Recensioni per
Minuetto
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 531 recensioni.
Positive : 531
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
07/09/16, ore 23:46

E infatti non vissero a lungo: ce li hai fatti vedere morire alla fine dello scorso valzer.
Ma poi, dopo la saggezza, la perdita e la disperazione di Milo, ecco una seconda possibilità. Ed è tanto tanto dolce, la sera di pace che descrivi: Camus che legge e si addormenta sulla spalla di Milo, Milo che gli accarezza i capelli... tutto molto tenero, tanto "fluff". Raccontata molto elegantemente, certo, ma è quasi un'immagine stereotipata. Tu però hai una piacevole tendenza a prendere gli stereotipi, giocarci, e rivoltarli come calzini: il capello bianco. Bellissimo, quel capello bianco contro il rosso dei capelli di Camus. L'idea di invecchiare insieme è forse la cosa più amorevole, più romantica, che si possa pensare. Che Milo si conceda di sperarlo soltanto adesso spezza un po' il cuore.
E tu mi fai piangere ancora!

Recensore Veterano
07/09/16, ore 08:40

Questo Valzer dell'addio è stato meravigliosamente struggente per ognuna delle drabbles: Milo, Kanon, la crudeltà di Shaka, qualche pennellata vivida e dolorosa per Saga e per Shura, poi Camus. Un po' come la privazione dei sensi, è stato un valzer del perdersi, del lasciarsi andare, del dirsi a mai più rivederci, sempre sapendolo. C'è un'attesa logorante anche nel compimento; e l'onore, la gioia e (forse) quel po' di rimpianto di Milo prima dell'ultima nota sono la stoccata finale. Non ci si può tenere per mano. Peccato. Peccato. Anche io ho lasciato andare un po' di pianto.
Confido nella consolazione della più assoluta stupidità, qualunque ballo venga prima.

Recensore Veterano
05/09/16, ore 11:16

Bellissimo Camus che non può sentire niente, può solo ascoltare e ascolta suoni piccoli piccoli e strazianti, come le dita di Milo che strisciano sulla sua corazza e i petali che ancora svolazzano nell'aria.
Ora che mi ci fai pensare, è vero: non solo Milo, il suo punto di vista, non l'ha avuto; ma anche Camus non lo chiamavi per nome nella drabble di prima. Però glielo ridai, il suo nome, al cospetto di Milo che non ce la fa.
E Camus gli dice addio.
"Con lo stesso amore, con disperazione" è tanto bello. E le mie lacrimucce sono due.
Qualunque cosa la tua ignavia decida di fare, io ti seguo.

Recensore Master
04/09/16, ore 16:25

Lo sanno tutti che le migliori amicizie iniziano facendo a cazzotti. Pensiamo a d'Artagnan e ai suoi amici moschettieri, a Robin Hood e a Little John, a Gilgamesh e Enkidu... Certo, in quei casi volavano mazzate, bastonate e colpi di spada. Qui si liba ne' lieti calici (e vorrei sapere chi diamine pulisce, poi), ma è il pensiero quello che conta, no?
Poi sì a tutto il resto. La casa a Kensington, il sorriso di Kanon simile a quello di Peter Pan (quello dei Giardini, non dell'Isola-che-non-c'è), Kanon in mutande, la veste da camera, le salsicce indigeste per colazione (alza la mano), Kanon in mutande, lo cherry a metà mattina, Kanon in mutande...

Recensore Master
04/09/16, ore 16:19

Potrei dire molte, moltissime cose.
Ma mi limiterò a sogghignare, con quell'altezzosa - e antipatica - superiorità dei miei cugini d'oltralpe. E sì, mettere in guardia un compagno d'armi su quanto sia deboluccio il di lui compagno di lenzuola, gode di una priorità speciale nella testa annebbiata dall'alcol - suppongo che il fegato del francese abbia inscenato una résistance tutta sua, n'est-ce pas?
Però, mi chiedo come mai l'abbia chiamato anglais e non angliche. Non voleva infierire su Kanon?

Recensore Master
04/09/16, ore 13:51

Aspetta, qui le cose sono due.
O Rhadamanthys non aveva sotto mano uno di quei whisky affumicati - non farò nomi, ma, per intenderci, uno di quelli che ti danno l'idea (disgustosa) di star leccando le pareti di quercia di un affumicatoio - e quindi ben gli sta che abbia perso, caracollando sul tavolo ingombro di bottiglie e bicchierini; oppure Camus s'è ingollato anche quello senza colpo ferire.
Choose your own adventure, come si diceva qualche anno fa. Quale delle due, signorina?
Se è vera la prima ipotesi, Rhada se l'è cercata; in caso contrario, chapeau al magnalumache. Chapeau davvero.

