(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
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Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.

{SanSan}
Post!SevenSeason
Sansa Stark e Sandor Clegane, per loro grande sorpresa, si ritrovano dopo molti anni a Grande Inverno, a incombere su di loro la guerra contro gli Estranei. 
L'esercito dei non-morti, però, non è l'unico nemico per i due protagonisti, i quali dovranno fare i conti con vecchi scheletri nell'armadio, paure e desideri più nascosti. 
Ma più di ogni altra cosa, dovranno rispondere a un sentimento fin troppo bruciante per entrambi.
 

Notte insonne per Sandor Clegane, l'ennesima.
//Dal testo:
"Svoltò l’ultimo angolo con una paura tale da temere di perdere infiniti battiti.
Imprecando e urlando così forte da destare probabilmente tutto il castello e anche Città dell’Inverno, chiamò i fottuti servi e si precipitò all’interno delle cucine.
La scena che gli si presentò davanti non fece che allarmarlo ulteriormente, se possibile.
La sua bambina era lì, nella sua veste da notte e i riccioli rossi tutti scompigliati, accasciata sul pavimento a piangere e gridare senza sosta.
«SANSAN»

Molte volte ti sarai chiesto cosa penso quando sono sola o quando sono avvolta nei miei pensieri. Non è forse cosi Rhadamanthys? La maggior parte delle volte riesco a leggere la tua curiosità nei tuoi occhi dorati.

In fisica, un sistema isolato è un sistema posto così lontano dagli altri da non interagire con loro, oppure un sistema chiuso che non ha scambi con l’ambiente circostante.
È un sistema perfetto, in equilibrio, costante.
Mi chiamo Noah e mi hanno costretto in un sistema isolato.
Noah è un sedicenne nato e cresciuto in una piccola comunità di mormoni nello Utah. Apertamente omosessuale e fiero di esserlo, si ritrova a convivere per cause di forza maggiore con Alex, la sua “persona preferita”, che si identifica come nonbinary. Esplorando la comunità LGBTQ+ di Salt Lake City e sopravvivendo alle sfide della città natale di Joseph Smith, Noah si vede costretto a crescere prima del tempo e a cercare la sua voce.

*In revisione*
Tratto dal testo (POV EREN):
Mi morsi l’interno della guancia quando mi resi conto che la cosa che più avrei voluto fare in quel momento era avvicinarmi e passare le mie dita su quella pelle candida, sentirne il calore del contatto e scendere giù fino…
«Oh, moccioso.» Scattai sorpreso dal suono della sua voce. Non mi ero accorto si fosse girato. Arrossii ancora: "cazzo, si sarà accorto che lo stavo fissando?"
«Ho capito che vai fiero del tuo bel culo, ma credo sia ora che tu ti infili quei cazzo di pantaloni prima che arrivi il resto della classe.» Il suo sguardo scese fino al mio linguine.
«E non vogliamo far sapere a tutti che sei in piena fase ormonale vero, ragazzino?»
(POV LEVI)
Voleva che gli prendessi a pugni quel bel visino innocente? Nessun problema.
Mi voltai, pronto a fulminarlo con lo sguardo e a prenderlo a pugni seduta stante se non l’avesse piantata subito ma, appena lui entrò nel mio campo visivo, mi bloccai:
quel coglione mi stava fissando, con le guance arrossate e una mano nei pantaloni, intento a cercare di nascondere l’erezione che era fin troppo evidente.

Fredde, fredde e pesanti le sue catene. Gli cingono il collo, rendendogli arduo perfino respirare. Gli cingono i polsi, rendendo lenti e difficoltosi anche i più semplici movimenti.
Erano il simbolo della sua prigionia, quella prigionia che gli aveva fatto da madre per tutta la vita.
Quella cella che è stata la sua culla, e che diventerà la sua tomba quando il padrone deciderà finalmente di liberarlo da quel supplizio.
In quella cella, così buia, neppure i raggi del sole osano avventurarsi. Lui non li ha mai visti, non li ha mai sentiti sulla pelle, ma a volte, immerso nel buio prova a immaginarli, immagina come sarebbe sentire i loro calore sul suo corpo, colpito solo dal freddo pungente e dalle botte brutali.
Sogna il sole, immerso in quella oscurità a cui lo avrebbe sottratto solo la Morte.