A Muggle story di Lyra Snape (/viewuser.php?uid=40536)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Big Damn Table ***
Capitolo 2: *** Il costume più spaventoso [Halloween][096. Scelta libera] ***
Capitolo 3: *** L'albero di Natale [Natale][092. Natale nella Big Damn Table] ***
Capitolo 4: *** L'asilo ['Ho visto tante persone che se ne andavano!' 'E mai nessuno è tornato indietro?'][088. Scuola nella Big Damn Table] ***
Capitolo 5: *** Caro maestro... [Una dichiarazione d'amore finita male][050. Picche nella Big Damn Table] ***
Capitolo 6: *** Ecletticità [In un giorno di pioggia][066. Pioggia nella Big Damn Table] ***
Capitolo 7: *** Io odio la primavera! [Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera][062. Primavera nella Big Damn Table] ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti [Incontri][025. Estranei nella Big Damn Table] ***
Capitolo 9: *** Un buon non compeanno...a te! [Compleanno][091. Compleanno nella Big Damn Table] ***
Capitolo 10: *** La spiaggia [Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello!][063. Estate nella Big Damn Table] ***
Capitolo 11: *** Il colloquio [Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo][027. Genitori nella Big Damn Table] ***
Capitolo 12: *** La svolta [080. Perché?] ***
Capitolo 1 *** Big Damn Table ***
Tanto per scpiegarvi in due parole come sia nata
questa storia (perché sicuramente vi interessa moltissimo).
L'idea è nata quando ho deciso di partecipare a una
challenge (12
mesi di Fanfiction!), in cui avremmo dovuto pubblicare una
storia al mese, ogni mese con un promt fornito dalla giudiciA.
La raccolta, che inizialmente ho pensato avrebbe contenuto storie che
non c'entravano un picchio l'una con l'altra, ha finito per avere un
unico filo conduttore, che ha visto la luce soprattutto grazie al fatto
che mi è sempre frullata in testa l'idea di scrivere
qualcosa in cui Draco Malfoy si scontrasse con il mondo Babbano.
L'idea non aveva mai preso piede perché chiaramente era
totalmente irreale scrivere di un Draco che si appassiona al mondo
Babbano dal nulla, ma trovato l'espediente giusto ho scoperto che la cosa mi divertiva tantissimo.
Perciò, una volta terminata la challenge, la storia ha
languito per un bel po' nella mia testa, divisa a metà tra
la voglia di continuare e la paura che dopo un po' la faccenda
risultasse ripetitiva. Ringrazio perciò una mia amica che mi
ha detto (letteralmente) "Ripetitiva? Sei matta? Io mi diverto un
sacco!", e mi ha messo voglia di riprenderla (perciò per
qualsiasi lamentela rivolgetevi a lei xD). Tanto per chiarire un punto, continuo a chiamarla "storia", ma a conti fatti non lo è. È più una raccolta di one shot (o flash fic o drabble o double drabble o chi più ne ha più ne metta), perciò le storie non andranno necessariamente in ordine cronologico. Per dirne una, continuo a parlare di Hermione che si ricorda di quando ha spiegato a Draco del cellulare o di quando lui si è dimenticato della pentola a pressione e l'ha fatta esplodere, quindi probabilmente un giorno mi deciderò a scrivere per parlare di queste due occasioni, tornando indietro nel tempo. Saranno scelte un po' casuali, dettate dall'ispirazione (sì, lo so, sembra che stia facendo la super figa xD)
Ho scelto di usare i promt della Big Damn
Table probabilmente perché sono fuori di
testa.
001. | Inizio. |
002. | Intermezzo. |
003. | Fine. |
004. | Interiorità. |
005. | Esteriorità. |
006. | Ore. |
007. | Giorni. |
008. | Settimane. |
009. | Mesi. |
010. | Anni. |
011. | Rosso. |
012. | Arancione. |
013. | Giallo. |
014. | Verde. |
015. | Blu. |
016. | Porpora. |
017. | Marrone. |
018. | Nero. |
019. | Bianco. |
020. | Senza colori. |
021. | Amici. |
022. | Nemici. |
023. | Amanti. |
024. | Famiglia. |
025. |
Estranei.
|
026. | Compagni di squadra. |
027. |
Genitori.
|
028. | Figli. |
029. | Nascita. |
030. | Morte. |
031. | Alba. |
032. | Tramonto. |
033. | Troppo. |
034. | Troppo poco. |
035. | Sesto Senso. |
036. | Olfatto. |
037. | Udito. |
038. | Tatto. |
039. | Gusto. |
040. | Vista. |
041. | Forme. |
042. | Triangolo. |
043. | Diamante. |
044. | Cerchio. |
045. | Luna. |
046. | Stelle. |
047. | Cuori. |
048. | Quadri. |
049. | Fiori. |
050. |
Picche.
|
051. | Acqua. |
052. | Fuoco. |
053. | Terra. |
054. | Aria. |
055. | Spirito. |
056. | Colazione. |
057. | Pranzo. |
058. | Cena. |
059. | Cibo. |
060. | Bibite. |
061. | Inverno. |
062. |
Primavera.
|
063. |
Estate.
|
064. | Autunno. |
065. | Mezze stagioni. |
066. |
Pioggia.
|
067. | Neve. |
068. | Lampo. |
069. | Tuono. |
070. | Tempesta. |
071. | Rotto. |
072. | Riparato. |
073. | Luce. |
074. | Oscurità. |
075. | Ombra. |
076. | Chi? |
077. | Cosa? |
078. | Dove? |
079. | Quando? |
080. |
Perché?
|
081. | Come? |
082. | Se. |
083. | E. |
084. | Lui. |
085. | Lei. |
086. | Scelte. |
087. | Vita. |
088. |
Scuola.
|
089. | Lavoro. |
090. | Casa. |
091. |
Compleanno.
|
092. |
Natale.
|
093. | Ringraziamento. |
094. | Indipendenza. |
095. | Capodanno. |
096. |
Halloween.
|
097. | Scelta libera. |
098. | Scelta libera. |
099. | Scelta libera. |
100. | Scelta libera. |
|
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Capitolo 2 *** Il costume più spaventoso [Halloween][096. Scelta libera] ***
Scritta per la Challenge 12
mesi di Fan Fiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna. Il promt di questo mese è Halloween. (096. Scelta libera: Halloween nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird (forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Il costume più spaventoso
PERSONAGGI: Harry
Potter, Hermione Granger, Ginny Weasley, Ron Weasley
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: l'ho scritta di
corsa, perché fino a tipo due giorni fa non avevo
nessunissima idea... Poi mi è venuto in mente qualcosa: se i
maghi si travestissero ad Halloween, da cosa si vestirebbero? Da
lì, ho costruito questa one-shot che è
particolarmente stupida, ma pazienza...
La faccenda delle
nuove politiche Ministeriali pro-Babbane me le sono inventate io, non
penso che siano avvenute davvero XD
Ron
Weasley ed Harry Potter
guardarono le rispettive ragazze come se avessero appena annunciato che
si
erano scoperte lesbiche e che volevano andare a vivere insieme.
«Come
avete detto, prego?» chiese Harry, incredulo.
«Te
l’ho detto, il Ministero ha deciso che il modo migliore per
evitare che strane
idee anti-Babbane si sviluppino nuovamente in futuro sia imparare a
conoscere
meglio le loro abitudini» spiegò Hermione.
«E
quindi voi avete proposto di organizzare una festa di Halloween in
maschera,
come fanno i Babbani» completò Harry, per essere
sicuro di aver capito bene.
«Esatto!»
intervenne Ginny, entusiasta. «Non vi pare un’idea
assolutamente geniale?»
Harry
si scambiò un’occhiata perplessa con Ron, che non
aveva ancora detto una
parola. «È un’idea stupida»
disse infine quest’ultimo. «Credi che gente tipo
Malfoy accetterà mai di venire?»
«Malfoy
deve venire» tagliò corto Ginny. «Il
Ministero lo ha obbligato a imparare qualsiasi cosa riguardante i
Babbani, per
evitare che quello che ha detto o fatto in passato si ripeta».
«Me
lo ricordo» borbottò Hermione, contrariata.
«Sono stata io che ho dovuto
spiegargli che cos’è un telefono. Mi sto ancora
chiedendo se il Ministero
volesse punire me, invece che lui».
«Questo
non toglie che sarà obbligato a venire,
però» concluse Ginny.
«Certo,
e se siamo fortunati si vestirà normalmente e si
attaccherà addosso un
foglietto su cui avrà scritto
“Dio”» sbottò Harry,
sarcastico.
«Oppure
non farà neanche la fatica di scrivere sul foglietto e
dirà di essersi vestito
da mago» aggiunse Ron.
«Già,
a questo non avete pensato, vero?» chiese Harry. «I
Babbani si vestono da maghi
o fantasmi perché per loro sono creature di fantasia, ma noi
da cosa ci
dovremmo travestire? Da Babbani?»
Le
due ragazze, assolutamente sconcertate da quell’affermazione,
rimasero in
silenzio per dieci minuti buoni, riflettendo. All’improvviso,
gli occhi di
Ginny si illuminarono pericolosamente.
«Potremmo
fare una gara per premiare il costume più spaventoso, come
fanno i Babbani!»
esclamò. «Ma nel nostro caso sarà molto
più difficile, perché non bastano i
fantasmi a spaventare un mago!»
«Con
tutto quello che abbiamo passato, sarà impossibile trovare
qualcosa che ci
spaventi» borbottò Ron. «Sembreremo solo
molto ridicoli».
«Oh,
non so», disse Hermione, guardandolo con un ghigno.
«Io per esempio potrei
mettermi un sacco di ragni finti addosso, e mettermi in testa un enorme
cappello a forma di ragno, e poi…»
«D’accordo,
hai vinto!» disse Ron, guardandola spaventato. «Non
ti travestirai davvero da
ragno, vero?» aggiunse, impallidendo.
«Non
so, devo ancora pensarci», concluse Hermione, sadica,
tornando a concentrarsi
sul pranzo. «Certo, potrei essere più buona se voi
ci aiutaste ad organizzare
la festa» aggiunse poi, con un sorrisetto.
Harry
e Ron sospirarono, impotenti. Perché riusciva sempre a
vincere lei? Li aveva
trascinati nel CREPA, li aveva obbligati a seguire i suoi stupidi
programmi di
ripasso nel corso degli anni, e ora dovevano anche prestarsi a
organizzare una
maledetta festa di Halloween.
«D’accordo,
hai vinto», borbottò infine Ron. «Ti
aiuteremo».
«E
cercherete di trovare un travestimento decente, vero?»
aggiunse Hermione,
guardandoli minacciosa.
«Certo»,
la rassicurò Ron. «Il più spaventoso
che riusciremo a trovare».
Hermione
squadrò Ron dalla testa ai piedi, poi gli lanciò
un’occhiataccia, così simile a
quelle della professoressa McGrannitt che il ragazzo si
aspettò quasi di
sentirla togliere dieci punti a Grifondoro.
«Seriamente?»
chiese infine lei, furiosa. «È questo il costume
più spaventoso che sei
riuscito a trovare?»
«Mi
dispiace!» si difese Ron. «Ero così
impegnato ad organizzare la festa, e poi
c’è il corso di addestramento per Auror, e
poi…»
«E
poi in un mese non sei riuscito a trovare una schifosissima
mezz’ora per andare
a cercare un costume decente?» completò Hermione.
«Beh,
ok, mi ero dimenticato» ammise Ron. «Mi sono
ricordato solo ieri del costume, e
allora sono andato in tutti i negozi Babbani di travestimenti che sono
riuscito
a trovare, e c’era solo questo! Comunque riflette lo spirito
della festa, no?
L’ho preso in un negozio Babbano!»
«Sei
vestito da pinguino!» sbottò Hermione, rinunciando
ad ogni tentativo di
mantenere la calma. «Da pinguino!»
ripeté, non riuscendo a trovare altre parole
per esprimere la sua indignazione.
«Scusa»
borbottò Ron, ma prima che Hermione potesse anche solo
pensare di rispondere
qualcosa Harry entrò nel salotto della Tana.
«Allora,
come sto?» chiese, girando su sé stesso. Indossava
dei semplici jeans e camicia
Babbani, e l’unica differenza che si poteva notare erano i
capelli e gli occhi,
che aveva trasfigurato in modo che cambiassero colore: i capelli erano
più
chiari, mentre gli occhi erano di un orrendo color giallo.
«E tu
che cosa saresti?» sospirò Hermione.
«Edward
Cullen! Quello di Twilight, hai presente?» esclamò
Harry. «Dico, ma li avete
letti quei libri? Sono spaventosi!»
«Ecco,
lo vedi?» disse Hermione, rivolgendosi a Ron. «Lui
ha capito lo spirito!»
Harry
decise di intervenire prima che si scatenasse una delle loro solite
infinite
liti. «Ginny dov’è?»
«Ancora
in camera sua» rispose Ron. «Ha detto che doveva
rifinire gli ultimi dettagli…»
Prima
che riuscisse a finire la frase Ginny apparve sulla soglia, e tutti e
tre
indietreggiarono di parecchi passi, spaventati: indossava un orribile
tailleur,
estremamente brutto, estremamente antiquato ed estremamente rosa.
«E tu
da che cosa ti saresti vestita?» chiese Ron, con gli occhi
fuori dalle orbite.
«Da
professoressa Umbidge» disse Ginny, orgogliosa.
«Vedrete, ho la vittoria in
pugno».
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Capitolo 3 *** L'albero di Natale [Natale][092. Natale nella Big Damn Table] ***
Scritta per la
Challenge 12
mesi di Fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Natale. (092. Natale nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
L'albero di Natale
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: e riprendiamo
con le storie scritte di corsa...vabbe XD Ho deciso di riprendere il
tema della storia precedente riguardo le politiche Ministeriali a
favore dei Babbani (perché diciamocelo, sarebbe carino se
questa raccolta di storie avesse almeno un filo conduttore), e mi sono chiesta: cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto a fare un
albero di Natale senza magia? La schifezza che segue questa intro è la risposta (poi
è raccapricciante, ma voi almeno fate finta che sia una cosa
semidecente XD) IMPORTANTE: NON è una Draco/Hermione!
