Eccoci qui.
Ho letto questa storia, come da te consigliato, e, se posso essere sincera, non conosco nulla di nulla dell’ambientazione. Non ho mai sentito parlare di questo videogioco, così l’ho considerata come fosse una storia originale e mi sono buttata.
Devo dire che Isabella è il personaggio che più coccoli. Lei è il faro di questa storia, lei è il personaggio che più ti sei divertito a creare, a sviscerare, a delineare più di tutti gli altri. Altri che si muovono attorno ad Isabella come se fosse un sole, e loro tanti piccoli pianeti (o satelliti, se vuoi).
La storia esplora la presa di coscienza di un androide (mi scuso se la scelta dei termini non è appropriata, ma credo che i phantom possano essere assimilabili agli androidi o ad un qualche tipo di essere umano potenziato) e la scoperta del variegato mondo delle emozioni e delle relazioni umane.
Fatte le debite proporzioni, mi ha ricordato DATA di Star Trek – The Next Generation, un androide che, cercando di capire gli uomini, ha finito per essere umano pur restando di silicio.
È una storia molto lunga!
Ho avuto modo di leggerla ieri pomeriggio, attendendo che una persona che avevo accompagnato in ospedale finisse la sua terapia, e mi ha fatto compagnia, un buon modo per ammazzare il tempo. Non spaventarti, io sono una persona logorroica e mi piacciono i capitoli corposi. Tuttavia, visto che il capitolo è così corposo e così sfaccettato (pieno di ellissi – Iddio le benedica – e di momenti che si vanno ad incastrare uno dopo l'altro), mentre leggevo mi si è formata in testa l’idea che forse, dico forse, questa storia potrebbe avere sufficiente forza da camminare colle sue proprie gambe ed uscire, in un certo senso dalla raccolta.
Vedilo come un suggerimento, ché alla fine solo chi scrive sa cosa ficcare dentro ad una raccolta e cosa mandare avanti sulle proprie zampette; trovo, però, che al punto in cui sei arrivato, potrebbe esserti più utile il parere di un lettore smaliziato, così mi sono detta che sarebbe stato utile parlartene.
Di solito, le raccolte funzionano come degli zibaldoni, dei diari, delle buste in cui infilare quei frammenti che non trovano posto altrove o che non possono andare avanti da soli. Siccome questa storia a) è molto sfaccettata e b) è molto sviscerata, forse potrebbe andarsene a passeggio da sola. Pensaci.
Quanto ai personaggi, l’unico ben delineato è Isabella. Forse troppo. Non che Steve e Ilary siano abbozzati con l'accetta, sia chiaro! Si vede che nutri per lei un affetto particolare, ed essendo la protagonista della storia ci sta che sia lei il perno della narrazione. Tuttavia, non ti sembra un po’ troppo carica?
Nel senso: è bellissima, letale, un’arma incredibilmente efficace, non si fa remore nell’ammazzare il nemico (anzi è proprio in questo momento che inizia a chiedersi dove cominci la civiltà e cosa contraddistingua la civiltà dall’essere un androide che funziona su base acceso/spento). Controbilanci questi picchi mostrandocela fragile e confusa quando si deve adattare a comprendere i legami e le correlazioni umane; però, lo sbilanciamento è che ad un picco altissimo di qualità (Isabella è bellissima, letalissima, fortissima, tostissima, il top del top di gamma, insomma) non corrisponde altrettanta debolezza. È una questione di tempo e di spazio, non di impressioni che dai al lettore. È più il tempo in cui la voce narrante esalta le qualità di Isabella che quello in cui controbilancia questi aspetti.
Non esiste una formula, siamo tutti d’accordo; tuttavia, specie quando si regala ad un personaggio una serie di caratteristiche così estreme (come sfilare in passerella nonostante le proteste delle famiglie delle vittime del Casinò Putin), occorre avere occhio e far quadrare i conti, altrimenti rischi di creare un personaggio sbilanciato e che i tuoi lettori non afferrino il personaggio nella sua interezza. Se ho poco tempo e spazio per gustarmi il lato impaurito e spaesato di Isabella, non riesco proprio a coglierlo. Sarebbe un peccato, non trovi?
