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di Francine

Questa storia ha ottenuto 57 recensioni.
Positive : 57
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/05/14, ore 01:13
Cap. 8:

Molto, molto bella.
Una cosa che ho notato e che mi piace moltissimo è questa capacità di usare lo scenario.
È tutto molto vivo, molto palpabile, e viene reso con metafore e similitudini che muovono la scena invece che appesantirla.
Gerda stessa è magnifica nel suo orrore, e i gesti di Aphrodite (le rose nere nella gola, il sorriso di circostanza, lo rosa finale nella schiena, questo aspettare il sole che uccide, ribaltando il concetto di notte da malvagia a benevola) sono molto "fisici", molto corposi, se così vogliamo dire.
La stessa struttura sintattica che hai, con questi periodi più lunghi che si alternano a periodi brevi e secchi, che ricordano un flusso di coscienza, questi Che non aspetta che tu gli apra. Entra da sé. Senza chiedere permesso. che sembrano riflessioni naturali, spontanee, come quando uno riflette e le cose gli escono un poco alla volta, funziona benissimo.
Sono rimasta davvero colpita da questo capitolo e da questo Aphrodite, bellissimo, dolciastro e letale - eppure splendente, come le sue rose.
Appunto di meraviglia su Gerda quando gli dice "questo paese ha perso il senso del sacro" e io giù di urletti alla pterodattilo, perché ho pensato a tutto quello che fa il cavaliere dei Pesci con il Sacerdote e al significato di sacro e FEELS, ecco.
Complimenti e complimenti! ♥♥♥♥♥♥♥

*porge wafer al caffè*
(Recensione modificata il 30/05/2014 - 01:15 am)

Recensore Master
09/05/14, ore 23:40
Cap. 7:

Morire e rinascere è faticoso.
Se la morte è la pace del nulla, alla vita appartiene l'immenso dolore del risveglio, minuscole punture che risvegliano un arto addormentato.
Questo incontro/scontro tra Doko e Sion è bellissimo, pieno di malinconia e rabbia e voglia di liberarsi dalle maglie di un destino già scelto.
Sarà la mia situazione attuale, sarà che il tema sacrificio è sempre molto attuale, ma c'è un momento in cui ti spezzi  e per assurdo diventi più forte.
Quel momento in cui il dolore si anestetizza e mollare non è più un'opzione plausibile, perché i colpi sono stati troppi e ormai cosa ho da perdere?
Dignità? Orgoglio? Libertà? No.
Vai avanti, come le persone gravamente ustionate, che camminano eppure sono già là, dove la vita non esiste più.
Vai avanti e giochi tutto - perché lo spasmo della morte è troppo forte per farti cedere.
Bellissimo capitolo, bellissimo; complimenti. ♥♥♥♥♥♥

*porge biscotti ripieni alla Nutella*
(Recensione modificata il 09/05/2014 - 11:41 pm)

Recensore Junior
09/05/14, ore 22:16
Cap. 7:

E qui si arriva al concetto di mentore, di genitore di guida. Perché si, un po' tutti brancoliamo nel buio, quando portiamo un figlio o un allievo ad essere attivo nel mondo. perché i figli sono i figli della vita, ma siamo noi gli arcieri che li fanno scoccare dal proprio arco, e speriamo di aver preso bene la mira, e di aver infuso abbastanza forza nelle loro gambe perché possano camminare da soli. Speri di aver avuto la fortuna di poter spendere pomeriggi con loro ad insegnare che è tutto lì, dentro di loro, ma devono avere la forza e il coraggio di guardare e provare.
E cadere
E rialzarsi
E cadere di nuovo.
Perché non si finisce, come l'orario d'ufficio e mai si inizia: è come se fosse tutto lì, proprio dentro di noi.
E attende solo quella scintilla che faccia dire, è ora!