Draco Malfoy entrò
in casa
Granger storcendo il naso, guardandosi intorno disgustato.
«Levati
quell’espressione
dalla faccia!» sbottò Hermione. «Non è
che io sia poi così felice di vederti
qui!»
«Tranquilla,
Granger, la cosa è
perfettamente reciproca» borbottò Draco.
«Grandioso!»
esclamò Hermione. «Allora
vedi di ascoltarmi e fare esattamente quello che ti dico,
così te ne andrai via
in fretta e io potrò essere lasciata in pace».
Si guardarono in
cagnesco per qualche
istante, senza dire nulla. Da quando, mesi prima, il Wizengamot aveva
emesso il
verdetto del processo contro i Malfoy, a parere di entrambi la loro
vita era
decisamente peggiorata.
«Il
Wizengamot riconosce l’essenziale
aiuto che la Signora Narcissa Malfoy ha fornito a Harry Potter,
mentendo al Signore
Oscuro, perciò nessuno della sua famiglia subirà
una condanna ad Azkaban» aveva
detto il giudice. «Tuttavia, per evitare che spiacevoli
manifestazioni di
disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che
il
signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina
Hermione
Granger si prenderà la responsabilità di
istruirlo».
Era difficile dire
chi, tra i due,
fosse stato il più scontento. Per settimane Draco non aveva
fatto altro che
ripetere che sarebbe stato molto più felice ad Azkaban,
mentre Hermione, pur non
dicendo quasi nulla, nel profondo sentiva che avrebbe preferito altre
sei
battaglie con Voldemort, piuttosto che quello.
«Io ho
aiutato Harry a salvare il
mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?»
si era lamentata una volta
con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono
anche cadere diciotto Signori
Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero
continuerà a prendere decisioni del
cavolo» aveva detto, e Hermione non aveva potuto essere
più d’accordo.
Da quattro mesi
ormai le lezioni di Babbanologia andavano avanti, e sebbene questo
avesse portato
a parecchie crisi isteriche, a una pentola a pressione esplosa e a un
cellulare
volato fuori dalla finestra, i due ragazzi non facevano di cenno ad
andare
leggermente più d’accordo, nonostante le minacce
della signora Granger.
«Bada bene,
Hermione» le aveva detto pochi minuti prima, guardandola
minacciosa. «Vedi di
comportarti in maniera civile con il tuo ospite, perché se
mi ritrovo di nuovo
minestra sparsa per tutta la cucina ti metterò in punizione
per tutto il resto
della tua vita».
La ragazza aveva
cercato
invano di spiegare che l’incidente della pentola pressione
era stata tutta
colpa di Draco che si era dimenticato di toglierla dal fuoco, e che al
massimo
quello che si comportava in maniera incivile era lui, non lei, e che comunque era ridicolo che una madre minacciasse di mettere in punizione la figlia quando questa aveva ormai diciannove anni, ma a
nulla erano
valse le sue proteste. Quella era una delle migliaia di ragioni per cui
avrebbe
preferito che Draco in quel momento si trovasse tra le fauci di un
enorme
Tranello del Diavolo estremamente affamato, piuttosto che
nell’anticamera di
casa sua.
«Cosa
dobbiamo
fare, oggi?» stava chiedendo questi con aria annoiata, ignaro
delle segrete
maledizioni che Hermione gli stava lanciando.
La ragazza
sospirò. «La lezione di oggi riguarda il
Natale» disse, sperando che quella
tortura finisse il prima possibile. «Scoprirai presto che il
Natale Babbano non
è poi così diverso da quello magico: anche noi
abbiamo Alberi, e ghirlande, e
regali…»
«Ottimo,
allora
posso andarmene?» la interruppe Draco, girandosi verso la
porta.
«Non ci
provare!»
lo fermò Hermione. «Oggi imparerai a fare un
albero di Natale esattamente come
fanno i Babbani, perciò dammi la tua bacchetta e vieni con
me».
Il ragazzo la
guardò malissimo per un attimo, poi, molto controvoglia,
tirò fuori la
bacchetta dalla tasca posteriore e gliela consegnò. Hermione
annuì soddisfatta,
poi precedette Draco nel salotto, dove li attendevano un abete, un
grosso vaso,
un sacchetto di terriccio e parecchie scatole aperte.
«Che
cos’è quella
roba?» chiese Draco, indicando il contenuto di una di esse.
«Sono palle
di
Natale» spiegò Hermione.
«E a che
cavolo
servono?» chiese Draco, guardandola come se improvvisamente
le fosse spuntata
una seconda testa.
«Si mettono
sull’albero»
disse Hermione, in tono ovvio. Notando che Draco continuava a lanciarle
sguardi
vacui, decise di tagliare corto. «Quello verrà
dopo, comunque. La prima cosa
che bisogna fare è travasare l’albero per metterlo
in un vaso un po’ più
carino».
«E non
potevi
farlo tu?» chiese Draco.
«No. Devi
imparare esattamente cosa fanno i Babbani, non ci sono scorciatoie, e
questo è
il primo passo. Di solito gli alberi che vendono nei supermercati hanno
le
radici avvolte in sacchetti di plastica, quindi va da sé che
li si deve mettere
in un vaso».
Draco
annuì,
rimpiangendo i tempi felici in cui non sapeva cosa volessero dire le
parole “supermercato”
o “plastica”.
«Molto
bene»
continuò Hermione. «Ho già messo fogli
di giornale sul pavimento, così non
sporcheremo tutto, quindi ora leva l’albero dal sacchetto e
mettilo in quel
vaso».
Draco la
guardò
vagamente perplesso. «E come?»
«Con le
mani!»
esclamò Hermione, cominciando ad alterarsi. Notando che lo
sguardo del ragazzo
da perplesso si faceva allarmato aggiunse, non senza una nota sadica:
«Sì, cara
la mia principessa sul pisello, te le sporcherai».
Draco le
lanciò
un’occhiata malevola e cominciò a svolgere il
sacchetto con la punta delle
dita: una volta che fu aperto, prese il sottile tronco
dell’abete e lo trasferì
nel vaso, tenendo le braccia il più tese possibile, come se
stesse trasportando
qualcosa di estremamente puzzolente.
«Non
è una bomba,
Malfoy, non fare tutte queste scene» sbottò
Hermione, per poi prendere il sacco
di terriccio. «Ora prendi la terra e mettila nel vaso,
così l’albero non cade.
Sì, con le mani» aggiunse, prima che il ragazzo
potesse aprir bocca. «Non è
fertilizzante di drago, è terra, non ti farà
niente».
Draco la
guardò
malissimo, prima di prendere il terriccio e buttarlo in malo modo nel
vaso,
sopprimendo il bisogno di farne ingoiare un paio di manciate
all’odiosa figura
che stava in piedi di fronte a lui, osservandolo soddisfatta.
«Ok, puoi
andare
a lavarti le mani, ora» concesse Hermione, quando Draco ebbe
finito. «Poi
potremo decorare l’albero».
«Cosa
dobbiamo
fare?» chiese Draco, scontroso, quando fu tornato in salotto.
«Be, hai
presente
le palle che hai guardato prima come se dovessero esplodere da un
momento all’altro?»
spiegò lei, prendendone una particolarmente bella, color
rosso. «Dobbiamo
appenderle ai rami dell’abete».
«E con cosa,
visto
che non ci è concesso di usare la magia?» chiese
Draco.
«C’è
il cordino
apposta, genio del male» lo prese in giro Hermione,
indicandoglielo. «Lo fai passare
intorno al ramo e resterà appeso» aggiunse,
appendendo la palla rossa a titolo di
esempio.
«E non avete
ghiaccioli o fatine da mettere sull’albero?» chiese
Draco, col tono di chi sta
seriamente pensando di far internare l’intera
umanità non magica in una casa di
cura.
«I
ghiaccioli si
sciolgono, re dei furboni» gli fece notare Hermione.
«Non hanno incantesimi che
li fanno diventare perenni, sono Babbani!
A meno che, naturalmente, non vivano in Antartide, e in quel caso credo
che
siano troppo preoccupati a cercare di sopravvivere al freddo per
occuparsi dell’albero
di Natale».
«Cose da
matti…»
borbottò Draco, afferrando una pallina con la grazia di un
rinoceronte affamato
che si precipita sul cibo dopo giorni di digiuno. Due secondi dopo,
frammenti
di pallina erano sparsi ai suoi piedi, e lui stava guardando i
piccolissimi
graffi sulla sua mano come se fosse stato sicuro che avrebbero dovuto
amputargliela.
«Devi stare
attento» lo sgridò Hermione, estraendo la
bacchetta. «Le palline sono di vetro,
e sono anche particolarmente sottili» aggiunse, pronunciando
un semplice
incantesimo che fece sparire ogni lesione dalla mano del ragazzo.
Puntò poi la
bacchetta sul pavimento e la pallina ritornò intera.
«Ecco qua» gli disse, porgendogliela.
«Fai più attenzione».
«Potevi
anche
dirmelo prima, che si rompono così facilmente!»
protestò Draco, prendendo la
pallina con più delicatezza e appendendola
all’albero.
«Non
è colpa mia
se hai la grazia di un canguro che ha appena imparato a
saltare» rispose
Hermione a tono, facendo spallucce.
Il ragazzo decise
che il miglior modo per non finire ad Azkaban fosse tacere e
continuò ad
appendere palline all’albero, nonostante non chiedesse di
meglio che poterle
scaraventare fuori dalla finestra come aveva fatto con il cellulare
mesi prima.
«E
ora?» chiese,
quando la scatola fu vuota.
«Ora si
appendono
i festoni!» disse Hermione, tirandone fuori uno dorato,
particolarmente lungo,
da una seconda scatola.
Draco lo
guardò
come se stesse per strangolarlo e scosse la testa. «Non
appenderò quel coso»
disse in tono categorico, incrociando le braccia.
«Tutti i
Babbani
li appendono, devi farlo» gli fece notare Hermione.
«No,
intendevo
che non lo appenderò di quel colore»
puntualizzò Draco. «Trovane uno argentato
o non se ne fa niente».
Hermione non
riuscì a reprimere una risatina, poi ricominciò a
frugare nella scatola e ne
estrasse un festone color argento. «Va bene
questo?» chiese, porgendoglielo.
Draco
grugnì la
sua approvazione e lo afferrò, per poi avvolgerlo intorno
all’albero seguendo
le istruzioni della ragazza.
«Molto
bene»
disse infine. «Ora che è finito direi che posso
anche andarmen…»
«Nossignore!»
lo
interruppe Hermione. «Mancano le lucine!»
esclamò, estraendone un lungo filo da
una terza scatola.
«Non puoi
semplicemente piazzare delle candeline?» chiese Draco,
stremato.
«Sei
matto?»
disse Hermione, scandalizzata. «Le candele perdono cera e,
soprattutto, darebbero
fuoco all’albero!»
«Ci sono
fuochi
magici che non bruciano» le fece notare il ragazzo.
«I fuochi
magici
sono proprietà dei maghi, i Babbani non ce li
hanno» rispose Hermione,
chiedendosi se Draco fosse particolarmente idiota o se lo stesse
facendo
apposta per farla arrabbiare.
«E quindi
che
cosa fate?»
«Beh, le
vedi
queste lampadine?» chiese Hermione. «Sono tutte
attaccate a un filo che
fornisce loro elettricità e le fa accendere. Ti ricordi
cos’è l’elettricità,
vero?»
«Purtroppo
sì»
sospirò Draco, prendendo le lucine.
«Allora
avvolgi
questo filo intorno all’albero come hai fatto con i
festoni» spiegò Hermione,
«e poi grazie al cielo avremo finito».
Dieci minuti
dopo, l’albero risplendeva soddisfatto sotto gli occhi dei
due ragazzi, che si
accasciarono, entrambi stravolti, sul divano.
«Non fare la
scena di quella che è stanca, sono stato io a fare tutto il
lavoro!» le disse Draco,
profondamente irritato.
«Farti da
baby-sitter è molto più stressante che fare
duecento alberi di Natale tutti di
seguito» rimbeccò Hermione. Gli porse la
bacchetta, che il ragazzo afferrò per
poi smaterializzarsi due secondi dopo senza dire una parola.
Due minuti dopo,
sulla soglia del salotto apparve Ginny, che guardò
l’amica con compassione.
«Allora, com’è andata?» le
chiese, sedendosi sul divano.
«Ha
sbrogliato le
luci con la grazia di un elefante e si sono appena spente tutte
perché il filo
si è spezzato, le palline sono in equilibrio precario
perché non voleva pungersi e appendendo il festone ha
rischiato di far cadere tutto sul pavimento» disse Hermione,
indicando l’albero, che aveva smesso di
risplendere e sembrava ricambiare il suo sguardo con aria depressa.
«Ma fino a Capodanno
direi che potrò starmene in pace».
, |
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Capitolo 4 *** L'asilo ['Ho visto tante persone che se ne andavano!' 'E mai nessuno è tornato indietro?'][088. Scuola nella Big Damn Table] ***
Scritta per la
Challenge 12
mesi di Fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è "Ho visto tante persone che
se ne andavano!"
"E mai nessuno
è tornato indietro?". (088. Scuola nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
L'asilo
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: ormai sono ben
avviata su questa lunghezza d'onda, perciò no, Draco, non
sei salvo! Continueremo con queste fantomatiche politiche ministeriali
pro-Babbani che tu tanto apprezzi XD
Stavo giusto pensando, visto che, contrariamente a quanto mi
aspettassi, ormai questa raccolta avrà sicuramente un filo
conduttore, forse dovrei cambiare titolo, no? Avete suggerimenti? (io
sono una totale schiappa del dare titoli, perciò se avete
un'idea, anche se pensate che sia stupida, suggerite pure!)
L’asilo
Hermione Granger e
Draco Malfoy non erano famosi per la pace e l’armonia che
regnavano tra loro ogni volta che si incontravano. Per dirla senza
eufemismi, non si potevano vedere, e non chiedevano di meglio che
mettere l’altro sul cammino di un Basilisco molto arrabbiato.
Per questo motivo,
entrambi si erano molto risentiti con il Ministero, che li aveva
costretti a passare tanto tempo insieme. Per lo stesso motivo, i
migliori amici di Hermione non si stupirono quando la sentirono
sibilare: «Se non trovo una scappatoia a quella stupida
sentenza, giuro che lo uccido con le mie mani».
