Recensioni per
Novel of a Dreamless
di Ellie_x3

Questa storia ha ottenuto 142 recensioni.
Positive : 142
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/07/19, ore 00:39

Carissima Ellie! <3

Non so da dove cominciare. È stata un’escalation di introspezione e di azione e so già per certo che verrà fuori una recensione super sconclusionata e parecchio lunga – lo so, lo sento XD. Perdona anche eventuali refusi, ma con questo caldo dopo mezzanotte mettere due righe in croce è complicato. Allora… Il peso della leggenda e del destino già scritto cala come una mannaia e finalmente Miki ha coscienza di quanto Murasaki suggerisca cose (una su tutti, la relazione con Hijikata e lì l’angst si è mescolato al taglio scanzonato della nostra yankee preferita). Adoro Sayuri perché nella sua saggezza è essenziale. È pacata e convinta del ruolo di Miki più di Miki stessa, ma è anche colei che fornisce alla protagonista la chiave di lettura giusta per interpretare la sua funzione di segno degli dèi, di messaggio ambulante affinché la disfatta venga predetta.

A tal proposito ho apprezzato da morire l’incontro tra Miki e Hijikata. Il suo rapporto con Miki come sappiamo è complicato e sempre sul filo di una spada (per rimanere in tema con gli scorsi capitoli), ma è come vedere il restauro di un quadro e scoprirne un altro sotto ed ecco che la tensione tra Hijikata e Miki diventa l’eco di qualcosa che è rimasto a livello di bozzetto eppure funge da traccia; me lo suggerisce anche la tagliente ironia di Miki che però si sofferma sugli occhi alla Liz Taylor del nostro ronin.
Poi c’è Okita: imbronciato, offeso, con il suo oscillare tra l’essere sornione e scherzoso, quasi bambinesco, e il suo lato adulto, spaventoso e letale. Ma hai idea di quanto abbia fangirlato quando parlava per interposta persona con Miki e nella scena finale – bellissima? – a parte che ho adorato il dettaglio del rinculo della pistola perché amo l’attenzione per i dettagli e il realismo che deve permeare sempre ogni storia, ma è stata una scena ricca di pathos e ben scritta. A mano a mano che la fatidica data di luglio si avvicina anche il destino degli shinsegumi e, di conseguenza, di Miki e Murasaki stessa è vicino a compiersi. Ecco quindi che scatta l’azione e che vengono rivelati anche nuovi particolari su divinità, demoni e oni. (che poi ora è scattato il 6 luglio e parte della storia si svolge il 7. Coincidenze??)

Ah, quasi dimenticavo. Standing ovation, Nobel per la pace, la letteratura e tutto, premio Pulitzer, della Giuria e Strega a Okiku: Avrebbe voluto dire di aver frainteso, ma Okiku era stata chiarissima.
'Il Danna che tu non sei stato per me'.


Ha vinto TUTTO. È stata grande, ma grande. L’ho adorata.
Il livello introspettivo, come sempre, è pazzesco. Miki pensa sempre meno stesso a casa sua, anche se rimane un certo cinismo contemporaneo nelle sue battute – come quando parla della relazione Hijikata/fantasma di Murasaki – e questo la rende credibile, così come credibile è la presa di coscienza dell’imminente appuntamento e del destino. Sono sempre più rapita da questa long bellissima, che sto leggendo con vero piacere! Bravissima mia cara e ti auguro un sereno weekend! A presto,
Shilyss ^^

Recensore Master
28/06/19, ore 19:33

Mia carissima Ellie! <3 <3

Io adoro questa storia, ma con questo caldo e nonostante l’aria condizionata divento operativa dalle 7 e 30 del mattino alle 11 e dalle 17 in poi. Bella sfiga. Ma veniamo a questo capitolo succoso come un gelato ricoperto di panna – quello che vorrei ingollare ora. Amo Okita e amo che vada a svegliare Miki e amo anche moltissimo come lei continui a essere se stessa, pur cambiando lentamente, in modi che lei stessa non coglie. Le Kittens sono sempre più distanti, come comprendiamo anche a inizio capitolo, ma come sempre le belle introspezioni che ci regali colgono e mostrano una crescita psicologica di Miki, come quando, per esempio, si domanda cos’ha dato lei in cambio alla famiglia e al fidanzato, a questo Shadow che è un’ombra di nome e di fatto, distante molto più della Shinsegumi e dei suoi atroci segreti.

Gruppo cui lei appartiene, come si evince dalla scelta sempre meno unilaterale di renderla in grado di badare a se stessa e di difendersi, senza avere per questo addosso il peso della morte o delle ferite di persone ogni giorno più care. Perché non c’è solo Souji o Hijikata, con cui permane un rapporto di incontro/scontro, ma anche di amicizia con Shinpaici, per esempio.
Ora, da dove comincio a parlare della fine, dell’arrivo di Sayuri e di come il suo essere quasi a metà tra due mondi (spirituale e terrestre) la renda il messo perfetto per consegnare il kimono? Finalmente è in possesso di Miki, ma quello che le parole della nonna dicono nel biglietto sono un chiaro monito. Fidati del cuore e non dei ricordi, perché i ricordi li hai cambiati non piegandoti a Murasaki, le vuol dire. Miki ha la possibilità di riscrivere la storia, ma è una possibilità a tempo, che scadrà il 7 luglio. Un lasso di tempo troppo breve per crescere ancora e sfidare una realtà dove uomini, dei, rasetsu e oni condividono gli stessi spazi e dove lei stessa, pur essendo yankee, mostra una certa qual titubanza non semplicemente nel prendere in mano un’arma, ma nel puntarla all’altezza della testa o del cuore. Tra l’altro, mille plausi a te per aver sottolineato il realismo dell’arma pesante da impugnare e tenere, soprattutto per una ragazza minuta come Miki.