Recensore Veterano
09/05/14, ore 14:53
Cap. 7:

Dohko e Shion...ah, che dolce colpo al cuore! *sospira sognante come un'imbecille*
Adoro quando nella mente dei personaggi riemergono ricordi nostalgici e chi, in Saint Seiya, può avere più ricordi da rivivere del Venerabile Libra? E questa conversazione tra i due, migliori amici separati dai compiti che Atena gli ha affidato, dalla morte e da quasi 250 anni di tempo, che per una ragione o per un'altra hanno di nuovo l'aspetto di quand'erano giovani (sarà perché sono della Bilancia anch'io, ma Dohko per me è un FAIGO da paura!), ritrovatisi per l'ennesima Guerra a fare da guide e per un po' anche da "padri" ai Saint di questa generazione, è qualcosa che mi manda in brodo di giuggiole!
Sto leggendo 'The Lost Canvas' e sono perfettamente d'accordo, ascoltando DM nella fase 'delirio da psicopatico' c'è veramente da chiedersi dove diamine si è perso Manigoldo! *sviene di fronte alla figaggine del Cancro '243 years before'...*
E poi come al solito, c'è la tua sublime abilità nel tracciare un'immagine del paesaggio con due parole che parrebbero quasi buttate lì per caso e invece sono perfette per quell'istante...E mi fai venire una voglia matta di andarmene in un posto sperduto per vedere la Via Lattea, per sognare anch'io di tornare alle stelle...e magari sentire un po' di Cosmo nell'anima!
Sorbettino, che è quasi estate?
JudithlovesJane

Recensore Veterano
01/05/14, ore 12:59
Cap. 6:

Oddio.
Sono senza parole.
Questo capitolo è...credo che fantastico non basti a definirlo; la profondità delle emozioni di Shura è quasi un abisso, un abisso in cui perdersi non sembra neanche una così cattiva idea!
Trovarsi così vicino ad Aiolia e non potergli spiegare, guardare Athena e non sapere come avvisarla, i ricordi di un passato che non sapeva nemmeno di avere...Il disperato bisogno di spiegarsi con Aiolos, che si risolve con uno sguardo davanti al Muro del Pianto...(mi viene il magone se ripenso a quella scena dell'anime!)
Shura si è ufficialmente conquistato un pezzo del mio cuore. <3
Questo capitolo si merita un cappuccino con una fetta di Sachertorte, mia cara.
JudithlovesJane

Recensore Master
01/05/14, ore 12:33
Cap. 6:

Quando leggo le tue storie rimango sempre qualche minuto buono davanti al pc mormorando bellissima, davvero bellissima.
Questo ritratto di Shura fa male, eppure c'è anche la speranza, la redenzione, il pentimento.
In Shura il senso di giustizia diventa quasi un limite, una lama che lo punge e lo lacera, perché lo porta a compiere azioni come quella contro Aiolos, un modello, un'ispirazione, un Saint come lui.
Se da un lato questo gli impedisce di vedere le sfumature di grigio, dall'altro ci offre un personaggio tormentato e che tu hai saputo rendere benissimo.
E quel finale - OH, QUEL FINALE - mi ha fatto sciogliere, sappilo. ♥♥♥♥♥♥

*porge pasticcini*
(Recensione modificata il 01/05/2014 - 12:33 pm)

Recensore Junior
01/05/14, ore 08:57
Cap. 6:

Tu NON puoi farmi questo. E lo sai. Non ora che sto scrivendo di El Cid, non stamattina che qui c'è il sole e il giorno sorride. Perché, diamine, mi hai fatta sentire lì con lui su quelle maledette scale, con il braccio attorno alle sue spalle per dire che no, non l'avrei ascoltato.
E c'ero anche quando è stato preso dal ghiaccio e spinto in un incubo ancora più grande.
E mi hai abbagliata con le tue parole come il sole che si riflette su un pezzo di vetro.
Shake it out, sorellina.
Caffè?
(Recensione modificata il 01/05/2014 - 09:33 am)

Recensore Veterano
25/04/14, ore 18:06
Cap. 5:

