Recensioni per
Reietti (E morir m'è dolce)
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 47 recensioni.
Positive : 47
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/06/21, ore 22:40

Oggi ho un disperato, ma proprio disperato bisogno di bellezza, quindi arrivo qui ad aggrapparmi alla tua storia. Non lo so se sono nello stato d’animo giusto per lasciarti una recensione, e non so se questa cascata di parole potrà definirsi davvero una recensione, ma insomma, le mie premesse ormai le conosci (anche se oggi sono meno razionale del solito, ti prego davvero di perdonarmi).
Io, davvero, non lo so com’è che fai a tracciare queste linee che uniscono in maniera così meravigliosa i tuoi personaggi, anche quelli più diversi, schiudendo sempre delle prospettive bellissime. Perché qui, tra Aberforth e Gellert, paradossalmente il collegamento sembra facile: sono uniti da tante persone e tanto dolore, sono uniti perché proprio il loro scontrarsi ha completamente stravolto il corso delle loro vite. Eppure, tu hai trovato un sentiero del tutto nuovo per parlare di loro e farlo nel medesimo contesto: c’è questo rimpianto d’estate, di quella giovinezza e leggerezza che manca da troppo tempo, nelle loro vite, ed è bellissima la delicatezza con cui tratteggi che cosa l’estate rappresenti per loro, pur senza mai dirlo esplicitamente (e proprio questa sorta di reticenza la rende a mio parere ancora più evocativo quanto espresso).
Il coraggio visto come l’oro dei pazzi è un’immagine bellissima, davvero bellissima, soprattutto calata in questo contesto e messa in bocca a un personaggio che a parole ha cercato in tutti i modi di distaccarsi dalla follia del sacrificio e della lotta anche quando sembra che la speranza non esista più – ma che poi, nei fatti, combatte eccome, combatte comunque. Non lo so, ho sempre sentito moltissimo quest’uomo che per tutta la vita è rimasto nell’ombra di un fratello che tutto il mondo reputa geniale, ma che per lui è solo stato chi ha permesso che l’autunno si insinuasse nella loro casa, per riprendere (malissimo, perdonami) la tua metafora. Ed è bello come tu abbia in qualche modo sollevato la maschera, pur con un racconto brevissimo, mostrando come il suo tentativo di dissuadere Harry dal combattere una guerra che sembra persa in partenza sia poi un’estrema richiesta di essere lasciato stare, di poter continuare a vivere la sua esistenza ai margini, un’esistenza dove può vivere solo con la compagnia di un ricordo.
E se per Aberfoth l’estate è qualcosa di perduto, sì, ma che continua a influenzare la sua vita, per Gellert l’estate è un destino, è una liberazione, l’atto estremo che lui finisce per implorare. E forse non dovrebbe, ma quest’ultima immagine ha un senso di consolazione estrema, perché Gellert può morire difendendo quella poca luce che in lui è sempre rimasta.
Insomma, so di essere stata ancor più sbrigativa e confusa del solito, oggi, ma io ti ringrazio davvero per la luce che sono state le tue parole, oggi.
A presto!

Recensore Master
28/05/21, ore 12:19
Cap. 2:

Ciao Nirvana,
arrivo dopo un ritardo davvero vergognoso a commentare questa tua raccolta.
La prima cosa che mi ha immediatamente colpita è stata la scelta dei personaggi: Silente e Piton. Ti dirò, l'ho trovata molto originale e molto azzeccata come idea. Non avevo mai riflettuto su un ipotetico legame tra di loro (ma a questo arriviamo dopo).
Per quanto riguarda Silente, sono rimasta affascinata dal ritratto che hai dato della sua esistenza. Dai libri sappiamo che ha avuto una vita grandiosa, piena di vittorie straordinarie e anche qualche sconfitta, tuttavia questo voler contrapporre Ariana – colei che rappresenta l'emblema di tutte le sue colpe – è stato fondamentale per permettermi di vedere questo personaggio sotto una luce diversa.
Ho percepito chiaramente un sentimento di dolcezza e amarezza mentre leggevo di lui. Da una parte abbiamo tutti i successi di Silente, dall'altra ci hai mostrato la fragilità che si nasconde dietro quella patina di grandezza che gli viene spesso associata. Ho visto un Silente fragile, schiacciato da un passato che lo tormenta e per il quale non c'è perdono. Un uomo che cerca disperatamente di essere all'altezza dei suoi sogni ma che alla fine si rende conto di non aver ottenuto nulla, se non rimpianto e dolore.
Il rimorso di Silente ci porta direttamente a Piton, alla seconda parte di questa tua storia.
Ora, non sono una fan di Piton ma ti posso assicurare che ho cercato di essere il più oggettiva possibile nelle mie considerazioni. Si capisce perfettamente che Lily è il motore della sua redenzione, ciò che lo spinge a collaborare con Silente per proteggere Harry ma al tempo stesso sono rimasta molto sorpresa nel vedere quanto gli costasse fare il doppio gioco. Sì, perché pur apprezzando il contributo che ha portato alla vittoria dell'Ordine, Piton non è un personaggio sul quale mi dilungo a riflettere.
Lily non è un ricordo felice, al contrario non fa altro che farlo sanguinare e rammentargli costantemente la sua colpa. Forse qui ho preso un abbaglio ma mi è sembrato di capire che il ricordo dell'amata sia qualcosa di doloroso non solo perché sottolinea costantemente i suoi errori ma anche perché sta inevitabilmente svanendo.
Sono rimasta molto sorpresa nel constare che probabilmente il pezzo su Piton mi è piaciuto di più rispetto a quello su Silente.
Il collegamento tra i due ci sta alla perfezione. Questa sofferenza che provano al ricordo delle persone amate che hanno perdute è molto azzeccato ma è fondamentale per accentuare le differenze tra i due personaggi. Sono spinti da diversi sentimenti, reagiscono in modo diverso per una causa comune.
Davvero una bella lettura.
Un bacio,
Blue