P.S. per me Camus è pantruchard fino al midollo. E quindi, sì alle 'r' moscie, che di moscio non hanno proprio nulla (il mio DM interiore è contento). Per il resto, sono stati anche troppo gentili. Mi sarei aspettata che Rhada apostrofasse Camus come pussy, nell'accezione di "femminuccia", o che Camus ci desse dentro, dandogli del Ricain ( e lì sì che la Viverna si sarebbe incazzata), o peggio. Ma, forse, era sempre il testosterone di cui sopra, tenuto a bada e ridotto ad una goliradica presa per i fondelli. Si fa per ridere, si fa.
Certo. Come no...
(Recensione modificata il 04/09/2016 - 04:30 pm)

Recensore Master
04/09/16, ore 13:18

Uh, che bel giro di valzer!
Riallacciamoci alla tua precedente drabble, quella della gara alcolica tra Camus e Rhadamanthys, in cui Milo afferma, tra sé e sé, che Shaka è un solenne stronzo. Qui ce la mostri, la sua crudeltà. Sottile. Affilata. Come sono i bambini, che saranno sì inermi e fragili e deboli, ma sanno benissimo cosa dire e come farlo quando vogliono far sanguinare qualcuno.
Ed ecco che arriva Perrault. A gamba tesa, ché le fiabe del francese hanno sempre un punto di vista morale. Non moraleggiante come quelle di Andersen, dove c'è un nemmeno tanto sotterraneo piacere nell'infliggere il dolore e la sofferenza ai protagonisti delle vicende, ma più atarassica e distaccata. Una sorta di retribuzione fredda e calcolata, che colpisce lì dove fa più male. Io non so se Shaka abbia estinto i cinque sensi di Saga, Shura e Camus seguendo un suo disegno preciso, o se ci sia stato lo zampino del caso, ché quella sera voleva divertirsi anche lui. Non mi sono mai posta la domanda, sono sincera. Questa drabble, però, instilla in me il dubbio che forse sì, forse è stato possibile, forse l'ha fatto per davvero. Per un dio, questa sarebbe una bazzecola. E visto che Shaka è quanto di più vicino ad un dio potremo mai sperare di incontrare su questa Terra, ti pare a te che non?
Con amici così non s'abbisogna di nemici, dico io.

Recensore Master
03/09/16, ore 15:42

E oggi sono io a dovermi mangiare le mani, ché no, tempo per leggere il seguito non ne ho. Ma limitiamoci a questo gioiellino.
Goldoni contro Spectre (la sento solo io la musichetta? No, vero? O la tisana che ho bevuto dopo pranzo era una miscela speciale di Mu, di quelle che ti fanno volare?) in tempo di pace. Maschi. E ai maschi piacciono le sfide, siano esse da intraprendere o da assistervi. Colpa del testosterone, certo. Come no?
Prevedo grossi guai per Rhadamanthys, ché i francesi hanno preso sberle a destra e a manca dai tempi di Napoleone III (salvo poi essere salvati da qualcuno di passaggio) ma una cosa la sanno fare bene: bere. E quando cresci a beaujolais allungato nel latte («Fa sangue!», diceva mio nonno) che vuoi che sia un goccio di vodka?
Però non puoi lasciarmi con la curiosità addosso: io adesso devo sapere di cosa diamine stessero discutendo Minos e Shaka. Devo! Non lasciarmi con questa curiosità, ché la curiosità uccise il gatto, ed io, un po' gatta, lo sono di mio...
Miao.

P.S.: la lectio americana, Specter, è filologicamente più corretta di quella inglese, ahimé, poiché i giapponesi usano a mani basse i termini stranieri, introducendo nella lingua la pronuncia degli stessi (o almeno, quella che nella loro testa dovrebbe essere la pronuncia corretta).
Così, un innocuo "Thank you!" (ˈ'θæŋkˌjuː ) diventa un improbabile "Sankyuu", "Thunder" ('ˈθʌndər' ) diventa un misterioso "Sanda", con buona pace del nesso 'th', che da fricativa dentale si ritrova spiattellato a fricativa alveolare. Sempre sorda, per carità. Ma, insomma... Si può fare di meglio.
Limitiamoci ad alzare un sopracciglio, ° la Spock, e a sorseggiare distratti un martini (agitato, non mescolato).
(Recensione modificata il 03/09/2016 - 03:51 pm)

Recensore Master
03/09/16, ore 15:22

...e io nella testa ho il bel valzer di Strauss padre. Mi sarebbe sempre piaciuto imparare a ballare il valzer (mi sono ammutinata alla terza lezione), foss'anche per ballare questo valzer, la mattina di Capodanno, in pigiama, in salotto davanti alla televisione accesa.
Cretinate a parte, conclusione dolce per un interludio viennese. Nell'aria, restano le note appena soffuse di una musica che c'è rimasta in testa. E la malinconia del rientro procrastinata, seppure di poco. Lo spazio di una mattina di cieli blu e acque scintillanti.

