Recensioni per
La morte è la curva della strada
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 74 recensioni.
Positive : 74
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
21/04/20, ore 12:38

Prima recensione premio del contest "Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! – II edizione"

Ciao, Greta!
Come premio non avrei voluto optare per una storia che già seguo, ma frequentando assiduamente il tuo profilo tra le tue pubblicazioni recenti ho davvero poca scelta in tal senso, quindi eccomi qui.
Premetto che ho letto il capitolo due volte, perché una prima lettura non è stata sufficiente per coglierne ogni riferimento e comprenderne i significati – e ancora mi chiedo se sia riuscita a penetrare le tue parole, i loro fitti strati di significato, e arrivare a cogliere il senso ultimo di questo tumulto interiore che hai messo in scena.
Le sensazioni che accolgono Peter nel limbo hanno una natura ancora più criptica delle sensazioni spezzate di Leda – perdona il salto da una storia all'altra, sai che non dimentico niente e mi perdo nei particolari! –, perché qui la cripticità non è dovuta a fattori esterni che hanno stravolto una mente, bensì a fattori interni causati da un animo traditore che solo ora, nell'oltrepassare il Velo, mi è parso fare i conti con se stesso.
È interessante il senso di colpa che sembra pulsare tra una riga e l'altra, stretto nell'immagine spietata di Remus e Tonks che passano oltre oltre in un posto migliore, ma anche oltre Peter, che non riesce a sopportare la loro vicinanza, che è l'elemento di disturbo, ignorato perché non merita altro, neanche lì. Non ci sono pacche sulla spalla questa volta, né un richiamo colmo d'affetto, c'è oppressione, argento macchiato di sangue che sparito dal corpo è rimasto incastrato nella gola di Peter: non lo vede ma lo sente, il frutto più evidente del peccato e del tradimento, di scelte così sbagliate da essere state la causa stessa della sua morte.
Ho percepito la presenza di Voldemort, pur non essendo neanche citato, come quella di un'ombra che cala, pressa, schiaccia, e impedisce di muovere i passi: di vedere oltre e al tempo stesso di tornare indietro.
Non so se sia stato un richiamo voluto, ma Peter mi è parso incastrato in una sorta di limbo dantesco, come un novello ignavo, che pur facendo in apparenza delle scelte non ha fatto altro che lasciarsi trasportare dagli eventi e dal terrore, trascorrendo la propria vita in un'attesa perenne di qualcosa che non è mai arrivata – un perdono, un riconoscimento, una soddisfazione? Non saprei dirlo –, e che fatica ad arrivare anche ora che la vita è ormai cosa vecchia.
Ho riflettuto anche sull'immagine associata alla curva della strada, che sembra aprirsi per Remus e Tonks e chiudersi per Peter. Ho pensato al purgatorio, a un doversela guadagnare, la luce, perché anche se sono tutti lì non sono tutti sullo stesso piano, non a tutti tocca la stessa sorte. Tuttavia, ciò che mi ha colpito è che questa sorta di purgatorio non mi è parsa una condanna ordinata "dall'alto", ma ancora una volta un qualcosa che nasce dentro, nel personaggio stesso, che con la morte sembra avere una visione chiara e totale di ciò che è stato in vita – di tutti gli errori commessi.
E se così fosse non lo troverei fuori luogo, anzi. Peter ha pagato con la vita la sola scelta giusta compiuta: mi sono sempre chiesta se a muoverlo sia stato sul serio quel mi devi la vita di Harry oppure se si sia trattato di un momento di lucidità, di un senso di colpa opprimente, della consapevolezza di non riuscire a condannare James una seconda volta – non deve essere stato semplice, credo, ritrovarsi dinanzi un diciassettenne identico a James nell'aspetto e nel temperamento, forse sarebbe crollato chiunque sotto ai macigni della colpa.
Insomma, mi rendo conto che questa recensione è un flusso di pensieri più che un commento serio alla storia, e mi dispiace. Ma il tuo breve racconto ha suscitato proprio questo: pensieri e riflessioni, e non posso fare altro che condividerli con te, sperando di essere riuscita a cogliere almeno una sfumatura del tuo testo.
Questo progetto sarà anche ambizioso, ma personalmente mi stai regalando delle storie bellissime, quindi non posso fare altro che ringraziarti e aspettare l'aggiornamento. Nel mentre, complimenti come ogni volta, li meriti tutti!

