-Bumie~- lo chiamò ancora una volta, ostinato a farsi ascoltare.
-Cosa?- chiese distrattamente.
-Toccati per me.. voglio sentirti gemere-

“Perché sei sempre così dannatamente irritante? Non hai mai preso in considerazione l'idea di lasciarmi in pace?!”
“Certo che no! Non smetterò mai di dirtelo Kibum, non smetterò mai di sussurrartelo, non smetterò mai di urlarlo al mondo, io ti amo. Perciò ti prego, arrenditi a me. Ti prego, diventa mio. Ti prego, innamorati di me.”

Settembre del 1934: Lee Taemin è un giovane studente al ritorno verso Seoul per riprendere l'ultimo anno accademico, quando alla stazione di Daegu incontra, fino a quel momento lo "sconosciuto", Choi Minho. I due intrecceranno una relazione che cambierà per sempre la loro vita.

Una volta concluse le lezioni, quando uscii dall'edificio, la pioggia era talmente fitta e tagliente che percepirne le gocce d'acqua era praticamente impossibile. Così corsi verso l'albero cui eravamo soliti ripararci e Taemin era già lì. Senza ombrello né cappotto.
“Ma sei impazzito? Vorrai mica prenderti un malanno?! Vieni subito qui!”
“No Minho... scusa, non volevo farti preoccupare!”
“Stai già tremando... vieni qui da me.”, così si avvicinò a me per ripararsi dalla pioggia.
“Minho, non abbiamo molto tempo ma c'è una cosa di cui devo parlarti...”
“Avanti, sono qui.”
“Non so come la prenderai, se mi vorrai ancora al tuo fianco, e se sarai pronto ad accettarmi ma...”
“Ma?”
“Iomisonoinnamoratodite...” disse tutto d'un fiato.
“C-come?”
“Io ti amo Minho... non ti obbligherò a fare né a dire nulla... tranquillo.”, e se ne andò via senza neanche darmi il tempo di rispondere.

Non avevo mai visto un ragazzo tanto bello, vicino a lui c'era un cane, un labrador, era bello anche lui ma si vedeva che aveva una certa età, tanto era maestoso il cane aveva quasi la stessa postura fiera del padrone.
Rimasi un po' ad ammirarli da lontano quando mi feci coraggio e mi avvicinai a loro. Il padrone aveva lo sguardo fisso all'orizzonte ma non potevo esserne certo perché un paio di Ray-ban a specchio coprivano il suo sguardo.

Seduti nella grande sala del thè c'erano due ragazzi bellissimi ed eleganti; uno basso con lineamenti decisi, e uno sguardo accattivante, e quando entrammo si leccò immediatamente il labbro superiore.
L'altro era una visione paradisiaca, sembrava un valoroso guerriero trionfante in posa, con un sorriso benevolo... tra quelle labbra carnose, e due grandi occhi profondi... io ebbi un tremito, quasi un mancamento.
“Bene Minho si aprono le danze!!!”
“Minho??? Ha detto proprio Minho??!”, pensai, quello era il fantasma che mi teneva compagnia durante tante notti insonni nello mio letto ad Osaka.
Il fantasma di quel bambino che mi aiutò e in ricordo suo avevo solo un pezzo di stoffa che stringevo sempre per addormentarmi...

[...] Vorrei stringerlo a me e gridargli che mi sono comportato a quel modo solo perchè sono follemente innamorato di lui da ormai, beh, da quando i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta. [...]
EUNHAE.

Cinque bellissimi ragazzi, ricchi e di buona famiglia, si trasferirono a Seoul per frequentare l'università. Dopo sei mesi di convivenza cominciarono a succedere cose piuttosto strane: misteriose sparizioni. Inizialmente non riuscirono a darsi pace, ma un giorno qualcosa li portò a scoprire la causa del loro problema...

-Jong, non dovremm…- Kibum stava cercando di spiegare che un tavolo da biliardo non era forse il luogo più conveniente per fare certe cose, ma la mano di Jonghyun che gli si appoggiò sul cavallo dei pantaloni lo aveva mandato completamente in tilt e la frase gli morì in bocca. Le dita di Jonghyun avevano iniziato a muoversi piano e in quel momento soltanto un pazzo avrebbe potuto chiedergli di fermarsi