E qui devo ammettere che a me, l'accoppiata Milo/Camus mi lascia indifferente. Nel senso che, sempre secondo me, funzionano meglio come amici, che come amanti. Ma sono gusti, ci mancherebbe.
Perché sono qui?
Perché tu hai sublimato questi due signori. Sono e non sono loro. Conservano l'essenza dello Scorpione e dell'Acquario di Kurumada, ma il modo elegante con cui ce li racconti - con cui ci permetti di ficcare il nasino nelle loro esistenze - è più complesso. Hai spogliato questi due uomini delle corazze - che rimangono, ci mancherebbe, come spade di Damocle sulle loro teste - e ci hai mostrato la loro nuda verità.

Recensore Master
03/09/16, ore 15:15

Cos'è l'erotismo?
Suggestioni, allusioni, dire e non dire, uno svelamento di sensi e cuore.
Altrimenti è solo sesso, volgare ginnastica, inserire il perno A nel foro B, acceso/spento, ON/OFF. Necessario, per carità, ché se non ci fosse stato lui, noi non saremmo qui, adesso.
Ma il sesso ad un tanto al chilo, la pruderie finto borghese, la pornografia sono scelte facili. E, come tutte le scelte facili, ti garantiscono cinque minuti di gloria da parte di casalinghe frustrate e segretarie dai grandi occhiali. Una sfida più intrigante è l'erotismo. Non dire, e, allo stesso tempo, dire. Usare metafore. Come il flamenco e le nacchere - ben più passionali di un romantico valzer ingabbiato nella sua partitura a 3/4.
Non c'è bisogno di puntare la macchina da presa sul gesto. A volte, le ombre evanescenti e i sussurri che sfuggono da dietro le porte sono più incisivi di una ripresa in diretta, minuto per minuto.

Recensore Master
03/09/16, ore 14:54

Ti sto detestando. In senso buono - sì, c'è. Quello masochisticamente decadente che ti spinge a scegliere, inconsapevolmente, qualcosa di doloroso, che tocchi quei nervi scoperti che nemmeno sapevi tu di avere e che ti fa male, lasciandoti in bocca il sapore agrodolce della malinconia - ché questa drabble si è aperta un varco nel mio petto senza avere nemmeno la decenza di accorgersene.
Oddio, dovrei detestare me stessa, per aver aperto quest'ultimo capitolo, invece che procedere lungo il binario da te impostato. Ma, stando a Pennac, i lettori sono liberi di saltare da una parte all'altra di ciò che stanno leggendo - con tutte le conseguenze del caso.
E io sono qui, con un magone che non ti dico, perché sì, ok, questo valzer sarà anche sputtanatissimo (nel senso che se pensi a Chopin, è tra i primissimi che vengono in mente, almeno a me), ma fa il suo lavoro dannatamente bene. Azzanna. Piano, pianissimo, per poi portarti in un crescendo e farti credere che sì, forse, ci sarà la luce, alla fine di tutta questa storia, uno spiraglio appena.
E invece, no.
Invece ti sussurra, tra i tasti bianchi e neri, che questo è l'ultimo giro di valzer. Quindi, goditelo, ché no, non sorgerà ancora il sole e l'ultima luce che vedrai sarà il tuo cosmo che esploderà, assieme a quello dei tuoi compagni, per crearla, la luce del sole. E farla splendere lì dove anche la speranza muore.
E poco importa che tu sia Milo di Scorpio o Kanon di Gemini. Questa contezza s'è fatta strada dentro di te e tu sai che andrà proprio così. Senza appello. In barba a tutto, alla vita che avresti potuto avere e alle amicizie che avresti potuto intrecciare.
E qui ti riallacci alla drabble in cui Milo aveva scelto Saga come patrono - passami il termine, và! - in un gioco di specchi anticati. Kanon, doppio di Saga; Kanon, col cosmo più vasto di Milo; Kanon, che aveva solo bisogno di rinascere, così come è stato concesso a Milo. Kanon, che morirà anche lui, in quest'ennesimo stillicidio. Un gradino alla volta.
(Recensione modificata il 03/09/2016 - 03:02 pm)

Recensore Master
02/09/16, ore 11:17

Ho pena per la povera Fräulein di turno. Sul serio.
Camus à la James Bond funziona. Ma non dirgli che te l'ho detto io. Dire ad un francese che ha il physique du rôle per interpretare un agente segreto squisitamente angliche (la quintessenza dell'inglese, stereotipi inclusi come la flemma e lo humor) significa prenotarsi una bara di cristallo a -273,15°C. E a me, di giocare a fare Biancaneve dei ghiacci, guarda, proprio non va!

P.S.: oh sì, i cliché hanno il loro perché! Oh, sì.

