Buongiorno mia cara.
Finalmente ho del tempo per recensire questa storia davvero mozzafiato e fantastica al tempo stesso.
Il tuo stile di scrittura mi piace tantissimo.
Sei in grado di puntualizzare ogni particolare e le personalità dei vari personaggi sono meravigliose.
Devi solo dirmi come si chiama il belloccio nel banner.
E' formidabile.
Detto ciò, sono solita a renderti partecipe dei spezzoni che ho preferito.
Rock on, si comincia.
Nessuno si era mai preoccupato di sedersi al fianco di quell’uomo e ascoltarlo, credo di essere stata l’unica ad averlo fatto in questa cittadina d’ipocriti. Buck aveva anche l’enorme sfortuna di essere lo straniero, lo sconosciuto e questo lo poneva già in una posizione di svantaggio; il suo passato che nascondeva una moglie e una figlia assassinate e l’ipocrisia di una cittadina nuova, l’avevano condotto a sedersi ogni mattina al suo fedele sgabello per crogiolarsi nell’unica cosa che lui reputava amico: l’alcool.
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Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza. Era questo che univa me e Jeremy: la sofferenza.
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Era palese che non le piacessi, proprio perché non era mia indole soddisfarla, non le fornivo mai risposte complete o che potessero dare sfogo alla sua chiacchiera, e le sue smorfie lasciavano trapelare ogni volta il suo disappunto nei miei confronti. Dopo, stranamente, le poche domande, il suo tono cambiò, divenendo più basso e saccente. Ecco che la pugnalata vendicativa stava per giungere, lo sapevo, la conoscevo troppo bene o meglio era troppo prevedibile.
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L’enorme stanza che si presentava, era semplicemente un ampio ripostiglio, presentava ancora svariate cianfrusaglie ammassate negli angoli, un luogo buio dove l’odore d’umidità era quasi opprimente, un qualcosa a cui, tuttavia, ci eravamo abituati. In tutti quegli anni non ci eravamo mai permessi di andare oltre quella sala. Non cercavamo eleganza, la sfarzosità, come neanche la comodità. Ciò che ci importava era avere un luogo nostro, dove nessuno sarebbe mai riuscito a trovarci e quella sorta di cantina, per quanto umida e lugubre, riusciva perfettamente ad accontentare le nostre esigente. L’avevamo riempita con qualche piccolo elemento: un vecchio divano appartenuto a Robert e salvato in tempo dalla discarica, due lanterne e una piccola cassa contenente qualche abito per le emergenze.
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Eppure il suo volto con quel sorriso sempre accennato, se osservato bene, lasciava trasparire il suo vero animo. Anche lui provvisto di occhiaie, procurate da innumerevoli notti insonne e pensieri, quelle piccole cicatrici, regalate da una mente insana e quelle piccole rughe, sorte dalla troppa preoccupazione che in realtà lo opprimeva e che cercava di mantenere nascosta. Era il momento del silenzio: con lui, nessun silenzio era imbarazzante, non lo era mai stato.
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La voce sicura di Robert contrasta con la mia, simile più ad un biascicare tremolante, interrotto da quel pianto che man mano diveniva più controllato, più lento, sino a presentarsi con dei semplici singhiozzi. Non dissi altro e lui fece altrettanto, troppo impegnato nel cercare di estrarre quel frammento di vetro dal mio braccio ed io, troppo impegnata a soffocare il dolore in quel whisky.
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In quell’esatto momento, in Buck, non riuscivo a vedere altro che il lato peggiore di mia madre, c’era solo una differenza: in lui vedevo anche uno spiraglio di luce, in mia madre l’oscurità di un profondo abisso. Arrivai ad una conclusione semplice, ovvero: se non potevo salvare mia madre, avrei salvato lui.
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Una voce mise fine a quel fiume di pensieri, riportandomi inevitabilmente alla realtà. Constatai di non essere sola in quella sala, ritrovando insieme a me, seduto ad uno dei tavoli più distanti, la fonte di quella voce: un ragazzo. Non dimostrava più della mia età, possessore di uno sguardo magnetico, donato da occhi chiarissimi, messi in risalto da una chioma scura. Un volto nuovo, mai visto e dato che in quella città era piuttosto raro incrociare facce nuove, mi accorsi ben presto che le mie occhiate su di lui divennero particolarmente insistenti.
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Mi trovai spiazzata, schiacciata dal discorso effettuato da quel giovane dall’aspetto curato e ricercato; non risposi, limitandomi ad osservarlo mentre lui già si muoveva verso il bancone per recuperare quella tazza di caffè. Il suo abbigliamento combaciava egregiamente con i suoi modi sicuri: un completo scuro, unito da una camicia bianca e lasciata un po’ aperta sul petto, oltre ad un paio di scarpe eleganti e prive anche di una sola macchia. Me lo ritrovai immediatamente davanti, con la sua mano che già avvolgeva quella tazza ricolma di caffè; la vicinanza mi permise di studiare al meglio quel volto giovane e dalla carnagione chiara, ricoperta di pochissime lentiggini.
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Ogni mio movimento, ogni mia frase, ogni cosa di me era in grado di trasmettere un certo senso di stanchezza, anche il modo con cui iniziai a mangiare quelle frittelle: piccoli bocconi masticati con inerzia; un cibo ingurgitato per soddisfare i due uomini e non la mia fame inesistente. Era proprio quella stanchezza, quel mal di testa e il pungente dolore al braccio che con forza mi riportavano il pensiero alla notte trascorsa e a ciò che ora sarebbe accaduto. Una cosa era certa: avrei preferito andare a dormire sotto un ponte invece di ritornare a casa, da lei.
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Abbandonai il piatto nella mano di Jeremy e chiusi gli occhi nel momento esatto in cui le labbra di lui andarono a posarsi contro la mia fronte e le sue dita ad immergersi nella mia chioma. Era solito salutarmi così, un gesto semplice ma in grado di trasmettermi non solo il suo amore ma anche ogni emozione che lui provava. Quel bacio, in fin dei conti era uno specchio che rifletteva fedelmente il suo stato d’animo.
Ed ecco qui!
Non vedo l'ora di poter leggere il settimo capitolo.
Non ti perderò di vista, nono! XD
Un grande abbraccio tesoro,
e ancora, tantissimi complimenti!!
{ emotionallycompromised }
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