La loro non era una storia facile, non lo sarebbe mai stata.
Ma ne valeva la pena.

Con uno sguardo riuscivo a leggergli l'anima, capivo se mentiva o se, invece, era sincero. Il più delle volte non parlavo e lui sembrava l'unico a saper esternare i miei silenzi.
Da come mi aveva parlato la prima volta sentivo che di me si fidava e continua a farlo tutt’ora.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

"Justin?!" dico io, "Sono qui" Mi sussurra all' orecchio lui, rabbrividisco, ho ancora gli occhi chiusi, " Ciao Madison" Sussurra "Mi chiamano tutti Maddy" Si avvicina ancora e mi circonda la vita con le braccia muscolose, "A me piace Madison" "Fai come vuoi" Sbuffo, "Bene" Sussurra sulla mia bocca...
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Questo pezzo è tratto dalla storia, spero vi piaccia!

J: Ti riuscirò a portare a letto Deb. – Mi sussurra all’orecchio; è sempre il solito!
D: Certo, justin nei tuoi sogni! – rispondo come ogni volta.
J : Nei miei sogni, sapessi cosa ci fosse, mia cameriera super sexy – dice, aprendo la porta della cucina, e sparendo tra i tavoli del ristorante.
Ho 16 anni, mi chiamo Deb, e faccio la cameriera nel ristorante della madre di Justin, sì, quel Justin. Bieber.
Fa sempre il cascamorto con me, e con tutte. Ogni sera, nello sgabuzzino, se ne porta una diversa!
I miei sono morti quando ero molto piccola, e io vivo con mia sorella Nancy; ci vivo per dire, è sempre in giro per il mondo, e io faccio fatica ad arrivare a fine mese, quindi sono costretta a lavorare qui. Il posto è grandioso, vengono clienti di classe, soprattutto amici di Pattie, e poi Pattie, bhè lei è perfetta, una donna meravigliosa. Mi chiedo come abbia fatto ad uscirne quel presuntuoso di Justin.
Passo la maggior parte del tempo al ristorante, e per lo più vado anche a scuola, con Justin. E’ una persecuzione.

“Giuro che tornati a Los Angeles ti iscrivo ad un corso per dipendenza da coito” lo prendo in giro allungando un braccio e dandogli un buffetto sulla spalla.
Justin alza lo sguardo dal suo piatto e mi osserva con circospezione.
“Io non ho nessuna dipendenza da coito, al massimo quella sei tu” mi risponde borbottando, come se la mia affermazione l’avesse turbato.
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Sbatto innocentemente le palpebre come una cerbiatta, anzi come Bambi – rende meglio l’idea – e sul viso di Justin affiora un sorriso troppo spontaneo.
“Io sono qui per farti felice e vederti sorridere” mi sussurra nell’orecchio scandendo bene ogni parola.
Come faccio a fermare i brividi e il subbuglio nello stomaco dopo quelle parole?

«Sei in macchina con un assassino e ti preoccupi della nonna? Sei forte ragazza. Comunque, chiamami Animal, dato che per te sono un animale.» «No. Voglio sapere il tuo vero nome.» protestai. «Justin, Justin Bieber.» Divenni paonazza e abbassai lo sguardo nel sentire il suo nome.

Era bella. Bella davvero. Aveva quegli occhi marroni che non ti dicevano nulla. Ma poi allo stesso tempo erano pieni di parole inespresse. I capelli in questo momento ricadevano disordinati sul suo viso. Erano neri, scuri e il suo viso angelico che sembrava troppo perfetto per stare in terra.