Sono certa di non avere le capacità psichiche per commentare questa fic. Non è finita e già sono disperatamente innamorata. Ero innamorata già dal primo capitolo a dire il vero. Innamorata e smaniosa di conoscere il seguito. Sentimenti accresciuti con il passare del tempo. Diventati enormi. Spropositati.
Ecco, ho trovato il termine giusto: spropositato.
La tua fic è spropositata. Nelle dimensioni mentali che apre, prima di tutto. Nella sensibilità. Nella trattazione psichica. Nella realtà, non verosimiglianza, dei fatti.
Voglio dire, la cosa più banale ( sono ironica e questo è il migliore eufemismo mai creato nell'ultimo secolo) è la documentazione. Spropositamente minuziosa.
Dalle aziende addette e il ruolo dei personaggi alla divisione nel campo delle competenze, dallo studio della dinamica dell'incidente ferroviario a quella della disposizione dei vagoni, con eventuali pericoli correlati, meccaniche ingegneristiche comprese, senza il minimo tentativo di tralasciare dettagli ( la questione dell'inalazione della polvere, giusto per dirne una) e sinceramente potrei continuare per parecchio ancora. Perché sono elementi che hanno creato un vero sfondo tangibile, resi con una capacità descrittiva praticamente perfetta. Non la scenografia di un film. La vita vera.
Sopra ho fatto riferimento alla realtà e non alla verosimiglianza non a caso. Certo, probabilmente non hai mai vissuto un evento catastrofico simile, di conseguenza questo non è il raccondo di qualcosa, ma la verosimiglianza di un racconto. Eppure, io la chiamerei realtà senza problemi. Questo non per il background di tutto rispetto, non per la precisione tecnica dell'insieme che diventa sfondo ma allo stesso tempo motore della narrazione, ma per tutto ciò che resta.
Se infatti il "corpo" fisico della storia ( mi permetto di chiamare così quello che ho lodato fin'ora) rasenta la perfezione, il lato animico, umano...bhé quello è praticamente La Perfezione.
Ora vorrei spiegare cosa intendo e in primo luogo rendere chiaro che questa recensione sarà divisa in due parti: una per questo capitolo e una per il prossimo, che è la fine. Nel prossimo parlerò di Sherlock e John. Solo di Sherlock e John. Perché meritano un universo a parte per come li hai resi fin'ora, ma manca ancora il tassello finale per poterli rendere al meglio nel mio commento e cercare di comunicarti, in maniera decisamente meno appropriata di come sai comunicare tu, devo ammetterlo, tutto ciò che dalla loro caratterizzazione ho ricevuto.
Per quanto riguarda questa recensione invece, la parte 1 se così vogliamo chiamarla, questa tratterà, da qui in poi di quello che poco fa ho chiamato lato animico e umano.
Che è, a mio parere, il vero capolavoro di questa storia ( poi ci sono Sherlock e John, ma quello è un capolavoro a parte, di un altro universo come ho detto).
Diciamocelo chiaro e tondo, il contenuto è la base di tutto. E il contenuto non è solo la trama ridotta all'osso e che gira solo intorno ai personaggi principali, SherlocK e John. Il contenuto è anche e sopratutto il lato umano di cui John e Sherlock rappresentano una parte focalizzata.
Il lato umano e la sensibilità con cui è reso, ti giuro, è ciò che rende questa fic di un'unicità commovente. C'è una tragedia reale e tanti volti di personaggi che respirano ( keep breating, per l'appunto). C'è Joy, c'è Alice, c'è Michael Crew, c'è Edward, c'è Nicholas Ryder. Ci sono loro, con le loro reazioni, i loro caratteri, le loro paure, le loro speranze, le loro vite. Sono umani che pensano e soffrono. Sono lati umani che emergono nei momenti di crisi, non stereotipati, no, affatto.
Ispirati, sarebbe meglio dire. Ispirati alla realtà. Non sono controfigure, sono protagonisti delineati a tutto tondo, con un passato e un presente, e un futuro bramato.
Umani, credo non esista definizione migliore. Umani in una fanfic, che poi è finzione di una finzione dell'umanità. Che è una conquista, ed è già di per sé un elemento che dovrebbe essere lodato nella sua astratta semplicità, ma praticissima difficoltà.
Se dovessi farti un complimento su di loro, su ciò che di loro hai dato userei un aggettivo semplice e chiaro.
Simpatetica. Sei stata simpatetica fino nel midollo. Fin nei geni, anche se i geni non ce li hanno.
Simpatetica e, aggiungerei, per niente "patetica". Brutto gioco di parole ma rende bene. Perché spesso si sbaglia, nelle fic, trattando di problemi gravi, avvenimenti seri ( dalla droga alla prostituzione, da eventi catastrofici a malattie mortali) con una leggerezza che sfiora la mancanza pura di empatia. Oppure, cosa altrettanto grave, si estremizzano i sentimenti, le emozioni, le reazioni. Si accentua così tanto il lirismo ( ammetto di essere la prima a cadere in simili baratri) da rendere il tutto una minestra stucchevole. Sentita sì, ma troppo. Davvero troppo.