Recensore Master
22/05/21, ore 14:33

Ciao!
Al solito, io arrivo qui con un ritardo mostruoso, ma tu lo sai che prima o poi arrivo. Di corsa, con recensioni sempre un po’ raffazzonate all’ultimo e che non riescono a rendere tutto ciò che vorrei dirti, ma arrivo.
Questo capitolo mi ha molto sorpresa, perché con la sua brevità si discosta un pochino dal resto della raccolta, pur trattando tematiche perfettamente coerenti con tutto il resto. Mi piace tanto il fatto che questo capitolo si presenti così, senza note, senza “segnaletica” per permettere al lettore di orientarsi, perché così ogni parole prende un significato profondo, serve attenzione, e nulla è lasciato al caso. Il significato diventa evidente, è un componimento brevissimo ma autoesplicativo, presente a sé stesso, che lascia pochi dubbi sul dolore straziante di questa donna a cui è stato portato via tutto, sul vuoto che ha dentro e sul dolore con cui si rivolta contro chi non c’è stato nel momento del bisogno, e anzi, si è nascosto, tenendosi al sicuro.
Non lo so, la protagonista non è indicata da alcun nome, quindi magari ora faccio una figuraccia grande come una casa, però in queste parole io ho visto la fierezza di Andromeda. Che soffre, a cui davvero viene strappato tutto – mi ha sempre fatto stare malissimo l’idea che lei abbia dapprima perso tutta la sua famiglia d’origine, quando ha scelto di amare Ted, per poi vedersi strappare anche tutta la famiglia che si era scelta e costruita – ma che comunque ha una dignità, nel suo dolore, che è qualcosa di bellissimo. C’è dignità quando ripercorre le sue perdite, quella di un marito che ha perso mesi prima che lui morisse veramente, quando è fuggito per non farsi trovare dai Mangiamorte, e poi quella della sua unica figlia, morta per mano della sorella. E c’è dignità nel momento in cui rivolge il suo dolore rabbioso a Narcissa, che forse, dopo la guerra, può anche aver cercato di tendere una mano, ma era troppo tardi. Non lo so, credo che la dignità di questa domanda di Andromeda, così lapidaria, sia già una risposta definitiva: lei ha dovuto soffrire così tanto che ormai il suo dolore è andato oltre, e qualsiasi altra cosa, qualsiasi giustificazione alla mancata presa di posizione di Narcissa non può nemmeno sfiorarla.
Tra l’altro, ho trovato questo testo, nella sua brevità, davvero bello, perché ha una musicalità e una fluidità interessantissimi. È un testo che scivola rapido, potrebbe essere solo la riflessione di un istante di Andromeda, ma nasconde una cura per il dettaglio bellissima.
È bello presentare Tonks e Ted, che ormai sono perduti, con metafore marine: entrambi, per Andromeda, rappresentano quegli elementi che, in mare, ti tengono a galla: un albero maestro, ciò che dà senso e direzione alla navigazione, e un faro, che è ciò che protegge e guida. Eppure, sono persi. Andromeda non lo dice, non esplicitamente, ma il solo fatto di aver perduto questi elementi è una dimostrazione di quanto ora lei stia soffrendo, e di quanto abbia perso ogni direzione.
Non lo so, magari ho solo straparlato. Magari ora mi vieni a dire che non era nemmeno di Andromeda, questa voce, e io davvero, in quel caso, prima di andare a nascondermi in qualche grotta, ti chiederei umilmente scusa. Ma, in ogni caso, ho trovato questa storia dotata di una grandissima forza comunicativa, ed è stato un piacere leggerla.

Recensore Master
25/04/21, ore 08:54

Ciao!

Io, ormai lo sai, arrivo qui sempre troppo tardi e senza tutto il tempo che mi servirebbe per cercare di dirti quanto apprezzo questo progetto.

Ma ci provo, e ti ringrazio per avermi dato la possibilità di cominciare questa domenica mattina riempiendomi gli occhi di qualcosa di così bello.

Davvero, sapere che hai scritto questa cosa bellissima in un'ora e mezza mi lascia un pochino senza parole, perché tutto mi sembra così limato, così rifinito e studiato nei dettagli per andare a scivolare in un insieme liscio e perfettamente coerente che, davvero, è meraviglioso.

Sappi che io mi sento molto sciocca, perché a ogni nuovo capitolo la mia tentazione è quella di urlarti "caspita, ti sei superata, questo è in assoluto il mio preferito". Mi trattengo solo perché mi rendo conto di quanto suonerei sciocca (ma intanto te l'ho detto lo stesso, visto? Son un genio XD), ma davvero, io credo che tu stia facendo qualcosa di straordinario. Le relazioni che intessi fra i personaggi, anche i più disparati, investono sempre il lettore con una prospettiva estremamente accattivante, originalissima. E la cosa che adoro ancor di più è che questa relazione, questo riflettere su punti di contatto e differenze non si riflette solo in diversi punti di vista, ma diventa il cuore stesso della storia, andando ad articolarne la struttura in maniera molto particolare, condizionando ogni frase, ogni scelta lessicale per formare un dialogo costantemente aperto fra personaggi e pensieri. Davvero, non so se sono riuscita a spiegare quello che intendo, ma credo davvero che tu abbia fatto un lavoro straordinario nello scegliere il tipo di connessione che unisce (e a volte divide, ma mette sempre in relazione) i vari personaggi.

In questo caso, ho amato davvero tanto le introspezioni dedicate a Minerva e Horace. E il modo in cui il loro ipotetico dialogo di articola attorno a due introspezioni speculari, che riprendono perfettamente la struttura l'una dell'altra, con lo stesso ritmo, la stessa posizione di immagini e movimenti e finanche metafore che, per quanto diverse, si sovrappongono perfettamente l'una all'altra. 

Mi piace tanto, credo che tu abbia reso benissimo questi personaggi, e il modo in cui entrambi vedono in Harry echi dei loro alunni, dei suoi genitori, di ciò che loro hanno lasciato in lui e, in un certo senso, di ciò che i due professori vogliono vedere e ricordare in lui. C'è tanto affetto, stemperato nel dolore, in queste riflessioni, e davvero, le ho amate tantissimo.

E mi rendo conto che questa è forse la recensione più superficiale che ti ho lasciato, ahimé, ma il resto della casa si è svegliato e io ho finito la riserva di tempo che posso dedicare a me.

A presto! 

