Ciao!
Spero di aver fatto bene a iniziare da questo capitolo, perché nell'elenco dei capitoli è il primo, ma cliccando sul link della storia mi apre direttamente il secondo in elenco>.< Se ho sbagliato, posso rimediare leggendo l'altro, intanto inizio :)
Innanzitutto ti faccio i complimenti per la scena di esordio. Tu hai detto che serviva conoscere l'anime per questa storia, e io ho deciso di avventurarmici con blande conoscenze dei due personaggi storici, senza sapere nulla, perché ho pensato "è una long, quindi deve riuscire a creare un contesto per poter essere una buona long". Non so chi sia Murasaki, non conosco la storia del ciliegio e del pruno, ma la scena d'esordio, insieme al tuo stile, mi ha catapultato in Giappone. Mi è piaciuto il tuo stile sin da subito. Prima di chiederti lo scambio avevo letto solo la prima riga, e tanto mi è bastato per dire "ok, sarà piacevole leggerla". Hai uno stile fluido, semplice tanto quanto delicato, hai donato al testo un ritmo assuefacente, da leggenda, da mondo mitologico, di un sogno bello e orribile allo stesso tempo, di quella bellezza tragica e struggente che io ho riscontrato più volte in alcuni tipi di anime, quello dove la bellezza dei luoghi e la vivacità dei colori si mischia in un bellissimo contrasto con l'atmosfera di sangue e dolore e malinconia dei dettagli e dei personaggi. Inoltre mi è piaciuta la ripetizione di alcuni passaggi, mai ridondante e pesante o fine a se stessa, ma che crea un climax ascendente di emozione e sensazioni, dando enfasi alla scena.
C'è questa rivisitazione dell'inferno, dove lei guarda donne e figli senza voce, il che mi ha fatto pensare a un simbolismo molto potente per indicare figli mai nati o morti prematuramente e donne morte di parto o di dolore. Insomma, un luogo dove una certa tipologia di morti giungeva.
Murasaki sembra un'entità che non ha mai conosciuto corpo, eppure può prendere un ramo dal pruno (il suo parteggiare per il ciliegio mi ha incantato, e non so dire neanche perché, ma mi è piaciuto l'idea che desiderasse martoriarlo con quel prendere quel piccolo trofeo), conosce la sofferenza e la pietà, eppure sembra un essere senza una vera e propria morale, che non parteggia veramente per qualcosa. Lei è al di sopra di tutto. Una frase sopra tutte mi ha incuriosito, e spero di trovare risposta più avanti: Amava, ma languiva prigioniera nel corpo di altri. Mi chiedo cosa ella rappresenti, cosa incarni questo fantasma che aleggia e sussurra.
La seconda parte, invece, ha un sapore un po' diverso, e ancora una volta complimenti per lo stile che crea atmosfera. Qui il fantastico si mischia con la realtà. Hai saputo conferire a questa seconda parte un senso più tangibile e allo stesso tempo irreale, un po' come quando negli anime (faccio questo esempio per spiegare meglio ciò che ho provato) giapponesi la neve isola il mondo del personaggio, e questo personaggio si trova in mezzo a una bufera, tra sogno e realtà, confuso, calato in un'atmosfera inquietante e magica. e fa un incontro un po' misterioso.
Il modo in cui Miki cambia approccio e sentimenti nei confronti dell'altra donna, il passaggio tra la frase "Miki si chiedeva cosa l'avesse catturata in quella posa plastica" e "Improvvisamente, Miki si rese conto di avere la donna sotto il suo controllo; era stata così sciocca a non pensarci" mi ha dato l'idea che si trovasse all'interno di un sogno, o un conflitto tormentato, o comunque in una situazione semi cosciente, dove una terza forza in atto la spingesse verso quel cambiamento violento. Questo trovarsi una di fronte all'altra, la frase che dice che sembrano sorelle, con questa donna che ha occhi simili ai suoi ma più luminosi. Sembra che Miki veda un'altra sé allo specchio, magari una parte più nascosta e profonda, un io oscuro con cui deve convivere, la sua coscienza che la mette davanti alle sue verità nascoste.
Mi è piaciuto davvero tanto il modo in cui hai saputo ricreare questo tono magico e inquietante, illusorio, dove il candore della neve si mischia al rosso del sangue. La descrizione, questo rito della cavazione dell'occhio, è macabro, dettagliato, eppure non risulta affatto disgustoso. Lo descrivi in maniera minuziosa, un passaggio alla volta, utilizzando verbi potenti, precisi, come quel "lacerarsi" finale che non descrive l'atto finale ma sospende la scena nel divenire. Mi piace questo effetto di troncamento dell'azione, davvero un bellissimo effetto. E poi c'è quella voce fuori campo, che sembra quasi parte di Miki ma comunque avere coscienza propria, quasi un demone interiore che spinge Miki a cedere a quel desiderio violento, oscuro, e facendo questo sembra farla ricongiungere a quella parte che lei vuole ferire, renderla più oscura così come appare oscuro il sorriso della donna con il kimono.
Hai istigato molte domande in me: questo parallelismo è solo un effetto per creare un'affinità tra due personaggi diversi o è davvero una scena psicologica? Se è la prima, queste due si conoscono? In un primo momento sembra di no, ma poi si scopre che la donna non è mai stato gentile, ha gli occhi freddi nonostante la loro bellezza color smeraldo. Quindi che rapporto c'è tra di loro? e chi è questa donna? Miki lo sa oppure le sue sono sensazioni, un disprezzo e una rabbia inconscia che istiga in lei la violenza? Lasci tutto in sospeso, e mi piace.
Mi affascina il fatto che questa donna non abbia nome, sembra una sconosciuta, ma ha il potere di turbare l'animo della ragazza, di stravolgere i suoi sentimenti. Le descrizioni iniziali sono così "delicate", che sembra che Miki la ammiri, sia meravigliata da questo incontro. Poi arriva il contatto fisico, e le emozioni di Miki si alternano, si confondono. Arriva il senso di confusione - è reale o è cera? e se è reale perché non si muove, perché continua a sorridere? - e la derisione. Il sorriso della donna con il kimono passa dalla gentilezza alla presa in giro, diventa insolente, freddo, fastidioso, insistente. E Miki ha un'evoluzione: la sua curiosità diventa fredda pazienza, meticolosa tortura, distacco, rabbia e infine si ha proprio la scoperta di un suo lato spietato, rancoroso e invidioso, e c'è questa voce fuori campo che la istiga.
Insomma, sei riuscita a catapultarmi in questo mondo che imparerò a conoscere e gustarmi pian piano, com'è giusto che sia in una long che si rispetti. Intanto mi fermo qui.
A presto.
P.s. Ho trovato solo un errore di punteggiatura:
Non si sentiva un fiato, non un lamento e, più Murasaki le guardava, più provava pena per il loro sfortunato destino. -> la seconda virgola andrebbe messa prima della "e" o non avrebbe senso quell'inciso. (Recensione modificata il 07/08/2018 - 04:06 pm) |