Per una cosa, invece,
Hermione era molto famosa: quando si prefiggeva un obbiettivo, non
c’erano tempeste, uragani o Signori Oscuri che la potessero
fermare. Rimase per giorni e giorni rinchiusa nell’archivio
dove il Ministero teneva i documenti relativi ai processi contro
Mangiamorte, senza mai uscirne se non quando doveva usare il bagno,
costringendo Harry, Ron e Ginny a portarle da mangiare a turno, e
rilesse il verbale relativo al processo dei Malfoy così
tante volte che lo imparò a memoria.
Infine, dopo tre
giorni di ricerche ininterrotte, l’intero Ministero della
Magia sentì un urlo trionfante provenire dalle proprie
segrete, ed Hermione, stringendo a sé il verbale come se
fosse la sua più preziosa ragione di vita, corse a casa con
la velocità di una Firebolt e radunò i suoi
migliori amici.
«Ce
l’ho fatta!» annunciò, con lo stesso
tono di chi è appena stato eletto Ministero della Magia.
«Sei
riuscita a leggere tutti i libri della biblioteca di
Hogwarts?» arrischiò Ron, guardandola scettico.
«No»
rispose Hermione, guardandolo sdegnosa. «Ho trovato la
scappatoia!»
«La
scappatoia a che?» borbottò Harry, visto che la
ragazza non aveva ancora spiegato per quale motivo tutti si trovassero
lì.
Hermione, invece di
rispondere, spiegò il foglio che aveva in mano e lesse:
«Il signor Draco Malfoy si impegna nell’imparare
tutte le usanze e i costumi Babbani, istruito dalla Signorina Hermione
Granger, o chiunque lei nominerà in sua vece».
«E questo
vuol dire che…» iniziò Ginny,
lentamente.
«Vuol dire
che posso scegliere qualcuno che gli faccia lezioni di Babbanologia
quando io non ne ho voglia!» esclamò Hermione.
«E questo qualcuno siete voi!» aggiunse,
indicandoli.
«Noi?»
sbottò Ron, incredulo. «Ma io non so un cavolo sui
Babbani!»
«Beh, non ti
farebbe male imparare qualcosa» disse Hermione, minacciosa.
«Altrimenti andrò dal Wizengamot e
chiederò loro di obbligarti a imparare le usanze Babbane
insieme a Malfoy, ci siamo capiti?»
In realtà,
per le prime settimane Hermione continuò a preoccuparsi di
istruire Malfoy senza l’aiuto dei suoi amici,
perché in fondo al suo cuore regnava un piccolissimo senso
di colpa: il Ministero le aveva dato un dovere da compiere, chi era lei
per sottrarsi?
Tuttavia, quando vide
il suo libro preferito cosparso dal caffè che era schizzato
fuori dalla caffettiera con l’entusiasmo di un kamikaze,
perché Malfoy era stato troppo lento o troppo incapace per
capire che si doveva togliere dal fuoco, capì che la sua
pazienza aveva un limite che sarebbe stato prudente non superare:
soppresse quindi il senso di colpa con una colata di bile e scrisse una
lunga lettera a Ginny, con le istruzioni per la lezione seguente.
«Ciao,
Malfoy».
«Weasley?»
disse Draco, incredulo. «Che ci fai qui?»
«Supplenza»
spiegò Ginny. «Hermione non ti sopporta
più, quindi oggi sarò io a farti da
maestra».
«Tu conosci
le usanze Babbane quanto le conosco io» cercò di
farle notare Draco, scettico.
«Errore!
Sono amica di Hermione e sto insieme ad Harry, qualcosina ho imparato.
E in ogni caso Hermione mi ha detto che su questa lettera ci sono delle
istruzioni a prova di idiota» disse, indicando la busta che
aveva in mano. «Quindi suppongo che riuscirai a capirle
persino tu» aggiunse, ghignando.
Draco ritenne
più saggio non rispondere, e rimase a osservare Ginny che
spiegava la lettera e leggeva le prime righe.
«La lezione
di oggi riguarda i bambini!» annunciò la ragazza.
Malfoy
inarcò il sopracciglio. «I bambini?»
chiese, perplesso. «In che cosa sono diversi dai maghi? Hanno
le zanne?»
«Dovrai
andare all’asilo dietro la casa di Hermione, e tenere i
bambini per qualche ora» spiegò Ginny, leggendo.
«Così potrai imparare come giocano e si divertono
i bambini Babbani, e inoltre questo non potrà che fare bene
al tuo brutto carattere» aggiunse, senza staccare gli occhi
dal foglio.
«Che
cosa?» strillò Draco. «Non ho la minima
intenzione di fare una cosa simile! Io odio i bambini! A nessuno
piacciono i bambini! Che diavolo è un asilo?»
«È
un posto dove tengono i bambini molto piccoli che non vanno ancora a
scuola, quelli sotto i sei anni» spiegò Ginny,
scorrendo la lettera.
«Quindi pure
quelli dell’età più infelice!
Scordatelo, piuttosto che fare una cosa del genere vado a rinchiudermi
ad Azkaban e mi mangio la chiave».
Draco era sicuro di
essere stato alquanto definitivo nel suo rifiuto, perciò non
riuscì a spiegarsi perché, dieci minuti dopo, si
ritrovò circondato da una folla di bambini urlanti che gli
tiravano i pantaloni facendogli assurde richieste che non si
preoccupò nemmeno di ascoltare.
«Mi hai
lanciato una Maledizione Imperius!» sibilò
sdegnato all’indirizzo di Ginny, che lo osservava con aria
soddisfatta.
«Mi ci hai
costretto» rispose lei, facendo spallucce.
«Hermione mi ha autorizzato a farlo, nel caso fossi diventato
troppo noioso. Malfoy, quel bambino che ti sta attaccato ai pantaloni
piangendo da mezz’ora si è sbucciato un ginocchio,
vai a prendere il disinfettante e un cerotto e medicalo
subito».
Draco aprì
la bocca per ribattere qualcosa di tagliente, o di cattivo, o comunque
lanciarle qualsiasi insulto gli passasse per la testa, ma non trovando
niente che si potesse dire davanti a venti bambini si limitò
a masticare qualche maledizione fra i denti e si diresse verso la
cassetta del pronto soccorso.
«D’accordo»
disse, in tono seccato, quando ebbe in mano il disinfettante.
«Dimmi dove ti fa male».
Il bambino lo
guardò vagamente perplesso, non riuscendo a credere di
trovarsi di fronte a un adulto tanto stupido, e senza dire nulla
indicò il ginocchio sinistro, dove si vedeva, ben evidente,
una sbucciatura. Draco la pulì a la disinfettò
con la faccia di chi è costretto a pulire la Sala Grande
quando si riempie di Puzzalinfa, mise il cerotto e con un gesto
imperioso disse al bambino che poteva anche tornare a giocare.
«Non
posso!» ribatté il bambino, incredulo.
«Devi cantarmi la canzoncina della bua, altrimenti non
guarisce!»
«La
canzoncina della bua…» ripeté Draco,
senza capire, guardando Ginny alla ricerca di aiuto.
La ragazza gli
passò un foglio, pescandolo dalla lettera di Hermione.
«È questa!» sussurrò,
indicandogliela.
«Ehm,
ok» borbottò Draco, pregando intimamente che la
terra lo inghiottisse in quel preciso istante. Poiché non
avvenne nulla di tutto questo, iniziò a cantare a voce
bassissima: «Soft Kitty, warm kitty, little ball of fur!
Happy Kitty, spleepy kitty, purr purr purr».
Il bambino sorrise,
radioso. «Grazie, maestro!» esclamò,
prima di correre verso i suoi compagni.
Ginny fu scossa dalle
risate, e per parecchi secondi non riuscì a proferire verbo.
«Però, sei bravo con i bambini!»
esclamò, quando le fu passata la ridarella.
«Non
è vero!» si difese Draco. «Non li
sopporto! La canzoncina della bua, ma si può? Non esiste!
Weasley, esigo che tu mi porti immediatamente fuori di qui!»
«Dai,
Malfoy, qual è il problema? Intanto la senti questa?
È la campanella, è l’ora del riposino!
Praticamente non dovrai fare niente di niente per mezz’ora, a
parte guardarli mentre dormono».
Draco
rifletté qualche minuto, poi decise che in effetti i bambini
addormentati non potevano rivelarsi questa gran fatica e
acconsentì a restare.
Poco dopo, i bimbi
erano tutti sdraiati sui loro materassini, e lo guardavano con aria di
aspettativa.
«Ma che
vogliono?» sussurrò a Ginny, seccato.
«Devi
leggere loro una storia!» ribatté questa, pescando
un libro a caso dallo scaffale dietro di loro.
«Cose da
matti…» borbottò Draco, prima di aprire
e iniziare a leggere la storia, che scoprì chiamarsi
Cappuccetto Rosso. Non lesse molto, comunque: Cappuccetto Rosso non era
ancora riuscita a entrare nel bosco che tutti i bambini si erano
addormentati.
«Non ho mai
faticato così tanto in vita mia»
sbottò, sedendosi di schianto sulla sedia più
vicina.
«Hai
medicato una sbucciatura a un bambino, praticamente non hai fatto
niente» ribatté Ginny.
«Gli ho
anche cantato la canzoncina della bua» le fece notare Draco.
«Ah, beh,
chissà che fatica» lo prese in giro Ginny, piena
di sarcasmo.
Il ragazzo
aprì la bocca per ribattere, ma si interruppe
perché Brian, lo stesso bambino della sbucciatura, si
alzò a sedere di scatto, con gli occhi pieni di lacrime.
«Che cosa
è successo?» chiese Draco, dopo che Ginny gli ebbe
lanciato un’occhiata minacciosa che voleva sicuramente dire
“Consolalo o ti affatturo!”
«Ho fatto un
brutto sogno, bruttissimo!» ansimò Brian, senza
fiato.
«Che cosa
hai sognato?» chiese Draco, sentendo la bacchetta di Ginny
puntata sulla schiena.
«Ho
visto… Ho visto tante persone che se ne andavano! La mamma,
e il papà, e mia sorella, e tutti i miei
amici…»
«E mai
nessuno è tornato indietro?» chiese Draco, con
voce solidale.
«No,
nessuno!» rispose il bambino, mettendosi a piangere.
«Io non voglio rimanere da solo!»
«Figurati!»
lo rimproverò Draco, aspro. «Nessuno rimane
solo».
«Ma io a
volte mi comporto male!» protestò il bimbo,
spaventato. «A volte rubo le caramelle, e non voglio andare a
dormire quando me lo dice la mamma, e tiro i capelli a Jenny quando
nasconde i cioccolatini perché dice che ne ho mangiati
troppi, e se poi si stufano e se ne vanno?»
«Ok»
sospirò Draco, prendendo il suo fazzoletto e asciugandogli
la faccia. «Adesso ascoltami bene: nessuno se ne va per
sempre, anche se ti comporti da schifo. Si possono arrabbiare, ma tutti
prima o poi tornano indietro. Anche quelli che non sopporti».
«Tutti
tutti?» chiese Brian, guardandolo sospettoso.
Draco
rifletté per qualche minuto. Pensò a Potter, che
durante la sua udienza era piombato in aula con la discrezione di un
tornado urlando che non potevano arrestarli, che Narcissa Malfoy gli
aveva salvato la vita. Pensò alla Granger, che chiamata a
testimoniare giurò che lui si era rifiutato di riconoscerli,
quando erano stati portati al Malfoy Manor. Pensò a Weasley,
che aveva confermato la versione di Hermione annuendo con
così tanta veemenza che aveva sbattuto la testa contro il
banco dei testimoni. Pensò anche alla Weasley dietro di lui,
che con una faccia tosta di dimensioni epocali aveva mentito davanti
all’intero Wizengamot, dicendo che più volte lui
l’aveva difesa e aveva impedito che venisse punita dai Carrow.
«Sì»
confermò, con aria convinta. «Tornano tutti
indietro».
«Tornerai
anche tu?» chiese Brian, guardandolo speranzoso.
«Beh…»
cominciò Draco, imbarazzato. «Io… Non
credo che…»
«Ma certo
che tornerà!» disse Ginny, alle sue spalle.
«Non ti devi preoccupare, Brian».
Il bambino sorrise,
poi si sdraiò nuovamente e si addormentò quasi
all’istante. Draco si girò verso Ginny, sdegnato.
«Sai, lo so che non sono proprio la persona giusta per farti
la morale, ma non ti sembra che mentire a un bambino sia una cosa
piuttosto schifosa da fare?»
«Ma non ho
mentito!» disse Ginny, esultante. «Mentre leggevi
la storia ho mandato un Patronus al Ministero, e sia Hermione che il
Wizengamot sono d’accordo con la mia idea!»
«Quale
idea?» chiese Draco, sospettoso.
«In aggiunta
alle lezioni di Babbanologia, diventerai maestro in questo asilo! Tutti
concordano nel dire che questo riabiliterà il tuo nome! Ah,
e Hermione ha anche detto che questo farà molto bene al tuo
brutto carattere» spiegò Ginny,entusiasta.
Draco la
guardò interdetto, senza riuscire a dire una parola.
«Io… Maestro…»
bisbigliò infine, fissando il vuoto in stato catatonico.
Riflettendoci, sarebbe stato quasi meglio se non fosse tornato indietro
nessuno.
, |
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Capitolo 5 *** Caro maestro... [Una dichiarazione d'amore finita male][050. Picche nella Big Damn Table] ***
Scritta per la
Challenge 12
mesi di fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Una
dichiarazione d'amore finita male. (050. Picche nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Caro maestro...
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: torturare Draco
è divertente, non avrei mai pensato. In questa storia, lo
vedremo alle prese che quei poveri bambini a cui lui è
costretto a fare da maestro. Non avrei mai pensato che potesse essere
così spassoso scrivere una cosa del genere...