Recensore Master
14/03/21, ore 01:06

E va be', io ormai non ci provo nemmeno più a dirti quanto mi senta inadeguata nel cercare di commentare questa storia.
E mi sento pure un po' stupida, perché a ogni nuovo capitolo mi sembra di ripeterti le stesse cose, ma per davvero ogni nuovo capitolo mi si para davanti con una forza travolgente e mi si conficca in testa, conquistandosi un primato tutto suo. Però stavolta mi hai completamente stupita, perché, non lo so, non mi aspettavo che avresti scritto di Percy. E Percy è un personggio che amo in maniera del tutto irrazionale e confusa, e tu sei andata a disegnare proprio il mio Percy preferito – quello confuso, quello divorato dal rimorso, quello che soffre e si confronta ogni giorno con il senso di colpa e il peso di un'assenza che lo soffoca e gli fa pesare ogni accenno a un sorriso. E forse sono sadica, non lo so, ma davvero questo è il Percy di cui preferisco scrivere e di cui non posso quasi mai leggere, perché passa spesso in secondo piano. Dunque non sai quanto io sia stata felice di trovare qualcosa di nuovo su di lui. Qualcosa su di lui scritto da te, poi. Chiaramente è Natale e nessuno me lo aveva detto.
No, davvero, ho amato immensamente questo capitolo, e ormai te lo ripeto ogni volta, ma il modo sempre nuovo che hai di scovare connessioni fra i personaggi e di metterli in relazione utilizzando concetti e strutture originalissime mi lascia sempre senza fiato.
Qui hai fatto, a mio parere, un lavoro assolutamente magnifico: perché Percy e George sono fratelli, dunque apparentemente il loro legame sembra evidente a chiunque. Eppure, sono due fratelli molto diversi e molto distanti. E sono due fratelli inevitabilmente legati dalla perdita di Fred – seppur in modo diverso – perché sono forse i due Weasley che, sebbene per motivi opposti, ne hanno forse sofferto di più – sempre che abbia un minimo senso fare una scala del dolore davanti a un lutto così contro natura e terribile. E in un certo senso questo concetto è sotteso a entrambe le flash, ma credo che tu abbia fatto una scelta interessantissma lasciando questo legame un po' "in trasparenza", a fare da conversazione silenziosa, quasi in secondo piano. Perché il punto delle tue storie qui è questo, sì, ma esplicitamente è un altro, ed è bellissimo, davvero bellissimo poter osservare la struttura che hai dato loro, questo "iniziare dove finisce l'altro", questo analizzare il lutto attraverso il rapporto con la tematica amorosa.
Sappi che io mi sono innamorata di Audrey, della tua Audrey e della sua risata che è in grado di far perdere completamente la bussola a Percy, convincendolo a fare qualcosa di apparentemente così distante da lui, convincendolo ad apparire un idiota pur di non correre il rischio di perdere l'opportunità di ascoltare quella risata. Insomma, ho riflettuto spesso molto su Audrey, e mi sono fatta una mia idea piuttosto precisa su di lei, ma sappi che quest'immagine qui fa impallidire tutti i miei headcanon. È bellissimo, e sono qui a sperare che le cose siano davvero andate così.
Quanto a George e Angelina, io ho il cuore completamente a pezzi. Il che è una specie di miracolo, perché per loro devi sapere che ho sempre provato una grande indifferenza. Perché forse sono pazza, ma io sono sempre stata convinta che, quando si è trattato di dover dare informazioni sul futuro dei vari personaggi, la Rowling si sia solo vagamente ricordata che Angelina era uscita con un gemello, e così l'ha appioppata a caso a quello rimasto vivo, senza nemmeno andare a controllare come fossero andate le cose. O forse è solo il mio meccanismo di difesa dalle implicazioni potenzialmente macabre o per lo meno a dir poco complesse di tutta la situazione, non lo so. Insomma, sono una coppia che mi è del tutto indifferente, ma tu sei riuscita a travolgermi con il carico emotivo con cui hai accompagnato loro.

Davvero, ancora una volta hai scritto una storia straordinaria, e adoro anche il modo in cui hai ripreso le stesse scelte lessicali per entrambi i fratelli, declinandole in siuazioni diverse e con significati perfettamente calibrati sulla loro sostanziale differenza che, però, in questo ritrovarsi a vivere il medesimo lutto li avvicina in maniera sorprendente.

Bravissima, davvero!

Recensore Master
13/02/21, ore 10:53

Ciao!
Come sempre, con questa raccolta ho dei tempi sin troppo morbidi, perché anche se vengo attratta dalle tue parole con una forza cui fatico a resistere e mi butto a leggere nel momento stesso in cui pubblichi un nuovo capitolo, poi ho sempre bisogno di un po' di tempo per lasciar sedimentare tutto. Perché leggerti è un po' come scivolare in qualcosa di densissimo, e se ci si affretta troppo si rischia di restare troppo in superficie e perdersi buona parte della bellezza e della complessità che sostiene e muove questa raccolta. Perché la prima lettura è quella dove si viene ammaliati dalla bellezza della tua prosa. Poi arriva lo stupore per il modo originalissimo in cui riesci sempre a mettere in relazioni personaggi diversi: ogni racconto ha un approccio molto diverso, perché diversi sono i personaggi e radicalmente diversi sono i loro legami. Ogni volta le due voci si intrecciano e instaurano un dialogo (spesso muto, spesso sordo) in maniera completamente diversa, eppure tutta la raccolta mantiene una coerenza di fondo che mi lascia sempre senza parole, perché il filo che lega tutto c'è, e anche quando si tende e si assottiglia rimane comunque evidentissimo.

Qui sei andata a toccare uno dei legami secondo me più complessi difficili della saga, uno di quelli che di solito nelle fanfiction tende a passare un po' sotto silenzio (proprio perché è tanto difficile, secondo me): gli unici sopravvissuti della famiglia Black. Due personaggi diversissimi, nel carattere e nelle scelte che hanno compiuto fino alla fine, ma che hanno più di un punto in comune – e certamente tantissimi conti in sospeso. Sirius e Walburga sono madre e figlio, anche se forse non avrebbero voluto esserlo e hanno passato tutta la vita aggrappandosi alla negazione di questo legame. Ed è quindi bellissimo che le loro flash siano diverse per stile e contenuti, ma che sostanzialmente ricalchino lo stesso schema, e si svolgano tutte all'interno della stessa prigione: perché il loro è un legame negato dall'interno, ma ci sono cose che non si possono cancellare. Sirius è quello che è anche perché è figlio di Walburga, ed è quello che è proprio perché ha scelto di negare questa sua appartenenza. E lo stesso, in un certo senso, vale per Walburga.
Ho amato molto questo ritorno di quattro frasi – quattro pareti – che scandiscono il dolore e la follia di entrambi: inutile dirlo, ma il dolore di Sirius è così vivido e evidente che mi ha tolto il fiato, e a ogni lettura ha fatto un pochino più male. Questo suo affondare sempre di più nel fango che è la follia e il dolore nella sua testa, tornando sempre a James e all'assenza di James, alla perdita e al senso di colpa sono strazianti. Soprattutto se pensiamo che, fuor di metafora, Sirius ha dovuto elaborare un lutto terribile nel contesto peggiore possibile, in un contesto disegnato apposta per far perdere il senno e far annegare le persone nella propria disperazione. Prima ancora di leggere la parte dedicata a Walburga e poi le note, poi, quel suono di cose annegate che tornano a galla con un risucchio viscido mi ha ovviamente riportata a Regulus. E Sirius non poteva conoscere la sua sorte, ovviamente, ma in quell'assalto di ricordi, rimpianti e mostri io non ho potuto fare a meno di pensare che ci fosse anche l'ombra di quel fratello perduto prima ancora che si perdesse.

