Gli lascio un morso sulla spalla, nella vana speranza di fargli capire quanto sto godendo. Il senso di pienezza si diffonde dentro di me all’improvviso, smorzandomi il respiro. Si ritira e affonda di nuovo, stavolta urlo per la profondità che è riuscito a raggiungere. Comincia a prendere ritmo e le mie unghie trovano soddisfazione nel graffiargli la schiena. Si ancora alle mia vita e spinge lentamente, facendomi assaporare ogni centimetro. Sorrido.

Ali era sempre stata quella ragazza fragile e insicura, una di quelle che sarebbero rimaste per la vita. Una di quelle donne che classificheresti come la madre dei tuoi figli, semplice e intelligente. C’erano due cose però che differenziavano Ali dalle altre ragazze: era bellissima e aveva un sogno, diventare una Fabbrica Girls.
Dal prologo:
«Ho un esame tra un quarto d’ora, dannazione Ali!» sbraitò Lorenzo.
E poi, quasi dimenticava uno dei punti più belli della loro convivenza, vederla ogni mattina uscire dal bagno con, in pratica, un asciugamano per le mani avvolto attorno al corpo dopo la doccia era impagabile.
«Tutto per te», annunciò con enfasi camminando dritta verso la sua camera.
La visione era talmente paradisiaca che, fingendolo come uno scherzo, Lorenzo le diede una pacca sul sedere. Lei si voltò di scatto facendogli la linguaccia.

«Ciao» disse qualcuno alle mie spalle.
«Ti hanno mangiato la lingua?» riprovò sedendosi al mio fianco, cacciando in pratica il ragazzo che lo occupava. Lo guardai a sopracciglia alte, ma fui subito attirata dal suo sguardo magnetico, di un insolito caramello fuso.
«Ciao» sorrisi il più falsamente possibile per poi tornare a guardare avanti, mangiucchiando la cannuccia del mio drink.
«Fai così con tutti?» domandò sogghignando, irritante. Niente male, ma dovrà sudarsela, pensai.
«Beh, sai una cosa? Amo le sfide e ho tutta la notte» mi fece l’occhiolino e si allontanò. Lo seguii con lo sguardo scoprendo il bel sedere che possedeva, non stratosferico, ma aveva il suo perché. Aggrottai le sopracciglia, credeva davvero che lo seguissi?
E' una one shot a rating rosso, un vero rating rosso.

– Pronto mamma? – rispose.
Mi ancorai ai suoi fianchi e cominciai di nuovo a spingere in lei con un sorrisetto stampato in faccia. Sono sempre stato antipatico a sua madre, perché rovinarmi la reputazione?, riflettei.
– E’ andato tut..to bene. Ci siaa..mo divertiti mo..lto – ansimò al telefono e iniziai a prendere ritmo, questa telefonata sta rendendo tutto molto più eccitante.
– Sì, è tutto apposto! – urla quasi nel momento in cui affondai quasi con violenza dentro lei, mi stavo divertendo da morire.
– Sicuro, è tutto okay. Io.. – sospirò rumorosamente a un altro mio affondo e riprese –…devo andare, ci sen..tiamo. Ciao! – riagganciò subito e lancio il telefono sul tappeto. Mi fermai e scoppiammo entrambi a ridere.
Alzai il busto e mi sistemai meglio sotto di lei.
– Che bastardo! Questa te la faccio pagare, Louis! – disse sorridendo ancora.

«Dove credi di andare?» Chiede il bimbo-ventenne mentre afferra saldamente il dietro della maglietta e mi tira di nuovo sul letto mettendosi sopra di me.
«Ho di meglio da fare che stare qui e fare la babysitter a te!» Sorrido falsamente cercando di togliermelo di dosso, inutilmente. 
«Stanotte eri più docile» Osserva mentre mi lascia un bacio sulla guancia. Ma quanti anni hai, cinque? Non proprio cinque ma giù di lì. Scuoto la testa.
«Prima che te ne vai ti voglio di nuovo, così te lo ricorderai» Continua chinandosi per baciarmi la gola.
«Il bimbo non riesce a tenersi l’amichetto nelle mutande?» Chiedo ridendo ma lui mi guarda serio.
Mi prende una mano e la poggia sopra le sue mutande, facendomi notare quanto fosse eccitato. «Ecco l’effetto che mi fai» Sussurra tornado a sorridere, alla fine non è così brutto quando quelle labbra invitanti si curvano all’insù. Labbra invitanti? Prendetemi a sprangate, vi prego.