Come era arrivato a questo? Kazuki non riusciva a ricordarlo o a capirlo. I suoi occhi erano bendati insieme alla sua bocca, non riusciva a muovere le braccia che erano bloccate dietro la sua esile schiena e le sue gambe erano tenute dalle mani di qualcuno. Ormai non si ricordava nemmeno quanto tempo era passato, potevano essere minuti, o forse ore se non giorni. Non poteva far a meno che sperare nell'arrivo di qualcuno, anche in di Daisuke, nonostante non voleva che lo vedesse in quelle pietbose condizioni.
Tutto quello era successo senza potersi rendersene conto, era successo velocemente e all'improvviso; era una giornata come tante per Kazuki, si ricordava che stava andando a scuola, tutto era tranquillo e nella solita e noiosa monotonia, fino a quando tutto era diventato buio.
ATTENZIONE: in questa storia sono presenti contenuti forti (violenza fisica e carnale, autolesionismo, ecc) (+18)

'Non ho mai avuto una ragazza che mi lanciava le cose prima d'ora.' Harry mi disse dall' altra parte della stanza. Sembrava senza emozioni in questo momento.
'Non ho mai avuto un ragazzo che mi picchiava.' gli risposi piano.
'Se continui a disobbedire, accadrà spesso.'
'Non capisco.' dissi tremando, non mi importava di non riuscire a stare in piedi. 'Non ho fatto niente per meritarmi questo. Perchè lo fai?'
Harry non rispose. Camminava verso di me e io lo guardavo attentamente, il mio corpo si irrigidiva man mano che lui si avvicinava. Si chinò, afferrando il mio polso e alzandomi. Il respiro mi si bloccò nel petto quando mise il suo braccio attorno alla mia vita e appoggiò la testa nell' incavo del mio collo.
Questo potrebbe sembrare un gesto romantico, ma era tutt'altro.
'Perchè Claire,' Harry disse 'il mondo è incasinato. Molte persone non si meritano neanche metà della merda che vivono. E' così che funziona il mondo, e ti devi abituare se vuoi sopravvivere.'
La vita non è aspettare che la tormenta passi. E' imparare a ballare sotto la pioggia.