Non ricordo se te l’ho già detto, ma un’altra cosa che apprezzo da morire di questa tua storia è il suo essere profonda anche nelle battute, molto profonde, che dicono, ma lasciano che il lettore deduca molte cose. Una dote rara e preziosa che rende questo tuo lavoro ancora più interessante, oltre che ben gestito anche in termini di archi temporali e simili.
Un abbraccio forte e a presto, ancora tantissimi complimenti **
Una sempre ammirata e incantata Shilyss

Recensore Master
21/06/19, ore 01:15

Ciao Ellie! ^^

Volevo iniziare il capitolo, dare una sbirciata e poi tornare con più calma domani mattina, ma alla fine l’ho letto tutto d’un fiato, non ho resistito, e così eccomi qui. Il mondo degli Oni entra finalmente a gamba tesa nella storia rivelandosi a Miki, ma esce fuori anche la questione dei Rasetsu, che mi fa pensare a quella massima che recita più o meno così: “se per uccidere i corvi chiamiamo le tigri, poi chi ci libererà dalle tigri?” La shinsegumi si propone di difendere una città e far valere i suoi diritti, ma usa come mezzi per ottenere questa vittoria delle creature incontrollabili e pericolose. In tutto questo, Miki continua a essere in una sorta di limbo dove il passato è solo una traccia da seguire che si fa sempre più flebile. Essendo lei tornata indietro, sembra che il passato stia cambiando o prendendo comunque delle forme circolari. Il fatto che la voce della nonna risuonasse così limpida nella sua mente, per esempio, era un effetto dello Xanax ingerito sempre con più parsimonia o è un segno di uno scollamento tra le due realtà sempre maggiore?

Per scoprirlo mi toccherà attendere e leggere ancora – e questo è un bene – ma soprattutto aspettare che le varie relazioni tra i personaggi si chiariscano agli occhi di Miki stessa: deve cogliere il ruolo di Chizuru nella storia, capire cosa c’era dentro il pacco nella credenza e ila funzione che ella stessa ricopre per destino, nome, sfortuna e mille altre cose. Bello anche il combattimento che, percepito dagli occhi di una ragazza spaventata e stanca, risulta volutamente concitato e troppo rapido. È giusto che sia così, perché la vita vera che cerchiamo di replicare con un testo scritto non può essere una telecronaca con la moviola, dove si può tornare indietro. A Miki non è chiara la situazione in cui è, in mezzo a questa fioritura che nemmeno dovrebbe esserci e il lettore vive il suo stesso, estremo sgomento nell’accorgersi di quanto stia capitando e questo è merito della cura e dell’attenzione che metti nella storia. Ultimo ma non ultimo, vediamo comparire il misterioso uomo biondo nella sua apparizione come sempre pregna di mistero.

È chiaro che è un emissario che considera Miki e il 21esimo secolo come suoi luoghi/obiettivi ed ecco allora che la ragazza riutilizza un codice pop per parlare con questo individuo e lui fa altrettanto, citando, per esempio, il lavoro di Lewis Carroll, che mai come in questo caso risulta un paragone calzante rispetto alla protagonista. Ovviamente, essendo lei una californiana doc, non poteva non essere avvezza a usare “il pezzo,” fosse pure il fucile di guerra del nonno. Io però non so se le darei in mano un’arma, ti dirò… insomma. Come al solito, ti becchi una recensione stra – lunga! A presto e un caro saluto!
Bravissima come sempre ^^
Shilyss :*

Recensore Master
14/06/19, ore 17:11

Carissima Ellie! <3

Anzitutto hai iniziato il capitolo con “Born to die”: adoro questa canzone di Lana del Rey e appena l’ho letta/riconosciuta/cantata ho sobbalzato: come non amare un capitolo che inizia così??
L’introspezione di Miki è, come sempre, di altissimo livello e ben curata. Mi ha colpita particolarmente la riflessione sulla volontà di avere Sayuri come amica, in America: si ricollega sempre a una delle macro tematiche di questa storia, quella che contrappone la vacuità e la leggerezza contemporanea con il passato denso di informazioni del passato. Qui, poi, è emblematico un aspetto in particolare: le amiche statunitensi della nostra protagonista non sono tali, sono una facciata, un elemento di contorno alla popolarità necessaria per essere una “it girl”. Così, Miki, catapultata in un passato dove ha preso il posto dell’originale Murasaki che continua a parlarle, non può fare altro che aggrapparsi con forza a quello che le è rimasto dei racconti di sua nonna. Miki però non è sola protagonista. A mano a mano che i capitoli vanno avanti, compaiono personaggi che definirei “secondari, ma con le palle.” Hijikata, per esempio, ma anche Okita, spiccano e così anche Sayuri e Okiku e persino l’infelice Chizuru. Di Souji non smetterò mai di tessere le lodi, ma in questo capitolo ho potuto apprezzare come il nostro ronin non sia solamente un abile spadaccino, ma sia anche abile e svelto con la lingua. Eccolo rispondere a Miki con la necessaria durezza rispetto alla scoperta da lui fatta, eccolo non restituire i beni moderni che la ragazza brama – soprattutto lo Xanax, dato che il telefono è importante solamente per le chat e le fotografie. Che sono cinquecento dollari per una che ne spende altrettanti in un singolo paio di scarpe?