La parte dedicata a Walburga, invece, mi ha completamente annientata.
Perché Wlaburga è un personaggio che nei libri compare in maniera quasi comica (insomma, l'unica apparizione "diretta" che abbiamo la vede in forma di ritratto che vomita insulti), e se ci si ferma a riflettere un po' di più su di lei, è facile comunque fermarsi al disprezzo per la donna imbevuta di ideologia purosangue che ha spinto Sirius a rinnegare la propria famiglia. E tutto questo è vero, ovviamente.
Ma Walburga è anche una donna che nel giro di pochissimi anni ha perso tutta la sua famiglia, e ha perso Regulus, il figlio prediletto, quello su cui aveva riversato ogni aspettativa (e forse quello che per lei rappresentava una forma di riscatto), e lo ha perso nel modo più doloroso possibile. Senza sapere come, senza avere un corpo da piangere, senza nemmeno avere la certezza che fosse davvero morto. Insomma, immaginare la sua follia che si concretizza in una attesa vana e straziante mi ha distrutto il cuore.

E come sempre io ho l'impressione di aver parlato a vanvera senza riuscire a dire davvero quello che volevo dire, e mi dispiace, ma sappi davvero che ammiro tanto, tantissimo questa storia.
Complimenti davvero!

Recensore Master
04/02/21, ore 19:59
Cap. 1:

Ciao, anzitutto devo ringraziarti per avermi linkato questa raccolta. Nella mia perenne sbadataggine, soprattutto quando si tratta di altri fandom (altri rispetto a quello che frequento di solito), è certo che non l'avrei mai scovata e mi sarebbe dispiaciuto davvero, specie ora che la leggo perché è davvero stupenda. La coppia Sirius/Remus non mi è mai dispiaciuta, per quanto io non vada a cercarmi fanfiction leggo con piacere questa tua doppia drabble, raccontata da due punti di vista differenti, ovvero quello di Sirius e quello di Lupin. Poi arriverò anche a parlare della trama, ma intanto vorrei soffermarmi un istante sul titolo perché è una delle cose a cui faccio di solioto caso immediatamente.

Ho trovato quantomeno particolare la tua idea d'intitolare questa raccolta come "Reietti". Particolare perché sottintende già dal primo capitolo quanto il tuo progetto sia a più ampio respiro, e già questa la trovo una cosa apprezzabile perché significa che il progetto è ben ponderato. Cioè, mi viene da pensare che già con queste due prime drabble tu sapessi perfettamente cosa stavi costruendo. Mi incuriosisce il motivo per cui hai intitolato questa raccolta "Reietti", e infatti mi ci sono soffermata un istante per pensarci bene. Presumo che c'entri con i personaggi o le coppie su cui sono incentrate le varie Drabble. Ho in mente anche le altre coppie da te usate e mi verrebbe da pensare che tu abbia incentrato il tutto sul senso di esclusione, sul sentirsi mai del tutto accettati o quantomeno sbagliati. Sull'aver perso qualcosa, ecco. Se ancora non ho letto le successive Drabble, quel che è certo è che il concetto calza a pennello per questa prima storia. Avanzi, questo è il titolo specifico che le hai dato. Molto corto, ma senz'altro singificativo. Lascia intendere alla perfezione cosa tu intenda dire. Gli avanzi, li citi anche nella storia, sono le parti che rimangono, quelle che sono sopravvissute. Nel caso di Sirius a uccidere buona parte di lui (in senso metaforico, s'intende) sono state le accuse ingiuste, la separazione da Harry (che io ritengo abbia inficiato molto sul suo stato d'animo), e non ultima la prigionia ad Azkaban. Sappiamo che i dissennatori su di lui non hanno mai avuto troppo effetto, forse perché non si sentiva in colpa per qualcosa. Ma quel che è certo è che il Sirius che si riunisce a Remus in quell'abbraccio che ricordo molto bene, cinematograficamente fa il suo bell'effetto, è senz'altro il Sirius avanzato. Quello che è sopravvissuto dalla solitudine e dal dolore per la perdita e che ha patito al pari di una sconfitta. Sono avanzi e Remus se ne accorge. Lo nota dal sorriso, dalle pieghe del volto e in maniera particolare dal silenzio dentro al quale si perdono e che non spezzano ancora con parole che, al momento, sarebbero superflue. In quel silenzio ci sono tredici anni di solitudine, per entrambi, e tutti e due loro ne sono al corrente.

Prima di parlare della seconda drabble, voglio soffermarmi un istante sulla struttura. Ho particolarmente apprezzato il fatto che la descrizione dell'uno o dell'altro ovvero l'analisi fisica, emozionale e scenica, venisse fatta dal punto di vista dell'altro. Cioè, nella prima Drabble dove ti soffermi a parlarci di Sirius è in realtà Remus che racconta e osserva. Non sono storie intimiste che scavano nell'animo dell'uno o dell'altro, sono storie che guardano all'altra persona e colgono i dettagli. Scelta particolare, molto indovinata e che particolarmente esaltante, lo confesso. Oltretutto, lo stile è impeccabile. Mi ricordavo che scrivessi bene (perdonami, credo sia dai tempi de "Il tredicesmo Re" che non leggo qualcosa di tuo, credo quindi dal... 2018! Troppo tempo è passato, shame on me!), ma da come ricordavo sei migliorata moltissimo. Questo è senz'altro un prodotto totalmente diverso dal Tredicesmo Re e che si presta più a uno stile poetico, ma è molto lirico ed evocativo. Mi è piaciuto moltissimo.

Nella seconda Drabble invece osserviamo Remus dagli occhi di Sirius. Già sappiamo quello che quest'ultimo ha passato ad Azkaban e sia leggendo il libro (il terzo, in particolare) che guardando il film la mia attenzione si è sempre soffermata su Sirius. In realtà la Rowling sottintende spesso, e alcune volte lo dice chiaro e tondo, che anche Lupin non deve aver vissuto una vita splendida. La solitudine, infatti, è anche la sua. Perché se a scuola aveva degli amici che lo supportavano e lo seguivano nelle notti di luna piena, dopo Hogwarts e dopo la morte di Lily e James, anche Lupin ha perso tutto quanto. E Sirius lo sa. Molto interessante il ritorno del concetto di "Avanzi" mentre è chiaro da un lato che Sirius è un uomo avanzato da ciò che era e che non lo accetta del tutto, Remus invece è come se avesse accettato di vivere di avanzi passivamente. La differenziazione del carattere dei due è molto netta, sono due persone algi antipodi e questo è più che evidente, ma tu lo hai sottolineato con una delicatezza assoluta. Quasi non si nota, bisogna scavare nei dettagli più di quanto si faccia di solito in una drabble. Si scava e si trovano due uomini distrutti da una vita che è stata profondamente ingiusta con entrambi, ma che finalmente si ritrovano dopo tanto tempo. Interessante è notare che anche Sirius, alla fine, sente il bisogno di tacere e navigare nel silenzio.