Un abbraccio,
Rosmary

Recensore Master
21/04/20, ore 10:31

Ciao Greta, eccomi finalmente qui a recensirti per lo scambio a catena (perdonami per il ritardo, ma sono stati davvero giorni no).
Avevo l'imbarazzo della scelta, ma ho voluto proseguire questa raccolta che si sta rivelando essere un vero colpo al cuore in ogni capitolo - non che avessi dubbi in merito, in realtà.
Aspettavo di poter leggere della morte di Sirius perché ero convinta, assolutamente certa, che ci sarebbe stato James ad aspettarlo oltre il velo e trovo tutto questo così dannatamente tragico, eppure al tempo stesso meraviglioso: si è lasciato dietro uno straziato Harry, che aveva appena scambiato per James, per ritrovare dall'altro lato del velo il fratello perso da troppi anni.
Ho apprezzato particolarmente come tu ci abbia mostrato che la morte per Sirius è stata l'occasione di smettere di soffrire tutti i patimenti che lo hanno tormentato durante la sua vita: non è più un traditore, ma un vero amico che non ha mai smesso di lottare per ciò in cui credeva; non è più la vergogna della famiglia Black, ma solo il migliore amico di James. Hai ribaltato il concetto espresso dal titolo, trasformandolo in un certo senso in un qualcosa di positivo per il tuo protagonista, un uomo che aveva perso tanto, troppo, nella sua vita terrena e che, almeno nell'Aldilà, può ritrovare alcuni tra i suoi affetti più grandi e smettere di soffrire per via della condizione che lo ha condannato per tutta la vita.
L'incontro tra Sirius e James mi ha davvero emozionato, mi ha toccata nel profondo e mi ha fatto sorridere all'idea del loro nuovo abbraccio dopo tutti quegli anni di lontananza, come sempre poi sai declinare in maniera splendida l'introspezione dei personaggi: l'accenno all'uomo che James non ha avuto il tempo di diventare è stato un vero colpo al cuore e ben si ricollega anche ai dubbi avuti da Herry dopo aver visto il peggior ricordo di Piton.
Spero di essere riuscita a convogliare le emozioni che mi hai suscitato con questa flash, sappi che è una raccolta veramente meravigliosa.
Conto di proseguire quanto prima, perché sono piuttosto curiosa di vedere come, e se, tratterai la fine di Peter.
A presto,
Francy