La scena finale di Sayri e Okiku è stata bellissima: aveva le atmosfere giuste e mi è piaciuto moltissimo come hai reso la scena e il dialogo. Ogni personaggio studia con attenzione e dovizia cosa dire e l’impressione è quella di un interrogatorio o di una recita o entrambi. Su tutto regna sovrana una falsa cortesia che ho semplicemente trovato squisita e che rende bene sia il contesto guerresco, sia la cultura giapponese, molto manierata, dove lo studio di un determinato atteggiamento del corpo è ben più difficile che in Occidente. Differenze, queste, che rendono ancora più particolare e interessante una storia dove gli Oni e i fantasmi vivono davvero tra noi, sì, ma nella maniera decisamente più inquietante: scivolano nelle visioni, si rivelano essere chi abbiamo amato, si appostano in attesa che il destino si riveli. Questo modo di presentare la storia, questa cura certosina nell’attendere che ogni tassello vada al suo posto, hanno come risultato la creazione di personaggi tondi, che spiccano: come Hijikata e Souji, come Sayuri e Okiku, come Shinpat e tutti gli altri che emergono sempre più dallo sfondo per diventare protagonisti di una battaglia collettiva e politica destinata al fallimento, a metà strada tra passato e presente, ma anche tra realtà e magia, tra mondo degli uomini e quello degli spiriti. Come sempre, leggerti è un’esperienza incantevole e non posso che chiederti perdono se ci metto sempre tanto tempo a passare: veramente brava, brava, brava.
Un carissimo saluto e a presto,

Shilyss :*

Recensore Master
08/06/19, ore 15:44

Ma mia carissima Ellie <3!
Adoro questa storia, se ancora non si era capito e questo capitolo che apre nuovi scenari demoniaci è forse uno dei miei preferiti. La vera Murasaki è bellissima e inquietante e la scena mi ha ricordato i film horror giapponesi (complice anche Rafael, in effetti), con il fantasma irato che si muove rapidamente, la cui estrema bellezza diventa spaventosa, ma triste. Le hanno rubato il volto e il destino. È evidente – almeno a me – come Miki abbia oltrepassato il punto che divide leggenda e storia e sono curiosa di vedere se il fantasma la ucciderà veramente/la possiederà e quanta parte avrà il kimono e l’isola. Sayuri è stata bellissima e tutta la scena ambientata nella sala da thè mi ha ricordato molto le atmosfere pacate di Memorie di una Geisha.
Okita, al solito, è fantastico, ma soprattutto è fantastico come lo racconti tu. Un ronin feroce di cui Miki stessa non ha mai ignorato la pericolosità – bellissima, per esempio, l’immagine di come lui rialzi a calci nelle costole i suoi allievi: è potentissima.

Ed ecco la parte che mi ha fatta proprio morire. San’an che ha smesso di essere un umano a tutti gli effetti e deve rinunciare alla donna che ama e tutti i riferimenti a Chizuru mi hanno fatta sciogliere, perché c’è qualcosa che proprio mi commuove nella perdita di umanità di San’an e nel modo in cui Hijikata non riesce a entrare – ne ha paura, non gradisce avvicinarsi. È una scena che ho trovato di grande potenza e che ho semplicemente adorato, come tutto, del resto. Non era semplice scrivere un capitolo del genere, con la rivelazione di Miki e un potente detto/non detto riguardo la questione dei demoni e dei fantasmi, ma tu ci sei riuscita dando peso alle immagini e mescolandole sempre con riferimenti fortissimi della contemporaneità, come quando Miki, che adesso finalmente inizia a parlare con la voce, pensa alla pubblicità della Apple mentre osserva Okita con in mano l’Iphone. Anche scrivere di una profezia non era semplice, ma mantieni un forte equilibrio tra il detto e il non detto e adoro che Miki non abbia chiesto di più, rimandando a dopo un possibile dialogo inerente, di nuovo, la Murasaki della leggenda. Nel sottile equilibrio che hai creato ci sguazzo, continuando ad apprezzare le piccole perle stilistiche di cui la storia è piena. Oltre alla terminologia nipponica sempre curatissima, infatti, noto con piacere come nella tua storia spicchino anche modi di dire (ciglia che sfarfallano è uno dei più ricorrenti) altamente poetici che definiscono il tuo proprio stile.

A questo si unisce l’estrema pazienza che dimostri nel voler affrontare una storia complessa senza fretta, come il riferimento all’aborto fatto alla geisha Okiku che, da quel punto in avanti del capitolo, diventa gelida, facendo intuire un baratro di dolore che appare come più profondo proprio perché taciuto e non spiegato.
Insomma, io ADORO ♥ sempre di più. È una piccola perla, bravissima :* :* e buon weekend <3
A rileggerci presto - è sempre un piacere e un onore - mia cara!
Shilyss

Recensore Master
01/06/19, ore 13:55

Carissima Ellie! <3

Eccì! Beh, in verità piacendo a Dio, Chtulu, Loki, Odino e tutta la compagnia cantante pare che il mio raffreddore/influenza strisciante sia qualcosa da accantonare, quindi eccomi qui a recensirti, finalmente. Ho letto il capitolo due volte (ieri alla fine sono uscita) e l’ho adorato, come tutti del resto.
Nella parte iniziale, torniamo alla vita patinata e “sbiadita” di Miki. Ormai i tempi in cui faceva la stron£££tta con le sue amiche sono passati e appaiono come lontanissimi. C’è in lei sempre una tensione duplice. Da un lato, è un personaggio estremamente vanesio, integrato in una società dell’apparenza fatto di scarpe che costano mezzo stipendio e di chirurgia plastica, che spesso si pone in maniera egoistica nei confronti del prossimo, dall’altro c’è questa sua profondità che mi fa pensare al personaggio di Andrea nell’omonima canzone di Faber. Ecco allora che lo scherzo meschino è un modo per liberare una ragazza da un fidanzato viscido e traditore. Miki fa del male al suo prossimo, ma non lo fa poi a cuor leggero, neppure se inventa un hashtag.
Ho trovato bellissimo il riferimento alla voce della vera Murasaki che la accusa di essere un’impostora. È profondissima e inquietante e va via solo con lo Xanax, aspetto che mi fa considerare quanto Miki non abbia effettivamente coscienza del suo ruolo in questa leggenda passata fatta di ronin ribelli e demoni sanguinari, ma anche di loop temporali e di misteri magici.

