"Camminava stanca, le gambe cominciavano a riportare i segni di quella lunga guerra, a cominciare dall’aspetto esterno che evidenziava i profondi tagli sulla pelle ambrata. La cooperazione di quei strani ninja della Foglia era servita per relegare Kaguya ad un sigillo. Le perdite erano state enormi, ma per realizzare quel progetto chiamato “pace” era indispensabile il sacrificio di tutti.
I suoi occhi color acquamarina scrutavano con attenzione il paesaggio circostante, i volti dei Ninja le parevano tutti delle maschere, così simili a quelle assurde marionette che suo fratello Kankuro usava nel combattimento. La sua attenzione era rivolta ad individuare un viso così famigliare, così tanto da farle provare una morsa allo stomaco spiacevole. Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, la polvere era diventata tutt’una con la sua persona."
ShikaTema

Newt rimase in silenzio, osservando affascinato le pagine sollevarsi e venire avvolte da una copertina di cuoio, dopo essere state unite da fili di spago, chiudendosi con un piccolo tonfo.
Il cuore gli batteva forte in petto, quando le mani solenni del signor Inkpot gli porsero il volume.
Fantastic Beasts | Newtina | 466 parole | 8/12/2016

«Commovente. Sembra quasi che tu mi conosca.»
Il ragazzo si accigliò.
«Be’, sai, in realtà è vero. Io ti conosco.»
«Ah, tu mi conosci.»
Non era una domanda o un’esclamazione, era quel tipo di affermazione espressa in modo polemico che da sola risultava più pungente di qualsiasi insulto.
[ShikaTema]
[Auguri, seccatura --in voluto ritardo!]
[Partecipante a "The flower bloomed in the adversity" del Black Parade]

"Un colpo secco, un urlo di dolore e sonori singulti.
Dopodiché il silenziò tornò a regnare lugubre sopra le cellette che si susseguivano l'una affianco all'altra. Ognuna di essa conteneva un prigioniero di guerra.
I passi della guardia si allontanarono, fino a sparire dal corridoio.
Shikamaru tese le orecchie e rimase in ascolto.
Quel pianto lo conosceva bene. Troppe volte l'aveva ascoltato durante gli allenamenti.
Da quando erano venuti a prelevarla dalla sua prigione, si domandava che cosa le avrebbero fatto o semplicemente se fosse tornata.
- Ehi, Ino - chiamò Shikamaru, la voce profonda.
Le pareti che dividevano le celle erano sottili, consentendo ai prigionieri di parlare tra loro, a notte fonda. Si davano man forte a vicenda, confortandosi l'un l'altro con vane parole di incoraggiamento e di speranza, che dopo tre mesi sembravano morire metri sottoterra, dove probabilmente sarebbero finiti i loro cadaveri sgozzati da un kunai" .