Tieni a mente anche che ribadire un concetto troppe volte rischia di farti sbancare.
Anche qui, è giusto battere su di un tasto specifico, come a ribadire un concetto, ché se all’inizio mi dipingi l’assassina definitiva, poi questo aspetto deve tornare, non può andarsene a ramengo, ne va della coerenza interna del racconto; tuttavia, si batte sul tasto prescelto cum grano salis, altrimenti si corre il serio rischio di suonare ridondanti, dando l’impressione, al proprio lettore, di essere insicuri, di non esser certi che il messaggio sia arrivato. E un lettore che si trova davanti uno scrittore insicuro non è invogliato a proseguire la lettura. Tu insicuro non mi sembri. Sbaglio?
L’unica nota stonata riguarda proprio il casino al Casinò Putin (scusa il bisticcio); capisco perfettamente che si cerchi una scusa per giustificare un massacro, un eccidio. Succede, succede fin troppo spesso. Tuttavia, mi pare poco credibile che il principale imputato di questo massacro possa avere una vita pubblica, possa metterci la faccia, diciamo, e possa fare addirittura da testimonial per una linea di lingerie ed essere il sogno bagnato di uomini e donne. Non perché Isabella non ne abbia le capacità, sia chiaro, ma perché di solito dopo questi fatti si tiene un basso profilo, si cerca di non uscire troppo alla ribalta. Non stiamo parlando delle intemperanze di certi politici nostrani; quando c’è di mezzo un massacro, a cui è stata trovata una giustificazione o no, i responsabili hanno cura di restarsene tranquilli per un po’, evitano di attirare su di sé l’attenzione pubblica. Anche quando sei la seconda persona più ricca dell'Universo. proprio perché sei la seconda persona più ricca dell'Universo.
A meno che non si tratti di una sorta di dittatura di qualche tipo, cosa che non mi pare valga per quest’ambientazione, ma qui alzo le mani, potrei non aver compreso io i parametri stessi in cui si muovono Isabella e soci.
Tuttavia, se si trattasse davvero di una dittatura, non credo che i parenti delle vittime avrebbero potuto chiedere giustizia per i loro cari armandosi di cartelloni e slogan, no?
Come sia, come non sia, mi pare ancor più strano che Steve commenti con un sincero «Che botta di culo!», l’incidente del pulmino dei manifestanti. Non perché quell’incidente non tolga loro di mezzo una patata bollente mica da ridere – ANZI! – quanto perché l’incidente stesso peggiora le cose. Solo poche ore prima i parenti delle vittime hanno alzato un putiferio al centro commerciale, e il giorno dopo il pulmino finisce bruciato in un dirupo con tutti gli occupanti. Possibile che i giornalisti non facciano due più due? Possibile che nessuno ricolleghi le due cose e inizino a circolare voci e ipotesi su Isabella?
Capisco la reazione di Isabella (un predatore non uccide per sport, ma per mangiare e per difendere se stesso e la prole), ma è quella di Steve che trovo sinceramente immatura.
Parlando di cose pratiche, ti consiglierei di rivolgerti ad un beta, così da escludere ogni possibile refuso (gli accenti diacritici che distinguono il pronome sé dalla congiunzione se, o la particella pronominale li dall’avverbio di luogo lì; i numerali alla romana che vanno scritti senza ordinale [I battaglione e non I°]; le concordanze che a volte non tornano o la consecutio che spesso acquista i toni del parlato, con l’imperfetto al posto del più corretto congiuntivo) e di inserire un’interlinea.
L’interlinea serve a dare maggior spazio, maggior respiro al tuo testo. Prendi in considerazione il fatto che sempre più spesso si legge su dei supporti digitali, che siano lo schermo di un computer o quello di un tablet, come ho fatto io ieri pomeriggio, e più spazio dai alle righe del tuo testo, meno ci si affatica la vista. Sono piccole accortezze che aiutano i tuoi lettori ad immergersi meglio nelle tue storie.
Alla prossima!
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