Eccomi qui, comincio a recuperare i miei troppi arretrati da questa storia, perché i tuoi (meravigliosi) aggiornamenti ravvicinati non vanno affatto d’accordo con la mia lentezza nel leggere e lasciare pareri!
Così, dopo settimane, possiamo dire che Finno ha preso la sua decisione ed io la mia: leggere la storia tutto d’un fiato e gettarmi in quello che – aimè – sarà un commento alquanto caotico e approssimativo, teso a “coprire” tutti e nove i capitoli. Non è l’ideale, lo so, ma considerando il periodo non propriamente felice, temo che non riuscirei a lasciarti un commento per ogni singolo capitolo.
Sarò assolutamente sincera: l’inizio è stato alquanto destabilizzante. Mi sono svegliata con Finno, solo che a differenza sua aveva perduto ogni coordinata. E ammetto anche che, nonostante ci sia stato un ottimo sviluppo della storia, a volte mi ritrovo ancora un po’ spaesata. Tuttavia credo che questo sia abbastanza normale: si tratta di una storia AU ed io sono una persona che tende a legarsi al canone, al conosciuto e di AU – per giunta – non ne avevo mai lette prima.
Probabilmente l’ambientazione contemporanea e realistica contribuisce ad accentuare il mio senso di estraniamento, ma devo dire che il mio impatto con la “reinterpretazione” di alcuni personaggi è stato mitigato dal fatto che mi ero imbattuta in fanart modern AU dei Feanarioni (forse riferite ai lavori di LiveOak?) in cui – ad esempio – Curvo appariva proprio come un adolescente benedetto da un genio tecnologico.
Il quadro in cui hai inserito la vicenda è molto curioso, almeno per me. Non so, non avrei mai immaginato la famiglia di Finwe imprenditrice e questa trasformazione dei Silmarilli in fonte di luce innovativa, nonché di Feanaro in una sorta d’inventore/ingegnere/scienziato, pesca dal canone, vero, ma è riuscita a stupirmi. Ho pochissima fantasia e avrei immaginato Feanaro comunque fabbro o forse un orefice con propensioni per la linguistica.
Sorpresa a parte, l’idea della società di famiglia è davvero intelligente: le dinamiche di potere di un regno possono in effetti traslarsi in questo contesto (e sarebbe divertente inquadrare tutti i ruoli nella società – che minimo, minimo dovrà essere una S.r.l. – sindaci, amministratori, eccetera).
Poi ho molto apprezzato come sei riuscita a inserire il particolare del Quenya, questi rimandi sparsi un po’ ovunque a una lingua d’origine che i figli di Nolofinwe hanno forse dimenticato, ma che nella famiglia di Feanaro continua ad essere presente. Parole, o meglio nomi, che sembrano proprio avere le caratteristiche di shibboleth (o che Feanaro “utilizzava” in quanto tali?). E questo è stato un punto di contatto con il canone che ho amato ritrovare nel testo (nonché nello splendido capitolo 5, in cui Finno chiede delucidazioni e fa uso del nome “Maitimo”) e mi ha fatta sentire in qualche modo a casa.
Tutta l’idea dell’investimento di Feanaro, poi, introduce un nuovo elemento rispetto alla storia canonica: il mistero, l’indagine di Nelyo che lo porta su terreni pericolosi, inducendolo a separarsi da Finno. E per quanto sia sollevata dal fatto che, almeno in questo universo alternativo, l’allontanamento tra i due non sia imputabile alle idee di Feanaro, in parte condivise dallo stesso Nelyo, è un po’… triste (?) pensare che in famiglia quasi nessuno sappia che Feanaro è stato ucciso con dolo, per giunta dagli stessi rivali in affari che hanno causato “l’incidente” di Finwe.
In ultimo, sul versante contesto, fammi apprezzare l’idea di Melkor imprenditore-rivale. Forse non dovrei, ma trovo la cosa estremamente divertente!
Veniamo ai personaggi. Ti dicevo di come l’impatto con (alcuni) Feanarioni sia stato in parte smorzato, ma è anche vero che trovare Tyelko così amico di Finno, mi ha sorpresa. È mia convinzione che abbiano quasi la stessa età nel canone, tuttavia non li avevo mai immaginati così tanto vicini (forse a causa del fatto che a Finno accosto sempre Aikanaro e Angarato).