In questa storia avremo ben DUE dichiarazioni d'amore finite male. Una
è una dichiarazione con i controfiocchi, l'altra
è un po campata per aria...vedrete, comunque. Ah, Draco/Luna
è il mio OTP, ve lo devo dire. Questa storia però
non è una Draco/Luna, né una Draco/Ginny o una
Draco/Hermione...è una Draco/Nessun'altro, non mi importa di
chi si innamora. Però ho dovuto rendere omaggio al mio OTP
in qualche modo, e vedrete alla fine come xD Buona lettura! Ah, ho cambiato il titolo alla storia, ma non mi esalta poi granché...se avete suggerimenti sono ben accetti!
Caro maestro…
La domanda “Che cosa ne pensate di Draco
Malfoy?” avrebbe sicuramente generato risposte molto
contrastanti all’interno del
mondo magico.
Per Narcissa e Lucius Malfoy, Draco era
l’unico figlio, da proteggere, amare e viziare, e per cui
mentire ad un Signore
Oscuro.
Harry Potter e Ron Weasley avrebbero risposto
che era il più grande idiota che mai avesse calpestato il
suolo terrestre e che
non avrebbero chiesto di meglio che affatturarlo e buttarlo nel Lago
Nero. Se
qualcuno faceva loro notare che si erano battuti come Chimere quando
aveva
rischiato di finire in prigione, facevano spallucce e dicevano che era
troppo
stupido anche per andare ad Azkaban.
L’unica cosa che Hermione Granger riusciva a
pensare era che Draco fosse un pessimo allievo, distratto, seccante e
quanto
mai di disturbo.
Per Ginny Weasley era semplicemente qualcuno estremamente
divertente da prendere in giro, specialmente perché
ammutoliva ogni volta che
lei gli ricordava della Fattura Orcovolante che gli aveva lanciato
nell’ufficio
della Umbridge, alla fine del suo quinto anno.
Luna Lovegood pensava che, in fondo in fondo,
fosse una persona dal cuore d’oro, e nessuno aveva la forza
di contrastare
questa sua convinzione. Quando voleva, Luna poteva diventare
enormemente
testarda.
Per Hagrid, era solo quello che aveva provato
in tutti i modi di uccidere Fierobecco, «Ma alla fine lo so
che non ci è un
cattivo ragazzo», aveva detto una volta.
Pansy Parkinson non faceva che ripetere ad
un’audience sempre meno convinta che Draco
l’avrebbe sposata e avrebbero avuto
tanti bambini. Per Gregory Goyle continuava a essere qualcuno da cui
prendere
ordini. Per Theodore Nott, qualcuno con cui parlare ogni tanto nei
momenti di
confidenza.
C’era qualcosa, però, che nessuno, nemmeno
Luna Lovegood, avrebbe mai detto o pensato: neanche con il
più grande sforzo di
fantasia, nessuno si sarebbe mai immaginato che Draco Malfoy sarebbe un
giorno
finito a fare il maestro in un asilo Babbano.
«Maestro Draco! Maestro Draco! Lucy mi ha
rubato la bambola!»
«Non è vero! Sally, sei una bugiarda! Me
l’hai
prestata tu!»
«Sì, però adesso la rivoglio!
È la mia
bambola!»
Draco fece un lungo sospiro per chiamare a sé
l’ultimissimo briciolo di pazienza che gli era rimasto, poi
sbottò: «Fate
silenzio! Lucy, dai la bambola a Sally. Ha ragione lei, è la
sua bambola».
Sally fece un sorrisetto vittorioso, poi
strappò la bambola dalle mani di Lucy e corse via a giocare
con le compagne.
«Non è giusto!» strillò Lucy,
battendo i
piedi. «Me l’aveva prestata, aveva detto che potevo
giocarci per tutto
l’intervallo!»
«Non hai una bambola tua, Lucy?» chiese Draco,
dando prova dell’autocontrollo che aveva imparato ad assumere
in quegli ultimi
mesi.
«Sì è rotta ieri»
piagnucolò la bambina. «E la
mamma ha detto che è colpa mia che non sono stata attenta e
che non me ne
comprerà un’altra fino al mio compleanno. E non
era nemmeno colpa mia, era
colpa di Charlie che le ha staccato la testa perché
è cattivo, e mi ha detto
che se lo dico alla mamma mi romperà anche tutti i miei
pupazzi!» continuò, gli
occhi ormai piene di lacrime per la rabbia e l’ingiustizia
subita.
«Beh, anche se non hai una bambola non puoi
fare qualcos’altro? Puoi disegnare, per esempio!»
Lucy lo guardò male, come solo una bambina di
quattro anni può guardare un adulto che ritiene estremamente
tonto. «Disegno
già quando c’è l’ora di
disegno, perché devo farlo anche
nell’intervallo?»
«Ehm, allora puoi giocare con i tuoi compagni!
Guarda come si divertono!» propose Draco, indicando un gruppo
di bambini che
facevano correre le loro macchinine, ridendo come matti.
«Non voglio giocare con loro!» esclamò
Lucy.
«Io voglio una bambola!»
Draco si guardò intorno, assolutamente
disperato, alla ricerca di qualcosa che le si potesse spacciare per una
bambola. Il suo sguardo si posò su un orsacchiotto che
nessuno dei bambini
considerava mai, a causa del suo aspetto vecchio e malconcio.
«Prova a giocare
con questo!»
«Ma è brutto e vecchio!»
protestò Lucy.
«Appunto!» esclamò Draco, con
convinzione.
«Quindi è un esperto di giochi, no?
Sarà molto più bravo e ubbidiente di una
bambola nuova!»
Lucy rimase un minuto a riflettere, soppesando
le sue parole, mentre il ragazzo la guardava, pregando tutti gli Dei di
cui era
a conoscenza perché prendesse quel maledetto peluche e
sparisse. Infine, la
bambina fece un sorriso ed annuì, afferrò
l’orsacchiotto e si allontanò a
giocare in un angolo.
Draco sospirò di sollievo, ma la pace non durò
a lungo. «Maestro Draco! Johnny ha preso a calci la mia
macchinina!»
«Non è vero, Brian, non dire bugie! L’ho
colpita per sbaglio».
«Invece l’hai fatto apposta!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«No che non è vero!»
«Invece sì che è
ver…»
«Ora basta!» sbottò Draco, prossimo
ormai a
una crisi isterica. «Johnny, guardami bene negli occhi,
ricordati che so
benissimo quando qualcuno mi dice una bugia e rispondimi: hai preso a
calci la
macchinina di Brian?» chiese, guardando il bambino con aria
minacciosa.
Johnny ricambiò il suo sguardo,
imperturbabile. «L’ho colpita per
sbaglio»
ripeté.
Draco lo fissò per qualche istante, senza
parlare, poi fece spallucce. «Sai, Brian, credo davvero che
non l’abbia fatto
apposta. Perché non fate la pace? La macchinina non si
è rovinata, no?»
«No» rispose Brian, pur con aria poco
convinta. Poi decise che in fondo non aveva più voglia di
tenere il broncio e
ritornò dai compagni, ridendo insieme all’amico.
Sarebbe mai riuscito a sopravvivere fino alla
fine della giornata? Davvero non capiva che bisogno avessero i Babbani
di
raggruppare migliaia di bambini di quelle dimensioni in un solo posto.
Quale
malato di mente poteva accettare di prendersene cura? Lui era
costretto, ma si
rifiutava di credere che tutte le maestre d’asilo fossero in
realtà ex
criminali costrette a far lavori socialmente utili. Draco
sospirò e pregò che
la campanella arrivasse il prima possibile e ponesse fine a quel
supplizio.
«Maestro Draco! Sally mi ha rubato
l’orsacchiotto che mi avevi dato!» Sì,
decisamente il suono della campanella
non arrivava mai abbastanza presto.
«Stai
esagerando».
«Sei fuori di testa, vero? Quei bambini mi
stanno tirando scemo! Capisco che mi odi, Granger, ma non potrei
prendermi una
settimana di vacanza?»
«No, non puoi» disse Hermione, in tono fermo,
fermandosi fuori dall’entrata dell’asilo.
«Qua la bacchetta, Malfoy, qualcuno
verrà a prenderti alle quatto».
Hermione aveva presto deciso che permettere a
Draco Malfoy di entrare in un asilo pieno di bambini armato di
bacchetta magica
fosse una cosa particolarmente stupida da fare, perciò ogni
giorno lei o uno
dei suoi amici lo accompagnava fino all’asilo e se la faceva
consegnare.
«Non posso tenerla?» aveva piagnucolato il
ragazzo, quando gliel’aveva detto. «Se ci attaccano
dei Mangiamorte latitanti,
chi difenderà quei poveri bambini?»
«Punto uno: in giro non ci sono Mangiamorte
latitanti, li abbiamo presi tutti quanti, e, credimi, questa volta non
siamo
stati così idioti da liberarne la metà»
aveva detto Hermione, ghignando. «Punto
secondo: davvero credi che ti lascerei entrare in un asilo, anche senza
bacchetta, senza mettere una squadra di Auror a sorvegliarlo meglio di
Azkaban?»
Draco aveva trovato ben poco da ridire su una
simile spiegazione, e aveva accettato, sebbene molto, ma molto di
malavoglia, a
consegnare la bacchetta all’accompagnatore di turno.
«Maestro Draco!» urlò Lucy non appena lo
vide,
correndogli incontro. «Ti ho fatto un disegno!»
aggiunse, porgendogli
entusiasta un foglio di carta.
Draco la guardò per un momento, assolutamente
incredulo. «Tu…mi hai fatto un disegno?»
chiese, perplesso.
«Sì, quando ero a casa!»
spiegò Lucy.
«Guarda!» insistette, sventolandogli il foglio
sotto il naso.
Draco lo prese, ancora indeciso se crederle o
meno: da quanto ricordava, Lucy aveva sempre espresso un enorme
disprezzo nei
confronti di disegni e affini, e accettava di prendere in mano un
pennarello
solo quando la minacciava di tenerla in punizione per tutta la durata
dell’intervallo.
«Vedi?» stava spiegando la bambina.
«Questa
sono io» disse, indicando una figurina mora seduta sul
pavimento. «E questo sei
tu che mi regali l’orsacchiotto!» aggiunse
entusiasta, indicando una figura
bionda che con aria materna stava tenendo in mano qualcosa dalla forma
indefinibile di color rosa.
«Ma che… Ehm… Che bello!»
disse Draco,
imbarazzatissimo. «Lo porterò a casa e lo
farò vedere a tutti i miei amici!»
aggiunse, cercando di fingere un po’ di entusiasmo.
Lucy gli sorrise, radiosa, e corse in classe
saltellando.
«Lo sai, puoi
anche smetterla di ridere».
Harry Potter non rispose: era troppo impegnato
a cercare di non soffocare per avere la forza di dire
alcunché. Draco borbottò
qualcosa di indefinibile sul fatto che quando qualcuno ha un foglio di
carta in
mano è un gesto molto maleducato strapparglielo con
l’incantesimo di Appello
per vedere di che si tratti, ma rimase con pazienza guardare il suo
simpatico
accompagnatore, aspettando che smettesse di ridere.
«Ora me lo ridai?» disse infine, seccato.
«Sei matto?» gli rispose Harry, guardandolo
come se gli avesse appena dichiarato eterno amore. «Questa
cosa va fatta vedere
a tutti!»
«Allora, come la
mettiamo? Hai una spasimante
e non mi dici niente?»
«Non so davvero come ho fatto a dimenticarlo,
visto che siamo così in confidenza»
borbottò Draco sarcastico. «E non è la
mia
spasimante».
Ginny scoppiò a ridere. «Una bambina che ti
regala un disegno? Certo che lo è!»
«I bambini regalano disegni in continuazione»
le fece presente Draco.
«Non a te, visto che sei così
antipatico».
«Fesserie, i bambini mi adorano, anche se non
sono riuscito a capire il perché».
«E quanti di loro ti hanno regalato un
disegno?»
Draco non riuscì a trovare proprio niente da
rispondere, quindi tacque, scocciato, sotto lo sguardo trionfante di
Ginny.
«Qua la bacchetta, Malfoy, Luna ti viene a prendere alle
quattro».
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. «La Lovegood?
Sei sicuro che riuscirà a
trovare la strada?»
«Luna è
sana di mente quanto me» sibilò Ginny «E
sicuramente lo è molto più di te. E ti
sconsiglio di insultare i miei amici, quando ho la tua bacchetta in
mano, ci
siamo capiti?»
Draco annuì, con aria depressa, ed entrò
nell’edificio.
«E….
ecco la campanella!» esclamò Draco,
sollevato. Badare a venti bambini di quattro anni era la cosa
più orrenda del
mondo, di quel passo non sarebbe riuscito a vedere i
trent’anni. «Mettetevi i
cappotti, non dimenticate gli zainetti, mettetevi in fila quando
uscite»
recitò, pregando che si muovessero ad andarsene.
Quando tutti i bambini furono usciti, notò che
Lucy indugiava sulla porta, guardandolo con aspettativa.
«Cosa c’è, Lucy?»
mormorò Draco, prendendola
per mano e avviandosi con lei verso l’uscita, che in quel
momento per lui rappresentava
il paradiso.
«Ti ho fatto un altro disegno!» esclamò
la
bambina, orgogliosa, estraendo dalla tasca un foglio stropicciato e
porgendoglielo. «Vedi? Questi siamo noi che ci
sposiamo».
Draco impallidì e prese il foglio, orripilato:
il disegno rappresentava chiaramente lui in smoking e Lucy in abito
bianco,
vicino a un’imprecisata figura vestita di nero che
immaginò essere il prete.
«Noi… che ci sposiamo?»
mormorò, incredulo.
«Sì» rispose la bambina, solenne.
«La mamma
dice sempre che bisogna scegliere bene quando ci si sposa, quindi ho
scelto te
perché regali gli orsacchiotti».
Il ragionamento, visto da quel punto di vista,
effettivamente non faceva una piega. «Sono onorato»
borbottò Draco,
imbarazzatissimo, cercando disperatamente una via d’uscita da
quella
situazione. «Però, ecco, vedi… non
posso sposarti».
«Perché?» chiese Lucy, guardandolo male.
Draco si guardò intorno alla ricerca di una
lampante ispirazione; vide Luna Lovegood seduta sul muretto del
giardino all’ingresso
e questo gli fece venire un’idea.
«Perché voglio sposare lei»
spiegò,
indicandola.