Recensore Veterano
19/04/20, ore 19:26

Ciao!
Ho deciso di leggere questa raccolta perché sono rimasta davvero molto dal titolo e dal sommario che ci presenti.
Mi piace quest’immagine della morte come una curva nella strada della vita: con essa non c’è un’interruzione, non finisce tutto quanto, ma, semplicemente, il percorso subisce una svolta, un cambiamento, continuando però il suo percorso.
Mi piace l’idea di quel “treno” per andare avanti, per vedere che cosa c’è dietro quella curva.
Infatti è bello poter pensare che ci sia “altro” dopo la morte e che, in un modo a noi totalmente sconosciuto, riusciremo anche ad incontrare le persone care che ci hanno preceduto ed aspettare chi verrà dopo di noi.
Mi piace l’idea di una raccolta che racconta del post-mortem dei Malandrini, del loro rincontrarsi e di quelli che potranno essere i loro pensieri riguardo le loro rispettive vite e morti. Erano quattro grandissimi amici a scuola che il destino a portato ad un certo punto a prendere strade diverse ed è davvero bello pensar che, in qualche modo, si siano incontrati.
Mi piace che per primo tu abbia deciso proprio di parlare di James, in primis perché è il primo dei quattro a morire in ordine cronologico e, in secondo modo, penso che la sua morte, insieme a quella di Lily, sia stata un po’ tra gli elementi di base per la storia in generale del libro.
Posso benissimo immaginare che quando James si risveglia in questo luogo fatto di luce, che tanto ricorda una stazione visto i binari da cui è percorsa, la prima cosa che prova è il rimpianto. Immagino rimpianto per essere morto così giovane, per non essere riuscito a proteggere la sua famiglia e, soprattutto, per lasciare da solo un bambino così piccolo.
Quel rimpianto che prova si trasforma quasi ad una catena invisibile che si stringe intorno ai suoi polsi, capace di farlo rimanere fermo lì. Potrebbe rimanere infatti fermo lì ed aspettare, ma poi, guardando i binari che corrono verso l’orizzonte, formando una leggera curva, si rende conto che il pensiero di “andare avanti” lo fa sentire più leggero, come se quel peso che prova si alleggerisse.
Mi piace che sottolinei che il rimpianto non potrà mai scomparire, ma diventa più leggero quando “si va oltre”. Penso che questo sia un pensiero che, almeno a me, rincuora molto: il “poter andare oltre”, ma l’avere sempre nel cuore i propri cari che si è lasciati, il volergli stare accanto e il poter sempre vegliare su di loro.
Mi fa piacere che lui arriva a questa conclusione quasi subito, decidendo che, invece di aspettare lì che arrivi un treno, può iniziare a camminare mettendo un passo davanti al altro.
L’ultimo pensiero è proprio per Lily, l’amata moglie, che purtroppo già sa che presto lo raggiungerà. Infatti le dice che intanto lui va avanti e l’aspetterà dietro quella curva.
Mi piace che questa ultima frase, insieme a qualche altra nella narrazione, sono state scritte in corsivo, proprio per sottolinearle l’importanza.
Ho trovato che questa prima flash sia davvero toccante, tanto da lasciarmi un velo di malinconia dentro, ma sono davvero felice di averla letta perché è davvero bella e scritta molto bene.
Io penso che sia davvero difficile scrivere Drabble e flash perché, con un numero davvero misero di parole, si deve creare una storia completa che deve essere capace di trasmettere un messaggio, un emozione, e posso dirti che tu sei riuscita a fare centro.
Non vedo l’ora di leggere anche le altre perché, se saranno belle come questa, meritano davvero tanto di essere lette.
Alla prossima,
Jodie

Recensore Master
18/04/20, ore 15:34

Cara Blackjessamine,
dopo aver letto questo capitolo ho voluto attendere un po’ prima di recensirti per decidere cosa scrivere, perché volevo attendere che decantasse un po’. Questo è un capitolo ricco di simbolismo, forse più degli altri, e forte dal punto di vista di ciò che analizza: effettivamente Codaliscia era un Malandrino e si ritrova anche lui a quella curva, solo che il suo destino è quello di andare all’inferno. Non è un eroe e, anzi, è morto nel disonore, facendo un percorso contrario a quanti prima scelgono il lato oscuro e poi muoiono eroicamente. Un elemento che trovo molto interessante è il senso di colpa: Peter Minus vede Remus e Tonks svanire insieme nel regno dei morti e raggiungere James e Sirius, andando a finire in un paradiso meritato, dal sentiero lieve, e vedendoli lui, il traditore, il quarto membro un po’ sfigato, trova la spinta necessaria per andare verso il suo sentiero di spine e la sua strada che è, invece, irta di pericoli e mi ha fatto pensare alla selva oscura dantesca.

