Ciao mia cara Sweet Pink, questa volta, sapendo che in questo capitolo avresti risposto ad alcune delle mie tacite domande, non ho resistito e mi sono fiondata a leggere.
Questo capitolo è stato profondamente intriso di dolore e sofferenza che ho sentito forte, in mix perfetto di passato e presente che io ho adorato e che ho trovato stilisticamente perfetto. Sentimenti provati e perduti si sono fusi con sentimenti nuovi, che si affacciano prepotenti e che vengono, per larga parte contrastati. I ricordi si sono mischiati con il presente di una vita che sta scorrendo senza fermarsi, travolgendo tutti con la sua imprevedibilità.
La vita contrapposta alla morte, la libertà contro la prigionia. L'amore contro l'odio. Questo è un po' il file rouge di questo capitolo. Tutto raccontato in una notte che si è rivelata essere più oscura, un po' per tutti quanti. Ognuno ha vissuto la propria battaglia interiore, prima della guerra vera e propria.
La morte di Douglas ha segnato definitivamente quello squarcio nel cuore di Keeran. Per lei il dolore è stato sordo ed intenso. Ancora una volta la vita le ha dato uno schiaffo: ad ogni illusione di poter essere felice si è contrapposta, con prepotenza, la vita, che non è mai carezzevole cone persone meno fortunate. In lei si è fuso il dolore per la morte di quel giovane ragazzo alla rabbia cieca e sorda per chi, ai suoi occhi, appare sempre più fortunato, un po' come se il dolore appartenesse solo ai poveri, agli ultimi. Ma così non è, è tante possono esserne le sfumature. La verità è che tutti crediamo che il nostro personale dolore sia tanto più alto di quello degli altri. Lo ha pensato Keeran, credendo che la vita della sua padrona fosse ben più piena di lustro della sua.
E inevitabilmente anche Saffie cieca e sorda al dolore della sua "amica", concentrata solo sul tumulto interiore che si sta muovendo dentro di sé. E vorrebbe correre da lei, ma il dottore la ferma, dicendole forse le parole più giuste in assoluto: per essere amici di una persona bisogna fidarsi, ed aprirsi. Perché solo condividendo quello che è passato o si sta passando si può trovare rifugio e conforto.
La parte dedicata a Keeran è stata forte, in tutto il suo dolore. L'ho respirato e provato con lei quel senso di angoscia profonda e di disperazione, che l'ha portata a tentare un gesto estremo. È stata una vita costellata di dolore la sua, di abbandoni. Si è sentita sempre il nulla, non ha mai ricevuto niente, e niente è cambiato nemmeno ora che si era illusa di poter amare ed essere felice, di poter essere come Saffie. Ed è proprio la sofferenza provocata da quella illusione che la spinge a voler porre fine ad una vita sfortunata, e che sembra portare sfortuna alle stesse persone intorno.
Ma qualcuno arriva a straparla dai suoi tremendi pensieri di morte, ed è l'ultima persona a cui ella avrebbe potuto pensare. Il terribile tenente Chapman si è letteralmente fiondato su di lei, ed in quel momento - pur essendo stato lui sempre molto sprezzante e duro - Keeran sa che le ha salvato la vita, e che, nonostante tutto, con quelle parole voleva proteggerla. Perché quel mondo, quello della marina, delle battaglie in alto mare, è un mondo fatto di morte, di tenebre e di oscurità. Riportata con forza alla vita Keeran non riesce a ringraziare come si deve il tenente Chapman, né a dirgli alcunché, se non chiedergli di essere congedata. Si è chiusa nel suo guscio di paura, quello in cui ha sempre vissuto ed in cui si tribcera silente ogni volta che qualcuno cerca di salvarla. Perché per la prima volta, guardando verso il tenente, Keeran si è potuta render conto di quanto fossero simili, pur nella loro diversità; ha visto l'uomo dietro l'immagine del l'arrogante tenente e ne ha provato quasi tenerezza. Le parole di James le hanno fatto comprendere che la sua morte non avrebbe cambiato le cose, e che nessuno, Douglas in primis, avrebbe voluto questo, proprio lei che è stata la sua unica fonte di gioia, in una vita di sofferenze. La sua morte non avrebbe riportato indietro Douglas, ma aggiunto altro dolore, sicuramente nella duchessina. E, allo stesso tempo, ritornata alla ragione, Keeran ha compreso quanto, nonostante tutto, lei voglia vivere e che di questa consapevole verità debba ringraziare, in cuor suo, il tenente Chapman. Stava per morire per l'uomo che ama e l'uomo che odia l'ha riportata alla vita. E se forte è stato il tumulto di Keeran, ancor di più lo è stato quello del tenente. Per la prima volta vediamo veramente Chapman per ciò che è: un ragazzo giovane, dal viso