Gran bel lavoro, complimenti!
Alla prossima (spero non a fra tre anni...)
Koa

Recensore Master
21/01/21, ore 20:59
Cap. 2:

Eccomi qui Nirvana,
Ti avevo detto che, se avessi avuto tempo e se fossi stata abbastanza bene sarei passata: sono qui e qui non vorrei starci. Pensavo di passare dal capitolo di Tonks e di Remus (❤), ma sono tornata indietro a quello che mi ero lasciata come l'ultima pagina di un libro che a volte non voglio leggere, perché le fini sono un po' dolorose. Approfitterò di questo passo indietro per dirti un sacco di cose, ché me le tengo dentro da un po' di tempo e non so che farci con queste cose che non ti dico mai.
Penso che questa storia sia di una bellezza che non può essere calcolata: ha un livello di attenzione per i dettagli che, se non con la lente di ingrandimento riuscirei a trovare. Riesci a creare quei miniquadri dentro i quadri. Dai un senso al testo e nel testo crei altro senso: a volta è il modo in cui lo pensi, è il gioco che fai sulla seconda e sulla terza persona, è il numero di parole uguale tra una flash e l'altra. Sembra di guardare un quadro di Monet quando vengo qui a leggere la tua storia e non riesco a capire come potessi essere spaventata di venire a leggere questo secondo capitolo.
Ci sono Albus e Severus, ecco perché: sono due personaggi che capisco poco, che mi fanno stringere il naso e non so se ho mai voglia di capirci che ci sia nel fondo delle loro anime. Ovviamente mi sbaglio, me lo ricordi tu che mi sbaglio in un modo quasi incalcolabile.
Faccio una piccola premessa e ti chiedo scusa se le mie parole saranno piene di errori: sono davvero davvero stanca. Un po' stanca come Albus (deve essere proprio stremato lui), che guarda la sua mano e pensa che è la prova della sua mortalità, guarda la sua mano ed è persino contento di quel destino che piano piano lo sta raggiungendo. Pensa che gli manca la sorella, Ariana, che è un pezzo di cuore ed è morta troppo giovane. È il rimorso di Albus quello, se la porta dietro da così tanti anni, ma non ha mai smesso di fare male. Finalmente smetterà, forse la vedrà di nuovo, forse non farà nemmeno male. E allora guarda Severus, gli dice che senza di lui non saprebbe che fare e pensa che Severus deve imparare a camminare da solo (perché non basterà mai avere un amico come lui, mai).
E vi è poi il rimorso di Severus, quella Lily, quell'amore che gli è scappato dalle mani e pensa a lei ogni giorno, ogni secondo e immagina se fosse morto con lei. Sarebbe stato meglio, morire con lei o per lei: avrebbe fatto meno male. Lo avrebbe aiutato a superare quel vuoto che si sente dentro e quella sensazione di fastidio ogni volta che Albus gli chiede di fare qualcosa: è diventato uno schiavo per amore, Severus, per un amore che non riceverà mai. E questa cosa sa davvero troppo di reietti.
Io a questo punto non ho più parole. Neanche una me ne rimane e resto muta davanti alla tua bravura: non so come fai. Hai uno stile che mi cattura e quei dialoghi che riporti così canonici, insieme ad un mare di introspezione mi rubano il cuore e forse sono io quella che muore dolcemente in questo mare.
Grazie,
Sia ❤
(Recensione modificata il 21/01/2021 - 09:00 pm)

Recensore Master
20/01/21, ore 08:46
Cap. 1:

Ma buongiorno **. Fomentata dalla tua domanda su fb ho deciso di mettermi alla prova direttamente su una tua storia, ahahaha. Sono le 8.40 U.U vediamo quanto ci metto:

Sono sempre felicissima di trovare storie su Remus e Sirius: quelle di quando erano malandrini sono le fra le mie preferite, ma anche le ambientazioni durante il quinto libro mi piacciono da morire, giacchè se ne parla meno e invece secondo me di cose da dire ce ne sarebbero. Perchè quei due sono esattamente come li descrivi tu: due reietti, prima amici, poi ex amici, e ora di nuovo alleati e fidati compagni, a cui la vita ha strappato praticamente tutto. Sirius ha perso due famiglie, Remus è convinto che una sua non potrà mai averla. Sono due solitudini che si reincontrano in mezzo alla guerra e che in comune, oltre al passato e all'obiettivo di sconfiggere Voldemort, hanno l'amore per Harry.
Ho adorato l'idea grafica di dividere i due punti di vista a destra e a sinistra, come fossero speculari, e difatti lo sono davvero, ricordandoci di come questi due si completino a vicenda, pur senza essere amanti (io adoro la wolfstar, ma ho apprezzato tantissimo che tu non abbia voluto forzarla nella storia. Sebbene abbia uggiolato per l'atteggiamento protettivo di Sirius dheehhe :P)

Ho percepito perfettamente tutta la solitudine e il sentimento di abbandono di due anime reiette, come dici nel titolo, che solo insieme trovano la forza di affrontare ogni nuovo giorno :)

Complimenti e grazie per aver condiviso **

Benni

Recensore Master
16/01/21, ore 19:09

Ok, giuro  che questa volta cercherò di non scusarmi (troppo ) per la  mia inadeguatezza, perché io resto convinta di non essere in grado di restituirti una recensione che renda del tutto giustizia alle tue storie, ma insomma, mi butto a capofitto.

Mi butto, perché ormai questa raccolta è assolutamente una garanzia, ma ogni volta tu riesci a stupirmi per la bellezza e la profondità di quello che scrivi, e con il modo assolutamente originale con cui riesci a trovare dei personaggi da mettere in relazione. Perché anche qui, anche quando apparentemente la scelta appare più semplice di altre volte (alla fine, Bill e Fleur sono una vera e propria coppia canonicamente intesa,  e soprattutto Bill appare –  o almeno, io nella mia testa l'ho soprattutto associato a questo – come "il fratello di Ron che poi sposa Fleur"), eppure la cosa non è così semplice. Perché una delle tante cose straordinarie di questa raccolta è proprio la maturità e l'attenzione con cui ti approcci alla costruzione dei personaggi, riuscendo a scavare in profondità e restituendo un quadro estremamente vivido, complesso e assolutamente profondo, un quadro che va oltre l'immagine a volte un pochino più stereotipata, o comunque più immediata, che si può ricavare da due personaggi secondari, che alla fine compaiono proprio pochino.