Quello sbagliato in corsivo mi fa pensare che ci sia un senso di colpa, se non un vero e proprio pentimento, come se il vedere Remus Lupin e Nimphadora Tonks sia la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, un’altra coppia felice, un’altra famiglia, stroncata dalla guerra. Mi chiedo se l’argento sia un riferimento cristiano all’iscariota che, come è noto, vendette Gesù per trenta monete d’argento, esattamente come Peter Minus fa con i suoi amici. Ricca di simboli, dunque, sì, tragica – perché vedere l’ombra di Remus e quella di Tonks inconsapevolmente concentrati su se stessi che, ignari, raggiungono il loro luogo di destinazione, fa male al lettore che li amava (io), ma fa male anche all’amico di un tempo che ha scelto un sentiero oscuro e ora, nella morte, forse se ne rammarica. È un progetto bellissimo, ma questo te l’ho detto tante volte. E però ripetere non fa mai male **. Un abbraccio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
16/04/20, ore 20:39

Ciao, Jess!
 
Avevo – ingenuamente! – evitato di disturbare i soliti Nargilli, che ormai mi fanno molta compagnia, perché immaginavo o speravo che almeno davanti a Peter sarei riuscita a mantenere un briciolo di controllo. C’ero quasi riuscita, eh, poi mi ha spezzato il cuore con Remus (che stavo ancora piangendo dallo scorso capitolo) insieme a Tonks.
Non me lo aspettavo, a essere sincera, credevo che nessuno sarebbe venuto ad accogliere Peter al suo arrivo davanti ai binari: e faceva male, come pensiero, perché al di là di tutto era l’ennesimo ricordo di un’amicizia straordinaria ridotta a cenere. Ma se l’idea della sua solitudine anche in questo “Oltretomba” era sopportabile per una sorta di giusto contrappasso, l’immagine di Remus e Tonks che gli scorrono affianco e nemmeno lo notano ferisce. Perché è proprio questa presenza indifferente (non credo sia il termine corretto da usare, dato che non lo vedono e quindi ignorano consapevolmente, però è la sensazione che mi è rimasta addosso leggendo) che marca con maggiore forza la condizione di Peter. È un’immagine fugace, ma incendia i polmoni al lettore così come a Peter che li guarda andare avanti, là dove non sarebbe mai dovuto andare nessuno di loro e verso dove lui fatica a dirigersi.
Credo che, come in tutta la raccolta, anche in questo frammento le parole siano insufficienti a descrivere lo spettro di sensazioni che sei riuscita a evocare, parrebbe di rovinarne la poesia (sono sempre un po’ contraria al cercare di spiegare e interpretare fino all’ultima virgola le poesie), ma sono anche l’unico mezzo disponibile per provare a lasciarti intravedere un briciolo quello che hai smosso.  
In ogni rigo – o verso – ho respirato rimorso, rimpianto: era come rivivere quella luce che imbrigliava i polsi dei precedenti protagonisti divampare e inghiottire tutto. E se per gli altri il rimpianto era per ciò che si era lasciato alle proprie spalle, con Peter era il rimpianto per una vita intera che ha scelto di bruciare, un’amicizia che ha scelto di tradire, per tutti quei passi che non ha mai saputo compiere rimanendo sempre fermo, immobile, a tremare. In tutto questo ammasso di rovine, però, è impossibile non notare come ci siano ancora i calcinacci di quell’amicizia (hai perfettamente ragione, nonostante tutto l’odio e il disprezzo che si possa provare per il personaggio, è impossibile negare quell’importantissimo legame che c’è stato tra lui e i Malandrini): magari non era tua intenzione, ma più che un “non voler vedere” Remus per non ricordare le proprie colpe, a me quello è parso un “non voler vedere” velato di dolore per sapere anche Remus morto.
 
Come sempre questo progetto si rivela una meraviglia e ammalia a ogni capitolo, o meglio travolge di emozioni, a volte anche contrastanti come qui. Non credo di aver toccato nemmeno la superficie di quel che hai saputo evocare, ma temo davvero che potrei rovinare il tuo testo (o poesia!).
Grazie di condividere questi frammenti, davvero, i complimenti non saranno mai abbastanza.
 