impertinente, un nobile annoiato e viziato ma, soprattutto, una persona estremamente fragile e profondamente sola. Nell'essere tenente della Marina James ha creduto di potersi finalmente riscattare da una vita in cui è sempre stato considerato l'ultimo dei figli, quello con meno valore e che meno rispetto merita. L'ultimo degli uomini, così è sempre stato trattato ed è ancora quello il suo ruolo. Quel sentimento vergognoso che sta iniziando a provare per Keeran lo atterriscono perché, ancora una volta, nel suo mondo lo rendono un ultimo, uno che si affeziona ad una serva, una illegittima, una straniera affetta da balbuzie. Ed il fatto che persino Keeran, nella sua umile condizione, lo tratti con diffidenza e sufficienza è uno squarcio dentro di lui, un dolore sordo perché nemmeno agli occhi di quella fanciulla - quell'angolo triste a cui hanno strappato le ali, per impedirle di volare libera - lui riesce ad acquistare valore. Per lei aveva più valore persino Douglas rispetto a lui. E quell'oppressione dovuta alla delusione per il mondo in cui è trattato e la rabbia lo portano a reagire come solo lui sa fare: attaccando, con parole dure e sprezzanti, per riconquistare una superiorità che, in realtà, non gli appartiene davvero. Diventa sempre di più una figura interessante, sicuramente da indagare.
Oltremodo interessante è stata la parte dedicata al medico di bordo. Benjamin Rochester è, a mio avviso, l'anello di congiunzione tra passato e presente, avendo preso parte a tutte le principali tappe di questa storia. Ricorda bene la prima volta che ha visto Arthur, un bambino spaventato, magro ed ossito, sporco, un bambino cresciuto dai "pirati", un "pirata" egli stesso, e che suo padre Simeon ha, con tutte le sue forze, riportato a sé. Sono cresciuti praticamente insieme, ed Arthur è stato il suo migliore amico. E Benjamin sa bene quanto quell'ambizione, quella fame di potere, di riscatto abbia portato a sacrificare sé stesso e gli altri, pur di raggiungere i suoi scopi. Conoscere la vera storia delle due sorelle Lynwood ha scatenato nel dottore un mix di sentimenti contrastanti: rabbia, profonda verso Arthur ma anche un senso di tristezza indecifrabile. Non sono certa di essere riuscita fino in fondo a capire questo passaggio, ma provo a fare una mia ipotesi: quel dispiacere non è rivolto solo alla povera Amandine, morta troppo prematuramente, ma anche e sopratutto verso Saffie. Perché il dottore, a mio avviso, consosce forse tutta la storia dall'inizio o, in ogni caso, ove non fosse così, ha ben compreso le catene in cui Arthur ha imprigionato quella indomita fanciulla. Perché Arthur, per il suo volere, finisce per seminare intorno a sé tanto dolore. E alla pietà per quella fanciulla che sogna la libertà ed è stata trascinata da una prigione ad un'altra, si aggiunge anche il dispiacere per il flagello che il suo amico si è autoimposto: soffrire lui per espiare le sue colpe.
La parte dedicata al racconto di Saffie è stata intensa oltremodo. Uno dei pezzi più belli, profondi e coinvolgenti di tutto il racconto, almeno fino a questo momento. E mi ha commossa fino alle lacrime perché ho vissuto con lei la malinconica disperazione di quella storia.
Per dare una carezza a Keeran, abbracciarla figurativamente per farle calore e conforto, per farla sentire meno sola, Saffie sacrifica un pezzo di sé, la sua storia, per far comprendere a Keeran una verità sconvolgente: il dolore appartiene a tutti, e che forse non è tutt'ora quel che luccica. Per la prima volta Saffie e Keeran si sono viste per cui che sono. Due giovani donne uguali. Entrambe hanno vissuto un amore impossibile ed entrambe hanno dovuto fare i conti con il dolore inspiegabile che l'illusione infranta lascia. Tutte e due hanno desiderato di morire per liberarsi dalle proprie catene ma, poi, disperatamente, si sono attaccate alla vita. Perché anche Saffie, a suo modo, mentre stava annaspando, mentre qualcuno le buttava la testa per farla annegare, ha afferrato la mano malvagia del suo genitore e ha scelto di sopravvivere, voltando le spalle al suo amore.
Earl ha rappresentato per Saffie una folata di vento di fresca e felice libertà, spazzata però via dalla crudeltà e dagli egoismi. È stato dolce ripercorrere le tappe di questo amore segreto, nato in silenzio ed in modo timido, ma esploso fortemente. Saffie, scegliendo di fuggire con Earl, aveva creduto di poter essere libera, di poter vivere la sua vita lontana dalle catene. Si sono illusi di potersi amare, dimenticando chi erano, e ne hanno pagato le conseguenze.