Hijikata è stato perfetto: orgoglioso e paterno, oscilla tra severità e comprensione. Ha spiegato perfettamente a Miki la sua ingenuità, come il desiderio sciocco per certi versi eppure terribilmente naturale per noi di avere un abito nuovo abbia generato una faida e abbia quasi causato la morte di Okita e di Harada. Tramite solo l’uso di un dialogo hai creato un contesto storico e socio-politico di cui noi, come Miki, non abbiamo contezza. A questo proposito, mi viene in mente anche un altro elemento: nella prima parte del capitolo viene menzionato il fidanzato di Miki. Il rapporto si è freddato con l’arrivo della ragazza a Kyoto, ma tutto ciò che riguarda questo personaggio, compreso il nome, lo rende evanescente e irreale. È più vivo Souji di Shadow, che fa da ombra buona a Miki e alle sue amiche e, pur essendo il fidanzato della nostra eroina, è più come un fratello che come un amante.

La scena finale è catartica: dopo che Miki capisce di essersi salvata e di essere stata perdonata un’altra volta da un uomo che sappiamo essere giusto, ma spietato, un banale incidente con un gatto rivela i segni che Miki non ha potuto buttare, i segni della sua vita precedente, di lei prima di essere Murakami – o di appropriarsi di un’identità. Può spiegare? Riuscirà a recuperare la fiducia di Okita, di un ronin che oltre all’onore e alla katana non ha nulla, che l’ha salvata? L’ultima frase, in genere, non riesce a spiegare mai niente eppure è così spontanea e perfetta che non potevi utilizzare un altro termine. Resto col fiato in sospeso in attesa di leggerti, perché ho come il sospetto che il prossimo capitolo sarà avvincente e presenterà una grande svolta – mi aspetto che torni il biondo, ma chissà! ^^

Tantissimi complimenti per questa long avvincente che sto AMANDO! ** e sappi che… un po’ li shippo, ahimé. Ma del resto, il tuo Souji ha un fascino tale che è impossibile non farlo ^^! Un caro saluto, mia cara, ti auguro di trascorrere un sereno e piacevole weekend e…a presto! ^^ <3
Shilyss <3

Recensore Master
23/05/19, ore 23:20

Carissima Ellie! ^^

È stata una giornata un po’ campale, ma finalmente sono arrivata qui per leggerti! Allora, ho adorato la parte degli oni: hanno la ieraticità delle creature che non sono umane e la loro dignità che è anche superbia. L’ho trovata una cosa super calzante, anche perché non hai descritto troppo né troppo poco, lasciando che fossero le battute e i pensieri del momento a esplicare parte della tensione tra oni e reietsu e quel senso dell’onore che permea anche i demoni.

Miki, dal canto suo, si sta abituando sempre più a questa nuova vita: sai come ami questo personaggio e apprezzo la sua lenta crescita. Più passano i capitoli più certi usi e linguaggi (come dire continuamente #qualcosa) non spariscono del tutto, ma vengono usati con parsimonia. Miki è una che sa il fatto suo, anche se non priva di debolezze, ma di fronte a Okita che sta per affrontare un nemico diventa quasi docile, un aggettivo che normalmente non sarebbe calzante, riguardo a lei, ma qui abbiamo un ronin pazzo che ne sfida un altro, altrettanto pazzo. Il momento prima dello scontro è bellissimo. Miki, dunque, è docile ma alla sua maniera. Resta sempre conscia del suo ruolo e della sua posizione (bellissimo quel “I nemici di Souji sono i tuoi nemici. Non dimenticare che ti ha raccolta per strada.”).

Miki sta diventando fedele alla causa dello shinsegumi e non solo perché – ma è un dettaglio magnifico – sceglie una seta che ricorda i loro abiti, ma anche per quell’istinto di sopravvivenza che ci spinge a cercare sempre di rimanere a galla qualsiasi cosa accada e tutto questo è reso con dei passaggi introspettivi che nulla tolgono all’azione. Infine, ecco che ci ricolleghiamo allo scorso capitolo e al gai-jin che deve portare via la falsa Murasaki e lasciare il posto a quella vera. A questo punto non so proprio dove andrai a parare e se Miki riuscirà/vorrà tornare a casa adesso. Perché il punto, secondo me, non è tanto che lei ritorni nel suo tempo e ai suoi problemi, ma che possa sentirsi in dovere di aiutare coloro che l’hanno accolta. Miki ha un senso della squadra molto spiccato, l’hai detto anche tu ed è fedele – un elemento ch adoro ritrovare anche in altre storie. Stilisticamente impeccabile, con introspezioni e trame veramente ben strutturata, questa storia mi sorprende a ogni capitolo e ormai mi sono affezionata ai tuoi personaggi e ho una mezza cotta per Souji, lo ammetto. <3

Prima di chiudere, volevo dirti anche un’altra cosa: ho adorato, ma proprio tanto, il fatto che non hai descritto il combattimento. Non mostrandolo l’hai reso ancora più epico e drammatico, perché noi seguiamo Miki fuori – una Miki comunque fedele a se stessa, che prova a rendersi utile, che chiede se può esserlo. E che, per una volta, obbedisce.
Incantata, come sempre **
Shilyss