E invece, questi Bill e Fleur sono profondi, e  sono complessi, e il loro rapporto è qualcosa di concreto che li rende una coppia bellissima e salda, e ho adorato come tu sia riuscita a rendere tutto questo in due flash.

Fleur, la tua Fleur, mi piace tantissimo: e sarà una cosa sciocca, ma mi sono quasi commossa quando hai scritto che questa guerra è diventata la sua guerra dal momento in cui hanno assassinato un suo amico. Perché ho sempre visto Fleur come un personaggio molto solo, e mi piace tanto pensare che, almeno un poco, lei si sia avvicinata a Cedric. Ma, anche a prescindere da questo possibile legame, vedo Fleur come un personaggio molto "netto", idealista, e quindi il fatto che l'assassinio di Cedric sia un po' per lei un oltrepassare la linea, mettendola nella posizione di non potersi più titare indietro e di voler prendere una posizione. E mi piace tanto che il nucleo della sua voglia di resistere e combattere nasca proprio qui: spesso viene rappresentata come una donna che entra in guerra per amore, per stare accanto a Bill, e indubbiamente credo che il ruolo di lui nell'Ordine sia stato determinante, ma a volte ci si dimentica che Fleur da questa guerra è stata toccata ben prima di innamorarsi di Bill (anche se ho amato, ho immensamente amato lo sguardo saldo di Bill in mezzo al vacillare di una scolaresca terrorizzata.

È bellissima questa Fleur che cerca la propria voce, e quando la trova non fa più nemmeno un passo indietro, e si trasforma in  un faro, nel punto di riferimento e nel reciproco sostegno di Bill. Ecco, il loro cercarsi è stupendo perché hanno bisogno l'uno dell'altra, ma è un bisogno reciproco e costruttivo, non so se riesco a rendere l'idea di quello che sto cercando di dire.

E il tuo stile è sempre profondo, evocativo, capace di creare tutta una serie di rimandi interni che rendono la storia di una coerenza straordinaria. Senza parlare poi del lavoro che hai fatto per rendere le due parti non solo speculari, ma anche perfettamente sensate sia lette "da sole" che messe in relazione in quel dialogo stupendo. Non lo so, è proprio un concetto bellissimo, perché a mio parere rende in maniera stupenda il senso di una relazione sana e costruttiva, con Bill e Fleur che si pensano sempre, e che aprono sempre un dialogo tra di loro, anche quando non sono effettivamente fisicamente vicini.

Insomma, davvero, io spero si capisca quanto questa storia mi sia piaciuta, perché è davvero, davvero meravigliosa.

Complimenti, e a presto! 

Recensore Veterano
11/01/21, ore 23:24
Cap. 1:

Ciao, sono TheDoctor e sono qui per l'ABC del Giardino di EFP. Piacere di conoscerti, "recensionisticamente" parlando!
Alla fine ho optato per un "banale" ordine di pubblicazione, un po' per essere certa di non lasciare indietro nessuno, un po' perché la coppia Sirius e Remus con tanto di avvertimento "no slash" ha molto attirato la mia attenzione. Spesso, infatti, nelle fanfiction vengono associati come coppia e vederli interpretati in una chiave diversa mi ha messo subito una gran curiosità.
Il ritmo che dai alla breve narrazione entra di per sé a far parte della scena che descrivi e ne diventa una componente integrante. Non ci sono parole scambiate o "pensieri diretti", quindi mi si é facilmente proiettata in mente l'immagine della stanza deserta, con l'aria disturbata solo dai respiri dei due personaggi coinvolti. Respiri profondi e ritmici, come lo sciabordare delle onde, come il tuo far crescere le frasi per ridurle a una sola parola, a un singolo *swossh* che porta tutto via con sé.
Anche la scelta della seconda persona é molto particolare e non può non saltare all'occhio. É azzardata e rara, ma io apprezzo sempre il senso di coinvolgimento che riesce a veicolare, se ben costruita (e questo é decisamente il caso). Crei le scene attraverso gli occhi dei tuoi personaggi e forzi il lettore a porsi nei loro panni, nel senso più letterale del termine.
Il modo in cui descrivi Sirius e Remus li riesce a caratterizzare in una maniera assolutamente efficace e unica. Li fai comparire chiari come apparizioni man mano che dipingi a parole il sorriso sbilenco e quell'eleganza un po' stropicciata di Black, per poi cambiare soggetto e passare alle mani affusolate e a un'aria più dimessa, quasi più timida, di un lupo mannaro che mi ha sempre lasciato il senso di temere di disturbare solo esistendo.
Nei silenzi ci sono tutti i rimasugli e gli avanzi che prometti già nel titolo. Il rapporto tra i due protagonisti si srotola, pezzo per pezzo, nei gesti che fanno, nelle parole che non dicono. In contatti brevi e significativi, come lo sfiorarsi di una mano, il sostegno di un tocco su una spalla. Ma c'è anche tanto a dividerli e ad allontanarli e, paradossalmente, anche quello si percepisce nei gesti, a tratti alterni, come due flussi di sensazioni opposte che coesistono, due poli di una calamita.
Nelle parole che hai scelto rivedo bene il clima "grim" del quinto capitolo, come una grande cappa scura, una consapevolezza che sfiora e si attacca a tutto, imprigionando ogni personaggio coinvolto. Mi é piaciuto molto come sei riuscita a incarnare queste caratteristiche "per vie traverse", senza esplicitarle chiaramente ma plasmandole tramite una scelta lessicale che denota cura e un amore particolare.
Ho trovato questa storia quasi più simile a una poesia che a una prosa. Il ritmo, in particolare, la trascina deliziosamente sulla linea.
In fin dei conti, il rapporto che descrivi tra loro é quasi neutro. Non nel senso che non sia carico, ma più legato al fatto che sarebbe potuto essere un legame di amicizia o romantico o qualsiasi altra definizione e sarebbe stata la stessa cosa: il kernel di tutto, ciò che li lega al di là delle etichette, é un legame forte, di cui si percepisce l'essenza anche senza dover anticipare niente sulla sua natura.
Ti rivelerò (e forse non sarà una scoperta) che le flash non sono molto il mio terreno di recensione, ma ho fatto del mio meglio per cercare di mettere in parole ciò che sei riuscita a trasmettermi. Spero che, al di là della tecnica, sia riuscita a sintetizzare che mi é molto piaciuta, anche se magari qualche considerazione é più un mio volo pindarico che altro.
Alla prossima, se ti andrà!