«Oh» borbottò la bambina, delusa.
«Però continuerò a regalarti gli
orsacchiotti,
se vuoi» aggiunse Draco, sperando di tirarla su di morale.
«Davvero?» chiese Lucy, con gli occhi che le
si illuminavano. «Allora va bene!»
Draco sospirò di sollievo quando capì che la
situazione si era risolta senza tragedie, ma inorridì quando
vide che Lucy era
corsa verso Luna. «Vedrai che sarà un bravo
sposo!» le stava dicendo. «Magari
comincerà
a regalarti anche le caramelle!»
Luna guardò Draco, senza capire, e non gli
rimase che continuare con la recita. «Sì, vedrai
che quando ci sposeremo ti
circonderò di regali» disse, tetro, sperando che
afferrasse che si trattava di
una messa in scena. Lucy annuì soddisfatta e corse verso la
madre, saltellando
allegra.
Luna rimase in silenzio per almeno trenta
secondi, fissandolo in modo così intenso che
cominciò a sentirsi vagamente a
disagio, poi all’improvviso sorrise, in modo così
repentino da risultare
inquietante. «Sei molto carino» disse, continuando
a sorridere. «Ma non penso
di volerti sposare» aggiunse con aria dispiaciuta, prima di
porgergli la
bacchetta e allontanarsi.
«E
così, Malfoy, alla fine Luna non ti
dispiace più così tanto, eh?»
«Taci,
Weasley»
|
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Capitolo 6 *** Ecletticità [In un giorno di pioggia][066. Pioggia nella Big Damn Table] ***
Scritta per la Challenge 12
mesi di fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è In un giorno di pioggia. (066. Pioggia nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Ecletticità
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Ron Wealsey
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: mi sono detta
"Torturare Draco è bello, ma perché non mettere
qualcuno a fargli compagnia?" e Ron è venuto fuori quasi in
automatico. Perché quei due insieme sono così
ingestibili che non potevo non dedicare loro un capitolo.
Alloooora...capirete dopo il senso di tutto questo discorso, ma
sì, mi rendo perfettamente conto che se un essere umano
normale facesse quello che fa Ron alla fine ci rimarrebbe secco. Ron
però non muore perché è un mago, e
perciò ho deciso che dev'essere più resistente.
Dopo tutto, Silente è morto a centocinquant'anni, quindi i
maghi sicuramente sono più resistenti dei babbani,
è un dato di fatto.
Ecletticità
Lavorare in un asilo,
circondato da bambini di
quattro anni che chissà come avevano deciso di trovarlo
simpatico, poteva
essere stimolante sotto molti punti di vista, per qualcuno che fino a
due mesi
prima non sapeva neanche che forma avesse un bambino.
Draco Malfoy si scoprì a non riuscire a
passare un minuto senza pensare ai bambini: quando lavorava pensava ai
bambini,
quando prendeva lezioni di Babbanologia pensava ai bambini, quando
usciva con
gli amici pensava ai bambini, quando dormiva sognava bambini. E la
cosa, come da
pronostico, non gli piaceva affatto.
«La mia testa è piena di bambini che urlano, e
non ne vogliono uscire!» si era lamentato una volta contro la
primaria causa
del suo nuovo lavoro, Hermione Granger. «È tutta
colpa tua! Granger, voglio
smettere di lavorare in quell’inferno!»
«Fesserie» lo aveva liquidato Hermione,
imperturbabile. «Ti lamenti solo per il gusto di farlo, ma in
realtà lavorare
con loro ti piace un sacco».
Draco avrebbe avuto tutta una serie di
argomenti che potessero contrastare una simile affermazione, ma si era
limitato
a masticare un paio di maledizioni e a riprendere ad ascoltare la
Granger che
parlava del computer.
Lui detestava
lavorare con i bambini. Ogni minuto doveva pensare a qualcosa che
mantenesse
viva la loro attenzione, perché nell’istante in
cui si fossero annoiati
avrebbero ripreso a correre in giro e fare macello. Doveva medicar loro
le
ferite, cantare canzoncine della bua, leggere favole Babbane
immensamente
idiote (un fantomatico Principe Azzurro che sconfigge una strega senza
usare la
magia non si era mai visto), pulirli quando cadevano in una pozzanghera
piena
di fango, stare attento quando andavano al bagno perché non
si sporcassero, e
tutta una serie di cose che avrebbe volentieri evitato.
In più, la conversazione non era così
stimolante.
«Maestro Draco! Piove!»
«Ma non mi dire…» borbottò
Draco, sarcastico, stando
attento a non farsi sentire. I bambini per lo più ci
tenevano a sottolineare
qualunque cosa fosse sotto gli occhi di tutti: aveva provato a
lamentarsi anche
di questo, ma Hermione non lo aveva neanche lasciato finire.
«Sono bambini,
Malfoy, ti aspetti che parlino di politica internazionale?»
«Maestro Draco! Io non ho l’ombrello!» si
stava lamentando una bambina, mentre si avviavano verso
l’uscita.
«Tranquilla, Lizzie: puoi stare sotto il mio
finché non troviamo tua madre».
Mezz’ora dopo, un Draco particolarmente
inzaccherato, colpevole di essere capitato proprio in mezzo a una
battaglia di
fango, bussava alla porta di casa Granger.
«Si può sapere perché cavolo non mi sei
venuto
a prendere?» strillò a Ron, che era andato ad
aprire.
«Porca miseria! Sono già le quattro?»
borbottò
Ron, che evidentemente durante il giorno aveva pensato a tutto, tranne
che ad
alzarsi per riportare la bacchetta magica al suo legittimo proprietario.
«Sì, cervello di gallina! Dammi la
bacchetta!»
sbottò Draco, prima di afferrarla e ripulirsi.
«Beh, comunque devi venire dentro, hai
lezione, adesso» lo riprese Ron, facendogli cenno di entrare.
Draco obbedì, abbattuto. Le poche volte che
Weasley gli aveva fatto lezione di Babbanologia le cose erano sempre
andate per
il verso sbagliato. Si chiese perché la Granger si ostinasse
a farli lavorare
insieme, visto che Ron ne sapeva di Babbani anche meno di lui e in
più aveva
meno pazienza dei bambini all’asilo: le poche volte che si
erano trovati da
soli insieme non avevano fatto esplodere la casa solo perché
una squadra di
Auror era sempre pronta ad intervenire.
«Tranquillo, oggi non sarà difficile» lo
rassicurò Ron, che aveva indovinato i suoi pensieri.
«Visto che piove, faremo
quello che fanno i Babbani per passare il tempo: guarderemo la
televisione e
giocheremo a qualcuno dei loro stupidi giochi da tavolo»
aggiunse, indicando un
Monopoli che si trovava sul tavolo.
Venti minuti, parecchie casette lanciate sul
pavimento ed innumerevoli accuse
reciproche di frode dopo, si resero conto che il Monopoli non faceva
per loro.
«Guarderemo la TV» borbottò Ron,
chiudendo la
scatola con aria indignata. «Questo gioco è
veramente la cosa più stupida che
io abbia mai visto».
«Non ti sembrava così stupido, quando hai
cercato di rubarmi Oxford Street» borbottò Draco.
«Non ho tentato di rubarla! La mia pedina ci è
finita sopra e la stavo comprando!»
«La tua pedina era finita sulle Chance, non su
Oxford Street!»
«Stupidaggini» lo liquidò Ron, prendendo
il
telecomando. Ci armeggiò per un paio di secondi, premendo
tasti a casaccio,
finché l’apparecchio non si accese. Poi
frugò nelle tasche e tirò fuori un
foglio particolarmente sgualcito.
«Dobbiamo accendere il DVD e guardare un film»
recitò, per poi guardare il lettore con aria parecchio
allarmata, come se
avesse avuto paura che in realtà fosse Voldemort redivivo.
Draco sbuffò e afferrò la lettera di Hermione.
«Dice che dobbiamo schiacciare questo pulsante, ha persino
fatto un disegno»
disse con tono canzonatorio, premendo il pulsante di accensione.
«Dice anche
che ha scelto lei il film e che dovrebbe piacerci».
Ron fece spallucce e osservò lo schermo, sul
quale erano appena apparse le parole “Alla ricerca di
Nemo”.
«Ma quindi la madre muore?»
«Ma figurati, Weasley, è una cosa per bambini!
Vedrai che torna!»
«Ti dico che è morta!»
«Non può essere morta, è la sua
mamma!»
«Invece è morta, non vedi che non la trova?
Non c’è più!»
«Ma è la sua
mamma!»
«Vedo che lavorare con i bambini ti ha reso
sentimentale, eh?»
«Non dire idiozie» sbuffò Draco,
guardando
truce lo schermo e osservando due pesci pagliaccio attraversare la
strada. Dieci
secondi dopo, la luce di un fulmine
particolarmente potente apparve alla finestra e l’apparecchio
si spense.
I due ragazzi si guardarono, spaesati.
«Che hai fatto?»
«Niente, Weasley, ero seduto accanto a te!
Dev’essere
stato il fulmine!»
«E cosa cavolo c’entra?»
«La televisione funziona a elettricità, e
anche i fulmini sono elettricità»
snocciolò Draco, come se fosse un’interrogazione.
«Se un fulmine colpisce l’antenna della casa il
sistema elettrico va in
sovraccarico e si spegne».
«E perché si spegne?»
«Per sicurezza, credo» disse Draco, insicuro.
«Se c’è troppa elettricità in
giro è pericoloso».
«E perché è pericoloso?»
«Cosa cavolo ne so?» sbottò Draco,
seccato.
Parlare con Weasley era esattamente come parlare con i bambini, erano
irritanti
allo stesso modo e continuavano a fare domande.
«Va bene, ma quindi come facciamo a
riaccenderlo?»
«Non lo facciamo. Io me ne vado a casa e tu
dirai alla Granger che non siamo potuti andare avanti perché
è saltata la
corrente».
«La corrente?» chiese Ron con sguardo
stralunato.
«È un modo per dire
elettricità» disse Draco
stremato.
Ron annuì con aria saputa, poi scosse la
testa. «Non puoi andare a casa, devo tenerti qui tutto il
pomeriggio. Quindi o
ti ricordi in che modo riaccendere quest’affare e scopriamo
se Marlin riesce a
ritrovare Nemo, o ci mettiamo a giocare a Monopoli».
Due minuti dopo, i ragazzi erano fuori in
giardino.
«La Granger mi ha detto che tutto il sistema
elettrico è controllato dal contatore»
urlò Draco, per sovrastare il rumore
della pioggia battente, indicando una specie di cassetta attaccata al
muro.
«Dobbiamo aprirlo e rialzare la levetta, che si chiama
salvavita, e si
riaccenderà».
Ron annuì e aprì l’antina, rivelando il
contatore.
«Aspetta, però, sei tutto bagnato!» lo
fermò
Draco. «Non sono sicuro che sia una buona idea».
«E perché non sarebbe una buona idea?»
chiese
Ron, leggermente perplesso.
«Non lo so, non mi ricordo granché»
ammise
Draco. «Ma ho come la sensazione che non si debba toccare
quella roba con le
mani bagnate».
«Sarà una delle fisse di Hermione»
borbottò
Ron, scrollando le spalle. «Non vorrà che si
sporchi o fesserie simili… Vedrai
che non se ne accorgerà nemmeno» aggiunse, prima
di infilare la mano nella cassetta.
«Ecco
cos’era! L’acqua conduce elettricità e
il corpo umano funziona con impulsi elettrici, quindi se tocchi
qualcosa di
elettrico con la mano bagnata l’elettricità si
propaga e fa saltare gli impulsi
elettrici umani, per quello è pericoloso!»
Un Ron dall’aria vagamente abbrustolita e un
tic all’occhio destro lo guardò con aria
infuriata, trattenendosi a stento dal
picchiarlo.
«E perché diavolo non me l’hai detto
prima?»
|
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Capitolo 7 *** Io odio la primavera! [Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera][062. Primavera nella Big Damn Table] ***
Scritta per la Challenge 12
mesi di fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il
promt di questo mese è Potranno tagliare tutti i
fiori, ma non fermeranno mai la primavera (Neruda) (062. Primavera nella Big Damn Table).
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Io odio la primavera!
PERSONAGGI: Draco
Malfoy
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: continuo con la
storia di Draco e i bambini: sarò perseverante, e davvero
immaginarmelo mentre è alle prese con un'intera classe di
bambini Babbani mi fa sempre spisciare. Specialmente quando mostrano
misteriosi capricci senza spiegazione che solo i bambini possono tirare
fuori. xD
Mmmm... sì, il titolo è davvero stupido, ma non
mi veniva in mente niente che non rovinasse la super sorpresa finale
(ok, sì, vabbe), e questo è davvero l'unico che
mi sia venuto in mente. Vabbe, ora vi lascio leggere, al mese prossimo!
Io odio la primavera!
Se a qualcuno
fosse mai venuta la malsana idea di
chiedere a Draco: «Allora, come va con i tuoi
bambini?» avrebbe sicuramente
assistito a una scenata isterica della peggior specie, molto
probabilmente
seguita da un Avada Kedavra che avrebbe reso fiero persino Voldemort.
Secondo il suo modesto parere, i bambini erano
orribili: si sporcavano, non facevano mai quello che veniva loro detto
a meno
che non li si minacciasse di privarli della merenda, e piangevano con
una tale
frequenza da fargli temere che prima o poi si sarebbero disidratati.
La cosa peggiore di tutte era che non riusciva
a trovare nessuno con cui lamentarsi: Hermione sbuffava spazientita e
gli
rispondeva che settanta bambini sarebbero stati meno faticosi di lui,
Ginny si limitava a
ridere come una
perfetta idiota e non faceva che ripetere che in fondo quel lavoro
doveva
piacergli, visto che i bambini lo adoravano, Harry e Ron ridevano e
basta.
I suoi genitori si limitavano a scrollare le
spalle, dire che lavorare in un asilo era sicuramente meglio di
Azkaban, e che
comunque quello era un buon allenamento per quando avesse avuto dei
figli (come
se non avesse scartato immediatamente l’idea di averne dopo
tre giorni in
quell’inferno); Pansy Parkinson lo guardava comprensiva con
una faccia che gli
dava profondamente sui nervi, Goyle non capiva cosa fosse un asilo e
Theodore
non lo ascoltava nemmeno; una volta aveva provato a parlarne persino
con Luna,
ma quando lei gli aveva risposto di cercare il nido di Gorgosprizzi che
impediva ai bambini di essere buoni aveva deciso di rinunciare.