Un abbraccio e a presto,
Maqry

Recensore Master
16/04/20, ore 18:59

Ciao cara Jess, ho visto l'aggiornamento ieri ma sono riuscita a passare solamente oggi!
Peter non poteva mancare, hai ragione, e lo hai inserito con una peculiarità perfetta per il personaggio. Peter è invisibile così come lo è stato in vita e si ritrova a passare accanto agli altri fantasmi - del suo presente ora, ma ancor prima delle sue pessime scelte in vita - indisturbato. Ho apprezzato tantissimo poi come nel momento di passaggio per lui non ci sia nessuno - nessuno che lo vede, nessuno che lo vuole, nessuno che lo aspetta. Descrivi un momento vuoto, solitario, dove sono assenti anche recriminazioni o rimproveri che ormai non valgono più nulla.
Mi è piaciuta l'immagine ripetuta della curva e l'insistenza sul termine "sbagliato". Un altro elemento che mi è piaciuto è stato anche l'argento che permane in quella mano traditrice e che stona con quello che c'è nell'oltre.
Anche questa parte mi è piaciuta davvero molto, credo tu abbia affrontato questo personaggio nel migliore dei modi, dandogli un "contrappasso" di indifferenza perfetto.
Complimenti come sempre, questa raccolta sequenziale è una perla. Alla prossima, un bacio!

Recensore Master
16/04/20, ore 15:04

Ciao! Torno su questa raccolta in occasione dello scambio a catena. 
Sai, all’inizio non avevo inteso cosa rappresentassero quei “dieci chili”; poi, quando finalmente ho realizzato, il parallelismo mi è sembrato crudelmente sottile. 
Remus osserva i primi passi di suo figlio Teddy da lontano, senza riuscire a capacitarsi di non essere lì a sostenerli. 
James Potter era l’unico in grado di trovare le parole adatte a lenire un simile rimpianto; nessuno, meglio di lui, poteva conoscere il dolore di veder crescere il proprio bambino da qualcuno di diverso da se medesimo. 
Anche se ineliminabile, tale sofferenza può però trovare consolazione nella consapevolezza che, pur distanti, coloro che restano serbano nel cuore il ricordo di chi se n’è andato  – in un modo tanto profondo da costruire una sorta di ponte tra i due mondi. 
Sono scene malinconiche, le tue, e tuttavia intrise di una dolce nota di speranza. 
A presto,
Irene 
 

Recensore Veterano
15/04/20, ore 22:06

Eccomi qui! Quando ho visto il tuo aggiornamento ne sono stata super contenta. Ti confesso, però, che un po' del mio entusiamso sul capire che il capitolo era su Peter è inizialmente scemato: credo che sia il personaggio della saga che detesto di più, persino più della Umbridge, impossibile da capire ma..hai ragione. Non si può fingere che sia stato un Malandrino anche lui, che non abbia condiviso con James, Sirius e Remus un'amicizia profonda, forte e viscerale. Non si può fingere che anche lui non fosse una parte di questo rapporto che ha incantato tutti. 
Ho apprezzato che non ci sia un vero e proprio confronto con gli altri ma soltanto con se stesso e la differenza abissale che si respira in questo capitolo rispetto ai precedenti. 
Se negli altri la sensazione è quella di pace condita da rimorso, qui sei stata bravissima a trasmettere il tormento con il riferimento all'argento che brucia, argento di cui era composta la mano che lo ha ucciso per quell'ultimo atto di pietà nei confronti di Harry. Tutto il primo pezzetto descrive un po' l'essenza di Peter, la sua codardia nel non riuscire a percorrere quella strada che James e Sirius prima di lui sono riusciti a percorrere con ben altro stato d'animo. La sensazione di panico e di disorientamento è fortissima ma è il frutto di ciò che ha fatto distruggendo la sua amicizia e tradendo per il proprio tornaconto costruendo attorno un panorama di rovine e terra arida.
Ho trovato delicatissimo il momento in cui Peter vede Remus e Tonks arrivare perchè è il primo momento in cui emerge un sentimento positivo. Nonostante tutto, non avrebbe voluto vederlo morire. Eppure quella tensione tra il coraggio di Remus e Tonks che vanno avanti per la curva della strada e Peter rimasto fermo non può che colpire anche lui stesso. Nonostante tutto, in quel momento su Peter sembrano pesare tutte le loro morti e in questo modo gli hai donato - ai miei occhi - un'umanità nuova (anche se da morto) che, oltre il terreno che urla, fatto di arbusti, lo spinge a proseguire.
Scrivere di Minus, credo sia sempre difficile. Non sono sicura di aver interpretato bene tutti i tuoi riferimenti ma per quello che vale hai reso benissimo l'oltretomba di un personaggio praticamente impossibile da amare.
Lo stile che usi in questa raccolta, ai limiti dell'onirico, dà sempre un po' una sensazione positiva di culla e per diversi giorni le tue parole mi restano un po' in testa. Sei davvero tanto tanto brava!
Complimenti. Un abbraccio

