» Scende lentamente, il pennello percorre i pettorali nascosti dietro alla leggera camicia, gli addominali rigidi sino al basso ventre, solleticando il punto in cui la mano di Francis vorrebbe arrivare, aldilà degli abiti e delle futili impressioni.
Vuole andare oltre, come le sue pennellate sulla tela, raggiungendo una dimensione creatasi solo tra l'autore e la sua opera, tra la realtà e il desiderio.
«Personale.»"

Rose era una ragazza acqua e sapone. POD - il computer di “Dire, Fare, Baciare” - sarebbe stato orgoglioso di lei. Il restante 99.9% dei programmi di make-over che invadevano Real Time l'avrebbe informata di quanto fosse poco alla moda portare i capelli legati in due lunghe code - non era il caso di chiamarli codini quando arrivavano all'altezza del sedere -, soprattutto se aveva ormai superato le venti candeline. Questo se Rose ne avesse mai guardato uno.
[...]
Rose Kirkland è inglese fin nel midollo, ritrosa e romantica come le eroine dei romanzi di Jane Austen, che adora. Con i capelli perennemente stretti in due codini, vorrebbe tanto vivere nell'Inghilterra ottocentesca e, magari, trovare il suo Darcy.
Il Destino, però, ha altri piani.
""Rose, vedo che hai già fatto la conoscenza del nostro nuovo acquisto. Ti presento Francis. Francis, Rose."
"Enchanté."
Ottimo, francese. Ora, Rose non aveva nulla in particolare contro i francesi. A parte un poco di rivalità per il fatto di essere nata su suolo britannico. Nemmeno li conosceva davvero, i francesi.
[Modern!AU][FranciaxFem!Inghilterra]

[...]Rompendo la monotonia del chiacchiericcio provinciale, un ragazzo bruno si fece avanti- nella sua acuta provocazione, i suoi gesti ed il suo fare chiedevano luce ed attenzioni. Era sicurezza e genuina gloria quella di cui si vestiva, e nel suo passo fluido si ricalcava il superiore condottiero.
Fu vicino ad Ariovisto, ed il suo fiato sapeva d’oro.
-Visto da lontano, somigliavi ad una donna.- scherno, mostrò i denti felini con un sorriso accomodante, lo scrutò da sotto i ricci scuri- mostrandosi poi incredibilmente padrone delle proprie parole, sfiorò incauto i suoi capelli biondi. [...]
|Audace AU in un minestrone di antichi. OC!Gallia, OC!Aestii, OC!Scandinavia, OC!Celt, OC!Britannia|AU- start 1755, Torino|

Un anno e mezzo, diciassette missioni e quattro calori dopo, Q è alla sua rassicurante postazione nel q-branch, con una tazza di earl grey davanti e l'auricolare all'orecchio, per supportare l'agente 007 in una missione a Nassau.
[...]
Peccato che gli imprevisti siano sempre dietro l'angolo.
In questo specifico caso, l'imprevisto è una pallottola vagante che colpisce la gamba di Bond appena prima di ultimare la missione in corso.

[...]Scappò un gemito roco, trattenuto e bastonato dalla confusione di Ariovisto, che ancora in gola sentiva vino, e sulla pelle i pizzichi bollenti della vergogna.
Furono spettatori gli arbusti bruni e l’aria umida del tentativo di Augusto di domare un animo tanto indocile quanto raro ed esotico; spaventato, invero, tanto che a fatica i gesti del romano guidavano quelli dell’altro, catturandone la bocca e la pelle liscia del collo, i capelli fini e le natiche sode.[...]
|Si tratta di un'AU creata più per sfizio, (...), e che essenzialmente tratta di un turbolento frammento della vita di ambi gli studenti, in coincidenza con una festa del Campus universitario.|

Ivan è un insegnante di letteratura, Alfred è un giovane studente ed il loro è un rapporto complicato.
Ambientata tra il 1939 ed il 1943.
AU/RusAme/lievi accenni UsUk e AmeBela/linguaggio colorito.
Dal testo:
"Non impiegarono molto a diventare soci – Alfred preferiva “amici”, per Arthur l’espressione giusta era “persone mature (o quasi) che casualmente frequentano la stessa università” – fatto sta che dove c’era Alfred c’era anche Arthur e dove c’era Arthur… Beh, Alfred era sempre da qualche parte.
E c’era anche Ivan.
E c’era il loro segreto, benché nessuno lo avesse mai percepito come tale, eccetto le matricole."

{Spamano}
Mentre guardava di fronte a sé, la sua attenzione venne catturata da una figura eccentrica che camminava di fronte alla fila di schiavi: si trattava di un ragazzo sulla ventina che indossava una casacca di velluto rossa orlata da della passamaneria dorata.
Dove la giacca era lasciata aperta si poteva scorgere una camicia abbastanza larga, chiusa sul petto con dei lacci. Lasciava scoperta parte della pelle abbronzata del ragazzo e non era difficile scorgere anche le linee dei pettorali.
Sui fianchi, i pantaloni nero pece erano coperti da una fascia di seta rossa che riprendeva la tonalità della casacca.
Ai piedi calzava degli stivali marroni in cuoio alti fino al ginocchio, portati con un risvolto verso il basso. Quel particolare tipo di giacca slanciava ulteriormente il ragazzo, come se non fosse già abbastanza alto.
Indossava due collane piuttosto appariscenti e giurò di aver visto anche un paio di orecchini camuffati tra i capelli castani abbastanza lunghi, che ricadevano sulla spalla con una coda lenta.
Si dimenticò di tutto quell’aspetto quando vide gli occhi verdi smeraldo dell’uomo. Era chiaro che di tutta la gente presente su quel molo, stesse fissando proprio lui.

"Di tutti i fantasmi, i fantasmi dei nostri vecchi amori sono i peggiori."
‘Il mistero della Gloria Scott', Arthur Conan Doyle
(viclock)

Un certo giornale scandalistico offre a John l'opportunità di ricordare a Sherlock ciò di cui il detective ha davvero bisogno.
(set during HLV) (not canon-compliant)

Da quella sera sono passati due anni di alti e bassi, di litigi, ripicche, riconciliazioni, incomprensioni, sesso riappacificatore e rari momenti di tranquillità che ultimamente si stavano facendo sempre più frequenti.
Q mette a tacere le proprie aspettative, così tante volte ferite, e attende. Attende James nel suo maglione, mentre gli prepara un bagno. Sa che gli piace trovare la vasca pronta ad accoglierli, e a dirla tutta piace anche a Q.
Il cuore gli batte forte quando sente la porta dell'appartamento aprirsi e richiudersi, i rumori dei suoi passi sul pavimento. Dopo due anni, con una routine ormai collaudata, non dovrebbe più emozionarsi in quel modo quando rientra.