“Sono trascorsi ottantaquattro anni, e ancora sento l'odore della vernice fresca. I servizi di porcellana non erano mai stati usati, nessuno aveva mai dormito su quelle lenzuola. Il Titanic veniva chiamato “La nave dei sogni”. E lo era, lo era davvero.”
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Kurt è un giovane aristocratico, la cui vita sembra essere già stata scritta a caratteri dorati da qualcuno che non è lui. Blaine non ha niente in tasca, a parte un album da disegno, una matita e tanta voglia di vivere. Cosa succede quando due realtà così diverse riescono a fondersi tra i corridoi della nave più lussuosa e più tragica di tutti i tempi?
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[titanic!klaine]

Dal primo capitolo: “Si portò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi. “Ho da fare” disse semplicemente, lasciando due monete sul bancone e allontanandosi velocemente. Sentì il ragazzo ridere alle sue spalle. “Ci si vede in giro, Chiappe D’Oro”. Mentre andava via, Darren sentì ancora quello sguardo penetrante su di sé e il sangue gli ribollì traditore nelle vene, in chiaro segno di eccitazione. Per un secondo solo fu quasi dispiaciuto quando pensò che probabilmente non avrebbe mai più visto quel ragazzo dagli occhi troppo azzurri e il culo troppo perfetto. Ma poi la sua risata strafottente risuonò di nuovo nel sue orecchie, e Darren ringhiò tra sé e sé. No, decisamente non gli sarebbe mancato.”
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[AU]
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«Noi siamo un po’ come le stelle» affermò Frank, interrompendo il corso dei suoi pensieri. Stava indicando con il braccio alzato due punti luminosi proprio sopra le loro teste. «Da qui sembrano tutte vicine, ma in realtà sono distanti anni e anni luce.»
Cosa avrebbe voluto dire?
“Noi siamo come le stelle. Possiamo stare vicini quanto vogliamo, ma non lo saremo mai davvero.”
Gerard sentì rimbombare dentro di sé quella amara sentenza prima che potesse rendersene conto.

Orgoglioso, cocciuto, indipendente.
Sono sempre state caratteristiche del carattere di Gerard.
Avevo sempre sopportato questo suo lato, avevo sempre cercato di andargli incontro in ogni cosa, di compiacerlo, di evitare discussioni inutili che poi sarebbero sfociate in litigi per un nonnulla, ma non stavolta.
Volevo capire perché stesse succedendo tutto questo, perché, da un momento all’altro, mi fossi ritrovato con un pugno di mosche in mano.

Non avevo mai avuto grandi contatti con Gerard, prima d’ora.
Da come me ne parlava Mikey, l’idea che mi ero fatta di Gerard era riconducibile a un mezzo ninfomane disadattato e nerd nel profondo di dubbia sessualità.
Una persona interessante, insomma.

-Promettimi- la voce di Gerard era più che un soffio, -Promettimi che quando me ne sarò andato farai ciò che serve per sopravvivere. Sei abbastanza forte per farlo senza di me-.

Gerard si sentiva nudo. Oltre che fisicamente, si sentiva spogliato dentro. Come se la sua anima fosse stata esposta, in balia di quelle mani chiare, di quella pelle fresca e liscia, nella mani di un semplice ragazzo.