Recensore Veterano
04/01/21, ore 17:12

Ciao! Ho promesso che avrei provato a trovare le parole. Ed eccomi qua.
Non so se saranno adatte a descrivere il miscuglio intenso e denso in cui mi ha immersa questa storia. Un po’ corrosivo, come ti avevo accennato, perché ha scavato, ha scavato tanto. Mi sono ritrovata a pensare a questi due dolori tanto diversi ma così circolari: uno insegue e alimenta l’altro. E tutto all’insegna della cosa più “giusta”.
Remus trova la sua giustizia nel fatto di salvare Tonks dal mostro che lui è. E’ talmente tanto accecato da questa “missione” da privarla pure della possibilità di scegliere. Lui sceglie per entrambi; il suo dolore, il suo senso di colpa, scelgono per entrambi. Quale giustizia, però, può esserci in un’esistenza devastata quando l’uomo era solo un bambino? Lui non ha potuto scegliere e adesso si trova intrappolato in un corpo che non vuole, in un’esistenza aliena. E si incolpa, per gli errori di un altro. E si sente di dover fare ammenda, non concedendosi di cedere a quell’amore così pulito che, in contrasto con quell’ “ombra di sporco sotto le unghie”, lo fa sentire sbagliato, lo fa sentire, appunto, ingiusto. Con sé stesso, con lei, con la vita al quale quel morso lo ha destinato. Giustizia è scegliere di non meritare quell’amore, di fuggirne, di risparmiare una vita dall’esistenza che a lui non è stata risparmiata.
Tonks, del resto, vuole scegliere. Vuole che sia riconosciuta, irrimediabilmente, l’ingiustizia di quella privazione che lui le sta facendo, mascherata da preoccupazione e protezione. Sono certa che non gli creda. Non creda fino in fondo che lui voglia proteggerla da quell’esistenza infausta e, forse, non gli crede perché non ha idea di cosa significhi il dolore, l’emarginazione, il delirio che una trasformazione comporta, che un’esistenza da lupo mannaro comporta. E quindi s’insinua la presunzione di sapere, l’incoscienza. Crede di avere tutto il coraggio necessario, quello sufficiente ad entrambi. E, se mi fermo a pensarci, capisco il pensiero di Remus: come puoi dire di accettare quello a cui potrei condannarti, se – nei fatti – non hai nemmeno idea di cosa sia? Ma lei ha un esempio scintillante di fronte agli occhi di chi, per amore, ha perso tanto ma ha guadagnato tutto. E non riesce ad arrendersi che quel tutto possa esserle sottratto per paura, di qualsiasi paura si tratti.
Siamo sempre stati “illusi” che amor vincit omnia ma nulla, a mio avviso, è meno vero. Quanto posto possono occupare un dolore cieco e un rimorso accecante dentro al petto di una persona? Quanto spazio rimane per il resto? Quanta luce ci vuole per illuminare il buio più profondo e spaventoso? Penso che queste siano le domande a cui entrambi, lontani nelle intenzioni ma vicini in questo rincorrere i loro ricordi, hanno trovato risposta. E se Lupin sente che quel dolore lo sta riempiendo, Tonks si sente in grado di sgomitare, di appiattirlo, di illuminare. Sbadata, goffa? Sì. Illusa, sognatrice? Forse. Arresa? Mai.
Per questo si ritrovano a parlare entrambi con qualcun altro ma, in fondo, con loro stessi. Con quella che ritengono la loro parte migliore, la loro parte più giusta, a cui provano ad appellarsi cercandola riflessa in quelle persone in cui tanto spesso avranno riflesso gli occhi, i pensieri, le paure. E se da loro avranno trovato conforto, adesso da loro ne cercano.
Non so nemmeno se questo mio discorso volesse avere una fine precisa. Ma questo è quello che questa storia mi ha fatto affiorare, quella parte che sono riuscita a tramutare in qualcosa di senso compiuto (o, almeno, in qualcosa che intendeva avvicinarcisi).
Le tue righe mi hanno davvero scavata, lo ribadisco.
Grazie per questo regalo incidentale. Ti mando un abbraccio.

Recensore Master
03/01/21, ore 21:53

Non pensavo di passare adesso, ma mi sono ritagliata un angolino di questa notte tutto solo tuo. Apro la recensione ringraziandoti (un po' in anticipo rispetto alle risposte alle recensioni, mamma mia sono proprio imperdonabile) per il sostegno che sei diventata in così poco tempo: le tue parole e i tuoi consigli mi sono davvero tanto utili: ammetto che so poco di regole, metti ordine al mio disordine emotivo, per questo te ne sono grata.
E metti ordine al mio disordine emotivo, creando tantissimo disordine emotivo in questa storia, che mi ha rapito il cuore. Io Bill e Fred li trovo tanto distanti, lo confesso. Non è che non mi piacciano, è solo che li trovo estremamente inafferrabili, se ne stanno là ad amarsi, sulle rive di un mare e non si guardano indietro a cercare me, non ne hanno bisogno. Nella loro perfezione io li trovo un po' freddi, lo sto ammettendo. Ma è un freddo che non mi turba, è un freddo che mi viene dire che non mi appartengono: per questo sono tanto ammirata dalla storia, perché sei riuscita a scaldarli molto bene (passami questa espressione).
Li hai resi così vicini, vivi, concreti, paurosi. Hai dato uno spirito a Fleur, le hai istillato paura, la voglia si proteggere la sorella, la capacità di capire che quella guerra è e sarà anche la sua: sono morti degli amici, non è più il momento di nascondersi dietro un bel visino. Non si può avere paura e il coraggio lo trova in uno sguardo, così vigoureux di un uomo che si mette in prima fila e fa quello che deve fare per un mondo migliore. Bill, che in così poco diventa tutto e protegge e ama e sa essere forte, talmente tanto da darle un po' di questa forza e permetterle di rompere il silenzio della paura. Vedi, che sono vivi?
E ho amato Bill, che invece paura ne ha: di non essere abbastanza, con quella cicatrice. Che cosa le può offrire adesso? Come sarà con quel ricordo indelebile? Eppure è Fleur è quella forte, la forza dell'amore, che gli sta accanto e lo tiene tra le mani e lo accarezzo e lo ama, lo ama, lo ama. Scavano con le mani e vanno a ricercare le stelle, lo dici con una espressione meravigliosa. Perché le mani lisce non sono per loro, loro lottano, non sono freddi, non sono lontani. Stanno sul mare, per respirare l'aria piena di salsedine, ma non sono lontani. Corrono su quella spiaggia e cercano di allontanare le cose brutte, è questo che penso adesso, dopo aver letto questa storia fatta di paure.