Recensore Master
08/04/20, ore 11:48

Avevo questa storia da parte da leggere da un po' e oggi, mentre la mia prof è persa nei meandri di Meet, ne ho approfittato per recuperare un pochino.
Questi tre capitoli sono riusciti a mandarmi in frammenti il cuore e allo stesso tempo a scaldarmelo, tanto sono densi di diverse emozioni che sei riuscita a dipingere in modo stupendo.
L'idea di Remus che sente i passi del piccolo Teddy, che lo vede arrancare magari con il faccino concentrato verso Harry e che spalanca istintivamente le braccia per accoglierlo mi ha commosso.
Non perdonerò mai la Rowling per aver reso il piccolo Teddy orfano di entrambi i genitori solo perchè "bisogna far comprendere la gravità della guerra", capisco la volontà di essere fredda e impietosa come la situazione, ma le carneficine insensate mi fanno storcere il naso.
Credo che tu abbia fatto davvero bene a inserire questa conversazione tra James e Remus: sono entrambi padri che non hanno avuto la possibilità di veder crescere di persona i propri figli (Remus ancora di più, dato che ha avuto la possibilità di passare con lui solo un mesetto) ma che l'avrebbero desiderato ardentemente.
Vorrei che questa recensione avesse più senso, ma sono talmente commossa che non credo di riuscire a scrivere in modo sensato, perdonami.

Complimenti ancora per questi tre capitoli veramente stupendi e devastanti allo stesso tempo. Tremo al pensiero che tu possa mostrarci Fred prima o poi, ma leggerò con avidità ogni capitolo che ci proporrai!
A presto e brava davvero!
Em

Recensore Master
30/03/20, ore 16:26

Ciao! Approfitto dello scambio a catena per continuare questa raccolta, il cui primo capitolo mi era piaciuto molto.
Qui leggiamo del trapasso di Sirius, avvenuto in maniera così rapida e inaspettata da lasciare spiazzato chiunque – soprattutto il lettore –: a questo proposito, trovo che "morire senza essere visto" sia un'espressione quantomai appropriata. 
Oltrepassare quel velo, per Black, è stato un po' come lavarsi via di dosso decenni di tormenti, brutture, incubi: una purificazione. Uno smettere di soffrire, come tante volte si dice anche nella realtà.  
Così, l'immagine di James "rotto" dalla morte – l'ultimo ricordo che aveva di lui, il più ricorrente – scompare, e Sirius ritorna finalmente a vedere l'amico. 
Uno scorcio breve, ma sicuramente impattante!
A presto, 
Irene 