Ciò che manca quindi è l'equilibrio, è il saper calibrare il troppo e il troppo poco, donare una dimensione generale né cinica né patetica.
In questo io credo tu abbia raggiunto un traguardo indiscutibile.
Basterebbe citare il modo in cui Joy muore, in silenzio. In linea con il suo carattere, in linea con la tragedia. Se ne va in punta di piedi, senza discorsi finali strazianti sulla vita, l'universo e tutto quanto ( viva le citazioni random di Adams o.O), ma questo non rende meno doloroso o meno sconvolgente il suo trapasso. Anzi, direi quasi che è il silenzio, in questo caso, a pronunciare le parole di commiato migliori.
Scelgo un altro personaggio, solo per farti capire quanto io abbia apprezzato fino in fondo ognuno di essi ( non lo faccio per tutti, anche se sarebbe più che giusto, solo perché il tempo languisce e io dovrei studiare, ma voglio assolutamente che questa recensione ti arrivi oggi... ho già ritardato abbastanza nel farla).
Nicholas. Nicholas non è solo l'eroe. Nicholas è una parte importante. Non perchè recupera John e si impegna a farlo, non per sua costanza, non per la sua interezza morale, non per tutto questo, ma per tutto questo e altro.
Perché è parte dell'affresco umano che hai dipinto, una variazione importantissima. Nella mia mente tutto si è delineato come in una piramide Ad un vertice c'è Michel Crew che rappresenta un po' tutti, un po' tutte le persone, tutta l'opinione pubblica ( tralasciando il fatto che è direttamente coinvolto a causa del suo ruolo, intendo) si occupa dell'evento, se ne preoccupa...ma rimane esterno. Un occhio esterno che rimane a guardare dal di fuori, attraverso le comunicazioni dei sottoposti, le telefonate e così via. Modi indiretti. Come noi quando guardiamo qualche catastrofe attraverso la televisione, partecipando certo con l'anima, ma rimanendo fisicamente discinti dal contesto.
Dall'altra parte, alla base della piramide c'è John, c'è Alice, c'è Ed e c'è Joy. Loro sono il fulcro. La tragedia che ha colpito. Ciò che la tragedia ha lasciato dietro di sé. Sono le ferite aperte, la parte lesa, isolata e protagonista diretta degli eventi.
Ecco questi sono i due estremi, in mezzo al quale gli altri personaggi si muovono, e la piramide nella mia testa è così.
Michale Crew
Nicholas- Lestrade-Mycroft(?)
Sherlock
John-Alice-Joy-Ed
E se Sherlock è lì dov'è l'ho messo è perché più ci si avvicina alla base più il coinvolgimento aumenta. Sherlock non è direttamente parte lesa, lo è indirettamente e non specifico nemmeno perché. Nella sua rappresentazione di figura umana Sherlock è tutte le persone che hanno un famigliare, un amico, un qualcuno coivolto.
Un cuore che sanguina a metà. Ma questo spero lo recensirò con la prossima, concentriamoci su Nicholas, perché è tutto partito da lì.
Nicholas è una via di mezzo. Non il pubblico che guarda, si intristisce e poi cambia canale né Sherlock che ci sta lasciando il cuore. Lui è coinvolto materialmente e fisicamente, per il suo lavoro e la sua sensibilità personale, ma perfettamente lucido poiché non coinvolto come Sherlock.
Nicholas non è solo l'eroe, come ho specificato prima, ma una specie di guida, un lampo di lucidità, un luce nel tunnel. Ma se all'inizio il distacco (di coivolgimento) è sottolineato anche dal suo stesso lavoro ( deve rimanere distaccato, non può farsi sopraffare, è il suo lavoro) , non rimane comunque a lungo. La sua figura si evolve nel corso di pochi capitoli e la sua empatia umana lo rende capace di comprendere Sherlock, come un essere umano. L'Ho messo con Lestrade non a caso. E con Mycroft. Tutti e tre sono preoccupati, ma la preoccupazione è in parte un riflesso dell'angoscia del detective. Su quello che succedesse nel caso "John fosse morto". Su quello che succederebbe a Sherlock se John fosse morto.
Nicholas è un tassello, un altro di questo stupendo mosaico umano.
E poi c'è Lestrade, quello di questo capitolo, che oh dice quella frase che è la condizione umana per eccellenza ( perdona le ripetizioni di questo aggettivo ma non ne troverei uno migliore nemmeno tra un milione di anni)... tutto quello che si può fare è continuare a respirare... cercare di sopravvivere, andare avanti come treni ( ehm non è humor nero) attraverso la difficoltà e l'ineluttabilità degli eventi.
Io personalmente trattengo ancora il respiro fino al prossimo capitolo.
Poi probabilmente potrò iniziare a respirare, innalzandoti un tempio per questo capolavoro di fic.
Dei complimenti non sono abbastanza, temo,
Tutto quello che posso dire è MERAVIGLIOSE.
Tu e la fanfic.
Ps: è praticamente un sottotitolo di tutto quello che ho detto, ma mi sono appena accorta di non averlo citato affatto. Stile magnifico. Lessico impeccabile. Che lo dico a fare che mi è piaciuto da morire? Non si capiva?
Darseey
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