Una cosa, però, la doveva ammettere: per
quanto orribili fossero, non poteva negare che i bambini fossero pieni
di
sorprese.
Era sorprendente che riuscissero a credere
fermamente che una sbucciatura non sarebbe guarita, se mentre li
medicava non
cantava la canzone della bua.
Era sorprendente come riuscissero ad
assimilare qualsiasi cosa venisse loro detta: Brian era stato in grado
di
ripetere parola per parola la storia della Bella Addormentata nel Bosco
dopo
averla sentita una sola volta.
Era sorprendente il loro intuito imbarazzante:
li aveva osservati abbastanza da capire che nessuno di loro era magico
e che
erano tutti tragicamente Babbani, ma Lucy una volta gli si era
avvicinata con
aria cospiratoria e gli aveva detto: «Lo sappiamo che sei un
mago, ma non lo
diremo a nessuno».
A quelle parole, Draco l’aveva guardata
basito, e si era limitato a rispondere: «Ma che dici? Non lo
sono affatto! Quel
tipo che è venuto l’altro ieri e ha fatto i giochi
con le carte, lui è un
mago!»
Lucy aveva scosso la testa. «Ma va, lui era
solo un pret… un pret…»
«Un prestigiatore!» era accorsa in aiuto
Lizzie, per poi aggiungere: «Tu invece non fai dei trucchi,
quella che fai tu è
vera magia».
Draco aveva preferito non indagare su come
l’avessero scoperto, visto che era stato attentissimo a non
lasciarsi scappare
anche il più piccolissimo incantesimo involontario: aveva
intuito che,
talvolta, i bambini capiscono le cose e basta, mostrando un
impressionante
spirito di osservazione che ormai lui aveva perso. In più,
Babbani o no,
credevano nella magia, e molte delle innumerevoli storie che Draco
aveva letto
in quei mesi mostravano che c’erano anche adulti che vi
credessero: certo, le
storie dei Principi Azzurri che sconfiggevano streghe senza usare la
magia
erano incredibilmente stupide, e non aveva mai sentito parlare di fate
che
fossero in grado di impugnare una bacchetta (anche perché
era più grande la
bacchetta di loro), ma certe volte il realismo delle favole era
impressionante.
Gli unicorni erano descritti con una precisione millimetrica, i draghi
anche, e
nella gita al museo di storia naturale aveva persino visto un Diriclaw*
impagliato: checché ne dicesse il Ministero, la magia era
davvero il segreto
peggior custodito del mondo.
La
cosa più sorprendente dei bambini, comunque, era che
talvolta perdevano
completamente la testa senza apparente motivo, e talvolta impazzivano
per
giorni: Draco se ne convinse del tutto quando, un giorno di aprile,
vide Johnny
calpestare violentemente tutte le margherite che erano appena fiorite
nel
prato.
«Che
diavolo stai facendo?» disse, prendendolo per mano e cercando
di trascinarlo
via.
«Fermo
la primavera!» strillò Johnny con gli occhi che
gli lacrimavano, riuscendo a
divincolarsi e tornando alla sua opera di distruzione delle aiuole.
Draco
decise di non commentare sull’assurdità di
quell’affermazione, sollevò Johnny
di peso e lo portò in classe. «Che
stupidaggine» borbottò poi, rinunciando al
silenzio. «Non si può fermare la
primavera».
«Beh,
io ci voglio provare!» sbottò il bambino.
«Stupida primavera, la odio!»
Arrivati
in classe, Draco lo mise giù e lo guardò
stralunato: da quando era nato, non
aveva mai sentito nessuno che odiasse la primavera. Certo, non era un
romanticone che andava in estasi quando vedeva le primule in fiore e
per quello
che lo riguardava i fiori potevano anche bruciare tutti, ma chiunque
poteva
trovare un aspetto positivo nella primavera: per lui, per esempio,
significava
belle giornate e buon tempo da Quidditch. Probabilmente nemmeno
Voldemort
odiava la primavera, e Voldemort era uno che odiava qualunque cosa
piacesse
alla gente normale.
«Non
è possibile, nessuno odia la primavera» disse
infatti.
Johnny
tirò sul col naso, lo guardò sdegnato e
borbottò: «Io invece sì»
prima di
girarsi e raggiungere i suoi compagni.
«Maestro
Draco, perché Johnny piange?»
«Perché
odia la primavera, Lizzie».
«Ma
nessuno odia la primavera!»
«Lui
invece sì» disse Draco scrollando le spalle.
Lizzie
lo guardò pensosa, poi corse dalle compagne e
cominciò a confabulare. Draco
decise che non aveva voglia di sapere cosa stessero combinando, si
sedette e
come sempre cominciò a pregare che anche quella giornata
finisse presto.
Il
giorno dopo, entrato in aula, si convinse di avere sbagliato posto.
«Ma che
diavolo…»
«Abbiamo
deciso di far vedere a Johnny com’è bella la
primavera!» strillò Lizzie,
sbucando da chissà dove. «Così abbiamo
decorato l’aula» aggiunse, guardandosi
intorno orgogliosa.
La
suddetta aula era straripante di fiori, veri, disegnati o di plastica,
disseminati ovunque e in una tale quantità da far pensare a
Draco che avessero
dovuto rastrellare tutte le aiuole di Hyde Park per riuscire a trovarne
così
tanti.
«Ma
che, ehm, che meraviglia!» disse, assolutamente sconcertato.
«Sembra che sia
esplosa una bomba che invece di distruggere tutto distribuisca
fiori».
Lizzie
e le altre bambine sorrisero radiose, anche se Draco non era del tutto
sicuro
che quello che aveva detto potesse essere considerato un complimento;
si girò
per cercare la cattedra, ma l’aula era un tale tripudio di
fiori che non riuscì
a trovarla: l’unico posto in cui ci si potesse sedere era il
pavimento.
«Ma
che schifo!»
Da
Johnny in effetti poteva solo aspettarsi una reazione simile. Comunque,
decise
che non era il caso di offendere. «Non dire
così» lo sgridò. «Le tue
compagne
hanno voluto farti una sorpresa per farti vedere
com’è bella la primavera».
«Ma
io odio la primavera!» ripeté Johnny per
l’ennesima volta, con gli occhi che
avevano ripreso a lacrimare.
Lizzie
lo guardò, incredula. «Nessuno odia la primavera,
Johnny».
«Io
sì»
rispose il bambino, starnutendo fragorosamente. «Sono
allergico al polline».
*il Diriclaw
compare nel libro "Gli animali fantastici: dove trovarli", pubblicato
dalla Rowiling qualcosa come settemila anni fa. Per chi non lo sapesse,
è una creatura magica che i Babbani conoscono con il nome di
"dodo", e che credono estinto per la sua capacitàdi
smaterializzarsi quando si sente in pericolo.
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Capitolo 8 *** Cambiamenti [Incontri][025. Estranei nella Big Damn Table] ***
Scritta per la
Challenge 12
mesi di fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Incontri. (025. Estranei nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO
DELLA STORIA:
Cambiamenti
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Daphne Greengrass, Astoria
Greengrass
RATING:
Verde
GENERE:
Commedia
AVVERTENZE:
One-shot
NdA:
questa volta è stata durissima, ma alla fine ce l'ho fatta.
In fondo, se il tema è "incontri" e Draco lavora in un
asilo, l'idea può essere solo una. E visto che J.K.Row ha
deciso di accantonare la mia idea di far sposare Draco con Luna e ha
deciso invece di fargli sposare Astoria Greengrass, tanto valeva
renderle omaggio almeno in una storia. Ah, io Daphne me la immagino
così, perché mi sono stufata di tutte quelle
storia in cui lei è algida e fredda e glaciale e Serpeverde.
Chi l'ha detto che i Serperverde non possano essere persone di buon
umore e chiaccherone e piene di senso dell'umorismo?
Cambiamenti
Dopo mesi passati a lavorare in un asilo,
Draco scoprì con enorme sorpresa che ormai ai bambini aveva
fatto l’abitudine.
Non si schifava più quando cadevano nel fango,
non gli era venuto da vomitare neanche una volta quando aveva passato
tutto il
giorno al nido a cambiare pannolini, disinfettava sbucciature con
l’abilità
delle migliori infermiere, e si era talmente abituato a cantare
canzoncine
della bua che si sorprese a cantarla anche quando fu costretto a
medicare Ron,
che si era ferito nel tentativo di insegnargli cosa fosse un pelapatate.
Lavorare con i bambini l’aveva reso
enormemente paziente, molto più di quanto non pensasse di
essere: ormai, ogni
volta che Luna veniva a prenderlo all’asilo stava a sentire
tutte le sue follie
su Gorgosprizzi e Ricciocorni Schiattosi senza mai sbuffare.
In fondo in fondo, finì con l’ammettere, i
bambini non erano poi così male: bastava spegnere il
cervello a intervalli
regolari, e riusciva benissimo a conviverci. I bambini erano un
po’ come i
gatti, rifletté una volta: assolutamente adorabili quando
dormivano,
assolutamente rompiscatole quando avevano fame o più in
generale quando erano
svegli, inquietante abilità nel guardarlo con aria di
disapprovazione ogni
volta che faceva qualcosa che ritenevano fosse sbagliato.
Ma soprattutto, come i gatti, erano
enormemente gelosi delle loro proprietà e detestavano i
cambiamenti improvvisi.
Se ne accorse quel giorno in cui una bambina bionda, particolarmente
piccola e
particolarmente terrorizzata, si presentò alla porta della
sua classe.
«Bene, bambini, questa è Helen, si è
appena
trasferita! Fatela sentire come se fosse a casa sua, mi
raccomando!»
L’intera classe si voltò e cominciò a
squadrare la nuova compagna con sospetto. Draco si chiese il
perché, ma infine
decise che non voleva saperlo: i bambini erano così,
imprevedibili, e non aveva
voglia di indagare sui motivi che potessero portarli a detestare la
nuova
compagna. A lui bastava che non la picchiassero e non tentassero di
seppellirla
in giardino, poi potevano fare quello che volevano.
«Bene, Helen, questo è il tuo armadietto, puoi
mettere qua lo zainetto e la merenda, e poi puoi andare a giocare con i
tuoi
nuovi compagni».
Helen annuì, intimidita, mormorò un flebile:
«Grazie, maestro Draco» e si avviò verso
gli altri bambini, che continuavano a
guardarla storto senza dire una parola.
Draco non dovette aspettare molto per scoprire
il perché: dieci minuti dopo Lizzie e Sally, autoelettesi
rappresentanti di
classe, gli si avvicinarono con aria cospiratoria.
«Maestro Draco, chi è quella?»
sussurrò
Lizzie, con sguardo truce.
«È Helen, la vostra nuova compagna»
spiegò
Draco, chiedendosi dove volessero andare a parare.
«E rimarrà qui tanto?»
borbottò Sally.
«Fino alle elementari, presumo: i suoi
genitori adesso lavorano qui» rispose Draco, che ormai aveva
rinunciato a
capirci qualcosa.
«Ma tu vorrai comunque più bene a noi che a
lei, vero?» riprese Sally, con aria ansiosa. «A lei
non regalerai gli
orsacchiotti, vero?»
Ecco qual era il problema, comprese Draco,
assolutamente incredulo: erano gelosi. Se
Potter l’avesse scoperto probabilmente sarebbe morto dal
ridere.
«Ma bambine, io voglio bene uguale a tutti»
tentò di spiegare, pregando dentro di sé che
nessuno di sua conoscenza venisse
mai a sapere di quella conversazione: non sarebbe mai più
riuscito a mettere il
naso fuori di casa.
«Ma non si può voler bene uguale a
tutti!»
protestò Lizzie. «Il bene che hai dentro
è tutto uguale, quindi se lo dai a
troppe persone è come se non lo dai per niente!»
«Come se non lo dessi» la corresse Draco
sovrappensiero, riflettendo intensamente
su cosa rispondere: capiva che la serenità
della povera Helen per tutto
l’anno successivo dipendeva esclusivamente dalla sua
risposta. «Vi ricordate la
storia del sole?*» disse poi, illuminandosi improvvisamente.
Quando le bambine
annuirono, riprese: «Anche se il sole regalava raggi a tutti
quanti, non si
esaurivano mai, perché erano infiniti: il mio bene
è come i raggi del sole,
posso darlo a tutti perché è infinito».
Le due bambine lo guardarono per
almeno cinque minuti, senza dire una
parola. Nel profondo, Draco si augurò di averle convinte, ma
soprattutto si
chiese quando mai era diventato così poetico: il suo bene
era come i raggi del
sole? L’aveva detto davvero? I bambini lo avevano cambiato
davvero troppo, e
non era sicuro che i cambiamenti fossero davvero una buona cosa.
Dopo poco, le bambine sorrisero. «È vero che
sei come il sole» disse Lizzie, convinta. «Sei
buono e hai anche la testa tutta
gialla» aggiunse, prima di prendere Sally per mano e correre
verso Helen,
ridendo.
«E così,
Malfoy, sei come il sole, vero?»
Avrebbe ucciso Lizzie.
Avrebbe ucciso Lizzie e
Sally e Brian e Lucy e Johnny, e tutti i bambini che erano corsi dalla
Granger
a dirle che era come il sole. E poi avrebbe ucciso anche la Granger,
per
evitare che andasse in giro a riferire tutte le idiozie che diceva ai
bambini
per farli stare tranquilli.
Al momento,
però, doveva starsene tranquillo
ad ascoltare la Granger che rideva come una scema, senza poter mettere
in atto
nessun piano di vendetta.
«Non ci
posso credere» riprese Hermione,
quando ebbe recuperato il fiato. «Credevo che avrei dovuto
minacciarti per
evitare che spaventassi i bambini, e invece viene fuori che ti vogliono
bene e
sono persino gelosi! Sei proprio cambiato».
«Io non sono
cambiato!» sbottò Draco,
indignato. «Sono sempre uguale! Sono sempre io!»