Recensore Veterano
27/03/20, ore 15:18

Ed eccomi di nuovo qui. Ho letto e riletto questo capitolo dedicato a Remus, un personaggio che non si può non amare. James e Sirius puoi amarli o odiarli ma non ho mai sentito nessuno a cui non piacesse Remus John Lupin. 
Anche con lui la Rowling non è stata particolarmente benevola: gli ha fatto conoscere l'amicizia per poi strappargliela, gli ha dato l'amore, una famiglia, un figlio per un lasso di tempo infinitamente breve per poi strappargli tutto.  Ed è l'amore per Teddy a pesare più di ogni altra cosa, pesa "dieci kg", pesa quanto il rimpianto di Remus, che non può essere lì.
All'inizio non ero certa di aver capito ma il parallelismo straziante tra Teddy che corre tra le braccia di Harry e Remus e James che "sentono" i passi dei rispettivi figli è stato straziante. Il rapporto tra Remus e James è spesso sottovalutato, anche perché non particolarmente indagato nella saga, resta un po' sullo sfondo. Eppure io me lo immagino proprio così, immagino questa comprensione infinita, questo supporto oltre tutto. 
D'altronde, hanno avuto la stessa sorte: diventare padre ma non poterlo essere. Ed è nella lezione di James ("fa sempre male", "non ho mai smesso di sentirli", "probabilmente non se ne rendono conto, ma li sentono quasi sempre, non qualche volta") che Remus trova un po' sollievo e i suoi polsi fanno meno male.
Personalmente, credo che tu sia stata bravissima e delicata come il personaggio di Remus meritava e necessitava perché più di ogni altro si avverte la disperazione di quest'uomo nel percepire i piccoli passi di suo figlio, che non ha potuto crescere. E la disperazione ma anche il sollievo finale sono arrivati tutti come una folata di vento. Sono parole che restano addosso per un po' e per chi scrive credo non ci sia nulla di meglio.
Un abbraccio!

Recensore Master
26/03/20, ore 00:17

Ciao.
In verità è tutto comprensibile, e fa davvero male. Fa male che sia così, è ingiusto davvero.
Ho trovato bellissimo il fatto che James cerchi in qualche modo di consolare il suo amico. Mi è sempre piaciuto questo parallelismo: James e Remus sono diventati grandi amici, separati dalla guerra e dalla morte. Non avrebbero mai immaginato che i loro destini sarebbero stati così crudeli e così simili: entrambi hanno perso la vita molto giovani (James 21 anni e Remus 38) entrambi poco prima delle loro mogli, entrambi con un bambino piccolo.
Mi rattrista il fatto che James abbia vissuto un anno con il suo bambino, Remus e Tonks solo qualche giorno, davvero poco.
Un dolore inspiegabile.
Sarei lieta di leggere queste tue storia le racchiuse nel pc.
Complimenti!

Recensore Master
25/03/20, ore 16:05

Ciao, jess!
 
Ho esitato un po’ a scrivere questa recensione e credo che ad ogni modo non sarà lucida a sufficienza, ma spero potrai perdonarmi (so che te lo ripeto un capitolo sì e l’altro pure, scusami).
 
La morte di Remus credo sia stata la più difficile, per me, da digerire leggendo i libri e lo è ancora oggi, leggere queste tue bellissime parole non poteva che lasciarmi, ancora una volta, con le lacrime agli occhi. Fa male, come dice James fa sempre male, però in una flash tanto bella lo fa un attimo meno, e nonostante tutto leggerla è stato un piccolo angolo di poesia in queste giornate.
Dei primi passi di Teddy, per mano tua, avevo già letto, ma qui le lacrime si sono moltiplicate perché li vediamo attraverso gli occhi di Remus, che non può essere lui ad accompagnarli, e quelli pieni di comprensione di James, a sua volta privato troppo presto della gioia di seguire quelli di Harry. Ecco, James credo sia il Malandrino più giusto da mandare per accogliere Remus sulla curva della strada: sa bene come sia essere padre e dover lasciare quel bimbo per poterlo proteggere. In quel segreto finale che James confida a Remus, però, non ho potuto non rintracciare anche Sirius, date le parole che più volte ripete a Harry nel corso della saga. Non so se fosse la tua idea, ma non ho potuto che percepirli tutti e tre assieme in quel momento.
Mi piace poi moltissimo come di volta in volta stai declinando quel rimpianto che lega i polsi, adattandolo al personaggio presentato (e te lo ripeterò probabilmente ad oltranza…).
Insomma, come sempre questa era una vera meraviglia, complimenti davvero, e grazie per avercela regalata, lei e tutta la raccolta.
 
