Cosa è successo? Oh mio dio...
Il capitolo si è aperto in una maniera così carina e deliziosa. Cas che trova un micio e che lo porta a casa, è stata una scena che in un certo qual modo richiama quello che Mary e Dean hanno fatto per lui: portare a casa un ragazzo solo, smarrito, abbandonato e bisognoso. Poi, essendo io vecchiotta, tutto questo mi ricorda la pubblicità di una famosa marca di pasta, dove una bambina con l'impermeabile giallo, in un giorno di pioggia, al ritorno da scuola, trova un gattino tutto bagnato e lo porta a casa dai genitori.
Il capitolo si fa più teso quando Dean decide di fare forse la mossa più lunga della gamba. E chiede, fa quella domanda, perché vuole sapere, vuole capire. Lui prova qualcosa per Castiel e, proprio per questo, non mi sento di dargli tutti i torti. Non glielo ha chiesto per cattiveria, o per far soffrire il ragazzo. Ma solo per capire, in modo da poter intervenire se dovesse succedere qualcosa o nel caso in cui il ragazzo decidesse nuovamente di non parlare più o, peggio ancora, di farsi del male. Il problema di Dean è che è troppo coinvolto emotivamente. E questo lo ha portato ad usare delle parole forse sbagliate, ad alzare la voce.
Dall'altra parte abbiamo un Castiel che non vuole parlare di tutto quello, non vuole rispondere alla domanda, si stupisce persino del perché Dean gli fa una domanda simile, dovrebbe essere ovvia la risposta. E arrivano come coltellate quelle parole dell'altro "E' una scusa" o quella frase “Perché ho imparato a conoscerti e so che sei molto labile e alle volte ho davvero paura che un giorno possa svegliarmi e trovarti in una pozza di sangue come è successo già una volta, se ricordi!". Castiel vuole essere una persona nuova, vuole avere fiducia di poterlo essere, e invece Dean con quelle parole gli ha fatto capire di non averne, o di averne comunque poca. E così sputa fuori tutto quello che ha dentro, tutto quello di cui è stato privato da Michael, tutto, come un vulcano in eruzione. E Dean si rende conto di aver sbagliato l'approccio, di aver commesso un errore.
Non mi sento di dare completamente ragione né all'uno né all'altro. Entrambi hanno le loro ragioni, ma anche le loro mancanze. E su quest' ultime entrambi, seppur lontani, hanno avuto modo di riflettere.
L'ultima parte del capitolo è inquietante. Michael è inquietante. Il modo in cui conosce il numero di Castiel, in cui sa dove lavora e quel "Ti ho tenuto d'occhio per tutto questo tempo. Non sei mai stato da solo, non ti ho mai lasciato" proietta angoscia allo stato puro.
E' stato bruttissimo vedere Castiel, così sicuro di essere ormai una persona nuova, ricadere nel condizionamento mentale di Michael, anche solo dopo averlo visto. Ed è stato ancora più brutto (o bello, ancora non so decidere) vedere come Castiel abbia anteposto il bene e la salvaguardia di Dean al suo. E in quel retrobottega, ora più che mai, riecheggia la frase di Olaf "L'amore è mettere il bene di qualcun altro prima del tuo".
Tremendo invece, vedere Dean con le mani legate, che ha dovuto ingoiare mille aghi e reggere la messinscena di Castiel, lasciandolo lì con Michael, anche se lo ha abbracciato, infilandogli sicuramente il telefono in tasca e sussurrando quella promessa "“Ti vengo a prendere, non ti preoccupare.”
Ecco io ora ho l'ansia e un senso opprimente al petto, al solo pensiero di sapere Castiel solo con Michael.
Devo leggere assolutamente il prossimo capitolo.
Alla prossima
Sara |