STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA (9-04-2014)
ATTENZIONE: sconsiglio questa fanfiction a chiunque sia debole di stomaco o si impressioni facilmente, il contenuto è piuttosto esplicito e crudo.
"Tu lo sai che ti amo, Harry?" mi interrogò mentre con le dita ancora sporche di sangue accarezzava dolcemente le mie labbra, annuii.
"E che tutto questo lo faccio per te?" continuò con un sorriso innocente, le sopracciglia leggermente inarcate a dargli un'espressione dolce ed apprensiva.
"Sì." sussurrai, lui continuava ad perlustrare la pelle del mio volto con estrema precisione. Da quattro anni andava avanti quella storia, da quattro anni ogni giorno dopo aver ucciso e mutilato il corpo delle sue vittime mi veniva incontro e dopo avermi baciato mi poneva in tono gongolante sempre le stesse domande, noncurante del sangue che gocciolava ancora sul parquet. Da quattro anni alla domanda "E tu mi ami Harry?" io rispondevo semplicemente di no.

A Harry piaceva definirsi una pentola a pressione, con un potenziale distruttivo inimmaginabile contenuto in un corpo troppo piccolo. Io invece gli avevo suggerito più volte l'espressione granata. [...]
“Le granate quando esplodono si frantumano, i pezzi che si staccano si spargono secondo la direzione e della potenza dell’onda d’urto. Se tu esplodessi come una granata, i tuoi frammenti colpirebbero tutti quelli attorno a te. Tua madre, tua sorella, i tuoi vecchi amici, forse un po’ anche me.”
[...]
Guardai le sue mani.
Le sue unghie erano completamente consumate. La pelle attorno ad essere era rossa e sporca di sangue secco.
“Allora vado a fare una doccia, eh?”
Qualche secondo dopo ero piegato in due, il petto contro alle cosce e il mento che sfiorava le ginocchia. Piangevo come non avevo mai fatto in vita mia.
Tutto quello che volevo era una vita felice per Harry, tutto quello che volevo era poterlo vedere fare le cose che i normali ragazzi dovrebbero fare, ma a quanto pare l’universo si era accanito contro noi due. Io ero ancora rotto e lui e lui continuava a peggiorare, diventava sempre più magro.
[Larry con accenni Zouis]

!! DISCLAIMER !! Ho abbandonato questa storia 5 anni fa e non la continuerò.
Cominciò tutto con una "cattiva notizia"...
- Dopo aver percorso alcuni larghi corridoi prendemmo l'ascensore, entrando mi chiese con naturalezza continuando a fissarmi: “Come ti chiami?”
“Kathie Miles” non avevo voglia di fare conversazione, ma lui continuò a parlare.
“Quindi stai cercando i tuoi genitori?” chiese un po' timoroso.
“Sì” risposi freddamente abbassando lo sguardo. -

Quando Harry Styles, grazioso ed ingenuo
Studente americano di ventun anni incontra
Louis Tomlinson, giovane imprenditore miliardario, si
accorge di essere attratto irresistibilmente da
quest’uomo bellissimo e misterioso. Convinto però che
il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i
modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Tomlinson
non compare improvvisamente nel negozio dove lui
lavora e lo invita a uscire. Harry capisce di
volere quest’uomo a tutti i costi. Anche lui è incapace
di resistergli e deve ammettere con se stesso di
desiderarlo, ma alle sue condizioni.
Travolto dalla passione, presto Harry scoprirà che
Tomlinson è un uomo tormentato dai suoi demoni e
consumato dall’ossessivo bisogno di controllo, ma
soprattutto ha gusti erotici decisamente singolari e
predilige pratiche sessuali insospettabili… Nello
scoprire l’animo enigmatico di Tomlinson, Haz conoscerà
per la prima volta i suoi più segreti desideri.
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Non possiedo alcun diritto riguardo il libro originale (l'ho solo reso più interessante ;)

|LARRY| |ZIALL|
Nel momento in cui varcai la soglia della stanza sentii Louis cadere a terra, mi voltai per guardarlo.
Era in ginocchio, con le mani strette attorno al collo, come se stesse per vomitare. I suoi occhi tremarono per un secondo.
Rigettò il suo stesso sangue a terra, mi precipitai su di lui, pronto per aiutarlo.
Ma anche se avessi potuto farlo non avrei saputo come.
E mentre il suo collo, la sua maglietta e il suo viso si tingevano di rosso potei vedere chiaramente due dita che risalivano la sua gola e si attaccavano ai suoi molari.
Urlò.