Earl ha sacrificato sé stesso per quell'amore profondo e disperato, perdendo quella possibilità che gli era stata offerta di una vita leggermente migliore. Di lui non sappiamo più nulla, quale sia stata la sorte che gli è stata riservata per aver sfidato il duca di Lynwood. Il destino di quell'uomo così buono pesa sulla testa di Saffie come un macigno di sensi di colpa che non andranno mai realmente via. Perché lei lo ha abbandonato, voltandogli le spalle: messa davanti alla scelta tra il suo innamorato e la sua vita da duchessina - con i suoi interessi, i suoi onori e accanto alla sua amata sorella - Saffie ha scelto sé stessa. Rivelandosi proprio come quel padre che tanto odia: ha scelto di sopravvivere, lottando con le unghie. Da quella gabbia che da sempre l'ha imprigionata ha scelto lei stessa, alla fine, di non andare via.
E se il rimorso per Earl è così forte da lasciarla in un mare di lacrime, Saffie si sente sporca. Perché le esistenze di Earl e della stessa Amandine, oggi, sono offuscate dal volto di Arthur, per cui Saffie prova il desiderio di appartenergli davvero e la speranza che lui un giorno possa amarla veramente. Sentimenti per cui prova vergogna e senso di colpa, perché sono emozioni che non dovrebbe provare, per Earl e, soprattutto, per Amandine. Perché Saffie, ora più che mai, si rende conto di aver sempre amato Arthur, di aver sempre voluto esserci lei al psoto di Amandine, di essere lei la donna amata dall'Implacibile Generale. E quel marchio che lui le ha impresso sulla pelle la atterrisce perché perché Saffie vuole davvero essere sua. E si accorge, al tempo stesso, che lei quell'odio non lo ha mai provato davvero per lui, ma è stato sempre rivolto solo a sé stessa.
La parte conclusiva è stata incentrata su Arthur e suoi suoi pensieri. È stata la parte più breve del capitolo ma, forse, una delle più significative per mettere in chiaro da dove parte tutta quella storia. E, come immaginavo io, Arthur non ha incontrato Saffie la prima volta nella loro residenza, per puro caso, ma la loro storia è iniziata molto prima. Saffie ha sempre sospettato che suo padre, per ritrovarla, si fosse affidato ad un uomo molto potente, ma non immagina che quest'uomo sia il padre del marito. E che, a sua volta, Arthur abbia svolto un ruolo attivo nel suo ritrovamento. È stato lui a rintracciare la ragazza e a strapparla dalle braccia di Earl, per la sua solita bramosia di avere tutto. E sta ottenendo tutto quello che desiderava: la Mad Veteran è ad un passo dall'essere conquistata, siglando così in modo definitivo la sua vendetta; e Saffie gli appartiene, spalamcandogli le porte di quel potere tanto ambito. E si scopre, però, che quel desiderio di possesso per quella giovane donna ha origine lontana, alla prima volta che l'ha vista sorridere a qualcuno che non fosse lui, a sognare di essere libera insieme ad un altro uomo. Non la conosceva neppure e, invece, dentro di sé, in modo impercettibile, ha provato fastidio per quella felicità che non gli apparteneva. Qualcosa di sottile e impercettibile, non compreso in un primo momento, e che è stato messo a tacere. Perché poi Arthur abbia scelto Amandine resta per me un mistero, visto che il suo istinto è stato sempre proteso verso Saffie. Ed ora quel desiderio di possesso si spinge oltre, volendo Arthur che Saffie sia "sua" in un senso più profondo, di appartenenza, e che magari sia lei stessa a volerlo essere. Vede Saffie lontana da sé, irraggiungibile ma la vuole, disperatamente e dolorosamente, tutta per sé.
Arthur ha dentro di sé un abisso oscuro, è una persona controversa in cui il male ed il bene, l'egoismo e l'amore si mescolano, senza riuscire più a distinguere l'uno e l'altro, macchiando la sua anima e riversandosi su chiunque gli sia accanto. E vedremo se Saffie sarà disposta a precipitare in quel vortice e, magari, a salvarlo. Ma, prima di tutto, a perdonarlo.
Ho vissuto ogni attimo di questo capitolo, di cui ho respirato tutta l'emozione che sei riuscita a trasmettermi. Grazie per questa magia, è un dono. E aspetterò l'aggiornamento con pazienza, e se davvero dovessi riuscire in così poco tempo, come ti sei prefissata, ne sarò lieta.
A presto. |