Che posso dire? Povero, povero Saga...capitano tutte a lui! Prima se ne sta per tredici anni sotto il controllo della sua parte malvagia (sospetto schizofrenia, o un disturbo bipolare...Farsi vedere da un medico no?), poi quel rompiscatole di Ade lo va a prendere agli Inferi per ordinargli di uccidere Atena...E poi gli tocca anche ammazzarla sul serio! A Kurumada non doveva stare granché simpatico, per fargli capitare tutte 'ste rogne...
E' incredibile quanto bene tu riesca a rendere le emozioni e i pensieri più profondi dei personaggi: sei riuscita a far sembrare più umano persino Death Mask, a cui io ho sempre diagnosticato una psicosi incurabile (sarà perché ha pestato a sangue il mio povero Shiryu?)
Ho visto la serie di Hades solo poco tempo fa e sto ancora cercando di elaborare il lutto per la morte dei Cavalieri d'Oro (se penso ai Saint del Capricorno e del Leone che ci sono sulla serie Omega riesco quasi a immaginare Shura e Aiolia che si rivoltano nella tomba...>.<), quindi leggere questa tua opera sia decisamente terapeutico...grazie!
Posso azzardarmi ad offrire un po' di uovo di Pasqua?
JudithlovesJane

Recensore Master
25/04/14, ore 13:02
Cap. 5:

*decede facendo un sacco di rumore e svegliando il gatto grassoccio*

Evocativa è dire poco per questo capitolo.
La figura di Saga è triste e terribile allo stesso tempo, un uomo - un Saint - che cerca il suo riscatto e che si ritrova invece a dover chiudere il cerchio, compiendo quel gesto.
Nel particolare, pare un karma spietato quello del carnefice, un ruolo che non può - che non riesce - a scrollarsi di dosso e che tu hai reso benissimo, con un ritmo incalzante e un uso delle metafore spettacolare, per nulla pesante.

*gioisce*

DonnaH, tu scrivi meraviglie, ecco. ♥♥♥♥♥♥

*porge panino: è ora di pranzo*

Recensore Junior
25/04/14, ore 09:06
Cap. 5:

Ciao. Complice il fatto di aver appena rivisto alcune puntate della serie Hades, tra cui questa, ho apprezzato tantissimo la tua descrizione.
Sembra di essere li' con loro.
Forte, potente, ogni frase una lama nel cuore di Saga. Il fatto di "tradire" di nuovo, dei nuovi compagni al suo fianco, il sacrificio degli altri, la richiesta di Atena, la sua morte. Tanto, forse troppo anche per lui.
E comunque il tutto e' bello e struggente in un ritmo incessante che sale man mano che ci si avvicina alla meta.
Gestisci magistralmente tutte le situazioni.

Recensore Junior
25/04/14, ore 08:14
Cap. 5:

Sono rimasta davvero a bocca aperta di fronte a questa. E sai quanto io l'apprezzi. Sai quanto io adori Saga e ami perdermi nel suo personale labirinto. Talmente fitte le ombre e brillanti le luci che nemmeno lui riesce più a scorgere se stesso al di là di quanto ha creato.
La forza che conferisci ai simboli, qui usati a metà strada tra archetipo e dimensione del reale conferisce alla tua storia un equilibrio di forze che ci porta, per un momento ad essere lì con loro a vedere sul serio che cosa sta succedendo.
Amo la grafica del dialogo, amo la scelta di personaggi e ambientazioni.
Amo Saga sul quale potrebbero essere scritti tomi e tomi, ma tu con pennellate sapienti gli hai restituito lo spessore che merita.
Come sempre, sorellina, caffé?

Recensore Junior
18/04/14, ore 07:58
Cap. 4:

Ecco, questo è esattamente quello che intendo quando dico capolavoro. Hai reso in maniera magistrale le note di luce e di ombra di un personaggio che adoro, adoro nella sua meschina umanità, nella sua consapevolezza di essere una sorta di antieroe.
Nella sua attualità di dover immergere le mani nel fango ancora e ancora per il bene di quella giustizia che non è fatta solo di oro e di luce, ma anche di fango, sangue e lacrime.
Per il sogno di Saga, che a lui, non ha dovuto nemmeno chiedere nè ha dovuto fingere di essere chi non era. Perchè a quelli del Cancro, fessi non li fai, e io lo so bene.