Recensore Master
19/05/19, ore 23:33

Ciao cara **
E' tardi e spero venga fuori una recensione decente, perché questo capitolo mi è piaciuto davvero. E' sorprendente come tu sia riuscita conciliare due mondi e personaggi di epoche così diverse. Miki mi piace, perché mentre si ritrova circondata dai samurai e dal meraviglioso Giappone feudale, si lascia andare a dei pensieri divertenti, come quando pensa di avere un buon sef-control, o che le servirebbe dello xanas, o quando ripensa ai suoi occhiali da sole... insomma, mi ha fatto sorridere più di una volta con questo suo spiccato sarcasmo, anche verso la fine, quando dice mentalmente che deve cercare di non farsi ammazzare.
I suoi dialoghi con Souji mi piacciono, lui mi piace, ma questo mi pare di averlo già scritto nel capitolo precedente, è tremendamente affascinante e credo che questo lo abbia capito anche Miki.
Hijikata invece mi ha fatto ridere, o per meglio dire, mi ha fatto ridere come Miki lo vede, una figura quasi etera ma che appena parla rovina la magia, cioè, adoro. Hijikata non solo non la vuole in giro, ma gliene dice anche di tutti i colori HAAHAH, povera Miki, però certe, è da capire la reazione da parte degli altri personaggi.
Hashtag Holy Shit, - adoro maledettamente tutto questo. E adesso?
Non vedo l'ora di andare avanti, davvero <3
A presto,

Nao

Recensore Master
16/05/19, ore 00:24

Cara Ellie! ^^
Potrei dire che questo è un capitolo di vera e propria svolta: finalmente la trama si apre quel tanto che basta per riconnetterci con il presente di Miki, con la natura dell’anime/videogioco che parla, per l’appunto, di fantasmi e di demoni. Se da un lato abbiamo la nostra eroina che, pur pensando costantemente alla vita che ha lasciato e alle persone che ha abbandonato sembra abbia trovato un posto nel mondo, arrivando anche a instaurare un rapporto di tolleranza con lo shinsegumi, dall’altro Hiroaki, l’amato cugino, si rivela essere latore di un segreto inaudito e francamente intollerabile, che mi riporta subito al capitolo 2 o 3, quando la nonna dei due ragazzi desiderava ardentemente donare il kimono alla nipote.

Il discorso del ciclo che torna, di Murakami a cui Miki si è sostituita e ha rubato il posto, di fatto ingannando il destino in una sorta di loop temporale sono gli elementi sorprendenti di un capitolo che sembrava essere solamente introspettivo e incentrato sul modo in cui Miki entrava fattivamente a far parte dei lupi, anche se come cameriera o giù di lì. Anche le sue intemperanze da occidentale viziata parevano aver lasciato il posto a un atteggiamento più maturo e consepevole e questo si nota anche nei confronti di Hijikata. Rispetto al precedente scontro verbale, è impossibile non notare come Miki sia maggiormente in grado di tenere testa allo shinsegumi senza per questo mostrarsi troppo irriverente, anche se c’è sempre quella punta di ribellione e sfrontatezza, in lei, che la rendono speciale (mi riferisco a quando si offre di correggere l’imbevibile tè con lo sputo). La crescita di Miki non è solamente nel non farsi piantare una lama a un millimetro dalla gola, ma anche nel rielaborare certi rapporti (l’amica consolata di cui non le importava nulla, un diverso e più maturo approccio a Shadow, fidanzato pesante come una zavorra). Sul capitolo aleggia però anche l’ombra ultraterrena di Murasaki, pronta a rinfacciare alla nostra protagonista di recitare una parte che non le spetta, ma allo stesso tempo creando la leggenda, usandola come tutti si aspettavano facesse – ricordo la questione circa il fatto che il vero nome di Miki, per il parentado nipponico, avrebbe dovuto essere proprio Murasaki.

Il tutto, ovviamente, è raccontato nello stile accattivante che ti caratterizza e sfruttando anche i dialoghi, sempre accompagnate da riflessioni e introspezioni accuratissime – per esempio, l’incontro significativo tra Hijikata e Miki è prevalentemente sottoforma di dialogo, ma ciò non toglie il fatto che risulti particolarmente potente e ben scritto e che colpisca il lettore, suggerendogli quanto Miki, pur sentendo una forte nostalgia per casa sua, stia accettando la sua situazione e vi ci sia ormai calata pienamente.
Ora potrei iniziare a farneticare, ma in conclusione sappi che il capitolo mi è piaciuto moltissimo ♥♥♥. Un caro saluto e a presto!
Shilyss :*

