- E questo? Che significato ha? -
Il suo dito si muoveva timidamente sulla cute della mia mano delineando i contorni della figura incisa.
- Oh lei -
Ridacchiai fiero di quel tatuaggio pienamente riuscito, ripensando alla cura con la quale Zayn si era applicato per ogni minimo dettaglio pur la semplicità del soggetto.
- Questa è una rondine come puoi vedere -
Sospirai e mi morsi il labbro indeciso se fosse stato il caso di espormi così tanto ad un individuo che nemmeno sopportavo e se avessi potuto, l'avrei inserito nella categoria: "nemici/amici insopportabili/rompipalle".
- E' solo un tatuaggio -
Apparentemente giudicavo stupido ed immaturo Harry, ma sapevo perfettamente nel mio profondo, che purtroppo era un essere molto (troppo) intelligente.
E infatti non ci credette. Perché sapeva che sotto quel simbolo impresso come un marchio nella mia pelle, si nascondevano tutte le mie paure, i miei difetti. E soprattutto tutto ciò che lui e gli altri suoi amichetti non dovevano assolutamente scoprire di me, tutto quello che nascondevo da anni e che mai sarei riuscito ad esporre.

Ogni giorno era la stessa storia, ero stanca di essere picchiata da lui.
Dovevo andare via, dovevo scappare.

"La macchina nera di Harry era a pochi metri da me; il rumore del motore era ben udibile. Il finestrino del guidatore calò lentamente mostrando due magnifiche fossette -Andiamo!"

Mi faccio spazio tra le persone e, chiedendo scusa, imbocco il solito corridoio.
Come ogni mattina mi scontro con quel ragazzo.
Questa volta, prima di chiedere scusa io, voglio sentire lui.
Così lo guardo.
Aspetto qualche altro secondo, dandogli un’ultima possibilità.
Niente, solo silenzio.
-Bene, biondino. Adesso mi ha scocciata. E’ da una settimana che tutte le mattine ci scontriamo; io ti chiedo scusa e tu stai zitto. Sei un maleducato del cazzo. Ti hanno insegnato che si chiede scusa quando vai addosso ad una persona?- dico incazzata.
Ride silenziosamente, sembrando più bello delle altre volte.
Quando smette, mi guarda, scuote la testa e si allontana lasciandomi sola.
Incrocio le braccia, reprimendo la mia voglia di inseguirlo e picchiarlo.

'Come mi hai chiamato, scusa?' Liam sembra addirittura offeso, povero ragazzo.
'Hai problemi di udito, forse? Lampadina, l a m p a d i n a. Ci sei ora?' faccio un sorriso falso e mi incammino verso l'ingresso della scuola con affianco Destiny, ripensando a quello che ho appena fatto.
Sono Ellie Evans, e odio già a morte Liam James Payne.

Emma non ebbe bisogno di alzare del tutto lo sguardo per capire chi fosse: soltanto una persona a scuola aveva la pelle ambrata di quella perfetta sfumatura che ricordava il miele, solo un ragazzo era talmente incurante delle regole da fumare a meno di un metro dalla porta d'ingresso e, sopratutto, soltanto dallo sguardo di un ragazzo, Emma, si sentiva trapassata da parte a parte. Non aveva bisogno di alzare gli occhi per incrociare quello sguardo, lo sentiva perfettamente su di sé senza bisogno di vederlo.
* Non c'era niente in lei che esprimesse disordine, o caos, che invece per lui erano parole all'ordine del giorno.