Recensore Master
18/04/14, ore 00:51
Cap. 4:

Vorrei farmi una foto per farti vedere in che modo mi ha ridotto questa storia.
Vorrei esprimere con la tua stessa forza la bellezza di questo sentimento - amore? rispetto? pietà? - ma non credo di esserne in grado, per cui accetta questa recensione di pancia e di cuore, se puoi.

Il capitolo si muove in un crescendo che prende alla gola, la schiaccia, scende verso il basso, lì, proprio tra le costole, e spreme.
Schiaccia, rovista, strappa, morde e infine lo risputa anche.
C'è una solennità nei gesti di Cancer impressionante, una condizione magnifica e tremenda allo stesso tempo.
Andrea che muore per un atto di pietà - il suo e quello che lui le concede, terribile.
Death Mask che muove un amore fuori dagli schemi, fuori dalle righe, fuori e basta.
La guerra, in tutta la sua forza, in tutta la sua vile potenza e in tutti i suoi paradossi, ossimori che il cavaliere elenca con cura, quasi con rabbia.
Il momento del nulla, dell'attesa del perdono, del ritorno e dell'insegnamento ultimo.
Quel punto in cui l'amante perde - e dio, mi si è lacerato il cuore quando ne ho capito il peso.
Questo capitolo è un capolavoro, punto.
Il tuo stile lo rende unico, perché divora il lettore e le pagine senza pesare, senza perdersi, senza macchiare.
Le tue parole - i tuoi concetti, il tuo sentire - l'hanno reso unico e io non posso che dirti grazie di cuore per questo regalo: splendido lavoro. ♥♥ ♥♥ ♥♥ ♥♥ ♥♥

*porge barra di cioccolata GIGANTE e torna a piangere nel suo angolino*

Recensore Junior
11/04/14, ore 22:56

E facciamo l'en pleine.
Dal tre al due. Recuperiamo. L'ho promesso. Ne?
Orfeo e Euridike.
Una storia d'amore; senza dubbio. Una bella rilettura in chiave saintseiya e "moderna" della loro favola. E, lo sai, se c'è la mitologia per me è un invito a nozze.
Più che la storia in sè (che ho molto apprezzato e poi ti commenterò per bene), mi ha interessato la tua versione del loro mito. Perchè di loro due ho sviscerato la storia per una mia originale e quello che avevo creato era un'ossessione così vicina e assieme lontana dalla tua da invitarmi solo ad uno stupendo confronto.
L'Orfeo che emerge dal tuo scritto è assieme cavaliere e uomo; è il dovere d'amore verso la donna amata e la dedizione ad una causa trasposta in assoluto. E un uomo che fa dell'armatura un uso personale, il più grande uso che un'armatura e Atena stessa possano accettare: quello di un atto d'amore.
Tanto è traditore Orfeo per l'abbandono del Tempio, tanto è grande il suo gesto perchè altro non è che la volontà di Atena per una delle mille tortuose possibili vie di manifestazione.
E c'è lei. Euridike.
La sua esistenza proiettata al passato (è con un ricordo che la introduci. Non a caso); la sua esistenza che è consumata nel rimpianto, nella più sottile e dolce delle pene: rimpianto per la vita, rimpianto per il sole, rimpianto per l'inganno di cui sono stai vittime; rimpianto per quell'esistenza crepuscolare che non concede pace nè a lei nè ad Orfeo e non si esaurisce in strazio ma in continua illusoria speranza. Per quella non vita abbandonata in altri fiori diversi dai bianchi asfodeli di morte di un giardino tanto conosciuto, ormai, quanto è diventata estranea la campagna di Grecia con il solletico dell'erba sulle caviglie e il profumo del sapone e del sole nel bucato. La dolcezza di un gioco di ragazzi che imparano come di fa l'amore, che imparano l'amore e si innamorano prima che fra loro, del desiderio di amarsi.
Euridike è solo alla fine, in morte, la donna e la sposa che avrebbe voluto essere in vita; la donna di un uomo che ha fatto della battaglia il primo dei doveri e il più grande degli onori; di un uomo che ha rovesciato gerachie e valori per restarle accanto e che raccoglie con l'orgoglio del riscatto un ruolo che potrebbe strapparglielo per sempre. E la dolcezza tragica della figura della madre, di quella voce di coscienza che tanto ricorda gli umili dei testi drammatici greci, la loro verità troppo onesta e reale per poter essere solo accettata. E che va prima di tutto vissuta.