«Certo che
sei sempre tu» annuì Hermione, con
l’aria di chi la sa lunga. «Sei sempre
insopportabile e cretino e ogni volta
che devo farti lezione mi viene da piangere, ma sei comunque cambiato.
Sei…
paziente!»
«Non sono
affatto paziente!»
«Sì
che lo sei! Guarda adesso! Quando ti
insegnai a fare l’albero di Natale hai praticamente ucciso un
povero abete
indifeso, e ieri sei stato in silenzio ad ascoltare come si fanno i
frullati
senza dire una parola! Sei cambiato, Draco» detto questo, gli
restituì la
bacchetta e se ne andò senza un’altra parola.
Era davvero cambiato?
Davvero uno stupido
lavoro in uno stupido asilo pieno di stupidi bambini poteva avergli
fatto
questo? Era una cosa così buona? Alla fine lui era come i
bambini e i gatti,
lui odiava i cambiamenti.
«Mamma,
secondo te sono cambiato?» chiese, una
volta varcata la porta di casa.
«Non adesso,
Draco» lo interruppe sua madre. «È
venuta a trovarti la tua amica Daphne insieme a sua
sorella…sarebbe carino se
andassi a salutare».
Daphne aveva una
sorella? Avevano passato
sette anni insieme a Hogwarts e non gliel’aveva mai detto?
Vero che,
conoscendola, non era impossibile che si fosse dimenticata di
riferirgli un
simile dettaglio. Una volta gli aveva “preso in
prestito” il libro di pozioni e
gliel’aveva detto solo dopo due settimane
che aveva passato a rastrellare l’intera scuola come un
disperato.
«Draco!
È un sacco di tempo che non ti vedo,
come stai?»
Draco annuì
senza dire niente, abbracciandola.
Non sapeva definire il rapporto che aveva con Daphne: non erano
propriamente amici,
ma lei riusciva sempre a capirlo senza che avesse bisogno di dire
nulla. Era
come una sorella maggiore, o come un angelo custode molto distratto che
la
maggior parte delle volte si dimentica della tua esistenza, ma che sa
sempre
cosa fare per tirarti su di morale.
«Passavamo
da queste parti, e ho pensato di venirti
a trovare!» continuò Daphne, parlando a
macchinetta com’era solita fare. «Non
posso credere a tutto quello che mi ha raccontato tua madre! Prendi
lezioni di
Babbanologia dalla Granger? Com’è? Scommetto che
alla fine non è così tanto
male, deve avere una pazienza infinita per essere riuscita a
sopportarti e non
averti ancora ucciso… è vero che fai il maestro
in un asilo con i bambini di
quattro anni? Come fai? Non ti hanno ancora arrestato?»
Draco sapeva bene che
Daphne parlava a raffica
senza quasi prendere fiato, ma ogni volta che la vedeva restava sempre
un po’
stordito dal torrente di parole che lo investiva. Era così
impegnato a fissare
l’amica, un po’ sconcertato, che non aveva ancora
degnato di un’occhiata la
sorella di lei, che le era seduta a fianco e la stava guardando con gli
occhi
pieni di rimprovero.
«Daphne…credo
che tu possa anche fermarti,
ora» mormorò, toccandole delicatamente un braccio.
«Che scema,
non vi ho neanche presentati!» si
scusò la ragazza. «Draco, questa è mia
sorella Astoria. Te ne avevo parlato,
no?»
«No,
mai» borbottò Draco, prima di girarsi e
finalmente osservare Astoria, e sorprendendosi di trovarla carina: si
vedeva
moltissimo che le due ragazze erano sorelle, ma la minore aveva
quell’aria timida
e riservata che Daphne invece era riuscita a sopprimere con la sua
esuberanza.
«È
un piacere conoscerti, Draco» mormorò
Astoria, guardandolo un secondo prima di abbassare lo sguardo.
«Scusala,
è un po’ timida» borbottò
Daphne. «È
come i bambini, si vergogna quando conosce persone nuove».
«Non
c’è problema, allora» rise Draco.
«Io
lavoro tutti i giorni con i bambini!»
Daphne rise a sua
volta, per poi lanciargli
uno sguardo sorpreso. «Ti è cresciuto il senso
dell’umorismo! Non ti vedo per
tre mesi e ti ritrovo completamente cambiato!»
Era davvero
cambiato, e se era riuscito a notarlo perfino Daphne vuol dire che non
si
poteva più sindacare. Guardando il sorriso di Astoria,
però, si rese conto che,
forse, alla fine i cambiamenti non sono poi così male.
*La storia del sole l'ho
rubata a Gianni Rodari e le sue Favole al telefono. Mi sembrava adatta
xD
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Capitolo 9 *** Un buon non compeanno...a te! [Compleanno][091. Compleanno nella Big Damn Table] ***
Scritta per la
Challenge 12
mesi di fan fiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
In teoria il mio giorno
è il 26 di ogni mese,
ma questo mese davvero non ce l'ho fatta, perciò ho scelto
il 30...
non ha nessun significato romantico, è solo che ieri avevo
un esame xD
Il
promt di questo mese è Compleanno. (091. Compleanno nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO
DELLA STORIA:
Un buon non compeanno...a te!
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Ron Weasley, Hermione Granger, Harry/Ginny
RATING:
Verde
GENERE:
Commedia
AVVERTENZE:
Flash fic
NdA: sono
piena di esami, perciò sono in ritardo e la storia
è così corta che chiamarla one-shot davvero non si
poteva. E' una flash fic in cui semplicemente si dimostra quanto
Hermione si si sbagliata a credere di poter lasciare Draco da solo
nelle mani dei suoi amici. Ah, ed è piuttosto stupida,
quindi perdonatemi xD
Un buon non compleanno… a te!
«Abbiamo tutto il giorno? Muoviti,
Hermione
non sarà qui fra due anni!» tuonò Ron,
all’indirizzo di un Draco Malfoy
particolarmente scarmigliato e con i capelli coperti di farina che lo
guardò
con odio, come se non chiedesse di meglio che scaraventarlo nella
camera del
Segreti a far compagnia al Basilisco.
Ron ghignò. Nonostante all’inizio ritenesse
che l’idea di Hermione di costringere tutti loro ad aiutarla
a dare lezioni di
Babbanologia a Malfoy fosse assolutamente idiota, col tempo aveva
dovuto
ricredersi. Insegnare Babbanologia a Malfoy era magnifico. Non si era
mai
divertito così tanto in vita sua, nonostante un paio di
incidenti che avevano
coinvolto un forno a microonde il cui contenuto era misteriosamente
esploso, un
pelapatate assassino e una canzoncina della bua. Inizialmente si era
chiesto
perché la maggior parte delle sue lezioni dovessero
riguardare l’ambito
culinario, ma Hermione si era limitata a scrollare le spalle e a dire
che
fargli fare le lezioni in cucina diminuiva la possibilità
che lui fuggisse.
«Non possiamo usare la magia? La Granger non
lo verrà mai a sapere e saremmo tutti più
felici» si stava lamentando Draco,
stremato.
«Nossignore! Sbrigati a montare quelle uova,
olio di gomito, su!» tuonò Ron. In
realtà aveva come il sospetto che esistesse
una cosa chiamata ‘frusta elettrica’, che avrebbe
indubbiamente reso il compito
più facile, ma guardare Malfoy mentre montava gli albumi a
mano era la cosa più
divertente alla quale gli fosse mai capitato di assistere.
Dopo parecchio tempo, lamenti e farina
rovesciata dopo, la torta fu posta trionfalmente nel forno.
«Beh, muoviti!» sbottò Ron.
«Abbiamo ancora un
milione di cose da fare! Appendi i festoni! Trova le candeline! Metti
le
patatine nelle ciotole! Spazza per terra!»
Draco eseguì gli ordini che gli venivano
imposti, borbottando ininterrottamente insulti e commenti su quanto gli
sarebbe
piaciuto dar fuoco alla testa di Ron e mettere lui sulla torta al posto
delle
candeline.
Un’ora dopo, quando tutto fu
pronto, Harry e
Ginny, che erano rimasti tutto il tempo spaparanzati sul divano a
guardare
fuori dalla finestra, balzarono in piedi. «Sta
arrivando!» strepitò Ginny
«Tutti in posizione!»
Restarono seduti nel
buio del salotto per qualche secondo,
finché Hermione non entrò ed accese la luce; a
quel punto, balzarono tutti in
piedi, urlando: «SORPRESA!»
«Ma che cavolo succede?» strillò
Hermione, che
al loro urlo aveva fatto un balzo così alto che era un
miracolo che non fosse
arrivata al soffitto.
«Mi hanno detto che è il tuo compleanno,
Granger» spiegò Draco. «Quindi ti ho
preparato la festa, senza mai usare la
magia! Ci ho impiegato quasi tutto il giorno» aggiunse, a
metà fra il
compiaciuto e l’esasperato.
«Ah, ti hanno detto così, eh?»
commentò Hermione,
lanciando un’occhiataccia ai suoi tre amici, che avevano
preso a ridere come
iene.
«Sì, perché?» chiese Draco,
guardandoli senza
capire.
«Beh, Draco…oggi non è il mio
compleanno».
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Capitolo 10 *** La spiaggia [Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello!][063. Estate nella Big Damn Table] ***
Scritta per la Challenge 12
mesi di Fan Fiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Questo caldo mi sta
sciogliendo il cervello (063. Estate nella Big Damn Table)!
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
La spiaggia
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Hermione Granger
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: (Pure)
Double drabble
NdA: così
di corsa che sentirete il vento! Ho finito gli esami da pochissimo,
devo partire dopodomani e ho lavorato un sacco, perciò sono
in ritardo! (ma voi non ci fate caso, no?)
La storia ovviamente è cortissima, non è nemmeno
una flash fic...è una double drabble, e sono riuscita a
farla di duecento parole esatte praticamente al primo colpo. Che
occhio, eh? (si pavoneggia). Ci si vede dopo le vacanze!
La spiaggia
Hermione Granger non era mai venuta meno ad un
compito: per quanto sgradevoli, noiosi o seccanti fossero, i compiti
restavano
compiti, e andavano fatti in qualsiasi caso.
Rimpianse molto di aver adottato questa
filosofia quando si trovò costretta a passare gran parte del
suo tempo con
Draco Malfoy, ma ormai il senso del dovere le era entrato nel sangue
come
veleno, e non riusciva davvero a sottrarcisi.
«Granger, ma che idea stupida!»
«Taci!» ruggì Hermione, esasperata.
«Imparerai
qualcosa sulle vacanze Babbane, e stare in spiaggia non ti
ucciderà di certo».
«Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello»
piagnucolò Draco, che avrebbe dato qualsiasi cosa per essere
in qualsiasi altro
posto con una qualsiasi altra persona, piuttosto che essere in una
stupida,
deprimentissima spiaggia con Hermione Granger.
«Sai, ti potrei anche credere» borbottò
Hermione, chiedendosi che cosa le impedisse di ucciderlo. Azkaban
doveva essere
un paradiso, in confronto a quello che stava passando lei.
«Se non fosse che
siamo in Inghilterra, è nuvoloso e non farebbe caldo nemmeno
per sbaglio».
Draco ammutolì, e
Hermione per un momento pensò
di aver guadagnato un po’ di pace.
«Granger, si
muore di freddo, torniamo a
casa?»
Sapeva che non sarebbe
potuta durare a lungo.
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Capitolo 11 *** Il colloquio [Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo][027. Genitori nella Big Damn Table] ***
Scritta per la Challenge 12
Mesi di Fanfiction!,
indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA
ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la
nostra storia,
scegliendo il giorno in
cui pubblicarla.
Ho scelto il 26
perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò
ho pensato che mi potesse portare fortuna.
(Quando non sono in ritardo,
come questa volta)
Il promt di questo mese è Ho sempre ammirato le persone
che parlano con gli occhi perché mi paiono più
svelte a capire il mondo. (027. Genitori nella Big Damn Table)
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Il colloquio
PERSONAGGI: Draco
Malfoy, Hermione Granger
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: all'ultimissimo
secondo, proprio! Non saprei come descriverla, e poi comunque non
serve: basti sapere che torturare Draco è così
divertente che penso che continuerò con questa raccolta
anche quando il contest sarà finito. Baci baci!
Il
colloquio
«No, no e poi no! Ho accettato di
imparare a
usare il cellulare, ho accettato di lavorare in uno stupido asilo pieno
di
esseri urlanti, ho accettato di occuparmi della tua finta festa di
compleanno,
ma non accetterò di fare una cosa del genere!»
«Tecnicamente, non hai accettato proprio un
bel niente» puntualizzò Hermione
all’indirizzo di un Draco Malfoy dall’aria
parecchio ribelle. «È stato il Ministero che ti ha
detto di farlo, se no ti
avrebbero spedito ad Azkaban»
«Beh, allora fammi mandare ad Azkaban!»
supplicò Draco. «Ora non ci sono più i
Dissennatori, capirai, dev’essere un
paradiso rispetto a quello che sto passando i…»
«Adesso basta!» lo interruppe Hermione,
severa. «Devi fare i colloqui con i genitori, e non
discutere, altrimenti te lo
trovo io un Dissennatore che ti dia un appassionato bacio di
bentornato!»
«Questa è una grande idea! Lo sai
l’unica cosa
peggiore di un bambino urlante? Il genitore di un bambino urlante, non
un
Dissennatore! Fammi baciare, ti prego!»
Hermione prese un respiro profondo per evitare
di prendere Draco per la gola e mettergli la testa nella tazza del
water.
All’inizio, l’idea di Ginny di costringere Draco a
lavorare in un asilo le era
parsa piuttosto brillante, ma nei seguenti mesi aveva decisamente
cambiato
opinione: ora era costretta ad ascoltare Draco che si lamentava
dell’asilo, che
si lamentava dei bambini, che si lamentava nelle canzoncine della bua,
che si
lamentava dei bagni che erano troppo piccoli…era vero che,
se non avesse
lavorato all’asilo, avrebbe trovato qualcosa di cui
lamentarsi in ogni caso.
«Vai. A. Scuola. Ora.» sibilò Hermione
con la
voce e lo sguardo così simili a quelli della professoressa
McGrannitt che Draco
non poté fare a meno di ubbidire.
