L'ennesima "poesia veloce". Di quelle che scrivo in fretta e furia per incanalare le sensazioni appena provate in qualcosa di appena più concreto, ma che alla fine non lo è mai. Sto scrivendo una roba fantasy che non mi degno nemmeno di definire fanfiction, e che spero prenda vita, prima o poi. E' una poesia banale. Sono sempre banali, quelle così. E illogica, probabilmente. Spero che qualcuno la legga comunque.

Eva balla, ma non crede in Dio.
Non ho molto da dire a riguardo, senza pretese, come sempre.

284 parole che parlano di una comunissima ragazza con i capelli castani e gli occhi altrettanto castani.

Scritta in un momento di noia, come sempre. Parla di un hula-hop, una parete bianco scuro, un paio di ginocchia, una ballerina e un mare affamato.

Non c'è granché da dire, se qualcuno ha già letto questa storia è perché l'avevo già pubblicata con un mio vecchio account. E' strana, secondo quel che elaboro di solito e scritta un mucchio di tempo fa. Io avrei altre fiction da aggiornare, ma lo studio, la danza, la vita in generale mi buttano a terra. Quindi sono quì, a pubblicare una storia vecchia, e malinconica. E che non riesco a definire.
"I sorrisi sono dipinti. Sai che non sorriderebbero mai davvero."
Ah, l'ho scritta ascoltando "Sogno ad occhi aperti", di Giovanni Sollima.

"Quando avevo sei anni ero terrorizzato dal buio.
Undici anni dopo, è ancora così."
E' soltanto una piccola storia scritta per la scuola, un tema sulle discriminazioni. Sulla crudeltà di questo mondo, dove nonostante ci sia sempre qualcuno pronto a dichiarare un abominio l'omosessualità, le anime pure che sperano in un futuro migliore esistono ancora. E sono davvero le uniche che brilleranno, domani.

poeti falliti che scrivono ancora, se capita.
"Scrivevo poesie
ch’ero solo una bambina
e avevo già imparato a sillabare
e a parlare di cose dei grandi come i grandi"