E poi, ammettiamolo, due fanart in croce non forniranno mai la preparazione necessaria a questo tuo Curvo. Per quanto fatichi ad accettare del tutto questa sua… “versione”, vorrei davvero sapere di più sul suo conto, avere la possibilità di leggerlo ancora e ancora. E a proposito di questo, l’ultimo capitolo è stata una rivelazione (sotto più punti di vista). Forse, la mia idea di lui stride un po’ con questa sua propensione ad aiutare Finno a comprendere le recondite ragioni di Nelyo, ma è anche vero che qui incarna un perfetto deus ex machina. (Tra l’altro, il fatto che anche Curvo sapesse di loro, mi fa supporre che tutti i fratelli ne fossero a conoscenza, e solo Feanaro e Nolofinwe non avessero scoperto la cosa…)
Ma la parte più difficile di questa recensione è parlare di loro, di Nelyo e Finno. Anzi, Maedhros e Fingon.
Ora, l’ho già ammesso e lo ripeto: inizialmente quel Fingon in compagnia, risvegliato bruscamente da Tyelko, mi ha lasciata davvero, davvero stranita. Poi sono cominciati quegli sguardi al passato (lo dico qui, così da non perdere complimenti importanti per strada: è stato meraviglioso ritrovare l’incastro fra presente e passato con cui mi hai viziata in TAM), e oltre il ragazzino in moto che deve recuperare materie scolastiche, ho iniziato a “vedere” Finno. Ma la cosa più curiosa è che ho iniziato a “vederlo” nel momento in cui gli hai accostato direttamente Maedhros. E lo stesso è valso per quest’ultimo.
Direi che li ho ritrovati l’uno nell’altro, in quella mano che si danno quasi per sbaglio al concerto di Kano, in quelle arrampicate, in quei discorsi che non riescono ad affrontare a voce e convertono in messaggi (poco conta che siano virtuali), in quel loro essere incerti, sospesi l’uno con l’altro, ma sicuri, vincenti, intraprendenti se presi singolarmente.
Ho notato che tra i due hai evitato l’argomento “genitori”, o meglio è uno spettro, un’ombra, che incombe alle spalle di Nelyo, ma non riguarda l’inasprirsi dei rapporti fra Feanaro e Nolofinwe; né lui né Finno (per ora) prendono le parti dei genitori o alludono a qualcosa di simile. Allo stesso modo, come ho già scritto, l’allontanamento pur canonicamente consapevole di Nelyo, non è dovuto a un tradimento e si slega dalle idee di Feanaro per collegarsi al mistero della sua morte. Gli strappi tra Nelyo e Finno, così, sono forse più facilmente “ricucibili”, considerando l’ambientazione della storia, ma mi chiedo a cosa è dovuta questa scelta, quali sono stati i tuoi ragionamenti in merito.
Ho anche notato che hai cercato di “avvicinarli”, di fa sì che Nelyo – nonostante il divario d’età sia più gravoso in questo contesto – risultasse meno… lontano. Provo a spiegarmi meglio: è vero che Nelyo impartisce lezioni e si configura come il cugino “perfetto” dal punto di vista della carriera accademica/lavorativa, ma è anche vero che Finno ha esperienze e conoscenze a lui sconosciute, e diviene lui stesso un maestro per quanto concerne l’arrampicata. In qualche modo sono già “pari”, Finno non deve crescere per recuperare su ogni fronte, ma anzi può insegnare fin da subito qualcosa a Nelyo.
Lo sviluppo della loro relazione, così come lo sviluppo della stessa storia, è stato ottimamente gestito. E personalmente ho trovato affascinante il fatto che nel capitolo in cui il loro stare insieme ha assunto connotati più netti, espliciti, anche sessuali, si è arrivati alla loro separazione.
E niente, avrei un milione di altre cose da scriverti, ma conto di farlo nei commenti ai prossimi capitoli.
Tengo solo a precisare che credo tu abbia gestito tutto questo in maniera incredibile, destreggiandoti in un “adattamento” per nulla facile, e soprattutto dando prova di una grande abilità nel mantenere, in contesti a loro alieni, le caratteristiche salienti dei personaggi.
Rinnovo le scuse per questo commento imbarazzante e ti mando un bacio.
A presto! (Recensione modificata il 31/12/2016 - 01:53 am) |