Si avviò con aria depressa verso l’asilo,
vagliando il suo cervello alla ricerca di un’idea che gli
facesse sbrigare in
fretta quella seccante faccenda. Evidentemente, Hermione lo conosceva
meglio di
quanto lui non credesse.
«Colloqui individuali,
non provare a fare finta di non saperlo e a parlare a tutti i genitori
insieme!» gli urlò dalla finestra.
«Devono durare almeno cinque minuti ognuno!»
Draco sbuffò e non appena
vide la fila di genitori fuori dalla classe in attesa, capì
che quel pomeriggio
sarebbe definitivamente andato sprecato.
«Ehm, buongiorno!» disse,
leggermente, imbarazzato. «Sono Draco Malfoy, il maestro dei
vostri figli!
Possiamo accomodarci tutti in classe, poi parlerò con tutti
voi a turno!»
Il primo che si fece
avanti era un padre molto alto e dall’aria parecchio
sospettosa. «Mi sembra
molto giovane» esordì, squadrandolo da capo a
piedi attraverso le spesse lenti
rettangolari.
«Sono molto giovane»
rispose Draco, senza minimamente preoccuparsi di suonare gentile.
«Lei è…?»
«Signor Murray, il padre
di Johnny» rispose lui, senza smettere di fissarlo.
«Come mai ha deciso di fare
il maestro di asilo, sentiamo? Di solito io incontro solo donne che
vogliono
fare questo lavoro».
«Diciamo che a volte la
vita è piena di scelte inaspettate»
borbottò Draco. «Perché non si
accomoda,
Signor Murray?»
Le due ore successive
furono le più noiose che Draco avesse mai provato nella
vita: nonostante tutti
gli altri genitori si dimostrassero molto più bendisposti
nei suoi confronti
rispetto al padre di Johnny, sembrava che fossero venuti lì
esclusivamente per
declamare le doti dei loro pargoli e guardarlo mentre annuiva. Rispetto
a
quello, le lezioni di Rüf erano più divertenti di
una festa in piscina.
«Brian è un ragazzino
molto, molto sensibile…»
«Lizzie è sempre così
generosa nei confronti degli altri bambini…»
«Sally è sempre così
allegra, non trova anche lei?»
«Mary a volte mi sembra
così intelligente che potremmo iscriverla in una scuola per
bambini
superdotati, lei che ne pensa?»
Draco stava cominciando
seriamente a prendere in considerazione l’idea di scappare
dalla finestra e
consegnarsi agli Auror, quando si accorse che era rimasta soltanto una
mamma
con cui parlare.
«Buongiorno» disse,
cercando di suonare educato per poter liberarsene il prima possibile.
«Lei è…?»
«Margaret Jenkins, la
madre di Lucy» rispose lei con un sorriso, per poi guardarlo
in silenzio. Draco
ricambiò il suo sguardo, indeciso.
«Beh, non ha niente da
dire su Lucy?»
Draco boccheggiò,
sorpreso: davvero si aspettava che lui dicesse qualcosa? Non era venuta
anche
lei per dirgli quanto Lucy fosse gentile e sensibile e intelligente?
«Oh, no, mi sembra ovvio
che io pensi che mia figlia sia perfetta» disse Margaret,
sorridendo e
scuotendo la testa. «Sono sua madre! Per questo mi serve il
parere di una
persona esterna».
Bene, questo cominciava
a diventare un tantino inquietante: o lui era talmente esaurito da
esternare i
suoi pensieri a voce alta senza accorgersene, oppure quella signora
davanti a
lui era una Legilimens. «Mi scusi, ma… sa leggere
nel pensiero, per caso?»
chiese, caustico.
«Certo che no!» rise Margaret.
«Ma i suoi occhi la rendono davvero un libro
aperto!»
Questa era la seconda
sorpresa del giorno: lui era un libro aperto? Lui non era affatto un
libro
aperto! Lui era chiuso e misterioso e oscuro! «Non credo di
essere davvero così
facile da leggere» rispose, cercando di suonare gentile: in
fondo, quella
Margaret non gli dispiaceva.
«Ah, ma non deve mica
prendersela, sa? Ho sempre ammirato le persone che
parlano con gli
occhi, mi paiono più svelte a capire il mondo. Credo che lei
sia davvero il
maestro adatto per questi bambini! Grazie mille per il suo
tempo» aggiunse,
alzandosi.
«Oh,
va già via?» chiese Draco, al contempo stupito e
sollevato.
«Certo,
non credo che ci sia niente da dire su Lucy» rispose
Margaret, senza smettere
di sorridere. «Non è speciale rispetto agli altri
bambini, e non è cattiva.
Questo mi basta».
«Aspetti!»
la interruppe Draco. «Lucy è sempre stata la mia
preferita, e ora ho capito
perché! È perché ha una famiglia
normale!»
Margaret
scoppiò in una risata così forte che le vennero
le lacrime agli occhi. «Deve prima
conoscere mio marito!» disse allegra, senza smettere di
ridere. «Lucy ha
proprio ragione! Lei è proprio una persona
divertente!» aggiunse, prima di andarsene
e lasciarlo solo a guardare la porta come se non credesse alle proprio
orecchie.
«Granger,
cosa significa che so parlare con gli occhi?»
«Significa
che i detti Babbani su di te non funzionano. Tu non capisci un cavolo,
del
mondo».
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Capitolo 12 *** La svolta [080. Perché?] ***
Riprendo questa raccolta dopo
molto, molto, molto tempo. Perché sì,
perché mi diverte torturare Draco e a tratti anche Ron,
perché un'amica ha insistito che la continuassi e in effetti
un po' mi dispiaceva non continuare.
Per rendermi la vita difficile
perché se no non mi diverto, ho deciso di usare i promt
della Big Damn Table. Non ci riuscirò mai, lo so. Ma in
fondo perché non provarci?
Il promt
di questa storia è 080. Perché?
La svolta
Ci
volle un po’ di tempo perché Draco esplodesse; in
verità, Hermione si era
aspettata che succedesse molto prima.
Aveva
sopportato di tutto: aveva guardato “Alla ricerca di
Nemo”, aveva cambiato
migliaia di pannolini, aveva quasi ucciso Ron con un pelapatate. Erano
tutti
sicuri che avrebbe dato di matto dopo aver preparato la festa per il
finto
compleanno di Hermione, ma si era limitato ad alzare il naso con tutta
la
dignità di cui era capace, e con grande sconforto di Ron si
era chiuso in
cucina insieme alla torta.
Hermione
si rendeva conto di trovarsi davanti a una pentola d’acqua
dimenticata sul
fuoco: sarebbe arrivato quella piccola goccia in più che
avrebbe fatto
traboccare tutto.
E
inevitabilmente accadde: il giorno in cui vide tutte le sue
preziosissime
camicie cucite su misura uscire dalla lavatrice colorate di rosa, Draco
si girò
verso due sghignazzanti Harry Potter e Ron Weasley, e con gli occhi
iniettati
di sangue sibilò, gelido: «Chiamatemi la Granger.
SUBITO» Qualcosa nel suo
sguardo, alla Voldemort che viene svegliato alle quattro del mattino
dalle
prove della banda di paese, convinse Harry ad accontentarlo.
Mezz’ora
dopo, Hermione non aveva ancora capito che cosa diavolo fosse successo.
«Battaglie
di fango e principi azzurri, capito? Io sono stufo, STUFO, non accetto
che mi
si facciano fare queste cose, ok? E comunque anche i principi azzurri
avevano
un’aria meno ridicola di quella che avrò io, e poi
minestra sui muri della
cucina e terra e fango, io non lo tollero, va bene? Ore e ore a sentir
parlare
di fate e fiori e zucche e poi il contatore
dell’elettricità sotto la pioggia,
e poi…» Hermione non capiva se si trattasse di un
attacco isterico o di un
incantesimo Confundus riuscito male, ma non era ancora riuscita a
fermare le
urla per chiedere alcunché.
Dopo
dieci minuti di strilli, Draco si girò verso di lei. «Hai
capito?» chiese, in
tono definitivo.
«No.
Non ho capito un cavolo» rispose la ragazza, paziente.
«Le
camicie di Draco sono diventate tutte rosa» si
arrischiò a spiegare Harry,
timoroso.
«E
perché sono diventate rosa?» chiese Hermione,
guardandoli severamente.
«In
realtà non abbiamo capito» ammise Ron.
Certo,
avrebbe dovuto saperlo che mettere due uomini a spiegare a un terzo
cosa fosse
una lavatrice in fondo era un’idea molto stupida. Draco,
però, sembrava pensare
a qualcos’altro.
«Lo
vedi?» sbottò infatti. «Non è
giusto! Lui non sa un cavolo di Babbani, ed è
sempre lì che borbotta “I Babbani sono
ridicoli”, “I Babbani sono strani”, non
è che abbia una grande opinione di loro, no? E allora
perché…»
«Perché»
lo interruppe Ron, sdegnato «io non ho dato appoggio ad un
pazzo il cui scopo
primario fosse farli fuori tutti!»
«Sì,
beh, io comunque non vedo come posso imparare a non disprezzare i
Babbani se
uno dei miei insegnanti li disprezza quanto me»
Ron
sembrò troppo indignato per rispondere e si voltò
verso Hermione, in cerca di
aiuto.
La
ragazza però non disse niente, e rimase a fissarli a lungo,
riflettendo. Harry
riconobbe quello sguardo, lo stesso sguardo che aveva avuto quando
faceva
ricerche per il CREPA, quando preparava i loro piani di ripasso e
quando era
riuscita a convincerli a partecipare alla festa di Halloween. E
capì che per
Ron le cose si stavano mettendo davvero male.
Dopo
un lungo silenzio, Hermione aprì la bocca e disse
l’ultima cosa che chiunque
nel mondo, compresa Luna Lovegood, si sarebbe aspettato: «Ha
ragione lui».
«Scusa,
puoi ripetere?» chiese Ron, incredulo.
«Ha
ragione lui» ripeté Hermione, e il suo sguardo
tradiva un lieve senso di colpa.
Si capì subito dopo che non era nei confronti di Ron.
«Ti ricordi quanto mi hai
preso in giro dopo che ti ho spiegato cosa siano gli sci? E quando mi
hai
chiesto se Cenerentola era il nome di una malattia?»
«Sì,
ma era una cosa ironica!» protestò Ron, che
cominciava a temere il peggio.
«Ne
sei proprio sicuro sicuro?» chiese Hermione palesemente
incredula.
«Sì…
ehm… però io comunque non ho minacciato
né torturato nessuno, quindi è diverso»
ribatté Ron.
«Sì,
ma questo non è il punto» concluse Hermione
«Il punto è che Draco deve imparare
ad apprezzare i Babbani per riuscire a redimersi agli occhi della
comunità
magica, e avere un insegnante che nei confronti dei Babbani non nutre
un grande
rispetto non lo aiuterà di certo».
«Quindi
mi stai dicendo che non dovrò più insegnargli
niente?» chiese Ron speranzoso,
cominciando a pensare che in fondo tutte le proteste di Draco gli
sarebbero
tornate utili in qualche modo.
«No»
lo spense la ragazza «Ho chiesto a tuo padre di fargli un
discorso sul perché i
Babbani sembrino tanto affascinanti agli occhi dei maghi… E
tu sarai presente e
lo ascolterai».
Draco
annuì, diviso tra la scocciatura al pensiero del discorso
che Arthur Weasley
gli avrebbe propinato e la soddisfazione di essere riuscito ad
incastrare Ron.
Quest’ultimo non riuscì a dire assolutamente nulla
per parecchi minuti,
boccheggiando alla ricerca di qualcosa di estremamente tagliente da
dire alla
sua ragazza. Alla fine, riuscì a dire, con voce flebile, una
sola parola:
«Perché?»
001. | Inizio. |
002. | Intermezzo. |
003. | Fine. |
004. | Interiorità. |
005. | Esteriorità. |
006. | Ore. |
007. | Giorni. |
008. | Settimane. |
009. | Mesi. |
010. | Anni. |
011. | Rosso. |
012. | Arancione. |
013. | Giallo. |
014. | Verde. |
015. | Blu. |
016. | Porpora. |
017. | Marrone. |
018. | Nero. |
019. | Bianco. |
020. | Senza colori. |
021. | Amici. |
022. | Nemici. |
023. | Amanti. |
024. | Famiglia. |
025. | Estranei. |
026. | Compagni di squadra. |
027. | Genitori. |
028. | Figli. |
029. | Nascita. |
030. | Morte. |
031. | Alba. |
032. | Tramonto. |
033. | Troppo. |
034. | Troppo poco. |
035. | Sesto Senso. |
036. | Olfatto. |
037. | Udito. |
038. | Tatto. |
039. | Gusto. |
040. | Vista. |
041. | Forme. |
042. | Triangolo. |
043. | Diamante. |
044. | Cerchio. |
045. | Luna. |
046. | Stelle. |
047. | Cuori. |
048. | Quadri. |
049. | Fiori. |
050. | Picche. |
051. | Acqua. |
052. | Fuoco. |
053. | Terra. |
054. | Aria. |
055. | Spirito. |
056. | Colazione. |
057. | Pranzo. |
058. | Cena. |
059. | Cibo. |
060. | Bibite. |
061. | Inverno. |
062. | Primavera. |
063. | Estate. |
064. | Autunno. |
065. | Mezze stagioni. |
066. | Pioggia. |
067. | Neve. |
068. | Lampo. |
069. | Tuono. |
070. | Tempesta. |
071. | Rotto. |
072. | Riparato. |
073. | Luce. |
074. | Oscurità. |
075. | Ombra. |
076. | Chi? |
077. | Cosa? |
078. | Dove? |
079. | Quando? |
080. | Perché? |
081. | Come? |
082. | Se. |
083. | E. |
084. | Lui. |
085. | Lei. |
086. | Scelte. |
087. | Vita. |
088. | Scuola. |
089. | Lavoro. |
090. | Casa. |
091. | Compleanno. |
092. | Natale. |
093. | Ringraziamento. |
094. | Indipendenza. |
095. | Capodanno. |
096. | Halloween. |
097. | Scelta libera. |
098. | Scelta libera. |
099. | Scelta libera. |
100. | Scelta libera. |
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