Recensore Master
12/05/19, ore 20:51

Ciao **
Finalmente ho avuto la possibilità di continuare questa storia, alla fine mi ero fermata ad un punto cruciale. Sai, sono davvero felice che ad una certa tu abbia citato Alice nel Paese delle Meraviglie, perché mentre leggevo mi è venuto in mente tantissimo quest’opera, probabilmente per lo stupore di Miki e il modo in cui si guarda intorno. Addirittura si arriva a chiedere se magari quelle non siano allucinazioni o roba del genere, cerca di trovare una logicità che però non c’è. E’ finita totalmente in un’altra epoca, dopo tutto funziona in maniera diversa e dove sicuramente avrà non pochi problemi con il caratterino che si ritrova.
E infatti, neanche dirlo, i problemi arrivano poco dopo. Eh, certamente a quei tempi nessuno si sarebbe sognato di rivolgersi così a qualcun altro, specie una donna, ma lei sei ne infischia.
E poi arriva Souji. Ma che bello che è? Penso si avere una nuova crush per questa storia. Non so se ci sarà della romance, ma ammetto che un po’ la ship con Miki mi è partita, cioè, sarebbe bellissimo xD
Ovviamente è bellissimo vedere come Miki si approcci agli altri personaggi, completamente di un’altra epoca e che quindi la guardano con curiosità e la importunano, a partire dal fatto che – giustamente – criticano il suo abbigliamento, poverina xD
Alla fine Souji ci regala uno sguardo smeraldino rivolto a Miki e io lì ero tipo in brodo di giuggiole. Non va bene, sono troppo presa HAHA.
Io sono troppo innamorata di questo periodo storico, quindi sono molto curiosa di vedere cosa succederà a Miki. La porterà quest’esperienza a maturare, magari anche a cambiare per certi aspetti? Sicuramente ci sarà da ridere, ma anche tanto angst, ho questo presentimento. Complimenti davvero, non sempre capita che è un OC mi stia simpatica tanto quanto la tua <3
Alla prossima,

Nao

Recensore Master
12/05/19, ore 13:18

Carissima Ellie! ^^

I tuoi capitoli sono sempre bellissimi e pregni e il lavoro che hai fatto con Miki eccellente, una volta di più. So che lo ripeto a ogni capitolo, ma ogni volta mi meraviglio per questa caratterizzazione pregna. Il suo passato appare terribilmente lontano, ma pur essendo Miki la it girl alla Gossip Girl viziata, c’è in lei una profondità incredibile: è grazie a questa capacità che riesce a rielaborare il suo passato valutando anche come il troppo amore paterno e l’indulgenza materna l’abbiano privata della capacità di essere felice anche fuori dalla società capitalista. Persino la nonna, legata alle tradizioni, non è riuscita a insegnarle adeguatamente il giapponese e una certa attitudine ad adattarsi. Fortuna che c’è lo Xanax con lei e anche questo dettaglio martellante è utile a capire un personaggio profondo e fragile e sbagliato. Buona parte del capitolo è dedicato al dialogo tra Miki e Sano.

Ora, Miki ha perfettamente ragione a non passare oltre di fronte a una mancanza di rispetto al suo essere donna, anche se si trattasse solo di un fischio per strada perché è un atteggiamento che fa parte della migliore tradizione occidentale; tuttavia, Okita Souji è uno che per un affronto del genere può ferire, mutilare o uccidere. Un comportamento eccessivo per una mancanza di rispetto verso cui Miki non si dimostra pietosa né caritatevole, anzi, ed è questo suo atteggiamento a stupire e a differenziare un po’ il tuo personaggio da altri esempi. Per colpa tua ho una mezza crush per Okita, quindi non posso non notare che anche laddove il personaggio non è esattamente presente o compare sullo sfondo, ruba la scena assieme alla leggenda di Murakami. Mi chiedo se Miki potrebbe mutare il corso degli eventi se ricordasse interamente il mito. Mi domando se non è uno di quei casi in cui conoscere il futuro equivale a far sì che si avveri, in un loop alla Edipo di stampo classico. Il fatto che la protagonista non rammenti è anche il modo attraverso cui anche il lettore che conosce con meno dovizia di particolari la storia riesce a farsi catturare dalla sua intensità e questo è davvero un ottimo esempio di come debba essere creata una long. Bellissimo e intenso è anche il momento dell’incontro con un’altra donna, Okiku: entrano in gioco dinamiche interessanti da “ape regina”, ma anche riflessioni sui lupi, sul loro destino, sulla loro percezione.

E di nuovo Miki balla, in equilibrio tra superficialità e una profondità destabilizzante e piacevolissime da leggere, tra metafore contemporanee e descrizioni amarissime, come quella di Okita e compagni che insieme non fanno cent’anni, si comportano come ragazzi, eppure sono ronin ferocissimi, anche se non nominano la morte. E niente, qui mi hai fatta proprio innamorare con questa bellissima descrizione! **. Il finale è perfetto, con un cliffhanger da antologia. Posso dire che sono curiosissima di leggere i prossimi capitoli? Ti auguro una piacevole domenica, mia cara! Insomma, sto adorando questo tuo modo di raccontare e la trama in particolare e ti faccio, come sempre ma non sono mai abbastanza, tanti, tantissimi complimenti!
Un saluto e spero a prestissimo,
Shilyss :*

Recensore Master
03/05/19, ore 12:43

Carissima Ellie!

Mi è piaciuto moltissimo - come sempre, del resto - perdermi in questo capitolo che definirei d’attesa prima della tempesta e di caducità. Miki sa cosa deve succedere e vorrebbe andarsene, eppure una parte di lei pare quasi trovare una sintonia con i ronin e con Okita. È molto bella la parte finale al mercato, con il ronin che paragona la bellezza sui generis della ragazza con quella più discreta e fine delle donne di Kyoto, ma anche come ogni richiamo vanesio (abiti, colore delle stoffe) richiami alla mente del ronin immagini di sangue e morte. È una quiete prima della tempesta anche perché Souji stesso sente di dover, presto, combattere e sa già che la versione folle di sé non piacerà a nessuno: se lei è un procione buffo, lui è un lupo famelico. Sai già che mezza cotta ho per questo personaggio che tu descrivi stupendamente con le sue curatissime idiosincrasie: è feroce, eppure fa battutine facete, è ghiotto e risponde sempre come se tutto fosse un grande, enorme, scherzo, ma i suoi compagni d’arme ne temono la ferocia.

