John non aveva mai mantenuto il contatto con la pelle di Sherlock tanto a lungo: c'era stata la breve stretta di mano quando si erano conosciuti e poi soltanto fugaci, casuali tocchi. Non si era mai reso conto di quanto fosse effettivamente freddo, e, da medico e da ex soldato, il paragone con la pelle di un cadavere gli venne quasi spontaneo. L’idea avrebbe dovuto spaventarlo o disgustarlo, ma non c’era nulla di disgustoso nel palmo di Sherlock premuto contro le sue labbra. Per qualche secondo, anzi, fu l’unica sensazione, l’unico pensiero che gli occupò la mente.
“John”, mormorò Sherlock, ed era quasi una preghiera. Nel buio e nel silenzio, le parole sussurrate del suo nome assunsero un suono tutto diverso, e drizzò le schiena come se si trovasse di fronte all’ordine di un superiore. “Non parlare”.
[Vampire!Lock]

Ha le squame dell'oro più chiaro su cui abbia mai posato gli occhi, e l'azzurro intenso delle iridi mi confonde per un secondo.
[...] Mi chino in avanti con un ginocchio posato a terra, taglio le corde che gli imprigionano la coda e uno spasmo l'attraversa mentre la sfioro per sbaglio in punta di dita.
È ruvida al tatto, e lucente alla vista. I miei occhi percorrono il suo corpo, metà uomo e metà marino, scandaglio ogni ferita a malapena visibile, ogni tratto di quella pelle particolare che attira la mia attenzione.
[AU John!Mermaid]