Non riesco e non saprò essere così profonda come te nelle recensioni: l'unica cosa che riesco a dirti è che ho amato questi due spaccati di vita, ti ringrazio ancora una volta per aver continuato a scrivere (sopratutto se poi torni con un capitolo così studiato, dove non sono solo specchio queste parti, ma sono dialoghi non detti e non urlati, ma che vengono sentiti lo stesso). Il fatto che poi i due paragrafi abbiano lo stesso numero di parole è atrocemente perfetto, il livello di dettaglio che lasci in ogni capitolo è meraviglioso: continua così, perché ti adoro.
Sia ❤

Recensore Master
25/12/20, ore 17:57
Cap. 2:

Ciao, Nirvana! Buon Natale!
Io in questi giorni mi ero detta che mi sarei messa sotto con le recensioni e avrei sfoltito la lista. Be', indovina? Ho effettivamente recensito, ma tutte storie nuove! Quindi niente, oggi provo a recuperare i buoni propositi e ho deciso di iniziare proprio da questo capitolo. Me l'ero segnato tempo fa!

E, che dire, hai fatto un'analisi davvero incredibile di questi due personaggi; soprattutto mi ha colpita quella di Silente. È un personaggio che ritengo veramente complesso, con tutti i suoi silenzi e i sensi di colpa celati dietro un sorriso e gli occhiali a mezzaluna.
Tu l'hai colto molto bene. Hai colpito e affondato.

Hai scelto due momenti perfetti, fondamentali, hai dilatato il tempo e dato voce ai pensieri – ai fantasmi. Perché a unire questi due personaggi qui non è solo il loro, complicato, rapporto, né la promessa che Silente esige da Severus: ad accomunarli qui è l'avere un fantasma, entrambi, sempre una donna. Ariana e Lily: le loro morti pesano su Albus e Severus, li tormentano, la loro presenza aleggia sempre sui pensieri e pare che in fondo non li lasci mai.
Mi è molto piaciuta poi la metafora del vestire il fallimento e una vita di lutti, l'ho trovato molto d'impatto.
Severus e Albus, in fondo, erano molto più simili di quanto Severus non potesse immaginare.
Molto poetico, adatto, lo stile in cui sono scritte queste due flash.
C'è solo una frase che mi sembra contenere un errore:
"Adesso non avrebbe più potuto illudersi."
La narrazione è al presente, quindi credo che dovresti utilizzare il futuro. Il condizionale passato indica azioni spostate nel futuro se la narrazione è al passato, messa così non mi torna.

Se c'è una cosa che non mi convince di questo capitolo è, onestamente, il titolo.
"Abbastanza".
Certo, lo riprendi al termine di entrambe le flash, però onestamente lo trovo poco incisivo, un po' inadeguato di fronte a questi due testi tanto profondi. Ma questa è solo la mia percezione.

Vorrei dire molto di più, ma non ho la tua abilità di andare a fondo, quindi mi limiterò a ribadire che ho apprezzato veramente molto questa lettura. Tantissimi complimenti!
Un bacio,
Mari

Recensore Master
11/12/20, ore 21:37

Ciao!
Finalmente, finalmente riesco a passare da questo capitolo, che ho continuato a leggere e rileggere, dopo che lo hai pubblicato, aspettando il momento in cui sarei riuscita a mettere insieme qualche parola.
E, davvero, mi sento sempre un po’ a disagio, qui, perché mi sembra di ripetere sempre le stesse cose senza mai riuscire a cogliere davvero il punto, però si tratta della verità: questa raccolta ha una profondità, una maturità e una bellezza immense, e io ho sempre l’impressione di non essere all’altezza della recensione che meriteresti. Perché queste storie sono molto più di un racconto, e meriterebbero un approfondimento e un grado di analisi che io proprio non sono capace di fare.
E così mi limito a leggere, e ad apprezzare tanto, e a cercare di restituirti almeno una parte molto superficiale di quello che la tua lettura mi ha dato.
Non so cosa avessi in mente, quando hai cominciato a scrivere, e non so in che misura questa storia non raggiunga le aspettative che tu avevi, ma io posso dirti di averla amata moltissimo. Hai scelto di raccontare due dei miei personaggi preferiti, e quella che è senza dubbio la mia coppia preferita, e li hai rappresentati in un momento della loro vita in cui sono spezzati, in cui stanno davvero precipitando: sono vuoti, in un certo senso, ma sono anche figli di un moto costante, che pian piano li spinge in una sola, inevitabile direzione. Ed è particolarmente significativo che tu abbia scelto di rimarcare soprattutto la distanza che c’è tra loro, perché in fondo la loro storia si gioca tutta su questo spazio che loro, nonostante tutto, non riescono a mantenere. Remus ci prova, ci prova sempre, ci prova anche quando ormai la distanza era già stata annullata, ma alla fine si trova comunque a soccombere. Ecco, questo senso di ineluttabile, questa sensazione che spesso ha quasi il sapore della sconfitta, permea tutta la tua storia, e lo fa con una densità che è davvero quasi palpabile. Ho amato moltissimo tutti i parallelismi che hai saputo costruire tra i due, pur essendo, il loro, un dialogo “muto”: non solo perché muto è il dialogo con la seconda persona (Sirius, che per forza di cose non può rispondere, e Andromeda, che qui è quasi un contraltare “mentale”), ma anche perché tra Remus e Tonks non c’è alcun dialogo, nessun punto in comune, nonostante si trovino a vivere lo stesso dolore.
Remus mi ha spezzato. Remus che deve lottare ogni giorno con la maledizione che ha dentro, e con il senso di colpa, e il proposito di non rendersi più colpevole di quanto non sia, trascinando altri innocenti sulla sua strada. E vederlo rivolgersi a Sirius, Sirius che non gli può più rispondere perché è andato oltre, fa un male da impazzire.
Quella che mi ha colpito di più, però, è la tua Tonks: lei che è sempre così chiassosa e colorata, io faccio fatica a immaginarla disperata. Nei libri lo è, e la Rowling lo mostra molto chiaramente, ma tutto questo io non sono mai riuscita a coglierlo appieno. Tu, invece, lo mostri con una limpidezza disarmante: il suo monologo ha un ritmo che ho amato immensamente, un ritmo che, nonostante lo scorrere senza filtri delle sue riflessioni, ha una musicalità particolarissima.
Mi ha molto colpita, poi, il suo rapportarsi alla storia dei suoi genitori, al loro amore tormentato e a tutto il dolore che, nonostante tutto, si è trascinato dietro: è un aspetto su cui non avevo mai riflettuto, ma che tu hai saputo illuminare in maniera interessantissima.
Insomma, mi sembra di avere solamente grattato la superficie di tutto quello che dovrei dirti, di quello che la storia meriterebbe, ma spero davvero di averti restituito almeno in parte la meraviglia che mi hai fatto provare.
Ti faccio davvero i miei complimenti!
A presto!