Oggi, però, vorrei soffermarsi su Hijikata. La scena dello shinsegumi e di Miki è lunga e avvincente. Lei lo provoca deliberatamente perché vuole le sue scuse e anche un po’ ribadire i ruoli, lui la sorprende con schiettezza, lei esagera e rischia di morire. Non è degna di finire la sua vita con la lama del samurai, non è degna di pensare o fare illazioni su una battaglia che finirà male perché così ha deciso la storia. Nonostante il ronin attenti alla vita della protagonista che qui, sicuramente, ha passato il segno, non si può non provare una punta di ammirazione per questo personaggio. Miki lo descrive come un contadino imputandogli, presumo, il fatto di non averla uccisa e mettendo la questione su un piano legato all’orgoglio, mentre il samurai appare per quello che è: un soldato che non ha tempo né voglia né la sofisticatezza per essere accomodante e che sicuramente subisce l’onta di Miki/Murasaki, ma, allo stesso tempo, non ritiene sia il caso di ucciderla, sebbene debba contenersi e lo faccia con grande sforzo. A questo si lega anche una questione che è collaterale solo all’apparenza. Sono rimasta affascinata dall’idea di una stanza piena di kimono che indossava un’altra, i cui ricordi diventano quasi simulacri. È un modo per dare profondità alla storia e mi è piaciuto tanto, ma davvero, davvero tanto **.

Stilisticamente, sei sempre impeccabile e i flussi di coscienza di Miki, ma anche quelli di Okita, sono interessantissimi da seguire, così come l’importanza dei piccoli gesti (la ragazza che, al mercato, si sfiora il collo) e della gestione collaterale dei personaggi secondari, come Shadow (di nome e di fatto). Insomma, adoro questa storia e il tuo modo di raccontare in generale. A presto, mia cara! Ti auguro un serenissimo weekend,
Shilyss

Recensore Master
17/04/19, ore 20:49

Ma ciao, eccomi qui come promesso <3
Non sai quanto sono felice di aver continuato questa storia, anche perché questo capitolo l'ho divorato. Mi è piaciuto in particolare l'inizio, con i dialoghi tra Hiroaki e Miki. Mi è piaciuto come, attraverso quest'ultimi, tu sia riuscita a delineare il loro rapporto. Tra l'altro mi sento molto in empatia con Miki, visto che in certe cose siamo uguali. E' un personaggio con i suoi difetti, a volte sbrocca e se una cosa non le sta bene non si fa problemi a farlo presente. MI PIACE. E' importante che un personaggio risulti realistico. In Miki vedo un personaggio che appartiene a due mondi troppo diversi tra loro, da un lato l'America e da un lato il Giappone, praticamente agli antipodi. Per quanto io ami il Giappone, è innegabile che ci siano delle cose completamente diverse dal mondo occidentale (e infatti questo vale anche per paesi come la Cina e la Corea). Miki infatti è diversa da come sarebbe una sua coetanea del Sol Levante. E si ringrazi Dio, perchè, detto sinceramente, lo stereotipo della ragazzina giapponese innocente e svampita mi da noia ormai. Forse un po' la colpa è di tutti gli anime che ho visti, ma dettagli. E poi Hiroaki, lo adoro troppo. Mi è venuto da ridere quando Miki sclera perché non sopporta i vari parenti. Santo cielo, quanto la capisco...
Ho apprezzato tantissimo anche la figura della nonna **
Ora, immaginavo che le cose dovessero cambiare e... in effetti *rullo di tamburi* Miki si ritrova IN UN ALTRO MONDO.
O per meglio dire, si ritrova nel passato dopo essere scappata da un possibile stalker maniaco [?].
Ora, non penso sia necessario dirti quando io ami l'espediente narrativo della protagonista che finisce nel passato, ma davvero, lo amo. E sono curiosa, perché è chiaro che c'è un collegamento e che ci sono delle robe che Miki dovrà scoprire.
Insomma, sono leggermente euforica. Mi è piaciuto tantissimo questo capitolo, complimenti <3
Alla prossima,


Nao

Recensore Master
16/04/19, ore 16:37
Cap. 6:

Carissima Ellie ♥!

Non so se te lo avevo già detto da qualche parte, ma i viaggi del tempo sono una mia fissazione, così come le leggende che si avverano, le profezie che cerchiamo di allontanare da noi e poi, invece, ci agguantano. Tornando indietro nel tempo, Miki ha avverato la leggenda di Murasaki, cadendo in loop temporale tragico ed emozionante già adesso. Nella condizione in cui è non può cambiare il futuro di Okita e dei lupi né raccontare loro della disfatta perché, come Cassandra insegna, non le crederebbero ritenendola probabilmente uno spirito maligno o una strega. Del resto, chi di noi vorrebbe raccogliere un presagio di sventura? Chi vorrebbe sentirsi dire che morirà e sarà sconfitto?

Il passaggio introspettivo che spinge questa ragazza contemporanea ad accettare parzialmente la sua condizione è reso in maniera totalmente convincente: è una scelta, quella di Miki, dettata dall’istinto di conservazione, aiutata da un aggrapparsi a dei ricordi che sfuggono perché, realisticamente, non ci ha prestato la giusta attenzione quand’era il momento. E così, in effetti, è: nemmeno io ricordo i cognomi delle mie bisnonne materne, anche se, al contrario di Miki, mi importava conoscerli e certo non li ricorderei se in questo momento venissi catapultata nell’Ottocento o chissà dove.

Il realismo del passaggio introspettivo si sposa anche con i soliti dettagli pop (ad avere gli occhi quasi viola era Liz Taylor, Miki si confonde volutamente?) creando un clima favorevole per il lettore occidentale che legge e che ne sa ancora meno della giovane americana sugli usi e i costumi del Giappone feudale. Il capitolo è ricco di tensione e ho amato come lo hai aperto, col breve flashback su Hiroaki (credo che scoprirò presto il destino di ‘sto parente che gli somigliava) e il ritorno a quella che pare essere una realtà da incubo in cui tocca sopravvivere.