Recensore Master
02/09/16, ore 09:40
Cap. 6:

... e perché il lato oscuro gode di un fascino tutto suo, a cui è difficilissimo sottrarsi. Anche se non lo riconosci, sai che c'è; è qualcosa che galleggia nello sguardo, un'ombra, una sensazione, un'idea platonica. Non lo riconosco se non con l'intuito, l'istinto, quella cosa che ti fa prendere decisioni di pancia, e tutta di pancia è la volontà di Milo di seguire Saga. Da una parte, lo capisco. Aiolos - pace all'anima sua - è troppo solare e netto e definito. Non c'è spazio per le ombre, in lui. Saga, invece, ne proietta, di ombre, in cui potersi nasocndere, intanto che si cerca di capire chi siamo e dove stiamo andando. Garantisce delle zone franche, Saga, forse proprio perché conosce il dolore e perché sa che ti serve un angolo tutto per te, alle volte. Per rinchiudere i propri demoni.

Recensore Veterano
02/09/16, ore 08:33

Le ragioni di simmetria hanno fatto bene a prevalere: bellissimo contrappunto al Pas élevé di Milo ed anche concettualmente tutto questo ghiaccio segue bene alla focosa tormenta siberiana del valzer di prima.
Milo bambino gioca con la morte e col sangue, Camus bambino impara a trovare la vita dove a prima vista non c'è niente.
Il ghiaccio mantiene calda la vita e la vita procede nascosta sono due lezioni che Camus sembra aver imparato bene.
Mi piace il maestro di Camus. Ho una domanda forse spoilerosa. Sto un po' tirando ad indovinare: dato che Sargas, il maestro di Milo, è introdotto nel Prologo della Rosa dei Venti, il maestro di Camus è anche lui uno di quei personaggi? Magari l'amico che Sargas stava provando a salvare? *incrocia le dita*

P.S. Sto leggendo anche l'altra fic, come potrai aver capito... E' bellissima, ma molto più densa ed impegnativa. Ti lascerò le mie note anche lì appena posso! Buon lavoro!
(Recensione modificata il 02/09/2016 - 08:36 am)

Recensore Veterano
01/09/16, ore 14:18

Avevo la sensazione di conoscerla, la prima frase. D'altronde, una parola come 'dattilo', che mi ha riportata alle lezioni di metrica greca e romana (e alle sganasciate piene di vergogna verso se stessi nel cercare di leggere i versi dell'Antigone rispettando allo stesso tempo accenti, pronuncia e trimetri giambici), non poteva che provenire da una dotta citazione. 
Mi sono spoilerata da sola leggendo l'altra recensione in cui una buon'anima con una memoria migliore della mia ha buttato lì un Alceo. Però dovrò comunque indagare, ché mi da fastidio ricordarmi a malapena di Saffo.

Adoro che Isaak e Hyoga siano 'i pulcini'. C'è una tenerezza quasi paterna in questo nomignolo, che non mi stupirei se fosse frutto della mente di Camus piuttosto che dell'arguzia di Milo. Sono convinta che il nostro algido francese nasconda una vena d'umorismo sottile ed un po' sardonica che emerge ogni tanto e, quando lo fa, colpisce con la precisione di un dardo gelato.
Ed è bellissimo anche come percepiscano in modo diverso la separazione. Milo, che ha imparato a conoscere profondamente il dolore e la sua importanza, quasi accetta la necessità di non poter stare per sempre con l'amato. "La lontananza rafforza l'amore", per citare una ben poco colta ma saggissima Lady Cocca. L'immagine testarda, focosa e impulsiva che si ha di lui si stempera in una dolcezza e, forse, in una saggezza inaspettate.
Camus, che di solito appare freddo e distaccato al limite dell'insensibilità, quasi si indigna all'idea di doverlo lasciare per questioni di forza maggiore. Si aggrappa al compagno, cocciuto come un bimbo a cui si voglia togliere il suo giocattolo preferito, e ha anche una certa vena melodrammatica a trattare quell'arrivederci come una sentenza di morte. E' lui quello che brucia maggiormente di passione, di desiderio di possesso. Dove Milo è veleno che diventa cura, Camus è ghiaccio che ustiona.

Non conoscevo l'egregio signor Sviridov, né il suo valzer. Ho colto l'occasione per ascoltarlo, e non posso che ringraziarti per aver buttato lì il nome, perché il pezzo è molto bello e trasuda spirito russo da ogni nota - poi io ho un debole per il valzer in sè, chiunque l'abbia composto, nonostante abbia due piedi sinistri quando si tratta di muovere il corpo a ritmo di musica.
Ma tutto sommato far ricadere la scelta su Tchajkovskij non è stata un errore. E' più leggiadro, particolare, più unico. Più adatto, a parer mio.
E niente, grazie per il giro di ballo.

JudithlovesJane