Un abbraccio e a presto,
Maqry

Recensore Master
25/03/20, ore 15:39

Cara Blackjessamine,
Approfitto di una breve pausa dallo smart working per dirti che sì, è bellissima anche questa e si capisce tutto quanto, stai più che tranquilla ^^. A me si spezza il cuore a pensare a Teddy, davvero. La scena è bellissima: Harry che fa da padre e sorregge e assiste, occupandosi del figlio di Lupin è l’ideale coronamento di una serie di legami che passano dai Malandrini e arrivano fino alla nuova generazione per dimostrare che l’amore vince tutto, anche la morte. James e Lupin si trovano a dover condividere la medesima sorte di padri votati al sacrificio, di caduti in battaglia. Ciò li rende eroi che, esattamente come gli eroi dell’epica e della mitologia, non hanno avuto il piacere di sorreggere i dieci chili di un bambino che muove i primi passi, non hanno consolato un pianto, regalato un giocattolo, sgridato un figlio. James e Lupin possono solo osservare, ma la consapevolezza che il loro tocco e il loro amore rimane, che la loro presenza è, talvolta, percepibile, è una consolazione grandiosa.

Effettivamente lo stile è leggermente diverso dalle altre due drabble, ma anche concettualmente questa si discosta per la presenza di Teddy dall’altra parte, di un vivente. Questo la rende ancora più straziante – davvero, è splendida – proprio perché possiamo sentire la sofferenza dell’abbraccio di Lupin che non viene riempito. La presenza di James è struggente; lui (visto che oggi è Dantedì tocca citarlo ^^) è una specie di Virgilio per i Malandrini, ruolo che gli compete per anzianità, ma fa parte del quadro che andiamo a osservare perché condivide il dolore di Remus, dato che neanche lui ha potuto tenere tra le braccia Harry – lo stesso Harry adulto, uomo, eroe che ora si prende cura di un bambino. Ecco, questa recensione assolutamente sconclusionata per dirti che ho amato questo capitolo e che devi esserne fiera – è bellissimo.
Un abbraccio e a presto :*
Shilyss

Recensore Master
25/03/20, ore 14:19

Sembra pesare ormai dieci chili, quel rimpianto che allunga le dita e disarticola i polsi.
Questa fa male, Greta, accidente se fa male. Fa malissimo.
Parlare di un ponte tra i vivi e i morti è sicuramente l'aspetto più doloroso nel trattare un'esperienza dopo la morte e quest'idea dei passi - sentiti dai morti, ma sentiti anche dai vivi come dice James - arriva tantissimo proprio perchè da un'immagine - no, in realtà un suono - a questo dolore. Remus rimpiange non aver potuto vedere crescere suo figlio ed è sicuramente azzeccatissimo che sia consolato da James che a quel dolore non ancora riesce ad abituarsi. Nonostante tutto, però, fa sorridere immaginarli ad ascoltare insieme entrambi i loro figli.
Ho amato come tu abbia poi parlato di Teddy come "rimpianto che pesa dieci chili" (credo sia giusto il peso, by the way ahah), concetto legato subito ai polsi - polsi che sono stati presenti finora in ogni parte di questa raccolta.
Per quanto riguarda lo stile, la differenza di impostazione si percepsice, ma prima di leggere la tua nota credevo fosse voluta: c'è letteralmente un salto tra le parti - temporale, semantico, visivo - che giustifica questo diverso approccio. Trovo infatti lo stile perfetto anche in questo frammento, senza che sia scalfita l'omogeneità del progetto complessivo. Tra l'altro, a proposito di rimandi, ho AMATO come i passi siano stati enfatizzati alla fine della parte su Sirius per poi essere la parte fondamentale di questo seguito immediato. Perfetto, davvero perfetto.
Aspetto l'aggiornamento! Amo il progetto, amo l'impianto stilistico, amo come scrivi.
A presto!