Okita e Shinpaichi sono fantastici. Irriverenti, acuti, virili. Le autrici donne non sempre sanno cogliere gli aspetti della personalità maschile e annacquano alcuni tratti peccando spesso in una caratterizzazione tristemente poco mascolina. Nel tuo caso, invece, Okita e gli altri ronin parlano tra loro in modo verosimile, minacciando quando c’è da minacciare, ventilando addirittura una pena severa come l’evirazione, ma lasciandosi andare anche a momenti più ludici e basici. E questo è un pregio enorme che regala profondità a un racconto dove il punto di vista prediletto è quello di Miki, appunto, che interpreta come può e ci aiuta anche a creare confronti più vicini a noi, come quello delle psicologhe della scuola, che certamente possiamo decodificare meglio di un abitante del Giappone passato. La chiusa finale, quel chiedere l’anno, è straziante: Miki sa cosa succederà e come. Parla con dei fantasmi, lo hai già detto negli scorsi capitoli, e questa metafora è bellissima. Li vedrà morire e ora li vede così fieri e speranzosi e invece subiranno una disfatta atroce. C’è una poesia incredibile in questo concetto e nel modo in cui stai scegliendo, piano piano, di raccontarcelo, che ti confesso mi sta davvero conquistando. È davvero un fortunato caso avere iniziato a leggerti e mi sto affezionando seriamente a questa vicenda così ben scritta, così ragionata, che non lascia al caso nemmeno la questione – nient’affatto secondaria – degli abiti succinti di Miki, certo non adatti a passare inosservati nell’epoca e nella città in cui è vissuta. Hai ragione, sapere dov’è finita non l’aiuterà, ma è necessario sappia.

Complimenti vivissimi, mia cara, sono rapita! :*
Un caro saluto e spero a prestissimo,
Shilyss

Recensore Master
12/04/19, ore 12:44

Carissima Ellie! <3

Mi concedo finalmente un momento di pausa per recensire questo capitolo affascinante e scritto benissimo. Miki è entrata in una leggenda ambulante e non sai quanto nostalgia mi ha messa addosso quella sua considerazione sul fatto che si trova al cospetto di uomini morti da secoli. Dimostra la sua profondità che spesso viene offuscata dal suo atteggiamento pop tanto realistico e da me sempre apprezzato.

Okita <3 è descritto perfettamente, in un modo che amo molto perché scrivi il personaggio presentandolo come se non lo conoscessimo, dandogli la personalità e lo spessore necessari a spiccare col suo atteggiamento folle e la sua ironia sempre taglientissima. Miki continua a essere lei, la ragazza intrisa di cultura pop americana, viziata e attaccata allo Xanax e a oggetti di consumo, ma è anche una ragazza che può riflettere e che non agisce in maniera idiota o potenzialmente suicida di fronte a una situazione in cui può finire ammazzata in pochissimi minuti, dove alla disparità di genere che non è nient’affatto marcata si lega anche il profondo e realistico razzismo che nel Giappone feudale (e non solo) gli abitanti nutrono per quella che è una palese Gai-jin per di più mezzosangue. In storie del genere, spesso edite e pubblicate o addirittura cinematografiche, l’elemento estraneo e straniero si comporta come se vivesse in un’opera di fantasia e tutto le fosse dovuto, facendoci dubitare della sua sanità mentale. Qui, invece, Miki scherza, ma fino a un certo punto (come quando paragona Okita a un gatto). Tenta di proteggersi dalla situazione, ma ha ben chiaro che si trova al cospetto di una serie di personaggi su cui può fare una leggera ironia, talvolta, ma che possono ucciderla da un istante all’altro e la sua paura è tangibile.

Anche nei confronti di Souji, che la vuole per sé per non si sa bene che strano motivo, la ragazza ha un duplice atteggiamento: da un lato ne è profondamente affascinata (come il lettore) e, bene o male, lui l’ha salvata e se avesse voluto ucciderla, probabilmente, lo avrebbe già fatto, dall’altro è ottima l’introspezione della ragazza che si pone il problema di dover parlare senza lui a proteggerla, ma anche il timore di offenderne la natura volubile. Proprio l’analisi dell’atteggiamento del ronin scatena questo aspetto, con lui che non deve neanche infuriarsi per pretendere rispetto, segno evidente di cosa sia esattamente capace. In tutto questo, torna, ovviamente, il pensiero alla vita contemporanea da cui la ragazza è stata strappata via per via di un sortilegio o di un sogno o, semplicemente, di quella cosa stranissima chiamata “fato.”

Non si parla ancora di spettri e fantasmi, ma la leggenda di Murakami comincia a far capolino nella testa di una ragazza che era, giustamente, profondamente legata al suo presente e alla sua vita patinata e contemporanea. Stilisticamente, trovo anche le scelte di impostazione del capitolo vincenti. Il punto di vista è concentrato su Miki e le sue battute sono studiate per essere il più giapponesi possibili; penso al “neh” presente qua è là, al gioco di parole con “oni” che mi pare voglia dire “demone” e anche con i riferimenti storici del Giappone feudale che non posso che gradire ogni volta. Ogni capitolo che scrivi è un viaggio introspettivo e d’avventura che mi incanta, mia cara e starei a leggerti per ore! Peccato per la real life che incombe. Ti auguro un sereno weekend, visto che finalmente siamo a venerdì e spero di poter ripassare prestissimo! Tanti, tanti complimenti: la tua storia è incantevole e bellissima **
Un caro saluto,
Shilyss