(scusa. Temo proprio che sia diventata sconclusionata, come recensione.)

Recensore Junior
11/04/14, ore 22:42
Cap. 3:

Ok. Non ho resistitio.
E spero che mi perdonerai questa recensione che, ti premetto, sarà probabilmente sconclusionata e tanto basata sull'empatia momentanea da risultare più un delirio che un'accozzaglia di parole con un minimo di coerenza.

Per prima cosa (e spero mi perdonerai) questa è una storia che dimostra la tua vita.
Perchè è una storia matura, dura, con le sue piccole soddisfacioni e le sue crude realtà, condotte con quelle pennellate sfumate che ne dilatano la magnificenza e l'orrore.
Rèmy è tanto umano, questo cavaliere dai tratti donchisciotteschi che fa complicità e dolcezza e che si delinea netto come quei sorrisi che ti bucano la testa e ti sembra di vedere lì, nell'ombra dell'occhio, in fondo all'angolo della stanza. Con quel suo modo di insegnare la vita in una famiglia che non è una famiglia e ha in sè il calore e i contorni della quotidianità più rassicurante.
Dove Etienne non è un cavaliere ma un bambino che prima che ad essere saint impara ad essere uomo; impara nella paura che eco di rimozioni antiche, che diventerà terrore di abbandono e orgoglio di padre. Di un bambino che vive del suo mondo di protezione e violenze nelle consapevolezze distorte dei cinque anni visti dalla sicurezza di spalle sicure e nel fumo di sigarette che sanno di strada. Nella paura di un cielo troppo grande, capovolto e terrorizzante, per non mangirselo, quel bambino che sta imparando l'infinito che racchiude.
Che porta l'orgoglio delle stelle prima nell'orgoglio di un legame con un uomo che è come un padre.
Perchè mi piace immaginare che Rèmy non sia il padre, ma la figura paterna di riferimento sì. Mi piace immaginare questa quotidianità senza belletti, uno spaccato non edulcorato ma vivido di una Parigi, di una Lione, di una Bordeaux. Di una città di Francia vissuta come un borgo, con le sue piccole beghe di quartiere che hanno il potere di sconvolgere le vite. Anche la più piccola e ignara.
E in questa bailamme esistenziale, un cavaliere che senza armatura e senza cavallo; un cavaliere che gioca a fare il padre con un bimbo che gli diverrà superiore. Un uomo che si fregia di un titolo che è un insulto, e che ha nel cuore e sulla pelle la ruvidezza delle montagne celtiche, quel misto di selvatichezza e genuinità da animale selvatico e scaltro. Da faina, appunto.
E chissà perchè mi viene in mente il vecchio Faria, con la sua saggezza ruvida e profonda. Sarà l'aria di Francia che qui si respira, sarà il nome parlante di Rèmy, quel suo legame con la medicina, con un pharmakòs miracoloso che sembrano essere le sue sole semplici parole prasportate in azioni; sarà quel suo remare un po' scanzonato un po' ubriaco della vita che lo rende un affascinante bastardo buono. Un cavaliere di latta così umano da non poter essere che autentico.
E sarà la tua capacità di rendere stupende situazioni tanto semplici, di descriverle con l'eleganza della naturalezza e il filtro del narratore saltellante fra la realtà dell'uomo e gli occhi del bambino. Sarà che, questa storia, l'ho percepita tanto adulta, tanto dura in quella vita di minacce, nei timori di un bambino che non capisce, nel simbolo di una testa di cavallo d'avorio che fa male, nella protezione maschia a pugni di una donna; sarà che l'ho trovata forte da far male. Sarà quel che sarà, ma mi è piaciuta.
E mi ha lasciato un magone di quelli catartici. Di quelli che non se ne vanno nè su nè giù e devi solo aspettare che si disciolgano. E sono quelli che ami di più.
Come Rèmy. E le petite Etienne.